• Non ci sono risultati.

Catalogo delle opere della Casa Editrice Giovanni Puccini & Figli Editori

Le prime notizie riguardo al catalogo delle opere della Casa editrice vennero date, nel già più volte menzionato articolo, da Dario Puccini, queste furono solo riportate e scritte sotto forma di elenco nel successivo contributo di Marta Giuliodori, la quale dichiara in nota che la fonte del suo elenco è per l’appunto il figlio dell’editore234. Poiché la Casa editrice non conserva un suo archivio, anche la ricostruzione del Catalogo è affidata a varie fonti, la principale è stata l’Opac Sbn, che, grazie soprattutto alla recente inclusione del CUBI – Catalogo cumulativo del Bollettino delle

pubblicazioni italiane ricevute per deposito legale dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (1886-1957) – ha contribuito ad arricchire notevolmente l’elenco

originariamente proposto da Dario Puccini.

Altra fonte non trascurabile sono stati, anche in questo caso, i carteggi grazie ai quali è stato possibile chiarire alcuni dettagli di pubblicazione, come per esempio la data precisa, oltre che l’inserimento di nuovi titoli spesso non rilevati neppure dalla ricerca sull’Opac.

232

AGP, Lettera di Mario Puccini a Giovanni Papini, 28 settembre 1911.

233 AL, Lettera di Gian Pietro Lucini a Renzo Boccardi, busta 67, fascicolo d, c.25, datata 8 giugno 1912. Le nottole ed i vasi uscivano lo stesso anno presso Puccini, Ancona.

234 Marta Guliodori, “Casa Editrice «Giovanni Puccini & figli»”, in Giorgio Mangani (a cura di), Editori e Librai nell’Ancona del Novecento, cit., p. 40.

80

Proponiamo il Catalogo scandito in base agli anni di pubblicazione, non siamo riusciti a risalire per tutte le opere alla collana di appartenenza, diamo per tanto tale informazione solo quando ne disponiamo.

1910

Giuseppe Lipparini, I canti di Melitta, Collana poetica, 1. Massimo Bontempelli, Settenari e sonetti, Collana poetica, 2. Giuseppe Gigli, Visioni e paesi: versi, Collana poetica, 3. 1911

Federigo Tozzi, La zampogna verde.

Luigi Capuana, Perdutamente, Anime a nudo, 1.

Giuseppe Lipparini, L’osteria delle tre gore: romanzo, Anime a nudo, 2. Adelaide Bernardini, Amaritudini, Anime a nudo, 3.

Grilli Alfredo, Idee e ritmi d’amore nell’opera carducciana.

Giovanni Papini, L’Altra Metà: saggio di filosofia mefistofelica, Problemi eterni, 1. 1912

Emilio Cecchi, Studi critici.

Mario Puccini, L’Ultima crisi, Il teatro italiano, 1. Enrico Pea, Montignoso.

Heinrich Heine, Reisebilder: figure di viaggio, traduzione di Fernando Palazzi. Giacomo Ungarelli, Delle Canzoni delle gesta d’oltremare di Gabriele D’Annunzio. Fortunato Rizzi, Il dissidio. Storia intima in versi.

Gian Pietro Lucini, Le Nottole ed i Vasi.

Giovanni Zuccarini, Schegge e sprazzi. Prose critiche e civili.

Michele Saponaro, Resolacci. Novelle, Collezione economica di romanzi e novelle. Mario Puccini, La viottola, Collezione economica di romanzi e novelle, 2.

Alessandro Chiappelli, Idee e figure moderne. Figure I.

Decio Felcini, L’educazione nel Galateo di monsignor Della Casa e nel De Libris di J.

Sadoleto.

Luigi Orsini, L’Alloddola. Romanzo, Anime a nudo, 3235.

Cosimo Giorgieri Contri, Vestibolo della vita. Novelle, Collezione economica di romanzi e novelle.

Sfinge, Novelle Romagnole, Collezione economica di romanzi e novelle. Domenico Simonetto Silvestri, Schianto. Novella.

Francesco Cucca, Veglie Beduine. Luigi Orsini, Fra i palmizi e le sfingi.

235

Il numero seriale nella collana è dato dal CUBI, mentre lo stesso numero è stato da noi assegnato anche alla raccolta di Adelaide Bernardini, moglie di Luigi Capuana, sulla base di una lettera del celebre teorico del Verismo all’editore nella quale scrive: «Ada aspetta ansiosamente, da vera giovane autrice, gli estratti dei giornali che hanno parlato di Amaritudini», (Sara Zappulla Muscarà, Luigi

81 Giovanni Borelli, Gente Latina.

1913

Giuseppe Lipparini, L’ansia, Collana poetica, 4. Paolo Orano, Altorilievi.

Fernando Palazzi, Sem Benelli. Studio biografico critico.

Giovanni Papini, Ventiquattro cervelli. Saggi non critici, Problemi eterni, 2. Sem Benelli, Ricordo di Giovanni Pascoli. Orazione.

Abdon Altobelli, Ricordi Carducciani.

Alessandro Chiappelli, Idee e figure moderne. Idee moderne II. Balduino Bocci, Giacomo Leopardi. Rivendicazioni.

Arturo Vecchini, Arringhe penali.

G. A. Sanguineti, Canzoni Perverse, Collana poetica.

Gian Pietro Lucini e Innocenzo Cappa, Il Tempio della Gloria. Carlo Linati, Duccio da Bontà.

*** Mario Puccini, Piccolo Mastro Spirituale, 1916236.

Dalla ricerca sull’Opac, sotto la dicitura “Puccini”, risultano anche opere stampate dalla tipografia paterna, ma che con tutta evidenza non rientrano all’interno del progetto editoriale di Mario, poiché non presentano alcun carattere letterario237.

Gli anni nei quali la Casa editrice attrasse a sé nomi più rilevanti, come si evince dal catalogo, furono i primi due; tra il 1910 e il 1912 Mario Puccini riuscì ad essere l’editore oltre che di sé stesso, anche di Capuana, Papini, Tozzi, Cecchi, Pea e Lucini, mentre nell’ultimo anno di attività si segnalano per rilevanza sul piano nazionale solo Benelli e Linati.

Nonostante fosse titolare di una piccolissima impresa gestita da un autore- editore agli esordi, Mario Puccini riuscì a mettere insieme un’interessante rosa di autori primonovecenteschi e non solo. I nomi di Capuana e Lucini, due intellettuali maggiormente legati alle espressioni letterarie del secondo Ottocento, stanno a testimoniare l’affidabilità del giovanissimo editore. Il giudizio risulta particolarmente valido soprattutto per Capuana che aveva pubblicato in molteplici case editrici di comprovata fama nazionale tra cui Treves.

236 L’opera non presenta l’indicazione della Casa Editrice, che nel frattempo si era sciolta e trasformata in

Studio Editoriale Lombardo, ma solo la dicitura della tipografia presso la quale era stata stampata: Stampato coi tipi della Premiata Ditta PUCCINI,MASSAECOMP. a Senigallia.

237

Vincenzina Pesce Bocca, Correspondance familiere et commerciale: Preceptes, lettres, phraseologie,

documents relatifs aux echanges, 1912; Lorenzo Bucci Casari, Idee sull'atteggiamento del Partito liberale italiano nelle prossime elezioni politiche, esposte alle associazioni costituzionali di Ancona il 3 Luglio 1913, 1913; AA. VV., Ricordo dell'inaugurazione del monumento a Pio IX, 1915.

82

Dunque se già di per sé il catalogo Puccini radunava al suo interno titoli significativi, dai carteggi è possibile avere l’esatta misura di quanto fine fosse, talvolta, il fiuto editoriale del giovane Mario che non ottenne, ma chiese in diverse occasioni di poter pubblicare delle opere che segnarono il corso della letteratura italiana del secolo passato. Il già esaminato caso di Pirandello è solo un esempio; agli esordi teatrali del siciliano possiamo aggiungere la richiesta di pubblicare Un Uomo finito di Papini238, il già menzionato progetto di dare alle stampe Con gli occhi chiusi di Tozzi e la mancata tempestiva accettazione dell’opera di Lucini che ebbe, sola fra le tante pubblicate, il favore di pubblico e critica, L’ora topica di Carlo Dossi239.

Certo pesa sui trascorsi dell’editore la scarsa lungimiranza mostrata nei confronti di Corrado Govoni, che forse – sebbene con i se ed i ma non si faccia la storia – avrebbe risparmiato al poeta di Tàmara la breve stagione futurista.

Le opere poc’anzi elencate insieme a tutte quelle proposte dagli autori che non arrivarono in tipografia formano la storia delle non pubblicazioni, che seppure non hanno meritato un posto nel Catalogo, assolvono alla nobile funzione di definire meglio la statura editoriale di Puccini, chiarire il quadro letterario del primo Novecento, i rapporti con l’editoria e le dinamiche di pubblicazione. Tutti elementi che concorrono a testimoniare quanto l’editoria sia «l’arte di pubblicare il possibile»240

ovvero tutto ciò possa essere recepito e accolto nel campo editoriale determinato dall’analisi del quale si può giungere ad una migliore definizione della storia letteraria di un paese.

2.3

L’avventura milanese e lo Studio Editoriale Lombardo

Nel 1912, a soli due anni dall’avvio della Casa editrice Puccini, dopo aver messo in piedi vari progetti e annunciate diverse collane, compaiono nei carteggi lettere che preannunciano imminenti cambi di programma. La piccola e periferica impresa editrice paterna sembra desinata a chiudere o quantomeno a mutar sede per trasferirsi nella capitale dell’editoria, la tanto celebrata Lipsia italiana, Milano.

Alla base di questa decisione vi fu l’amicizia con due lombardi, Gian Pietro Lucini e Carlo Linati, coi quali – possiamo solo immaginarlo – Puccini dovette avere diversi colloqui prima di avviare un fitto giro di corrispondenza che l’avvocato e poeta

238 AGP, Lettera di Mario Puccini a Giovanni Papini, I faldone, 4 settembre 1911. 239 Appendice Parte I, sezione II, lettera XXIV.

240

83 Lucini raccolse nel suo archivio in un fascicolo, eloquentemente intitolato L’Affare

Puccini – Casa Editrice(?)…241, che documenta la cronistoria della nascita dello Studio Editoriale Lombardo e, unitamente ad alcune lettere contenute nel FMP, pone definitivamente fine alle molteplici e disparate teoria sulla sua genesi.

La Casa editrice, come si verrà dicendo, era gestita da Puccini, Linati e Facchi, i quali erano soci, anche se è vero che, come testimoniano i carteggi, Facchi fu la persona che investì la quota di capitale maggiore e ottenne il ruolo di gerente dell’impresa mentre Puccini e Linati curarono l’aspetto letterario e i rapporti con gli autori.

Scarsa è la bibliografia che documenta l’attività dello SEL, tutta per lo più legata all’approfondimento ora di una, ora di un’altra delle tre figure protagoniste nell’impresa. Dunque a seconda che lo studio verta su Facchi, Linati o Puccini si racconta una diversa storia della Casa. Citiamo a titolo esemplificativo due eloquenti testimonianze. La prima è incentrata su Mario Puccini:

La sempre maggiore fortuna delle sue iniziative editoriali convinse Mario Puccini a tentare il gran salto, da sempre meditato non appena si rese consapevole dei limiti della vita in provincia per le sue ambizioni di scrittore, ma, nondimeno, per la sua ansia innata di conoscere la multiforme realtà umana. E così Puccini si trasferì a Milano, dove aprì dapprima una galleria d’arte e più tardi, nel 1913, una nuova casa editrice, lo Studio Editoriale Lombardo. Non a caso uno dei primi libri stampati a Milano da Puccini fu il saggio Antidannunziana di Lucini nel 1914. […] In pratica si trasferiva anche materialmente nella vera capitale culturale dell’Italia di allora; e infatti a Milano vivevano in quel tempo i più rappresentativi pittori, scrittori e musicisti, tra i quali più facilmente che altrove circolavano le idee, anche perché favorite dalla presenza in città del maggior numero di giornali e di editori. […] Puccini poteva dunque volgere le spalle all’attività principalmente commerciale – quale era quella legata all’impresa paterna che puntava in prevalenza ancora sulla vendita di libri – e dedicarsi con maggior tempo e convinzione all’impegno editoriale e letterario, certo incoraggiato dalla sempre più estesa cerchia di conoscenze ed amicizie strette nell’ambito intellettuale milanese e nazionale242.

La seconda è tratta da un testo in memoria di Carlo Linati:

Facchi è inizialmente il maggior azionista (ne diviene presto proprietario) dello Studio Editoriale Lombardo, di cui probabilmente era compartecipe anche Linati, insieme ai fratelli Puccini di Ancona; la piccola casa editrice di via Ciro Menotti è il terreno ideale per il Linati di allora, e per le sue proposte innovative: cresce in

241 AL, busta 58, fascicolo g. Il fascicolo è quasi integralmente trascritto in Appendice, sezione I. Una

riproduzione della copertina originale si trova poi in Appendice, Dentro l’archivio. Selezione

d’immagini. 242

84

un’aurea di un certo vocianesimo con Amendola, Papini e Prezzolini, ma contemporaneamente guarda alla linea lombarda di ascendenza dossiana, e pubblica Lucini: Antidannunziana, e Bernasconi: Uomini e altri animali; è attenta al frammento con due titoli fondamentali: Prologhi di Cardarelli e I doni della

terra di Linati, cura il racconto tradizionale con Pirandello, Panzini e Pastonchi. È

inoltre un’impresa che matura in una dimensione europea, nella quale possono trovare consenso gli eccentrici irlandesi di Linati, a tutti gli effetti un consigliere di sicuro ascolto243.

Le citazioni contengono informazioni solo parzialmente veritiere, nel complesso entrambe raccontano una storia imprecisa che concede troppo spazio agli editori tralasciando quello che fu il vero motore dell’impresa milanese, Gian Pietro Lucini. Il poeta di Breglia non era nuovo all’ambiente editoriale, sul finire del XIX

secolo era entrato a far parte della Casa editrice Galli, una delle maggiori dell’epoca e per la quale egli stesso aveva pubblicato due volumi: Il Libro delle Figurazioni Ideali nel 1884 e l’anno successivo, il romanzo Gian Pietro da Core. Nella copia semplice del contratto stipulato dal poeta si può leggere che egli vi fece parte con «le funzioni della cura e disbrigo della parte tecnico letteraria»244, mansione che, sempre da contratto, era vincolato a svolgere per tre anni, ma a causa di diversi dissapori, non condividendo l’inclinazione aziendale ad assecondare i gusti del pubblico senza cercare di educarli, Lucini dopo neppure un anno sciolse i suoi vincoli con la Casa editrice mediante una scrittura privata regolarizzata con strumento notarile il 5 gennaio del 1898.

Tra le cause del mancato rispetto dei termini contrattuali vi fu senza dubbio la molto nobile ma idealista teoria sul mestiere di editore che animava la gestione di Lucini:

Io comprendo l’editore come una missione estetica-sociale, forse come un largo e ben inteso mecenatismo, gli altri come un affare di commercio, un’azione di compera e di vendita: sarà, ma l’ingegno, e le opere d’ingegno, sono ben diverse derrate dal vino e dal grano. Piacquemi quindi di rimanere in un canto: la mia

243

Anna Modena, “Itinerari europei, percorsi lombardi. Tra editoria e letteratura del Novecento”, in Alberto Longatti (a cura di), Carlo Linati. A cinquanta’anni dalla morte. Atti del convegno, Como,

1999/2001, CEPU, Como, 2001, pp. 40-41.

244 Per maggiori e dettagliate informazioni si rimanda a Pier Luigi Ferro, “«Un inascoltato proporre».

Lucini editore e Pirandello nella «baraonda» della Casa Editrice Galli”, in Nei giardini del Melibeo.

Gian Pietro Lucini cent’anni dopo, volume monografico di «Resine. Quaderni liguri di cultura», a.

XXXII-XXXIII, n. 137-140, III–IV trimestre 2013 – I-II trimestre 2014, pp. 49-71: 52. Il contributo si può leggere anche in volume, Id., La penna d’oca lo stocco d’acciaio. Gian Pietro Lucini, Arcangelo

85

funzione non è spesso che un inascoltato proporre […]. Non è a dire quanto alcune volte mi annoj, quante concessioni debba fare al commercio, quanti peccati contro l’arte debba commettere, quante privazioni impormi, quante ribellioni strozzate dentro di me […]245

.

La chiusura dell’esperienza editoriale fu per Lucini il movente che lo spinse a scegliere una posizione marginale e ritirata nel panorama della letteratura italiana, decise infatti di abbandonare definitivamente il capoluogo meneghino per «vivere una sorta di parziale e volontario esilio nel romitaggio di Breglia», come scrive Ferro.

Tuttavia, nonostante la cocente delusione, l’ambizione editoriale non si spense del tutto. L’amicizia con Carlo Dossi riaccese in lui l’antica fiamma e insieme elaborarono un progetto che prese forma nella collana “Costumi Milanesi”:

G.P. Lucini, Il diario del pittor Bossi. G.P. Lucini, Stendhal a Milano. Carlo Dossi e G.P. Lucini, Rovaniana.

Carlo Dossi e G.P. Lucini, Un episodio della giovane Italia. N. Sardi e G.P. Lucini, Le ultime lettere di G. Pinchetti. G.P. Lucini, L’ora topica di Carlo Dossi.

Carlo Dossi, La Luciniana.

La tipografia editrice sarebbe dovuta sorgere nelle scuderie del Dosso Pisani, e Lucini e sua moglie, ai quali Dossi avrebbe dato un palazzetto, sarebbero stati i direttori tipografici delle loro opere e gli editori di quelle altrui. La morte di Carlo Dossi, avvenuta nel novembre del 1910, pose fine al progetto246. Lucini comunque non lo dimenticò e non appena ebbe modo di consolidare il suo sodalizio con il giovane editore Mario Puccini pensò bene di riprendere i propositi editoriali degli anni del Dosso Pisani.

245 Queste le parole del poeta conservate in una lettera a Fogazzaro con il quale la Casa Editrice era

impegnata in una trattativa per la riedizione delle Poesie scelte e di Piccolo mondo antico. Cfr. Pier Luigi Ferro, “«Un inascoltato proporre». Lucini editore e Pirandello nella «baraonda» della Casa Editrice Galli”, in Nei giardini del Melibeo. Gian Pietro Lucini cent’anni dopo, «Resine», cit., p. 57.

246 Francesca Castellano, “Sul carteggio Dossi-Lucini. Prima comunicazione”, in Nei giardini del Melibeo. Gian Pietro Lucini cent’anni dopo, Ivi, p. 124.

86

Il primo indizio di un comune progetto editoriale si ravvisa nell’epistolario all’altezza dell’autunno del 1912, quando Puccini scrive una concitata lettera a Lucini:

Genova, 15 ottobre 1912

Caro Lucini,

sono a Genova tre giorni. Ella mi aspetti †…† a Menaggio. Molte cose †…† vedere e commentare; no? Vedremo e parleremo di tante e tante cose. Non dubiti di me e del mio affetto. Ho poi delle idee da [dirle]: credo che lei possa a queste idee essere †…† di esperienza.

Basta fra tre giorni ci vedremo. Saluti devoti

Mario Puccini247

A seguito di questa lettera infatti gli scambi epistolari fra i due, fino alla creazione dello SEL, sono quasi interamente dominati dall’«Affare Puccini» nel quale venne presto coinvolto, su iniziativa di Lucini, anche Carlo Linati che, nel frattempo, introdotto nella casa editrice anconitana, ebbe modo di conoscere anche l’editore Puccini248.

Per poter spostare la casa editrice da Ancona a Milano ed avviare un’impresa più grossa sarebbero stati necessari dei capitali di cui evidentemente un piccolo editore di provincia non poteva disporre, per tanto possiamo ipotizzare che Lucini abbia convinto Puccini a orientare la sua attività editoriale in favore della pubblicazione delle opere del «genio lombardo» – probabilmente con la speranza di realizzare almeno parte del progetto che aveva condiviso con Dossi – e sulla base di questo riuscire ad interessare un folto gruppo di intellettuali estimatori della «linea lombarda» disposti a finanziare la nuova impresa.

Proprio facendo leva su questo aspetto anche Linati si convinse a sposare il progetto e partecipò attivamente alla ricerca dei finanziatori249, ma sulla scelta dei nomi e delle persone nacquero i primi disaccordi. Linati e Lucini erano più inclini a condividere il progetto della casa editrice in fieri con pochi e scelti personaggi illustri

247

AL, busta 58, fascicolo f, c.21, cartolina autografa su carta intestata della Casa editrice, “Casa Editrice G. Puccini & Figli / Ancona – Corso Vitt. Em, 16 – Ancona”. Sul margine sinistro vi sono indicate le collane messe in circolazione dalla Casa in quell’epoca: Anime a nudo, Collana poetica, I viandanti del sogno, Profili di Critici e Raccolta per l’infanzia. Scritta solo sul retro con inchiostro nero.

248 Appendice, sezione I, lettera I.

249 Per approfondire il legame tra Linati e la linea lombarda si veda Angelo Stella, “Perché non resti

solo”, in Alberto Longatti (a cura di), Carlo Linati. A cinquant’anni dalla morte, cit., pp. 11-16. Il primo coinvolgimento di Linati nell’«Affare» è testimoniato da Appendice, sezione I, lettera III.

87 della cultura lombarda, mentre Puccini riteneva che quante più persone fossero coinvolte tanto più il progetto avrebbe preso le dimensioni di grandezza auspicate250 e sulla scorta di questo pensiero non esitò a contattare quel Govoni di cui anni addietro aveva in extremis rifiutato l’opera251. Un po’ perché memore del rifiuto e un po’ perché legato da vincoli di amicizia più antichi il poeta di Tàmara scrive subito a Lucini per saperne di più in merita all’impresa:

Carissimo Lucini, mi scrive Mario Puccini avvisandomi del progetto di aprire a Milano una grande casa editrice con alla testa voi e il Linati, e domandandomi se io voglio entrare a far parte dell’impresa. Non vi nascondo che l’idea mi pare buona; questo non vuol dire che abbia la sicurezza di sortire effetto lusinghiero. Voi che cosa ne pensate? In che misura concorrete all’erezione di detta casa voi e il Linati? Come sarà costituita la società? La quantità di capitale da investire sarà uguale per tutti i soci?252

Nonostante l’inziale interessamento, Govoni non partecipò al progetto e presto il suo nome scomparve dall’epistolario. Molti altri nomi invece fecero solo una rapida incursione per venir subito posti sotto la diffida di Gian Pietro Lucini che, sebbene non fosse né l’editore della casa editrice da trasferire né il maggiore azionista della nuova, fece la parte del padrone al tavolo delle trattative e davanti ai Quaglino, Ricci e Garea Del Forno, proposti da Puccini risponse così:

Mi pare, Caro Puccini, che fuorviate. La società deve essere formata da gente di commerci non da chi scrive, altrimenti diverrebbe una cooperativa d’arti e di mestieri e anche di letteratura. Mi pare che nel caso, ci siano troppi letterati in ballo. Dal canto mio potrei forse scrivere al Quaglino, né autorizzerò mai altri a