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Il casato tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento

2. Il casato di Lussemburgo tra fine Duecento e inizio Trecento 1 Brevi cenni sull'origine del casato

2.3 Il casato tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento

La battaglia di Worringen rimane, in ogni caso, l'evento solo militarmente conclusivo della lunga questione della successione del Limburgo. Il definitivo appianamento della disputa tra le due casate avverrà solamente nel 1292, con il matrimonio tra Enrico VII di Lussemburgo e Margherita di Brabante. Che si tratti dell'esito consapevole di una linea d'azione mirata a una risoluzione del conflitto attraverso il congiungimento delle due casate si palesa in maniera esplicita nel testo del Chronicon Aulae Regiae: «ut autem litis antique materia ad unitatis et nove pacis rediret vinculum, cogitaverunt tam ducatus quam comitatus seniores populi aggerere inter heredes sacrum matrimonii legitimi ligamentum»38, il che conduce al matrimonio tra «Heinricus, iuvenis comes Lucenburgensis»39 e «Margaretham virginem, filiam Johannis, Brabancie ducis»40.

Nel 1294, con il trattato firmato a Pontoise, Enrico diventa vassallo del re di Francia Filippo IV il Bello, impegnandosi nella difesa dei territori appartenenti al regno francese e ottenendo così una cospicua rendita annuale di seimila lire tornesi41.

36 Nel 1288 Enrico aveva indicativamente dai dieci ai tredici anni, Valerano, nato nel 1280, aveva otto anni; Baldovino, il più giovane, nato nel 1285, come ricordato nel frammento di cronaca citato, aveva tre anni.

37 Il Chronicon Aulae Regiae registra che «Defuncto autem patre surrexit primogenitus eius pro eo, et factus est comes Lucenburgensis gaudente et volente populo universo» senza altre informazioni sulla reggenza di Beatrice; cfr. Chronicon Aulae Regiae, p. 185. 38 Chronicon Aulae Regiae, p. 185.

39 Ibidem.

40 Ibidem. Questa soluzione è ricordata anche in altre opere storiografiche: si cfr. gli

Annales Gandenses, p. 595: «pro reformatione et conformatione pacis iste filius suus

filiam predicti Ioannis accepit in uxorem».

41 Acta Imperii Angliae et Franciae ab. a. 1267 ad a. 1313. Dokumente vornehmlich zur

Geschichte der auswärtigen Beziehungen Deutschlands, cur. F. KERN, Georg Olms Verlag, Hildesheim, 1973, n. 90–91 (12 novembre 1294), pp. 64–65.

L'accordo impegnava immediatamente il conte di Lussemburgo, poiché il trattato era stato siglato poco dopo l'apertura delle ostilità tra la Francia e l'Inghilterra a causa della richiesta avanzata ad Edoardo I da Filippo IV per il riconoscimento, nei confronti del regno francese, del vassallaggio del ducato di Guienna42. Enrico veniva però così a trovarsi in una posizione complicata. Sappiamo infatti che i principi vicini alla contea di Lussemburgo scelsero di parteggiare per Edoardo I43 e tra questi vi era anche il duca di Brabante, a cui la casata di Enrico si era recentemente legata per via matrimoniale: la scelta pareva quindi scontata ma, in conclusione, il conte di Lussemburgo scelse di parteggiare per Filippo IV. Lo stretto legame si rafforzò ancora di più con l'estensione degli accordi di Pontoise agli eredi e ai suoi successori nella contea di Lussemburgo, a cui venivano garantite cinquecento lire tornesi da ritirare annualmente a Parigi44.

Enrico, di fatto, aveva prestato omaggio ligio al re di Francia e la sua posizione, di lì a poco tempo, si sarebbe complicata non poco. Rimaneva difficoltoso conciliare una così stretta unione di intenti tra lui e Filippo IV con gli obblighi feudali che Enrico manteneva, nello stesso tempo, nei confronti dell'impero. Questa dualità divenne ancora più evidente quando il re dei Romani, l'8 aprile 1295, decise di schierarsi come alleato di Edoardo I d'Inghilterra45. In un primo frangente Enrico, che rimaneva pur sempre un vassallo dell'impero, dovette rispondere alle richieste di Adolfo di Nassau, il quale aveva chiamato i propri vassalli all'azione al fine di assicurare supporto armato al duca di Bar che in quel momento era minacciato da

42 Cfr. F. COGNASSO, Arrigo VII, p. 14. 43 Ibidem.

44 Cfr. F. COGNASSO, Arrigo VII, p. 15. 45 Ibidem.

Filippo IV46. Nell'estate del 129547, durante queste lotte, Enrico VII compie l'imprudenza di attaccare una carovana che da Londra portava sussidi di guerra ad Adolfo di Nassau, ottenendo un bottino di dodicimila lire tornesi. Edoardo I non tardò ad avanzare le proprie lamentele, denunciando al re dei Romani la condotta del conte di Lussemburgo: Adolfo in realtà decise di non procedere accusando Enrico di fellonia. È probabile, come pensava Francesco Cognasso, che egli ricordasse ancora di aver combattuto al fianco di Enrico VI a Worringen, dove era stato fatto prigioniero e liberato, in seguito, dopo il pagamento di un riscatto48.

Nel 1296 nacque il primogenito della coppia, Giovanni di Lussemburgo, un evento che nel giro di pochi anni assumerà un'importanza centrale per l'espansione verso la Boemia del casato di Lussemburgo49. La nascita di Giovanni di Lussemburgo è ovviamente ricordata nel Chronicon Aulae Regiae. Il testo della cronaca su questo lieto evento presenta due momenti diversi e opposti tra loro: in primo luogo l'autore afferma che Dio ha concesso a Margherita la benedizione di

46 Cfr. F. COGNASSO, Arrigo VII, p. 16.

47 Ibidem. Cognasso attesta l'evento nell'agosto 1295. Da segnalare l'incertezza di questa collocazione così esatta: Michel Margue e Michel Pauly, in Luxemburg vor und nach

Worringen cit., p. 159, lo situano indicativamente «zwischen November 1294 und

September 1295».

48 Ibidem. Francesco Cognasso si chiede giustamente se a pagare il riscatto fosse stata effettivamente la casata lussemburghese, un gesto che avrebbe certamente influito positivamente sulla decisione di non accusare Enrico VII: da segnalare che nella recente storiografia citata sulla battaglia di Worringen non vi è riferimento alcuno alla questione del riscatto.

49 Su Giovanni di Lussemburgo si vedano almeno I. HLAVÀČEK, Johann der Blinde, König

von Böhmen und Graf von Luxemburg, in Balduin von Luxemburg, Erzbischof von Trier - Kurfürst des Reiches 1285–1354 cit., pp. 151–173; Un itinéraire européen: Jean l'Aveugle, comte de Luxembourg et roi de Bohême (1296–1346), cur. M. MARGUE, Bruxelles, 1996 (Publications du CLUDEM, Centre Luxembourgeois de Documentation et d'Etudes Médiévales, vol. 12); Johann der Blinde, Graf von Luxemburg, König von

Böhmen/Jean l’Aveugle, Comte de Luxembourg, Roi de Bohème, 1296–1346. Actes des 9es Journées lotharingiennes, cur. M. PAULY, Luxemburg, 1997 (Publications du CLUDEM, Centre Luxembourgeois de Documentation et d'Etudes Médiévales, vol. 14).

concepire il suo primogenito «cui Johannes imponitur in regeneracionis baptismate nomen, et audierunt vicini et cognati, quia magnificavit Deus misericordiam suam cum illa, et congratulabantur ei»50; in secondo luogo si fa però notare l'intenzione di Enrico VII di dare il proprio nome al nascituro, intenzione che viene respinta con forza da Margherita stessa51. Da questo momento in poi, fino ad arrivare alla vigilia dell'elezione di Enrico VII a re dei Romani del 1308, nelle cronache del tempo la casata del Lussemburgo entra e rimane – salvo rarissime eccezioni – nell'ombra, e fatte salve le notizie biografiche relative a Baldovino contenute nei Gesta Baldewini, esaminate nel capitolo a lui dedicato. Una di queste rare occasioni risale all'anno 1300: la notizia, contenuta nei Gesta Boemundi Archiepiscopi Treverensis, si riferisce ad un assedio condotto da Enrico VII contro la città di Treviri52.

Il dissidio si era originato nel 1298 con la costruzione, da parte di Enrico VII, di una torre su un isolotto della Mosella: la presenza di questa fortificazione, presso cui bisognava pagare un pedaggio, aveva causato parecchi danni ai commerci dei cittadini di Treviri che la distrussero nel 129953. Ciò portò, nel 1300, alla violenta rappresaglia da parte dei lussemburghesi, ricordata nei Gesta Boemundi: «in vigilia beate Marie Magdalene Henricus comes Luzzillemburgensis cum electa milicia et

50 Chronicon Aulae Regiae, p. 185.

51 «Cum nomine suo puerum vocari vellet Heinricus comes, respondens mater: Nequaquam, sed vocabitur Johannes». L'autore non spiega la reazione della regina; la mia ipotesi è che Margherita abbia voluto conferire al nascituro il nome di suo padre, Giovanni di Brabante (in forte contrasto con l'usuale onomastica del casato).

52 Gesta Treverorum continuata. Gesta Boemundi Archiepiscopi Treverensis, Hannover, 1879, pp. 463–488: L'opera contiene la vita dell'arcivescovo Boemondo I (Boemondo I di Warsberg, arcivescovo di Treviri dal 1286 al 1299).

53 Cfr. F. COGNASSO, Arrigo VII, p. 17. Gesta Treverorum continuata. Gesta Boemundi

Archiepiscopi Treverensis, p. 486: «Quam iniuriam cives Treverenses sustinere diutius

non valentes, inchoatum castrum et opus dyabolicum in manu forti flamma et igne agressi sunt, nec lapidem super lapidem nec lignum super lignum reliquerunt».

ingenti multitudine armatorum vallem Trevericam intravit»54. È possibile che nel racconto delle devastazioni e degli incendi delle principali fonti di sostentamento della città e dei centri ad essa immediatamente limitrofi55 presenti nel testo della cronaca possano essere rintracciate delle probabili enfatizzazioni: in fondo i Gesta Boemundi sono, in questo caso, pur sempre una fonte “di parte”: dopo i molti torti subiti, infatti, la conclusione del capitolo vedrà la violenta rivalsa della città di Treviri nei confronti dei territori del conte di Lussemburgo56.

Da ricordare sono ancora almeno due distinte occasioni che attestano il forte legame che Enrico VII aveva raggiunto nel tempo con Filippo IV. A partire dal 1302 la frequenza e la durata dei soggiorni di Enrico VII presso la corte francese divenne sempre maggiore. Tra le riunioni ufficiali a cui prese parte il conte di Lussemburgo e in cui vennero siglati atti dalle capitali ripercussioni troviamo l'atto del 10 aprile 1302, quando Enrico fu presente «à l'assembleé des États pour signer avec le prélats, les barons et les villes de France l'important acte par lequel ils soutiennent le roi dans sons intervention contre le papa Boniface VIII»57; a ciò sarebbe seguito il conflitto tra Filippo il Bello e Bonifacio VII e, più tardi, lo spostamento del papato ad Avignone. La seconda occasione in cui la presenza di Enrico VII a fianco di Filippo IV il Bello rese evidente quanto i loro rapporti fosse stretti e di buona amicizia fu

54 Gesta Treverorum continuata. Gesta Boemundi Archiepiscopi Treverensis, p. 485. 55 Gesta Treverorum continuata. Gesta Boemundi Archiepiscopi Treverensis, pp. 485–486.

«domos et curtens incendens, cuncta subvertens, fructus terre conculcans et depascens, ligna fructifera et vineas abscidens» (p. 485); «omnia in circuitu depopulans et devastans» (p. 485); «et iterum in abscisiones arborum et vinearum crudeliter exarsit … et omnia torcularia et in ripa Olevie iuxta Montem-Novum sita incendio devastavit» (p. 486).

56 Gesta Treverorum continuata. Gesta Boemundi Archiepiscopi Treverensis, p. 486: «curtes, villas et domos plurimas in comitatu Luzzillemburgensi potenter incendiis devastarunt et predam multam abigerunt captivosque plures in Treviris vinculis detinebant».

l'incoronazione papale di Clemente V, svoltasi a Lione il 14 novembre 130558. I rapporti furono inizialmente positivi anche con il papato: Clemente V59 interverrà personalmente, nel 1307, nello scegliere Baldovino di Lussemburgo come nuovo arcivescovo di Treviri.

58 Histoire du Luxembourg cit., pp. 130–131.

3. L'elezione di Enrico a Re di Germania e i preparativi per la spedizione, 1308–