3.2 Le bad bank nella storia recente
3.2.1 Il caso svedese: Securum
Nei primi anni ’90 del secolo scorso il mercato bancario svedese fu soggetto a un’importante crisi, la quale presentò caratteristiche simili a quella diffusasi negli Stati Uniti circa un decennio dopo e relativa ai prestiti subprime.
A cavallo tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso i mercati finanziari e creditizi dei paesi industrializzati furono sottoposti a una liberalizzazione che incentivò l’indebitamento di famiglie e imprese tramite finanziamenti volti sia ai consumi di breve termine che a investimenti di più lunga scadenza. Anche la Svezia partecipò a tale liberalizzazione attuando i seguenti interventi: rimosse i controlli sul volume di credito offerto dalle banche e i livelli massimi di tasso di interesse applicabile ai depositi; introdusse misure meno stringenti sulle valute estere e concesse alle banche straniere l’apertura di filiali sul suolo nazionale.
Prima di simili disposizioni il sistema bancario svedese era caratterizzato da una stringente regolamentazione causa di razionamento del credito e di severi controlli sulla scelta dei soggetti da finanziare. Questi ultimi avevano il pregio di evitare il diffondersi di episodi di asimmetria informativa, anche grazie all’attento monitoraggio dei comportamenti dei debitori durante il rapporto di credito. In seguito alla liberalizzazione il mercato del credito svedese dovette mutare la propria conformazione per far fronte sia alla crescente domanda di prestito da parte di famiglie e imprese, sia alla nuova concorrenza che andava caratterizzando il sistema. Fu così che le banche abbassarono notevolmente i tassi di interesse sui prestiti aumentando in tal modo la loro vulnerabilità a shock inattesi degli stessi. Procedettero inoltre a eliminare il ferreo sistema di controlli esponendosi in tal modo al rischio di possibile asimmetria informativa. Il rischio di credito degli istituti bancari fu amplificato dal diffondersi di prestiti a tasso variabili, i quali attirano sì più clientela ma allo stesso tempo aumentano il rischio di insolvenza in caso di forti e repentini rialzi dei tassi. Infine, per soddisfare la crescente domanda di credito, le banche svedesi dovettero cercare risorse aggiuntive sul mercato non essendo più sufficienti i fondi raccolti grazie ai depositi, sottoscrivendo operazioni maggiormente volatili e costose.
82 di sottoscrivere debiti in valuta estera, e indirizzarono i loro investimenti verso i settori immobiliare ed edilizio, notoriamente caratterizzati da una forte ciclicità112. L’aumento della
domanda causò la crescita dei prezzi dei beni immobiliari e le banche sostenerono tali consumi arrivando a finanziare il valore totale dell’immobile oppure chiedendo garanzie irrisorie.
A tutto questo si accompagnò un aumento dell’indice azionario svedese, al quale conseguì un aumento del valore dei collaterali dei prestiti emessi dalla banca.
La crescente sensibilità a shock a cui andava incontro il sistema bancario svedese non trovò protezione nella politica monetaria, occupata a mantenere costanti i tassi di cambio per non perdere competitività internazionale. Si creò così un equilibrio estremamente fragile e nel 1990 la crisi del Sistema Monetario Europeo (SME)113 si riversò anche sulla Svezia: i tassi di
interesse internazionali si alzarono e la banca centrale svedese reagì aumentando i propri per impedire attacchi speculativi sulla propria valuta; nel 1992 la Svezia decise di abbandonare lo Sme con una conseguente svalutazione della corona svedese. Ciò fu accompagnato da una riforma tributaria volta a limitare la deducibilità dei tassi di interesse e da una riduzione del tasso di inflazione, causando un ulteriore aumento del tasso di interesse reale. Il costo del debito aumentò, famiglie e imprese ridussero i loro consumi così come le banche l’offerta di credito. La vendita di immobili si arrestò e i loro prezzi diminuirono, compromettendo il bilancio delle famiglie che si trovarono in portafoglio mutui dal valore superiore del bene acquisito, forzandole ad arrestare i loro consumi. Inoltre la svalutazione della corona svedese aumentò il valore di quei debiti contratti all’estero, conducendo molte imprese al fallimento. In tale contesto reperire risorse finanziarie diventò alquanto complicato e famiglie e imprese non riuscirono a fare fronte ai propri debiti. Le banche si ritrovarono in portafoglio un’ingente quantità di NPLs e la stabilità del sistema ne uscì fortemente minacciata.
Per sanare la situazione fu necessario un intervento statale, attraverso sottoscrizioni di nuovo capitale nelle banche in cui possedeva partecipazioni e tramite la prestazione di garanzie ai depositanti e alle controparti delle banche svedesi. Tali interventi avevano quale obiettivo primario il sostenere il mercato del credito ed eliminare il rischio di possibili corse agli sportelli in seguito alla diffusione del panico tra i risparmiatori. Per il fronte prestiti deteriorati
112 I settori ciclici presentano un andamento influenzato dal ciclo economico. Nelle fasi di recessione
presenteranno performance minime, le quali registreranno il loro massimo nelle fasi ascendenti. Fanno parte dei settori ciclici quei beni non ritenuti indispensabili quali gli immobili, i valori finanziari e le auto.
113 In seguito alla sua riunificazione la Germania scelse una parità di cambio tra il marco dell’est e quello
dell’ovest causando una forte inflazione. La Bundesbank reagì aumentando notevolmente i tassi di interesse ma non rivalutando il marco. Ciò costrinse gli altri paesi a politiche monetarie restrittive per evitare attacchi speculativi.
83 fu creato il Bank Support Authority, organismo indipendente con lo scopo di analizzare i bad asset presenti nei portafogli degli istituti bancari e ristabilire la loro redditività nel medio- lungo termine.
Per gli istituti Nordbanken e Gota Bank si assistette alla divisione tra good e bad bank: fu così creata Securum, una bad bank nella quale furono fatti confluire tutti gli asset deteriorati dell’istituto madre Nordbanken; lo stesso fu operato per Gota Bank114, i cui NPLs furono
trasferiti all’ente Retriva. Lo Stato inoltre fornì sia alle good che alle bad bank aiuti monetari sotto forma di equity.
La creazione di una bad bank portò alle banche svedesi i benefici osservati nel paragrafo precedente: le banche madri libere delle poste deteriorate poterono restaurare una normale operatività; i NPLs furono trasferiti a una Asset Management Company (AMC) esperta di ristrutturazione, il che permise di evitare di reperire fondi tramite una loro svendita aggravando ulteriormente la situazione finanziaria dell’istituto. Inoltre gli enti di ristrutturazione avevano la possibilità di beneficiare di economie di scala e di specializzazioni permettendo simultanee riduzioni di costo e crescite dei profitti.
Per massimizzare il valore ottenuto dalla ristrutturazione degli asset deteriorati, alle bad bank furono imposti obiettivi di lungo periodo, in modo da attendere che il mercato recuperasse parte del suo equilibrio e potesse liquidare le attività in momenti più proficui. Fu annunciato un piano di ristrutturazione sviluppato su 10-15 anni, nel quale all’ente Securum fu affidata una notevole autonomia nonostante la presenza statale nella proprietà. Tale indipendenza fu permessa anche grazie all’esclusione dalla regolamentazione prevista per gli istituti bancari, che in tempo di crisi furono assoggettati a una normativa meno stringente. Simile indipendenza comportava però il rischio di forme di asimmetria informativa nelle relazioni principale-agente, data la possibilità di obiettivi non coincidenti tra proprietà e management. Ogni attività ha come scopo ultimo la creazione di valore, quando tal fine deve essere effettuato in un orizzonte temporale ben determinato e di media durata potrebbero verificarsi fenomeni di azzardo morale: gli amministratori non istaurano legami con la proprietà e gli obiettivi delle due parti hanno maggiore probabilità di non coincidere. Il management potrebbe assumere comportamenti azzardati e lesivi alla società solo per ottenere il maggior profitto possibile dato il breve tempo concesso, senza preoccuparsi degli effetti sulla stabilità dell’ente di atteggiamenti particolarmente rischiosi. Per evitare ciò si provvide a specifici
114 Nonostante questa misura di intervento il gruppo Gota AB dichiarò fallimento non rispettando i vincoli
minimi di capitale richiesto. Lo Stato assunse il controllo della banca lasciando i NPLs presso la bad bank Retriva e attuando un’operazione di fusione di quanto rimasto con l’istituto Nordbanken.
84 piani di incentivazione per gli amministratori collegando le loro performance a eventuali bonus, in modo da calibrare la propensione al rischio del management con quella della proprietà.
L’entità della partecipazione statale nella risoluzione della crisi creò perplessità sul costo115
effettivamente sostenuto dai contribuenti. Le autorità dichiararono la precedenza della salvaguardia degli interessi dei contribuenti nello svolgimento dei loro interventi e studi successivi hanno confermato il rispetto di tali obiettivi. La successiva liquidazione delle attività deteriorate consentì di conseguire maggiori guadagni dalla vendita degli stessi compensando la totalità dei costi sostenuti dallo Stato. Ciò conferma quanto la scelta della tempistica di liquidazione sia fondamentale per il successo di una bad bank. Una vendita frettolosa delle attività non performing difficilmente consente di ottenere prezzi soddisfacenti a causa della difficile valutazione di tali asset, complicata anche dalla presenza di asimmetrie informative. A ciò si aggiunga che nel caso in cui le attività siano concentrate in pochi settori, come in quello immobiliare e azionario nel caso svedese, diventa necessario considerare le aspettative sull’andamento futuro dei prezzi e della liquidità del relativo mercato.
Altre forme di asimmetria informativa potevano essere individuate all’interno del portafoglio prestiti posseduto da Securum. Quest’ultimo registrava un valore di libro di circa 50 miliardi di corone svedesi e al suo interno contava quasi un migliaio di società116. La crisi in cui
operavano le imprese poteva incentivare l’assunzione di comportamenti più rischiosi ma al contempo più redditizi. Simili comportamenti avrebbero esposto la bad bank al rischio di non riuscire più a ristrutturare le posizioni presenti nel suo portafoglio. Da considerare anche che la presenza di creditori a diversi gradi di garanzia modifica l’approccio alla situazione di fallimento: i creditori garantiti non hanno interesse che la società continui la propria attività avendo la precedenza al rimborso; la proprietà potrebbe però essere incentivata a continuare la gestione anche quando ciò non appare economicamente efficiente.
La bad bank svedese gestì il proprio portafoglio di attività deteriorate attraverso ristrutturazioni e dichiarazioni di bancarotta delle imprese contenute nello stesso: dichiarò il fallimento di quelle società non salvabili e riorganizzò quelle con prospettiva di ripresa, agendo in questo caso sia sulla struttura operativa che su quella finanziaria.
Riguardo alla liquidazione essa fu svolta diversamente rispetto a quella adottata dalla statunitense Resolution Trust Company, la quale sarà analizzata più avanti. Securum
115 Il costo complessivo dell’intervento pubblico è stato stimato pari a circa il 4% del Pil svedese del 2003, quasi
interamente recuperato dai proventi delle successive liquidazioni.
85 procedette con la liquidazione di porzioni di capitale di singole aziende, con la vendita di pacchetti cartolarizzati di azioni di società oppure con la cessione di intere compagnie117. Le
trattative furono portate avanti attraverso negoziati diretti con gli interessati e non furono effettuate liquidazioni all’asta. La campagna di vendita fu aggressiva, richiedendo prezzi inferiori rispetto a quelli vigenti sul mercato. Ciò permise all’AMC di ottenere in breve tempo valori positivi e condurre il sistema bancario fuori dalla crisi, nonché di non gravare sui bilanci pubblici nonostante la riduzione dell’orizzonte temporale di intervento a cinque anni. Il caso svedese è un esempio di successo dell’applicazione del modello di bad bank: i non performing loans sono stati gestiti in modo tale da impedire il verificarsi di asimmetrie informative negative ottenendo risultati proficui che hanno permesso di non far gravare l’intervento sui contribuenti. In questo modo è stato possibile preservare la fiducia nel sistema bancario e redditizio. Sorge spontaneo chiedersi se i futuri rapporti autorità-banche saranno influenzati da un così importante intervento pubblico dando luogo a episodi di azzardo morale e selezione avversa: le banche non si preoccuperebbero più della pericolosità delle loro azioni data la presenza sicura degli aiuti pubblici. Ciononostante non si sono presentati simili fenomeni successivamente alla crisi degli anni ‘90 e i sistemi bancario e finanziario svedesi hanno mantenuto la loro solidità anche in presenza delle ripercussioni mondiali della crisi dei mutui subprime del 2007.