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Capitolo II. Tra acquisti ed eredità, la formazione del patrimonio

2.3 La divisione del patrimonio

Le pratiche per la divisione andarono avanti per decenni durante i quali la stessa dimensione del patrimonio mutò così come la stessa realtà famigliare degli Aldrovandi. Nel corso degli anni furono realizzate varie perizie per analizzare il patrimonio in costante mutamento e soprattutto per progettare una possibile divisione che si attenesse alle diverse condizioni dei fratelli.

Il lavoro più chiaro che ci è rimasto è quello datato 10 giugno 1682 e firmato dai periti Pulega, a nome di Filippo, e Giovagnoni, a nome degli altri fratelli.98 Vengono confermati in sostanza i valori delle proprietà di dieci anni prima ma in più si forniscono le misurazioni dei possedimenti di campagna. La proprietà di Crespellano, in quegli anni la più grande aveva un’estensione complessiva di circa 1302 tornature bolognesi, mentre la Giovannina dopo gli acquisti degli ultimi decenni aveva di poco superato le 960 tornature. Più piccole erano le tenute di Piumazzo, Gaggio e i prati dell’Averta che come abbiamo visto erano arrivate di recente ad arricchire le sostanze degli Aldrovandi e che in totale raggiungevano circa 330 tornature di terreno. Tutti i beni agricoli costituivano insieme 2608 tornature circa, una misura sicuramente riguardevole anche se, come si vedrà, superata abbondantemente con il passare degli anni. Ancora una volta non viene considerato il feudo del Reggiano in questo caso perché indivisibile ed ereditato dal primogenito destinatario anche del titolo di conte.

La perizia concludeva con un nuovo stato netto dei beni che ammontava, doti materne escluse, a 322.815 lire bolognesi. Dalla suddivisione in quattro parti sarebbe venuto fuori il modello di spartizione in effetti applicato alcuni decenni dopo con delle

97 ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Instrumenti, busta 17.

98 Perizia Pulega – Giovagnoni 1682 è in ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Instrumenti, busta 21 ma anche in Serie miscellanee e notizie diverse, busta 154.

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variazioni. Ripartendo in maniera distinta le doti delle differenti madri, Filippo avrebbe ereditato beni per un valore di 140.303 lire e i tre fratelli beni per 98.370 lire. Il modello effettivo di divisione coinvolgeva la separazione delle due maggiori imprese agricole, Crespellano e Giovannina, con ognuna delle quattro parti assegnata ad un erede. I restanti beni sarebbero stati assegnati a Filippo come compenso per la parte che doveva ricevere in più. Di questa perizia risultano interessanti anche alcune valutazioni particolari delle proprietà. Ad esempio il palazzo della Giovannina veniva valutato ben 26.000 lire bolognesi, per contro quello di Crespellano, evidentemente più piccolo, solo 12.000 lire.99

A complicare le procedure di divisione giungeranno vari fattori, come la morte nel 1687 di uno dei quattro eredi, Silvio, morto nell’assedio di Buda in Ungheria.100 Vi erano

però anche gli “strascichi” dell’eredità Pepoli che aveva lasciato aperte parecchie questioni. Il 6 giugno 1690 i fratelli Alessandro e Licinio Pepoli, eredi del marchese Paolo, rinunciarono ufficialmente a favore dei fratelli Aldrovandi alla parte della tenuta della Galeazza di cui erano entrati in possesso con l’eredità del padre. Questa possessione chiamata La Borsara era costituita da 170 tornature di terreno lavorativo valutata nel 1655 lire 17.300.101 Il tutto avveniva però dietro il pagamento ai Pepoli di

una somma di sole 3.174 lire concordata fra le parti, per il saldo dei soldi pagati da Vittoria Pepoli a suo nipote Ercole e alla marchesa Mattei, la figlia di Paolo, per i frutti della primogenitura e per il pagamento di alcuni crediti.102

Gli Aldrovandi rinunciarono però alla tenuta di Gaggio vendendo entrambe le possessioni ad un prezzo inferiore a quello che la stessa perizia Pulega – Giovagnoni aveva valutato, 18.500 lire anziché 20.000. Da notare è però il fatto che tale cifra fu depositata nel Sacro Monte di Pietà in credito ai Cappellani Lodovisiani della Cattedrale di San Pietro di Bologna e tutto ciò per francare e ricomprare parte di due possessioni poste a Crespellano, incorporate nella tenuta Aldrovandi, e che erano state vendute da

99 Il piano di spartizione delle proprietà del 1648 si trova in un foglio sparso sempre in busta 154. 100 Si tratta di un episodio della guerra Austro – Turca.

101 Vedi la Divisione de beni ereditati dal signor marchese Paolo Pepoli in ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Instrumenti, busta 16.

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Ercole ai cappellani per 22.000 lire il 13 febbraio 1664.103 Si ha la sensazione, vedendo questo ed altri atti di vendita successivi, che i fratelli Aldrovandi avessero bisogno di denaro contante sia per sistemare dei debiti sia per facilitare la divisione dell’eredità. A venti anni dalla morte del padre, pur con la divisione “in alto mare” i fratelli Aldrovandi arrivarono ad avere almeno il pieno possesso dei loro beni. Nel 1695 infatti Giulia Albergati, diventata intanto marchesa Magnani, era stata assolta dalla tutela dei suoi due figli superstiti, Pompeo e Nicolò. Filippo era invece entrato in possesso della sua parte dei beni, più quelli dello zio Marescotti, proprio alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1690. Come si vedrà più avanti la stessa eredità di Raniero Marescotti amplierà ancor più il patrimonio generale degli Aldrovandi. Le parti ricevute con l’eredità Marescotti permetteranno inoltre a Filippo di pagare alcuni debiti dovuti ad un altro Marescotti, suo cugino Giuseppe, lasciato fuori dall’eredità ma al quale erano dovuti alcuni beni vincolati da antichi fedecommessi. Si leggano in questo senso le vendite di parte dei beni Marescotti nel comune di San Silverio effettuate tra il 1696 e il 1698, e nella stessa Giovannina sempre nel 1698 per pagare i debiti con Giuseppe Marescotti.104

Legata ancora all’eredità Pepoli è l’assegnazione agli Aldrovandi da parte del duca Gian Franco Gonzaga, figlio ed erede della duchessa Mattei Gonzaga, della grande tenuta della Colombara Storta nel comune della Palata, che misurava 831 tornature e 127 tavole. Questa assegnazione suppliva il pagamento agli Aldrovandi da parte dei Gonzaga dei proventi della vendita dell’altra metà dei beni della Fratta. Dalla vendita di questi gli Aldrovandi avevano ottenuto solo la metà dei proventi mentre i Gonzaga si erano appropriati dell’altra metà. Dopo una causa svolta a Bologna contro il duca Gonzaga e un’altra alla Sacra Rota di Roma, gli Aldrovandi avevano ottenuto il mandato esecutivo per avere il capitale di lire 22.400 spettante per la vendita di metà dei beni de La Fratta con l’aggiunta dei frutti decorsi dal 4 luglio 1657 al 31 gennaio 1700, per un totale di 59.700 lire bolognesi. Allo stesso tempo gli Aldrovandi avevano firmato un compromesso in cui promettevano il pagamento di 4.000 lire ai Pepoli a titolo delle liti e le relative cause avute sino a quel momento. Le 4.000 lire da pagare ai Pepoli

103 Sempre in busta 21.

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erano invece state calcolate dalla parte della vendita de La Fratta spettante a Vittoria Pepoli con le detrazioni dovute al conto di dote e ad alcuni debiti che aveva con il nipote Ercole.105 Per favorire quest’operazione fu effettuata la vendita dei Prati dell’Averta per 6.000 lire, con 4.000 direttamente versate ai Pepoli.106 Il risultato finale

fu che gli Aldrovandi acquisirono i terreni detti della Colombara Storta e li unirono insieme a quelli contigui della Galeazza in un’unica impresa di più di 1.467 tornature. Un ulteriore quadro riassuntivo delle proprietà Aldrovandi ci viene da un volume del 1710 con un’esplicativa intestazione: “Volumi, nel quale vengono descritti li beni della casa Aldrovandi, ed anche quelli soggetti alla primogenitura Mariscotti colla quantità delle tornature, e sementi, e prati a parte beni vallivi, goduti dalli tre fratelli conti Filippo, monsignor Pompeo, e Niccolò in quel tempo…”.107 Questo faceva in realtà

parte di un atto scritto a Roma nello stesso anno con il quale i tre fratelli istituivano ognuno una primogenitura in favore dei discendenti maschi della casa Aldrovandi ed in mancanza di questi in favore delle femmine. Si precisava inoltre che nel caso si fosse completamente estinta la discendenza degli Aldrovandi “si vuole che l’ultimo della Famiglia possa nominare un discendente delle famiglie senatorie Pepoli, Mariscotti, Albergati, Magnani, et Ercolani, il quale sia quindi obbligato a prendere l’Arma, Cognome, et Insegna delli Aldrovandi…”.108 Veniva insomma ristabilita la vecchia strategia di conservazione dei beni, che aveva saltato la generazione dei figli di Ercole, tanto che tutti e tre i fratelli proclamarono un unico erede universale, nella persona di uno dei figli maschi di Filippo.

Torneremo più avanti ad occuparci dei problemi legati a questa successione, per ora ci interessa la descrizione delle sostanze all’anno 1710. Nessuna grossa novità riguardava le proprietà cittadine e le grandi imprese agricole già descritte, il fatto nuovo è la presenza delle proprietà che Filippo aveva ereditato dallo zio Marescotti. In questo senso una certa impressione fa la tenuta denominata la Fontana, situata per lo più nel

105 Sempre in busta 24.

106 ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Instrumenti, busta 25.

107 ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie miscellanee e notizie diverse, busta 154.

108 La Istituzione da parte di Filippo, Pompeo, Niccolò di una primogenitura si trova anche in ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, serie Instrumenti, busta 26.

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comune di San Matteo della Decima e confinante in alcuni punti con la stessa Giovannina, poiché estesa per più di 3.500 tornature molto più del totale delle proprietà Aldrovandi censite nel 1682. Da non sottovalutare neanche le altre proprietà ereditate dal Marescotti. Quella di Imola ad esempio si estendeva per 1.162 tornature circa e quella di Sant’Agostino per 934 tornature circa. Più piccola era invece la tenuta detta di Camaldoli109 in comune San Silverio estesa per solo 10 tornature.110

La divisione dei beni avvenne ufficialmente il 13 gennaio 1721 con un atto rogato dal notaio bolognese Ignazio Uccelli. Questa seguirà la logica messa in luce in precedenza, con Filippo ad usufruire di una parte maggiore in virtù della dote materna della quale era l’unico beneficiario. La morte di Silvio Aldrovandi aveva ridotto a tre il numero degli eredi, nonostante ciò per semplificare i calcoli nella divisione era stata inserita anche la sua parte. La valutazione dei beni assegnati può darci un’idea di quello che andava a succedere: al primogenito Filippo venivano assegnati beni per un valore di 140.303 lire e 15 soldi bolognesi, agli altri tre in totale andava un ammontare di beni valutabile in circa 98.000 lire a testa. Da notare inoltre come il palazzo di Bologna restava indiviso e di proprietà di tutti i figli. In termini pratici la divisione interessava le proprietà agricole comuni che come si vedrà influirà per alcuni decenni sulla gestione delle stesse, eppure questa spartizione patrimoniale in termini di lunga durata non avrà grandi ripercussioni, infatti la primogenitura imposta nel 1710 e la mancanza di eredi da parte sia di Nicolò che di Pompeo, portarono alla ricomposizione in breve tempo di ciò che era stato separato.

109 La proprietà di Camaldoli, così chiamata per l’antica presenza di un eremo dedicato a Santa Maria di Camaldoli, era stato acquistata dai Marescotti nel 1616. Passata per questioni ereditarie agli Aldrovandi, sul suo territorio fu costruita a fine Settecento la bellissima villa ancora oggi conservata nello stesso stato. A tal proposito si guardi Alessandra Frabetti – Deanna Lenzi, Villa Aldrovandi – Mazzacorati, Bologna, Grafis Edizioni, 1987; ma anche Palazzo Marescotti – Brazzetti in Bologna, op. cit.

110 Per l’eredità di Raniero Marescotti si guardino ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Archivio Marescotti, busta 804 e busta 805.

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Tabella 2.2 Stato patrimoniale degli Aldrovandi (1672). Valori in lire, soldi e denari bolognesi

Beni stabili in Bologna 57.000

Beni stabili in campagna 423.410

Gioie, argenti, suppellettili e mobili 67.767, 10

Robbe diverse 7.422, 12, 2

Bestiami diversi 6.543

Creditori diversi 48.281, 11

Totale stato 610.424, 13, 2

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154.

Tabella 2.3 Stato delle gravezze della famiglia Aldrovandi (1672). Valori in lire, soldi e denari bolognesi

Doti 137.000

Creditori di vera sorte 114.520 Creditori di frutti scorsi 23.718, 1, 7 Creditori di provvigioni 8.169, 1, 4 Altri creditori diversi 19.150, 17, 8

Totale gravezze 302.558, 0, 7

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154.

Tabella 2.4 Beni stabili in campagna (1672). Valori in lire bolognesi

Impresa della Giovannina 162.400

Casali della Giovannina 17.060

Impresa di Crespellano 214.150

Beni di Piumazzo 4.800

Beni di Gaggio 20.000

Prati dell’Averta (Crevalcore) 5.000

Totale 423.410

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154.

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Tabella 2.5 “Robbe diverse” in Bologna (1672). Misure in corbe, staia, quartiroli bolognesi

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154.

Tabella 2.6 “Robbe diverse” alla Giovannina (1672). Misure in corbe, staia, quartiroli bolognesi Frumento 174 Fagioli 12, 10 Melega 93, 10 Fava 60, 10 Vezza 15, 10 Miglio 38, 10 Cicerchia 2, 6 Formentone 26, 10 Lana 29, 14 Canapa 1528, 5 Canevazzi 24, 15 Stoppa 8, 15 Acquavite 45 Vino 1.276 Totale 3335, 12

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154. Vino 933 Frumento 1.614, 15 Fava 220, 7, 6 Miglio 4, 7, 6 Spelta 162 Farina 48 Fasci 225 Legna 350 Fieno 280 Mescolata 30 Totale 3.867, 10

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Tabella 2.7 “Robbe diverse”a Crespellano (1672). Misure in corbe, staia, quartiroli bolognesi Legna 70 Fasci 7 Frumento 101, 19 Fava 10, 13, 10 Vezza 7 Miglio 7, 10 Melega 1 Ceci 4, 10 Mondiglia 0, 12, 6 Canapa 9, 0, 10 Stoppa 0, 4 Totale 219, 10, 2

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154.

Tabella 2.8 Bestiami diversi (1672). Valori in lire. Razza delli cavalli della Giovannina 4.640 Cavallini in stalla a Bologna 1.245 Altri bestiami alla Giovannina e a

Crespellano 658

Totale 6.543

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154.

Tabella 2.9 Stato delle proprietà (1682) (Perizia Pulega – Giovagnoni). Misure in tornature, tavole, piedi e valori in lire

Tornature Lire

Impresa della Giovannina 960, 57, 82 162.400

Casali della Giovannina 17.065

Crespellano 1302, 33, 39 214.150

Piumazzo 5, 56, 71 4.800

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Prati dell’Averta 54, 72, 88 5.000

Beni in Bologna 45.000

Totale 2.608, 15, 1 435.415

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154

Tabella 2.10 Entrate nette dell’impresa della Giovannina (1690-1699), parte spettante a Filippo. Valori in lire, soldi e denari

1690 5579, 11 1691 7849, 13 1692 6695, 16 1693 6944, 7 1694 5937 1695 3951 1696 5830, 17 1697 4470 1698 6093, 6 1699 5400 Totale 58751, 10

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154

Tabella 2.11 Entrate nette generali dell’impresa della Giovannina (1692-1699). Valori in lire, soldi e denari

Anni Parte di Filippo Parte dei fratelli

minori Totale 1692 6.695, 16 1.826, 13 8.522, 9 1693 6.944, 7 1.955, 1 8.899, 8 1694 5.937 2.491, 8 8.428, 8 1695 3.951 1.459, 15 5.410, 15 1696 5.830, 17 2.037, 19 7.868, 16 1697 4.470 1.657, 4 6.127, 4 1698 6.093, 6 1.383, 9 7.476, 15 1699 5.400 1.579, 7 6.979, 7 Totale 45.322, 6 14.390, 13 59.712, 19

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154

Tabella 2.12 Entrata netta dell’impresa della Galeazza (1692-1699). Valori in lire, soldi e denari.

55 1693 919, 9 1694 917, 19 1695 561 1696 796, 14 1697 737, 16 1698 793, 14 1699 581, 11 Totale 6.097, 4

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154.

Tabella 2.13 Stato delle proprietà agricole (1710). Valori in tornature, tavole, piedi e quantità di grano seminato in un anno.

Tenute Estensione in tornature Semina in corbe

Crespellano 1.340, 83 246 Giovannina 974, 4 191.½ Galeazza e Colombara Storta 1.467, 99 165.½ Imola 1.162, 31 134 Sant’Agostino 934, 49 148 Fontana 3.587, 80 466 Camaldoli 10 14 Totale 9.537, 46111 1.365

Fonte: ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Miscellanee e notizie diverse, busta 154