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Il catalogo delle opere dello Studio Editoriale Lombardo (1914-1916)

Ricostruiamo il catalogo SEL durante gli anni in cui era gestito dai tre soci. La fonte principale è stata anche stavolta il catalogo Opac Sbn della BNCF. Ci siamo permessi di accludere un’opera del 1916, anno in cui si sciolse la società, solo perché di questa ne fa menzione Linati a Puccini in una lettera e dunque possiamo immaginare

283 Mario Puccini, Milano, cara Milano!..., cit., p. 28.

284Cfr. Anna Modena, “Itinerari europei, percorsi lombardi”, in Alberto Longatti (a cura di), Carlo Linati. A cinquanta’anni dalla morte, cit., p. 41.

285

Ibidem.

286 Patrizia Caccia (a cura di), Editori a Milano (1940-1945), cit., p. 138. Per approfondimenti sull’attività

editoria di Facchi si rimanda a: Glauco Viazzi, Un editore degli anni Venti, «Il Ponte», XXIX (1973), n. 6, pp. 826-839; Claudia Salaris, “Le edizioni milanesi Facchi”, in Claudia Salaris (a cura di), Storia

del futurismo: libri, giornali, manifesti, Editori Riuniti, Roma, 1985, pp. 99-100.; Anna Modena, Prime indagini nell’archivio dell’editore Facchi, «Archivi del Nuovo, Notizie di Casa Moretti», n. 1,

ottobre 1997, pp. 17-35; Ead., Gaetano Facchi: un editore di cultura alle origini del tascabile

popolare. Catalogo della mostra iconografica documentaria, Milano, Biblioteca Trivulziana aprile-

100

che la sua pubblicazione sia stata stabilita nei tempi in cui ancora vigeva l’accordo societario287.

Soffermandosi sull’elenco delle opere proposto è doveroso segnalare il grosso peso esercitato da Puccini nelle scelte editoriali specialmente per quanto concerne il primo anno. Delle sedici opere incluse nel catalogo di ben undici si può affermare con certezza che siano state proposte da Mario, inoltre i diritti di quattro di queste erano stati acquistati dalla Puccini di Ancona e tre facevano già parte del catalogo anconetano (Carlo Linati, Duccio da Bontà; Heinrich Heine, Reisebilder. figurine di viaggio, traduzione di Fernando Palazzi; Arturo Vecchini , Arringhe penali, II edizione con l'aggiunta di due arringhe inedite).

Nel FMP si conservano le lettere che testimoniano gli accordi presi tra Puccini e Papini, Prezzolini, De Bosis e Fiumi288, mentre per Panzini rimandiamo alla lettura dell’introduzione a Viaggi in Italia289

. Per il 1915 possiamo dire con certezza che fu merito di Puccini la pubblicazione di Bernasconi290 e Papini, mentre possiamo presumere, anche se con un buon margine di sicurezza, che vi sia la mediazione del marchigiano anche nelle pubblicazioni di Lipparini, Amendola e Pirandello essendo questi tre tutti autori con cui aveva contatti editoriali da diverso tempo.

1914

Gian Pietro Lucini, Andidannunziana. D’Annunzio al vaglio della critica. Carlo Linati, Duccio da Bontà.

Mario Puccini, Foville.

287 FMP, Lettera di Carlo Linati a Mario Puccini, 23 giugno 1917.

288 La prova degli accordi tra Puccini, Papini e Prezzolini è conservata in FMP, Lettera di Prezzolini a

Puccini, gennaio 1914 oltre che in AGP, Lettera di Mario Puccini a Giovanni Papini, 19 settembre 1913. Anche gli accordi con De Bosis si conservano in FMP, Lettere di Adolfo De Bosis a Mario Puccini: 12 maggio 1913, s.d. 1914 e 4 marzo 1914. Deduciamo invece che la pubblicazione del Fiumi sia stata curata da Puccini da una lettera che ne fa menzione conservata anch’essa in FMP, Lettera di Giuseppe Rovegnani, 9 febbraio, 1915. Non potendo citare tutte le lettere del FMP per ovvie ragioni di diritte d’autore vogliamo però spendere due parole per quelle scritte da De Bosis all’editore poiché si segnalano per la loro diversità. Lo scrittore si mostra molto incerto davanti alla proposta di pubblicare la sua opera poetica, che poi pubblicherà per ragioni dei vincoli di amicizia che lo legano a Puccini, ma la cosa che più stupisce è la sua ostinata rinuncia a qualunque tentativo di réclame nei confronti dei suoi scritti o della sua persona. Rifiuta con convinzione di apporre un ritratto al volume, non vuole che di lui si scrivano soffietti che definisce «necrologi» ed p pronto a far valere la sua posizione a rischio di compromettere la sua amicizia con Puccini giungendo addirittura a formulare una sorta di minaccia nel accomiatarsi dall’editore in chiusura alla lettera: «Spero bene che più, caro Puccini, vi piaccia, come a me, essere buoni amici che pubblicare un libro di versi» (FMP, Adolfo de Bosis a Mario Puccini, s.d. 1914).

289 Alfredo Panzini e Mario Puccini, Viaggi in Italia 1913-1920, cit., p. 6.

290 In una lettera del 1919 Bernasconi dice di dovere dei ringraziamenti a Puccini per quanto fece per il

101 Heinrich Heine, Reisebilder. figurine di viaggio, traduzione di Fernando Palazzi.

Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, Vecchio e nuovo nazionalismo.

William Butler Yeats, Tragedie irlandesi, Versione proemio e note di Carlo Linati. Alfredo Panzini, Donne, madonne e bimbi.

Alfredo Panzini, Il romanzo della guerra nell'anno 1914.

Giuseppe Gabetti, Le affinità elettive del Goethe come espressione di una crisi

pessimistica.

Woodrow Wilson, La nuova libertà: invito di liberazione alle generose forze di un

popolo.

Johannes Harring, Guida al pronto soccorso in famiglia, negli Ospedali e in Guerra, traduzione di Nina Facchi, prefazione del Dott. Ambrogio Beltramelli.

Adolfo De Bosis, Amori ac silentio e le rime sparse. Giannotto Bastianelli, Saggi di critica musicale. Lionello Fiumi, Polline: liriche.

Arturo Vecchini, Donne, profeti, eroi: conferenze e discorsi.

Arturo Vecchini , Arringhe penali, II edizione con l'aggiunta di due arringhe inedite. 1915

Fëdor Mihajlovič Dostoevskij, I ragazzi, tradotto da Eva Kuhn Amendola. Luigi Pirandello, Erba del nostro orto.

Carlo Linati, I doni della terra.

Giovanni Papini, La paga del sabato : agosto 1914-1915. Giuseppe Lipparini, La donna che simulò.

Amendola, Giovanni, Etica e biografia. Mario Carli, Retroscena.

Ugo Bernasconi, Uomini ed altri animali.

Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano, Mia Madre. Arnaldo Agnelli, Pagine della vigilia (1914-1915).

Antonietta Martinazzoli, La lirica di Giovanni Bertacchi.

Vittorio Mariani, Il ragazzo esploratore : manuale d'istruzione per i boy scouts italiani. Maria Giusta Catella, La casa senza lampada.

Eucardio Momigliano, Le leggi della nostra guerra.

Johannes Haring, La donna infermiera : guida di pronto soccorso in famiglia, negli

102 Bertarelli.

Sereno Locatelli Milesi, In corte d'assise. Arringhe. Nino Mortara, Il soldato e la sua vita.

Emanuele Di Castelbarco Pindemonte, Pause e motivi. Manlio Marinelli, La poesia di Severino Ferrari. 1916

Vincenzo Cardarelli, Prologhi.

***

Una ricostruzione sull’attività editoriale di Puccini sarebbe incompleta senza la menzione del ruolo di direttore di collana che ricoprì nell’immediato dopoguerra, dopo essersi trasferito a Roma. Quest’ultima e fugace permanenza del marchigiano in campo editoriale viene a testimoniare le cambiate condizione del settore nei confronti dei letterati. Come si disse nel capitolo precedente, riportando una riflessione di Decleva, dal primo dopoguerra il letterato-editore perse gradualmente il suo ruolo dirigenziale per venire assorbito nell’industria libraria in posizione subalterna a quella dell’editore ridefinendo la sua posizione nell’editoria. Puccini, attraversando le due fasi in questione, ne offre una eloquente testimonianza.

Nel 1920 iniziò a collaborare con la casa editrice Urbis di Camillucci e Stella che lo nominarono direttore della prestigiosa, almeno nelle intenzioni, collana “I Migliori Novellieri del Mondo”291

. Era stata pensata come una collezione in sessantaquattresimi, ma rilegata in raso e da vendersi a non meno di £.4 a volume292. Il progetto era ambizioso, per dargli vita si erano presi molti contatti e non solo italiani. Il direttore infatti si premurò a mettere a frutto molte delle recenti amicizie strette in terra spagnola (Eugenio D’Ors, Azaña, Valle-Inclán e Pérez de Ayala)293

a cui avrebbe affiancato i volumi contenenti le novelle di Verga, De Roberto, Cantoni, Albertazzi. Si

291 Possediamo pochissime indicazioni bibliografiche in merito alla Urbis e al progetto della collana

diretta da Puccini, tutte le informazioni in nostro possesso sono state desunte da Giuseppe Traina,

«Voce piccola la mia, ma forse non vana». Il carteggio inedito di Mario Puccini con Verga e De Roberto, cit., p. 7-88.

292 Lettera di Mario Puccini a Giovanni Verga, 25 agosto 1920, Ivi, p. 34. 293

Non approfondiremo questo aspetto nella Seconda Parte del Presente lavoro dal momento che questa è dedicata allo sforzo che Puccini fece per la diffusione della letteratura italiana in Spagna, per maggiori approfondimenti cfr. Francesca Corrias, “Editoria di inizio secolo: l’esempio di Mario Puccini nella mediazione editoriale tra Italia e Spagna”, in Carmela Pierini, Sara Carini, Elisa Bolchi (a cura di),

103 pensava ad una collana dal carattere moderno, tutti i volumi sarebbero stati preceduti da una prefazione, una bibliografia ed un ritratto.

La collezione venne bruscamente interrotta dai dissensi tra i due editori che nel 1922 chiusero la casa editrice. Puccini riuscì a pubblicare solo cinque volumi: Giovanni Verga, Cos’è il Re; Tolstoj, Pagine Umane; Adolfo Albertazzi, Sotto il sole; Unamuno,

Perché essere così? Novelle e Pellico, Rafaella294. Chiusa l’esperienza con la casa

editrice romana il marchigiano non rivestì più ruoli ufficiali nel settore editoriale, le sue incursioni si limitarono a sporadiche prefazioni, curatele o traduzioni: il letterato-editore Puccini che aveva messo a dura prova il suo negozio nella capitale dell’editoria, uscì definitivamente di scena nella capitale del Regno.

294

Giovanni Riciotti nella “Prefazione” alla traduzione italiana di Da D’Annunzio a Pirandello sostiene che i volumetti pubblicati fossero una ventina, cfr. Mario Puccini, Saggi Letterari. Da D’Annunzio a

Pirandello, cit., p. 8. Ci limitiamo a seguire invece le indicazioni fornite in Roberto Pirani, Bibliografia di Mario Puccini, cit., p. 103.

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Capitolo 3:

Gian Pietro Lucini e Mario Puccini: cronistoria di un sodalizio editoriale

Non amo correre: chi corre non sente, né pensa: chi corre si dispensa, nucleo vertiginoso dentro un alone di polvere; vi soffoca e si acceca. Amo il passo sonoro dell’uomo che scande sul cammino la propria coscienza sicura […]. Amo sapere dove pongo il piede: amo far mio, dalli occhi, nella mente il paesaggio che mi comprende.

(G.P. Lucini, Protesta contro le macchine che corrono e che volano)

La fortuna di Gian Pietro Lucini, se mai ebbe fortuna, si deve senza dubbio, almeno per quanto concerne il secondo Novecento e in parte i giorni nostri, a Edoardo Sanguineti che decise di incoronare il poeta di Breglia come «primo fra i moderni» cercando di guadagnargli un posto, e da apri fila per giunta, nel “museo” della poesia novecentesca295. A seguito della risistemazione sanguinetiana si è prodotto un nuovo interesse per l’opera di Lucini volto ora ad approfondirne i legami con il Futurismo296

, ora a chiarire i modi del suo “attraversamento”, per dirla con Montale, di D’Annunzio297, ora a studiarne l’opera in sé298

.

In questa sede cercheremo di inquadrare Lucini sotto una prospettiva editoriale, delineando le tappe che lo portarono dall’Edizioni di «Poesia» di Marinetti alle imprese editoriali di Mario Puccini, venendo così a inserire nella nostra ricostruzione i due

295

«Qui si tenta appena, per incominciare […] di fare proprio di Lucini un poeta da museo (nel senso buono). Si suggerisce che Lucini è il primo dei moderni […]. Perché è lui il grande alfiere e il praticante principe da noi del verso libero. È lui lo sperimentatore a livello europeo […] di tutte le direzioni decisive della cultura del suo tempo, cioè di quelle che poi decideranno del Novecento in quanto Novecento» (Edoardo Sanguineti (a cura di), Poesia del Novecento, vol. I, Einaudi, Torino, 1969, p. XXXIX).

296 Si rimanda al numero monografico Lucini e il Futurismo, «Il Verri», n. 33-34, ottobre 1970, nato

proprio sulla scorta dell’antologia di Sanguineti.

297

Si vedano Fausto Curi, “Per uno straniamento di Lucini”, in Lucini e il Futurismo, «Il Verri», cit., pp. 199-248 e Gian Pietro Lucini, Il Libro delle Figurazioni Ideali, a cura di Manuela Manfredini, Salerno Editrice, Roma, 2005.

298 Per un quadro puntuale della bibliografia su Gian Pietro Lucini si rimanda a Manuela Manfredini,

105 grandi dissidi luciniani, quelli contro Marinetti e D’Annunzio299

, entrambi vissuti nello spazio dell’esemplare sodalizio editoriale con il giovane Mario Puccini.

La nostra maggiore fonte saranno ancora una volta, come lo furono nel precedente capitolo, i carteggi. Le lettere ci permetteranno di ricostruire tanto il rapporto di amicizia quanto quello editoriale, entrambi vissuti sul filo della corrispondenza ed affidati a perpetua memoria agli archivi.