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Le quattro banche del centro Italia

Nel documento Bad bank e asimmetrie informative (pagine 102-106)

3.4 Alcune situazioni italiane e le ultime proposte

3.4.1 Le quattro banche del centro Italia

Tra i protagonisti della cronaca bancaria del 2015 troviamo Banca Marche, CariChieti, Popolare Etruria e CariFerrara le quali, in seguito a vicende e risultati negativi, annunciarono il fallimento nello stesso anno. Questi istituti avevano accumulato un livello di attività deteriorate tale da non riuscire più a fare fronte alle conseguenti ingenti perdite, alle quali si cercò invano di rimediare con operazioni speculative. Del fallimento di questi enti bancari furono chiamati a rispondere anche azionisti e obbligazionisti subordinati, in linea con la normativa comunitaria in tema di bail in179, i più rappresentati da semplici risparmiatori che a

suo tempo non furono correttamente informati del livello di rischiosità delle operazioni che stavano sottoscrivendo.

Con lo scopo di salvaguardare i diritti di depositanti e creditori nel novembre del 2015 Banca d’Italia e Governo hanno messo in atto un piano di risoluzione volto ad “assicurare la

continuità operativa delle banche e il loro risanamento, […] tutelando i risparmi di famiglie

176Comunicato Stampa N° 20 del 27/01/2016 Ministero delle Economie e delle Finanze 177 Fiscale (2016)

178 Il 33% del totale dei NPL dell’eurozona è registrata in Italia.

Ferrando, Il Sole 24 Ore, 01 ottobre 2016

100

e imprese […], non utilizzando denaro pubblico”180. Dopo una prima fase di copertura delle

perdite con azioni e obbligazioni subordinate si è passati all’attuazione del piano di risanamento vero e proprio: per ogni banca si è provveduto a separare le attività buone di bilancio da quelle compromesse, applicando ai crediti collateralizzati una valutazione pari al 25% dell’importo erogato e a quelli non collateralizzati una percentuale pari all'8%181, in linea

con quanto predisposto dalla Commissione Europea182. Tali poste deteriorate sono poi

confluite in una bad bank unica, Rev, la quale ha beneficiato di apporti di capitale da parte del Fondo di Risoluzione come disposto dalla disciplina analizzata nel paragrafo 3.3.1; Rev dovrà provvedere al collocamento delle attività non performing presso operatori di mercato specializzati. La scissione del bilancio ha permesso alle banche madri di mantenere in bilancio le poste sane e di essere sottoposte a una ricostruzione del capitale da parte del Fondo di Risoluzione, il cui obiettivo ultimo consiste nella vendita degli istituti risanati al miglior prezzo e nel minor tempo possibile183, in modo da utilizzare i ricavi ottenuti per restituire

quanto versato dal Fondo sia in sede di ricapitalizzazione che di creazione della bad bank. Abbiamo visto nel paragrafo precedente che il Fondo opera grazie agli obblighi di contribuzione al capitale imposto alle banche partecipanti al sistema di risoluzione, per la correzione delle quattro banche in esame la liquidità necessaria proveniva dai versamenti effettuati dalle banche Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi banca184. Così facendo non sono stati

necessari interventi pubblici ed è stata rispettando la normativa europea in tema di aiuti di Stato descritta precedentemente.

Perché si è optato per un simile piano di intervento? La stessa Banca d’Italia giustifica la sua scelta analizzando l’impossibilità di ricorrere a piani alternativi: l’utilizzo del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, il quale avrebbe rilevato a valore di bilancio le attività deteriorate non coinvolgendo i creditori subordinati, sarebbe stato classificato dalla Commissione Europea come aiuto di stato e quindi non processabile; la liquidazione coatta amministrativa delle quattro banche avrebbe portato a perdite maggiori rispetto alla scelta di ristrutturazione e continuazione dell’attività bancaria185. Il piano di risoluzione appare quindi

180 Banca d’Italia (novembre 2015)

181 Il valore originario delle sofferenze era di circa 8,5 miliardi di euro e sono stati svalutati a 1,5 miliardi di

euro.

Banca d’Italia (novembre 2015)

182 Commissione Europea, comunicato stampa 22 novembre 2015

183 Inizialmente la Commissione europea aveva imposto come termine per la cessione delle good bank il 30

settembre 2016, prorogato successivamente.

184 La raccolta è avvenuta a tassi di mercato e con un orizzonte temporale massimo di 18 mesi.

Banca d’Italia (novembre 2015)

101 come la migliore scelta sia per gli istituti bancari, per i loro risparmiatori e per la disciplina comunitaria.

A un anno dall’annuncio del piano di risoluzione la situazione è la seguente: Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti e Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, nate in seguito alla cessione delle attività deteriorate alla bad bank Rev, sono sul mercato in cerca di acquirenti. L’attuazione di una bad bank ha quindi portato risultati positivi nell’immediato: i crediti deteriorati in via di ristrutturazione sono in attesa di essere offerti al mercato e hanno permesso di sanare i conti delle banche madri rendendole idonee alla vendita.

Le ultime notizie riguardanti l’acquisto delle good bank Banca Marche, Etruria e CariChieti riportavano l’interesse di Ubi banca. Le possibili trattative hanno però messo in evidenza alcune problematicità legate al potere che la BCE esercita in queste operazioni, dato che non possono aversi merger and acquisition bancarie senza l’approvazione degli organi di Vigilanza. I controlli da parte delle autorità europee in tema di concentrazioni bancarie trovano la propria giustificazione nella particolarità e importanza del settore in esame; è tuttavia lecito domandarsi quanto tali ispezioni frenino le trattative in situazioni di vendita necessaria, come nei casi di istituti provenienti da operazioni di salvataggio. Doverosi sono in ogni caso i controlli, ma si dovrebbe allo stesso tempo coadiuvare la vendita delle banche appena ristrutturate per permettere di recuperare a pieno e in tempi brevi l’operatività senza scoraggiare possibili acquirenti con iter e richieste difficili da soddisfare.

Nel nostro caso abbiamo da una parte la Banca Centrale Europea, la quale richiede ulteriori rafforzamenti in tema di capitale per le nuove banche tradotti con aumenti degli stessi fino a 600 milioni186; ciò presuppone l’esborso di maggiori risorse da parte dei possibili acquirenti e

conferisce al tutto i connotati di un salvataggio anziché di un’acquisizione. All’altro capo della trattativa vi è Ubi, ma la situazione sarebbe la medesima con un altro interessato, il quale vuole minimizzare il versamento necessario all’acquisizione in modo da contenerne i costi.

Le problematiche legate all’operazione non finiscono qua: le attività deteriorate sono state sì cedute alla Rev, ma in questo anno si stima che se ne siano prodotte altre per un importo di circa 3 miliardi187. Ecco una pecca degli interventi di risoluzione: essi non solo devono

arginare il problema, ma anche porre le condizioni necessarie affinché esso non si verifichi nuovamente. Le bad bank danno nell’immediato risultati positivi risollevando i bilanci delle

186 Taino, Corriere della Sera, 02 ottobre 2016 187 Ferrando, Il Sole 24 Ore, 30 settembre 2016

102 banche in difficoltà, ma allo stesso tempo la banca sanata deve fare quanto necessario per evitare di ricadere in una situazione di crisi. L’emergere di ulteriori attività deteriorate compromette l’acquisizione delle nuove banche poiché gli acquirenti hanno interesse solo verso enti produttivi ed efficienti, senza correre il rischio di compromettere i propri bilanci. Attualmente Ubi ha avanzato una duplice proposta: acquistare le banche senza i nuovi NPLs oppure rilevare anche le attività deteriorate pagando un prezzo simbolico. Questa ultima alternativa è però in contrasto con quanto finora detto in tema di valutazione dei NPLs: il loro valore deve essere stimato in modo efficiente per non compromettere ulteriormente i bilanci delle banche cedenti. Una loro valutazione forfait potrebbe avere come conseguenza quella di alimentare le perdite registrate dell’istituto bancario in vendita. Allo stesso tempo siamo di fronte a una situazione di particolare urgenza: in condizioni di simile necessità è giusto surclassare la corretta valutazione e cessione delle attività deteriorate per agevolare la vendita delle aziende bancarie risanate? Io credo che i NPLs debbano essere completamente sanati prima della vendita dell’istituto madre anche a scapito di un prolungamento delle trattative di vendita, in modo da evitare effetti distorsivi legati a possibili asimmetrie informative.

Si deve inoltre sottolineare che i crediti deteriorati emersi nei bilanci della quattro nuove banche dovranno essere corretti sia nel caso in cui Ubi paghi un prezzo simbolico, sia nel caso in cui essi non siano ceduti insieme ai nuovi istituti. Si renderà infatti necessario un nuovo intervento del Fondo di Risoluzione per la loro ristrutturazione, il quale opererà richiedendo nuovi apporti di denaro alle banche partecipanti al sistema di risoluzione. Si presenta così il rischio che la presenza del Fondo causi l’assunzione di comportamenti di azzardo morale da parte degli istituti sottoposti a risoluzione: le sofferenze eventualmente prodotte saranno oggetto di nuovo intervento e ciò potrebbe minimizzare l’impegno da parte degli amministratori delle banche sanate.

Infine, per favorire il processo di risoluzione delle attività deteriorate, l’Agenzia delle Entrate ha concesso crediti di imposta e la possibilità di detrarre le perdite fiscali a coloro che acquistano tali attività. Nel caso delle tre banche oggetto di vendita si stimano circa 150 milioni di crediti di imposta e 650 milioni di perdite fiscali detraibili188 derivanti dalla

cessione di 9,5 miliardi di NPL, benefici che Ubi desidera confermati.

Sia Ubi o un altro operatore l’acquirente delle nuove banche abbiamo visto come l’opera della bad bank permetta di riqualificare gli istituti madre. È però necessaria una maggiore collaborazione delle autorità di vigilanza non soltanto durante il processo di risoluzione, ma

103 anche durante le trattative di vendita delle nuove banche create, per agevolare la conclusione del processo senza però “svendere” l’ente in oggetto e i suoi NPLs.

Nel documento Bad bank e asimmetrie informative (pagine 102-106)