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Gli articoli sulle riviste: un bilancio in passivo

Bisogna riconoscere all’irregolare Sánchez Rojas di essere, fra tutti i mediatori letterari, colui che più mostra attenzione per l’andamento progressivo delle relazioni fra Spagna e Italia. Probabilmente perché aveva letto e tradotto i testi teorici che iniziarono il movimento ispanofilo italiano, come i saggi di Carducci o lo studio del Croce sull’influenza spagnola nell’Italia rinascimentale515

. Egli fu il primo a invertire la tendenza, a portare l’immagine dell’Italia fuori da scenari di trincea per riporla in terreni nei quali era più avvezza, dove aveva vinto più battaglie e acquistato miglior fama. Già un anno prima della fine del conflitto mondiale il giovane bohémien traccia un bilancio dell’interesse dell’Italia nei confronti della letteratura spagnola, passando dalla pittoresca immagine che di essa aveva dato De Amicis fino all’attenzione che le case editrici mostravano per la letteratura spagnola contemporanea:

Desde hace algún tiempo, que no ha coincidido ciertamente con la guerra sino que es anterior a ella, comienza a iniciarse en Italia una seria y viva corriente de preocupación por las cosas españolas. [...] No se trata de un interés morboso por lo pintoresco [...]. Nada de descripciones sobre los toros, sobre las chulas, sobre la incontención meridional y sobre las serenatas en Córdoba y Granada a la luz de la luna. La visión pintoresca de Edmondo de Amicis ha pasado de moda afortunadamente. [...] Y un día es Croce el que se fija con amor en nuestros artistas y escritores de los pasados siglos [...] y otro día es Carducci el que estudia nuestro

Romanzero y el que traza un lindo ensayo de interpretación sobre el Quijote [...]. Y

513

Tradurrà per la stessa Casa editrice anche Il Convivio, La Vita Nova, La Locandiera, Le ultime lettere

di Jacopo Ortis, Daniele Cortis, Assunta Spina e Novelle Napoletane (Salvatore di Giacomo).

514 Per maggiori dettagli si rimanda a Cipriano Rivas Cherif , PROYECTO BOSCÁN: Catalógo de las

Traducciones Españolas de Obras Italianas (1300-1939), http://www.ub.edu/boscan [data dell’ultima consultazione: 24.2.2015].

515 Giosuè Carducci, La vida es sueño, Don Quijote y otros ensayos, Edit. América, Madrid, 1918 e

Benedetto Croce, España en la vida italiana durante el Renacimiento, Ed. Mundo Latino, Madrid, 1925.

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Arturo Farinelli estudia constantemente nuestro clásico y actulmente se ocupa de Calderón de la Barca. Y Beccari traduce libros antiguos y modernos españoles en las bibliotecas más conocidas y populares. [...] La curiosidad por las cosas españolas, lejos de disminuir o de convertirse en una corriente pasajera que impone a moda de unos días o el diletantismo de un cenáculo de gente de letra, aumenta más y más cada día. Desde el 1908, en que yo veía como único producto de exportación literaria en los escaparates de los libreros alguno que otro libro de Blasco Ibáñez o de Carmen de Burgos, la cosas han variado por completo. Se ha traducido el teatro de Jacinto Benavante, El político de Azorín, meravillosamente traducido por Gilberto Beccari, La vida de Don Quijote y Sancho y El sentimiento

tragico en la vida y en los pueblos, de Miguel de Unamuno, [...] despiertan todos

los días lo más vivos comentarios y sugieren las glosas más peregrinas. En los índices de los catálogos de los editores Bocca, Treves, Zanichelli, Laterza, etc., comienzan a sorprendernos gratamente libros españoles516.

L’articolo si conclude con la costatazione del debito che la Spagna aveva nei confronti degli intellettuali italiani e con l’augurio di contraccambiare presto l’attenzione ricevuta.

A soli pochi mesi di distanza Díez-Canedo firma un lungo contributo nel quale presenta la letteratura italiana contemporanea passando in rassegna tutti i campi in cui si esprimono i letterati. Non solo si occupa di poesia e di prosa, ma anche di teatro, critica militante e correnti d’avanguardia, fra le quali non manca di segnalare l’ambiente dei vociani e di concludere con il Futurismo di Marinetti che velatamente taccia di mero

divertissment letterario.

Díez Canedo fa saggio di una profondissima conoscenza della letteratura del momento, citando autori ed opere piuttosto inusuali per un conoscitore “esterno” della letteratura italiana. Sul fronte della poesia, ad esempio, accanto ai maggiori, Carducci, D’Annunzio, Pascoli517

menziona i carducciani Stecchetti e Chiarini, Lipparini, Gozzano e Corazzini. Nella prosa – che ammette essere dominata da D’Annunzio, anche se specifica che non sia la narrazione la sua dote maggiore – cita De Roberto, Zuccoli, Pirandello (allora ignoto in Spagna). Quando passa ad occuparsi della critica non manca di fornire anche una lista di intellettuali che si occupano di letteratura spagnola: Croce, Rajna, Savi-Lopez, Schiff, Farinelli, D’Ovidio. L’elenco esclude Mario Puccini, sconosciuto, ancora per poco, alla critica spagnola.

516 José Sánchez Rojas, El interés por España, «España», n. 123, 31 maggio 1917, pp.13-14. 517

Il nome di Pascoli attesta la conoscenza di prima mano e diretta che Canedo aveva della nostra letteratura. Le opere del poeta conobbero una ricezione molto tardiva in Spagna e non vennero tradotte fino alla seconda metà del XX secolo. L’edizione dell’opera completa è addirittura del 2002 come specifica Assunmpta Camps, Traducción y recepción de la literatura italiana en España, UBe, Barcellona, 2014, p. 32.

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L’articolo, oltre che essere una ragionata mostra di quanto succede nelle lettere italiane, si potrebbe interpretare come un invito offerto all’intellettualità spagnola ad occuparsene. Le indicazioni bibliografiche poste a conclusione delle cinque pagine fitte di rassegna letteraria infatti spostano decisamente il tono dalla divulgazione giornalistica al saggio specialistico518.

L’inserimento attivo di Mario Puccini nell’ambiente letterario spagnolo avvenuto nel 1920 e la contemporanea attività di promozione, che conduceva in patria, della letteratura straniera vennero recepite dai vari Sánchez, Canedo e compagni che ne segnalarono la distanza con l’ispanistica che l’aveva preceduto.

Díez-Canedo, nel recensire una miscellanea di saggi scritta da Levi (Nella

letteratura spagnola contemporanea. Saggi, La Voce, Firenze, 1922), istituisce un

confronto contrastivo tra il panorama offerto dal professore e il lavoro di traduzione che stanno compiendo Puccini e Baccari. Egli pone più volte l’accento sul fatto che nel testo di Levi ci siano delle dimenticanze piuttosto pesanti. Certe omissioni tra i narratori spagnoli danno il senso della distanza con quanto avviene nel campo delle traduzioni: «En el libro del señor, Levi dedicado a los novelistas españoles de hoy, nada se dice de Baroja (traducido, sin embargo, en Italia hace años ya), ni de Valle-Inclán, ni de Pérez de Ayala, ni de Miró»519.

Pare dunque che la critica filoispanista sia meno attenta alla contemporaneità di quanto non lo siano invece i traduttori, che a loro modo, nelle prefazioni e negli articoli di giornale, esercitavano una funzione critica lontana dall’onorata accademia, ma più vicina alla produzione contemporanea.

In Los libros españoles en Italia520, Rojas distinguerà il lavoro di quanti si occupano della diffusione della letteratura spagnola tradizionale attraverso saggi critici o raccolte antologiche dal lavoro di mediazione editoriale di Puccini e Beccari; i due piani – quello della critica erudita e accademica e quello della critica militante maggiormente legata al campo editoriale, alla diffusione invece che allo studio – che già si scorgevano nell’articolo di Canedo, vengono ancor meglio scanditi dalla penna di Rojas:

518

Enrique Díez-Canedo, La Literatura Contemporánea. Italia, «Revista General», febrero 1918, n. 5, pp. 1-5.

519 Id., España en Italia, «El Sol», 19 aprile 1922 contenuto in Id., Conversaciones Litararia. Segunda Serie 1920-1924, Editorial Joaquín Mortiz, México, 1964, p. 112.

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Varias casas editoriales han comenzado a publicar libros españoles en Italia. No es de ayer la curiosidad italiana por nuestros hombres y por nuestras cosas. Hace ya doce o catorce años que la revista más prestigiosa entonce en Italia, «Leonardo», dirigida por Papini y por Prezzolini en Florencia, consagraba un largo y sugestivo estudio a D. Miguel de Unamuno. No es tampoco reciente el libro de Salvi López sobre Cervantes. Ni los estudios de Croce, Shiff, Beccari, Papini, Puccini y Farinelli, a cerca de nuestros autores clásicos y modernos. […] Son pocos menos desconocidos antes los escritores españoles. Como ocurre con la labor de difusión que de nuestras letras están llevando a cabo, en varias casa editoriales, Mario Puccini y el infatigable hispanófilo Gilberto Beccari521.

Il critico non manca di mettere comunque in tutta evidenza i limiti della diffusione senza studio previo di una letteratura straniera: spesso questa viene rappresentata da traduzioni di autori poco significativi e indegni di essere esportati. Anche se ciò non è del tutto imputabile all’operato dei mediatori.

Rojas dichiara che la colpa maggiore risiede negli stessi autori che, non vedono nell’Italia un mercato possibile per le loro opere, preferiscono altri paesi esteri come la Francia:

No preside, sin embargo, el mejor gusto en la selección de tales libros. Muy bien que se divulguen todos los escritos de don Miguel [...] de Amado Nervo, de Blanco Fombona, de Azorín y de escritores vigorosos y de positivos valores. Pero a lado de eso, se traducen las cosas de Antonio de Hoyos Vinent [...] y de otros autores de los cuales puede prescindirse, sin grave riesgo para la cultura hispana. Ya desde los tiempos (1908-1910) de la publicación de la revista Rassegna Italiana delle

Letterature Moderne [...] se advertía que, por ausencia y pereza de los escritore de

primera línea, se apoderaban de sus páginas los de secunda, tercera y hasta cuarta clase. [...] Para el autor español existen París, Buenos Aires y Londres, pero nunca Florencia, Roma ni Milán [...]522.

In conclusione rivolge l’attenzione su quanto stia facendo, dal canto suo, la Spagna per la letteratura italiana e ammette che la situazione è altrettanto negativa se non peggiore:

Verdad es que nosotros les pagamos en la misma moneda por culpa, casi siempre, de los editores que no se enteran de nada. Por ahí se traduce y se jalea, por ejemplo, a un Guido da Verona, notoriamente inferior, como novelista, a un Ciro Alvi, el autor de Gloria de Rey y de San Francisco de Asís, que todavía continúa inédito entre nosotros. [...] Y se da, además la vergüenza de que la única lengua culta a la

521 Ivi, p. 14.

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que no se ha traducido todavía la formidable Historia de la literatura italiana de De Sanctis es precisamente la lengua española523.

Due anni dopo, Fombona fa il punto della situazione sulle relazioni tra Italia e Spagna sancendone un graduale e costante avvicinamento letterario. L’editore venezuelano non manca di fare i nomi degli autori più diffusi nei due paesi, dando così una indicazione su una sorta di canone contemporaneo della traduzione. Dall’articolo risulta che gli autori più tradotti in Italia siano Unamuno e Blasco Ibañez per il romanzo, Quintero per il teatro e Antonio Machado per la poesia. Il canone degli autori tradotti in Spagna tradisce l’ascendenza editoriale di Fombona il quale sostanzialmente fornisce il catalogo degli autori italiani della sua casa editrice:

Nosotros, a nuestro turno, hemos traducidos a sus novelistas ya célebres: Giovanni Verga y Grazia Deledda. Del primero Eva y del segundo La niña robada, La vuelta

del hijo. Hemos traducidos a sus buenos críticos: Benedetto Croce, Federico

Oliviero, Francesco de Sanctis; a pensadores como Giovanni Papini (El crepusculo

de los filósofos, Historias inverosímiles), como Virginio Gaida (La convulsión rusa), a los mejores novelistas jóvenes: Alfredo Panzini, Mario Puccini y otros524.

Fombona vede nell’avvicinamento dei due paesi un’ottima soluzione per sottrarsi entrambi dall’eccessiva dominazione letteraria francese rinforzando la sovranità già denunciata da Rojas:

Este anhelo recíproco de conocimiento intelectual desvía un poco de la atención de ambos pueblos de la literatura francesa. Y eso está muy bien. Traer a las letras de cada país, en conjunto, los tesoros de las demás literaturas equivale a enriquecerla. Vivir solo del reflejo de otra literatura equivale a empobrecerla; equivale a reducir el espíritu nacional al estado de satélite525.

La considerazione polemica di Fombona ben rende il clima di insofferenza nei confronti della massiva presenza che la letteratura francese aveva avuto in Spagna fin dalla fine del XVIII secolo. Infatti, se al principio le traduzioni dal francese furono indispensabili per dinamizzare la narrativa spagnola, che attraversava in quel mentre una fase di stallo, alla lunga finirono per oscurare la produzione locale526. Il pubblico iniziò a preferire i romanzi francesi a quelli spagnoli, gli editori videro che era più

523

Ibidem.

524 Rufino Blanco Fombona, Italia y España. Su acercamiento literario, «El Sol», 9 aprile 1924. 525 Ibidem.

526 Luis Pegenaute, “La epoca realista y el Fin de siglo”, in Francisco Lafarga y Luis Pegenaute (a cura

177 conveniente e sbrigativo pubblicare una traduzione piuttosto che un’opera originale e gli autori, nella continua ricerca di entrate di denaro, spesso dedicarono più tempo alla traduzione che alla produzione di opere proprie, collaborando attivamente ad un sistema che li danneggiava, come è evidente da un celebre passo di Larra:

Escribir en Madrid es llorar, es buscar voz sin encontrarla, como en una pesadilla abrumadora y violenta. […] Lloremos, pues, y traduzcamos, y en este sentido, demos las gracias a quien se tome la molestia de ponernos en castellano, y en buen castellano, lo que otros escriben en las leguas de Europa; a los que, ya que no pueden tener eco, se hacen eco de los demás527.

L’egemonia francese venne gradualmente mitigata nel corso della seconda metà del XIX secolo dall’entrata nel mercato spagnolo di traduzioni provenienti anche da altri paesi, ma fu nel XX secolo che la Spagna si aprì completamente alle letterature straniere528.