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3. L'elezione di Enrico a Re di Germania e i preparativi per la spedizione, 1308–

3.5 I preparativi per la spedizione

La cronachistica coeva non offre molti spunti di rilievo per quanto riguarda l'organizzazione della spedizione in Italia di Enrico, così come non ci informa – se non per sommi capi – delle intenzioni del sovrano lussemburghese nei confronti del ristabilimento dell'autorità imperiale sulle città italiane81: per quest'ultimo aspetto ad esporre i progetti ed i propositi di Enrico VII nel dettaglio sarà la cronaca di Johann von Viktring. Attraverso l'ausilio di altre fonti sappiamo che l'interesse di Enrico risaliva almeno all'aprile del 130982 e sappiamo che nel giugno del 1309 inviò una

79 Ibidem. 80 Ibidem.

81 Enrico VII annunciò le sue intenzioni durante la dieta di Spira del 17 settembre 1309. Su questo aspetto cfr. almeno F. SOMAINI, Henri VII et le cadre italien: la tentative de

relancer le Regnum Italicum. Quelques réflexions préliminaires, in Europäische Governance im Spätmittelalter. Heinrich VII. von Luxemburg und die großen Dynastien Europas cit., pp. 397–428.

82 Si cfr. quanto dice il documento aragonese citato in S. GIRAUDO, Sperimentazioni

delegazione affinché si richiedesse a Clemente V di appoggiare il progetto di scendere nella penisola e, nello stesso tempo, di stabilire la data dell'elezione a imperatore; il pontefice stabilì che essa avrebbe avuto luogo il 2 febbraio 1312. L'anno prescelto per l'avvio della spedizione fu il 1310 e la partenza fissata al primo di ottobre: durante questo anno Enrico si dedicò principalmente al reperimento dei mezzi finanziari che rendessero possibile il suo progetto; una volta risolte le questioni amministrative più urgenti nei territori imperiali e dopo aver celebrato, il 30 agosto 1310, il matrimonio del figlio con l'erede di Boemia tutto fu pronto per la partenza.

Le finalità della spedizione di Enrico VII sono narrate con dovizia di dettagli da Johann von Viktring. Il cronista ci informa che Enrico, dopo aver accompagnato il figlio Giovanni a prendere possesso del trono boemo, si diresse verso Augusta, dove venne accolto trionfalmente. Dopo aver ratificato i patti e le concessioni della città, la spedizione si muove alla volta di Spira.

Nel frattempo, in città si erano già radunati numerosissimi «episcopis et prelatibus, comitibus ac nobilibus» provenienti dai territori e delle regioni limitrofe83. La cronaca, e ci troviamo di fronte ad un caso raro rispetto al corpus di fonti storiografiche, ci presenta molto chiaramente i propositi di Enrico rispetto all'Impero e alla situazione italiana. Ed è Enrico stesso, nel passo di cronaca reso sotto forma di discorso in prima persona, a spiegare i sui piani: individuato un luogo adatto alla situazione, il futuro imperatore «concionari cepit ad universos»84. Enrico rende Enrico VII a Giovanni di Boemia (1310-1330), p. 28: «lo re, que ara es elet en

Alamanya, [...] ha jurat de demanar lo dret del imperi» (Acta Aragonensia, I, n. 179, pp. 263–264).

83 Liber certarum historiarum, vol. 2, lib. IV, rec. A, p. 16. 84 Ibidem.

inizialmente conto dell'attuale situazione dell'Impero, in quanto sono circa sessanta anni, ovvero dalla scomparsa di Federico II, che il nome e la gloria dell'Impero sono state distrutte o abolite «in omne parte mundi»85. Ma, fa notare, ciò è particolarmente evidente

apud Ythalos, maximum detrimendum et scandalum et quasi sub tetra confusionis nebula discidia, controversias, spolia, latrocinia in nostro clymate parturivit86.

Il cronista fa descrivere ad Enrico VII la difficile situazione politica che contraddistingueva all'epoca le città italiane: «Civitates a civitatibus, a populis populi bellis civilibus et plus quam civilibus colliduntur»87. Enrico afferma di aver ricevuto una delegazione di messaggeri papali a cui si erano in seguito aggiunti i nunzi di molte città lombarde, toscane e di altre zone d'Italia i quali avrebbero chiesto al sovrano di scendere nella penisola «ad resarciendam rupturam imperii»88. Sarà lo stesso Enrico a impegnarsi e a rischiare in prima persona anima e corpo89 per la piena riuscita di questo ambizioso progetto. Il sovrano lussemburghese è però conscio del fatto che per aver successo nella spedizione italiana avrà necessariamente bisogno dell'aiuto e del supporto del pontefice stesso «sine quibus agere nil valemus»90. L'appassionato discorso di Enrico VII viene accolto con esultanza dalla folla in ascolto poiché «omnes conclamare ceperunt»91, in un tripudio che viene raccontato dal cronista tramite l'utilizzo di citazioni bibliche «sicut quondam Davit regi populus

85 Ibidem.

86 Liber certarum historiarum, vol. 2, lib. IV, rec. A, pp. 16–17. 87 Liber certarum historiarum, vol. 2, lib. IV, rec. A, p. 17. 88 Ibidem.

89 Ibidem: «nostri corporis exponemus, animum exhibemus»; parzialmente diversa la dicitura nella recensione B.D.A. 2 della cronaca (cit. a p. 43) che recita «animum offeremus».

90 Ibidem. 91 Ibidem.

latenter applaudebat dicens: “Tui servi sumus, o Davit, et tecum erimus, filii Israel. Confortare et esto robustus; te enim adiuvat dominus Deus tuus»92.

A mitigare il quasi totale silenzio delle fonti cronachistiche sono ancora una volta le miniature del Codex Balduini. Entrambe le scene sono a loro modo importanti: pur non rappresentando i preparativi della Romfahrt, ne testimoniano l'inizio. Nella miniatura 6a è raffigurato l'incontro tra Baldovino, diretto verso sud per riunirsi al fratello maggiore, e Giovanni di Boemia. Il 10 settembre Enrico VII e sua moglie, insieme a Giovanni ed Elisabetta, erano partiti da Spira in direzione di Colmar: le loro strade si divisero il 21 settembre. Enrico e la moglie presero la via per Berna, dove si stava radunando l'esercito in previsione dell'imminente partenza per l'Italia, mentre la giovane coppia reale boema si sarebbe diretta verso la Boemia. La miniatura seguente è, forse, ancora più importante. Il protagonista è sempre Baldovino di Lussemburgo e il titolo93 della scena attribuisce all'arcivescovo di Treviri un ruolo decisivo nella preparazione della campagna italiana del fratello: non a caso il soggetto principale della miniatura è il carro pieno d'oro e d'argento che avrebbe contribuito a finanziare l'impresa, mentre i soldati e Baldovino stesso sono protagonisti secondari e raffigurano idealmente l'aggregarsi dell'esercito prima della partenza.

92 Ibidem.

93 Der Weg zur Kaiserkrone cit., pp. 44–45: «Currus cum auro et argento Domini Trevirensis pro via transalpina de quo pluries subvenit Regi Romanorum».