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Crisi bancarie e Non Performing Loans

Nel documento Bad bank e asimmetrie informative (pagine 62-69)

Le cause scatenanti una crisi bancaria sono diverse e molteplici. A motivazioni interne alla banca quali un’inadeguata gestione amministrativa contabile o inidonei controlli interni, si affiancano variabili esterne come una regolamentazione eccessivamente stringente. Ad esempio un sistema di regole volto a limitare la diversificazione operativa e territoriale non consente di raggiungere migliori livelli di efficienza.

È stato mostrato nei paragrafi precedenti come la situazione di possibile fallimento di una istituzione bancaria possa essere diretta conseguenza dell’insolvenza dei suoi debitori: quando le aziende a cui ha concesso credito non sono in grado di assolvere ai propri obblighi, la banca non riesce ad entrare in possesso delle somme necessarie alla soddisfazione dei propri creditori diventando essa stessa soggetto moroso.

I crediti inesigibili sono elementi ordinariamente presenti nel bilancio di una banca, tuttavia a partire dalla crisi dei subprime del 2008 essi hanno assunto un ruolo chiave nella scena finanziaria internazionale diventando un vero e proprio fenomeno patologico della situazione contabile bancaria74.

74 Alla fine del terzo trimestre 2015 i crediti deteriorati nei bilanci delle banche italiane ammontavano a circa 340

60 L’accordo di Basilea II75 indica quali crediti deteriorati (in seguito indicati con l’acronimo

NPLs, non performing loans) i prestiti la cui scadenza di interessi e principali pagamenti è stata superata da più di novanta giorni e vi sono ragioni per ipotizzare che tali pagamenti non saranno effettuati. Nonostante la presenza di tale definizione ogni regolamentazione nazionale gode di ampia libertà nella classificazione degli stadi di insolvenza dei crediti, creando così uno scenario fortemente eterogeneo. In Italia ad esempio troviamo la distinzione tra sofferenze, inadempienze probabili, esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate. Nelle prime rientrano le situazioni di insolvenza e quelle ad esse equiparabili indipendentemente dalle previsioni di perdita stilate dalla banca; le inadempienze probabili derivano dal giudizio negativo dell’istituto bancario sulla probabilità di riscossione del credito senza il ricorso ad azioni quali l’escussione di garanzie indipendentemente dalla presenza di importi scaduti o non pagati; l’ultima categoria comprende le esposizioni diverse dalle precedenti che risultano scadute o sconfinanti da oltre novanta giorni.

La sempre maggiore presenza di prestiti deteriorati rappresenta una seria minaccia per il sistema finanziario internazionale, le cui cause sono da ricercarsi sia tra fattori macroeconomici che microeconomici. Tra i primi troviamo la debole crescita economica registrata nell’ultimo decennio; l’eccessiva inflazione, la quale permette sì di beneficiare di una riduzione del valore reale dei debiti, ma allo stesso tempo diminuendo il valore dei redditi rende più difficile il far fronte ai propri obblighi; le oscillazioni dei tassi di cambio e un’alta avversione al rischio, quest’ultima responsabile di una possibile minore offerta di credito da parte delle banche. Alle motivazioni macroeconomiche devono essere affiancate decisioni specifiche prese dalle singole banche. Tra i fattori microeconomici troviamo un basso valore dell’indice equity to asset76, il quale spinge l’istituzione bancaria ad assumere progetti

maggiormente rischiosi ma più redditizi con le conseguenze di moral hazard osservate nei paragrafi precedenti, e bassi livelli di ROE77 sintomo di un cattivo management; un

Carpinelli, Cascarino, Giacomelli, Vacca (2016)

75 Basilea II è un accordo internazionale sui requisiti patrimoniali delle banche entrato in vigore nel 2007 ed emanato dal Comitato di Basilea, l’istituto formato dalla collaborazione delle Banche Centrali di sessanta stati. Nel 2010 è stato emanato l’accordo di Basilea III con lo scopo di rafforzare i requisiti patrimoniali in seguito alle ultime crisi finanziarie.

Per maggiori informazioni si consulti:

https://www.bis.org/bcbs/basel3.htm?m=3%7C14%7C572 https://www.bis.org/publ/bcbs107ita.htm

76 L’equity to asset, o equity ratio, è il rapporto tra il patrimonio netto dell’impresa ed il totale delle attività. È

una misura del tasso di patrimonializzazione dell’azienda e permette di individuare qual è la porzione di assets finanziata grazie al capitale proprio e quale ricorre al capitale di debito.

77 Il ROE (Return on equity) è un indice di redditività pari al rapporto tra utili o perdite e il patrimonio netto

integrato, con quest’ultimo pari ai mezzi propri iscritti in bilancio escludendo le immobilizzazioni immateriali e la distribuzione di utili. Esso esprime il risultato della gestione aziendale analizzando la capacità di misurare il

61 portafoglio prestiti eccessivamente copioso, situazione osservabile soprattutto prima della crisi dei mutui dei subprime e che rende difficoltoso il controllo preventivo sulla solvenza dei debitori; l’eccessivo numero di regolamentazioni nazionali, situazione che crea un quadro estremamente frammentato non permettendo un adeguato controllo a livello internazionale, presupposto sempre più necessario data la globalizzazione che caratterizza i mercati finanziari.

Le cause della presenza di NPLs sono molteplici, ma in quale modo essi possono nuocere alla salute finanziaria di una banca? Quando il loro ammontare raggiunge importanti livelli si assiste al progressivo deterioramento del bilancio della banca: alla loro registrazione conseguono svalutazioni dell’attivo necessarie per il rispetto dei principi contabili di redazione del bilancio. Tali diminuzioni di valore interessano anche il capitale bancario minacciando la capacità dell’istituto di corrispondere dividendi ai propri azionisti, la propria liquidità e solvenza nei confronti dei creditori. La negativa situazione appena descritta è ulteriormente aggravata dall’eventuale presenza di asimmetrie informative. Gli investitori non sono in possesso delle informazioni necessarie a distinguere tra banche solide e non, rischiando di alimentare situazioni insalubri dirigendosi verso l’istituto compromesso. Vi è un ulteriore aspetto negativo: per le banche in difficoltà risulta meno oneroso la diminuzione della capacità di prestito piuttosto che un necessario aumento di capitale. Minore è il credito disponibile nel sistema e maggiore sarà il numero di controparti insolventi, incrementando il numero di prestiti inesigibili nei portafogli delle banche.

Particolare attenzione deve essere prestata al fatto che i crediti deteriorati non costituiscono uno stock, ma un flusso78, dato che il capitale della banca sarà svalutato a causa della presenza

di NPLs: l’entità bancaria non riceverà più interessi attivi, ma dovrà continuare comunque a provvedere al pagamento dei propri interessi passivi e costi operativi. Qualora il mancato guadagno dovuto all’insolvenza dei debitori non sia correttamente controbilanciato da quello ottenuto dai prestiti esigibili o dalle altre attività di investimento, alle svalutazioni di bilancio seguiranno anche perdite di capitale gettando la banca in una situazione di illiquidità difficilmente recuperabile. L’intero sistema finanziario risentirebbe degli effetti di un simile evento dato che il fallimento della banca non comporta esclusivamente una perdita di denaro, ma anche di tutta quella informazione da essa raccolta e non diffusa per motivazioni di

valore attraverso il capitale proprio.

78 Si definisce stock il valore di un elemento patrimoniale in un istante temporale preciso. Con flusso si intende

invece la dinamica che il valore di un elemento può avere in un intervallo temporale. I NPL sono quindi un problema in divenire, la cui entità anche se individuata in un determinato periodo sarà interessata da oscillazioni di valore.

62 carattere strategico.

Inoltre un bilancio compromesso a causa di un’importante presenza di crediti deteriorati farà abbassare i giudizi di rating della banca espresso dalle apposite agenzie; la bassa qualità delle poste dell’attivo comprometterà la capacità dell’istituto bancario di raccogliere fondi sia presso investitori privati, i quali chiederanno sconti per acquisire le azioni della banca, sia presso istituzioni internazionali quali la Banca Centrale Europea in sede di rifinanziamento. Diverse sono le soluzioni che una banca potrebbe implementare per far fronte ad un’eccessiva presenza di NPLs. Innanzitutto esse possono affrontare il problema per conto proprio, se in possesso di un adeguato know-how, o attraverso joint venture con terzi professionalmente più esperti.

Una delle possibilità è rappresentata dalla modalità “extend and pretend”: letteralmente si va a dilazionare il periodo di riscossione del prestito attraverso un rifinanziamento degli interessi e/o delle parti di prestito non corrisposte, oppure si proroga la scadenza del debito. In questo modo la banca può mantenere il debito tra le poste solventi del bilancio, ma siamo in presenza di una soluzione al problema dei NPLs solo apparente, il quale non viene sanato ma solo accantonato correndo il rischio di un suo peggioramento. Un simile meccanismo è scelto poiché evita di sottoporre il bilancio a svalutazioni non registrando nell’immediato prestiti inesigibili e con ciò la banca non rischia di vedere peggiorare il proprio rating nel brevissimo termine.

Altra possibilità è rappresentata dalla decisione da parte dell’istituto bancario di aumentare il costo del credito concesso per cercare di ottenere profitti veloci e compensare così il flusso di perdite derivanti dai crediti deteriorati. Si precisa che questa operazione necessita di un adeguato apparato di risk management trattandosi di un’azione altamente pericolosa per gli effetti prodotti dalla selezione avversa: si è osservato nel primo capitolo come i debitori migliori escano dal mercato quando il costo del credito raggiunge livelli eccessivamente alti, mentre le aziende con i progetti più rischiosi sono disposte ad accettare condizioni contrattuali più onerose con conseguente finanziamento dei soli soggetti più aleatori e ulteriore aggravamento del problema.

Le ultime due alternative osservate non presentano quindi soluzioni risolutiva al problema dei crediti deteriorati, non sanando la radice dello stesso e limitandosi a nasconderlo o posticiparlo nel tempo.

Altra possibile modalità di correzione dei NPLs consiste nella creazione di una o più bad bank, un’entità distinta dalla banca madre nella quale andare a confluire l’ammontare dei crediti deteriorati sottraendoli dal bilancio originario. Le bad bank possono essere create sia in

63 forma privata, attraverso la creazione di una Asset Management Company (AMC) responsabile del recupero delle posizioni di prestito, sia in forma pubblica, quando l’entità del problema è tale da raggiungere rilevanza sistemica e nessun’altra soluzione alternativa risulta possibile. In quest’ultimo caso si assisterà alla creazione di una AMC centralizzata con scopo di pubblica utilità.

Il concetto di bad bank trova la sua giustificazione nella stessa letteratura economica, la quale afferma che è possibile creare valore andando a separare le poste di bilancio “in salute” da quelle compromesse. Gli asset saranno così confluiti in due entità distinte: i crediti deteriorati entreranno a far parte della bad bank, le attività proficue permarranno all’interno dell’entità madre.

Tale operazione oltre a cercare di risolvere una patologica presenza di NPLs, dà al mercato un importante segnale informativo. Infatti gli investitori non sono in grado di distinguere tra le istituzioni bancarie quali siano le migliori e quali le peggiori, frenando sia la loro capacità di prestito che di raccolta fondi. Andando a separare la parte compromessa del bilancio dalle poste che riescono a produrre reddito si segnala agli investitori la buona qualità degli assets rimasti nei libri contabili invogliando una loro partecipazione economico-finanziaria. Inoltre la bad bank stessa risulterà più attrattiva verso gli investitori dato che l’opera di ristrutturatori professionisti potrà provvedere al risanamento dei NPLs. In più il capitale della banca madre non sarà sottoposto a svalutazioni e si potrà successivamente beneficiare dei guadagni ottenuti con la ristrutturazione dei crediti deteriorati.

La semplicità del concetto di bad bank è in realtà solo apparente data la presenza di svariate forme che una bad bank potrebbe assumere, ognuna con peculiari caratteristiche responsabili dei futuri profitti, solvibilità e liquidità. Nel prossimo capitolo saranno esaminate nel dettaglio le modalità di creazione e di operato di una bad bank, nonché la possibile presenza di asimmetrie informative.

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3 BAD BANK, RISPOSTA E SOLUZIONE ALLE CRISI BANCARIE

Nel capitolo precedente è stato introdotto il fenomeno bad bank, possibile modalità di risoluzione del dissesto di un istituto bancario. Una delle cause di tale situazione di fallimento è rappresentata dal deterioramento dei finanziamenti alle imprese presenti nel portafoglio investimenti della banca. Condizioni economiche avverse possono minacciare la capacità delle imprese di rispettare gli obblighi assunti nei confronti dei loro prestatori di capitale di debito: quando le aziende non sono in grado di ripagare il debito contratto con i propri investitori, o gli interessi maturato sullo stesso, si assiste ad un peggioramento della struttura di bilancio della banca creditrice, la quale a sua volta non entrerà in possesso dei fondi necessari alle proprie attività gestionali79. Tra gli effetti di tale situazione vi è la possibile

contrazione del credito offerto dagli stessi istituti bancari per evitare di alimentare quelle poste di bilancio compromesse dalla presenza di crediti inesigibili, effetto che talvolta è accompagnato anche dalla richiesta di rientro dei fidi concessi peggiorando ulteriormente la precarietà economica delle imprese. Queste ultime infatti non saranno più in grado di raccogliere la liquidità necessaria allo svolgimento della propria attività e di conseguenza non produrranno le risorse da utilizzare per il pagamento dei propri debiti. La crisi iniziale responsabile della prima contrazione dell’attività di impresa diventa un circolo vizioso, i cui effetti a livello sistemico possono assumere entità rilevante.

Quanto appena esposto conduce all’affermazione che una delle cause principali del fallimento di un istituto bancario sia da ricercarsi nella presenza di crediti deteriorati tra le attività di bilancio in una quantità tale da non risultare coperta dai fondi rischio e svalutazione crediti, la cui presenza tra le scritture contabili è prevista dalla normativa vigente80.

Le ultime stime descrivono un quadro di oltre trecento miliardi di crediti deteriorati81 presenti

solo in Italia; appare dunque evidente che il problema è rilevante e necessita di efficaci e tempestive forme di intervento. Avendo individuato la presenza eccessiva di Non Performing Loans (NPLs) nei portafogli bancari tra le cause di fallimento degli istituti, in prima battuta si potrebbe pensare che la soluzione più immediata e semplice sia rappresentata dalla diretta

79 È stato già trattato nei capitoli precedenti il ruolo di intermediario tra soggetti in surplus e quelli in deficit di

risorse rivestito dagli istituti bancari. L’insolvenza delle imprese nelle quali la banca ha investito può tradursi nell’incapacità di quest’ultima di rispettare gli obblighi nei confronti dei propri creditori, i depositanti.

80 Banca d’Italia, Circolare n. 262 del 22 dicembre 2005, aggiornamento 22 dicembre 2014, Il bilancio bancario:

schemi e regole di compilazione

65 cancellazione delle poste compromesse dal bilancio della banca in analisi. In questo modo però il dissesto sarebbe solo ignorato e non sanato, con effetti negativi sia per l’istituto che per il mercato nel suo complesso: la cancellazione di poste dell’attivo comporta la diminuzione dello stesso e la conseguente registrazione di una perdita di esercizio. Inoltre i crediti in esame sono stati sì dichiarati deteriorati, ma ciò non implica che in futuro non siano in grado di produrre una qualche forma di reddito; la loro cancellazione rischierebbe di eliminare poste che in realtà potrebbero essere ristrutturate diventando così generatrici di profitto. Qualsiasi impresa in perdita risulta destinata al fallimento se non è capace di sanare i propri bilanci, il crack di una banca comporta inoltre tutta una serie di conseguenze a livello sistemico come già osservato nel capitolo precedente. Questi i motivi per i quali l’eccessiva presenza di crediti non performing nei bilanci bancari debba essere corretta e non semplicemente eliminata.

Il regolamento UE N. 806/2014, operativo da gennaio 2016, indica i possibili strumenti di risoluzione applicabili agli enti creditizi e alle imprese di investimento, al fine di correggere una situazione di “mercati interbancari illiquidi e attività transfrontaliere diminuite a causa

di timori di contagio e della mancanza di fiducia nei sistemi bancari nazionali degli altri paesi e nella capacità degli Stati membri di sostenere le banche.” 82

La nota introduttiva numero 68 riporta quanto segue “Gli strumenti di risoluzione dovrebbero

comprendere la vendita dell’attività d’impresa o delle azioni dell’ente soggetto a risoluzione, la costituzione di un’entità-ponte, la separazione delle attività non in sofferenza dell’entità in dissesto da quelle deteriorate o in sofferenza, e il bail-in degli azionisti e dei creditori dell’entità medesima.”

Troviamo così tra le soluzioni di intervento indicate nella fonte europea la creazione di una bad bank, ossia l’alienazione delle poste compromesse dal bilancio della banca madre e il loro conferimento ad una entità distinta, la bad bank: è infatti lo stesso regolamento a indicare che

“lo strumento di separazione delle attività dovrebbe consentire alle autorità di cedere attività, diritti o passività di un ente soggetto a risoluzione a una società veicolo.”83

La creazione di un tale ente non ha il solo effetto di alleviare una situazione di difficoltà creditoria e contabile, ma anche di rimuovere le conseguenze di asimmetria informativa che una crisi rende maggiormente pronunciate. Questo grazie alla maggiore trasparenza che caratterizzerà le poste di bilancio dopo la loro separazione tra bad bank e istituto madre, alla possibilità di diffondere in modo più esauriente le informazioni relative alla composizione

82 Regolamento UE 806/2016, (1) 83 Regolamento UE 806/2016, (72)

66 dell’attivo delle due entità, permettendo così una maggiore comprensione delle stesse da parte dei soggetti esterni che allacciano relazioni con la banca. La complessa lettura dei bilanci bancari e la presenza di turbolenze nel mercato del credito comportano effetti sia di selezione avversa sia di azzardo morale. Innanzitutto scritture contabili difficilmente interpretabili non consentono di distinguere tra istituti meritevoli o meno di fiducia da parte degli investitori e delle autorità di regolamentazione, con le conseguenze dei possibili comportamenti opportunistici adottati dal management bancario descritti nel capitolo precedente. Inoltre la contrazione dei finanziamenti offerti dagli istituti bancari spingerà dapprima i creditori più meritevoli a uscire dal mercato a causa di condizioni contrattuali eccessivamente onerose, successivamente prevarranno gli effetti di azzardo morale dovendo i debitori assumere comportamenti più rischiosi al fine di ottenere payoff maggiori sufficienti al saldo della propria posizione debitoria. Ciò porterà ad una ulteriore diminuzione di liquidità presente nel sistema aggravando i bilanci bancari con effetti nefasti per l’economia in generale.

Isolando la parte compromessa dell’attivo di bilancio da quella buona, la bad bank potrà agire sulle poste deteriorate sanandole e contemporaneamente consentirà il corretto funzionamento delle attività generatrici di reddito rimaste all’interno della “good bank”, l’istituto madre. Le bad bank non sono una proposta recente, si è infatti assistito a varie applicazioni di questo modello negli ultimi decenni, in particolare in seguito alla crisi dei subprime. Ciò anche grazie alla versatilità di tale strumento data la possibilità di scelta tra diversi schemi, permettendo di adeguare l’ente creato alle peculiarità della singola situazione di dissesto alla quale è applicato. Nei paragrafi seguenti andremo ad analizzare quali sono le diverse modalità di creazione di una bad bank e come sono state utilizzate nel corso degli anni. La conoscenza delle diverse possibilità permetterà di capire in quale misura oggi rappresenti una valida soluzione alle crisi bancarie, facendo particolare riferimento al contesto europeo.

Nel documento Bad bank e asimmetrie informative (pagine 62-69)