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Dall’appello di Unamuno a «La Pluma» di Azaña e Rivas Cherif

La relazione epistolare tra Puccini e Unamuno557, nata nel seno dell’entusiasmo chisciottesco e mantenuta anche durante la Grande Guerra, produsse interessanti risvolti culturali a partire dagli ultimi scorci della prima decade del Novecento. In quel mentre Puccini compiva i primi passi nell’impresa di diffondere la letteratura spagnola in Italia, compito che lo portò a intensificare i contatti con il paese vicino e a chiedere spesso l’aiuto di Unamuno per ottenere opere ed informazioni delle quali avvalersi nell’intento di aumentare la conoscenza delle lettere spagnole.

I carteggi di quegli anni danno la misura della frenetica attività di promozione che stava portando avanti il marchigiano, impegnandosi sia sul fronte dell’editoria libraria sia su quello dell’editoria giornalistica.

Il primo frutto di questo appassionato impegno a beneficio della letteratura spagnola in terra italiana si produsse quando nel 1918 Unamuno gli inviò Nada meno

que todo un hombre, opera che Puccini si affrettò subito a tradurre e a piazzare sul

mercato editoriale. Ma l’impresa che si rivelò più ardua e lunga di quanto si sarebbe immaginato558. L’attesa e le trattative di pubblicazione gli lasciarono tuttavia il tempo per altre proposte.

Nel ‘19 dà notizia, in una lettera al Rettore di Salamanca, di una nuova casa editrice in fieri presso la quale sarà direttore di una collana nella quale si augura di poter tradurre delle opere di Unamuno e a tal fine chiede di conoscere l’elenco di tutte quelle che ancora non siano state tradotte.

557 La corrispondenza tra Puccini e Unamuno è stata pubblicata anche se non in volume organico. Le

lettere di Unamuno a Puccini sono state trascritte e commentate in Vicente González Martín, La

cultura italiana en Miguel de Unamuno, cit., pp. 288-300; mentre le lettere di Puccini a Unamuno sono

semplicemente trascritte da María Mercedes González de Sande, La cultura española en Papini,

Prezzolini, Puccini y Boine, cit., pp. 194-215. 558

Nada menos que todo un hombre ebbe una storia editoriale tormentata, ricostruibile dalle lettere

inviate a Unamuno: Puccini tradusse l’opera in meno di un mese, avvalendosi di una prima traduzione fatta da una donna spagnola che conosceva bene l’italiano. Al principio doveva pubblicarsi nella «Nuova Antologia», poi per la “Biblioteca Universale” Sonzogno, in seguito presso Carabba e infine dalla Vitigliano diretta da Cavicchioli. Falliti tutti questi tentativi, l’opera venne tradotta anche da Beccari e pubblicata nella collana diretta da Puccini “I Migliori Novellieri del Mondo” insieme ad altre novelle dell’autore (Perché essere così?, Viva l’introiezione, Il tafano, Il canto adamico, La rivincita,

Dall’odio allapietà, Il mistero di iniquità, Solitaña, Lungo il cammino, Questo è veramente un uomo)

con il titolo complessivo di Questo è veramente un uomo (Roma, Urbis, 1921). Puccini si limito a scriverne il prologo. La versione pucciniana della novella di Unamuno si pubblicherà nel 1924 presso Caddeo di Milano con il titolo di Novelas ejemplares. Per ricostruirne la storia editoriale raccontata nel carteggio si veda María Mercedes González de Sande, La cultura española en Papini, Prezzolini,

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Sul fronte giornalistico, scrive articoli sulle opere dello spagnolo e gli propone di collaborare per un settimanale letterario, «La Sera» di Milano del quale sta per assumere la direzione, con l’invio di una lettera mensile su quanto accade nel mondo letterario spagnolo559.

Fu però una lettera del 1920 a dare una svolta all’impegno pucciniano aggiungendo una dimensione al suo operato: da ambasciatore di letteratura spagnola in patria, divenne anche mediatore dell’opera sua e dei suoi contemporanei in Spagna.

A febbraio Puccini informa Unamuno che la «Rivista d’Italia» l’ha incaricato di fare una cronaca mensile sulla letteratura spagnola e pertanto chiede all’illustre amico di intervenire affinché gli editori e gli autori spagnoli gli mandino in redazione le loro novità560. La risposta di Unamuno, che citiamo, giunge nel marzo:

Como le digo se publica ahora muy poco, poquísimo. El precio del papel es enorme y hay diarios que van a tener que suspender su publicación. Lo qua más editan son la Casa Calleja [...] y la Casa Calpe. Yo hablaré a editores y autores pero prefiero hacer un artículo en un diario de Madrid – El Fígaro – hablando de la labor de usted en pro de las letras españolas, de su proposito y excitar así, públicamente, a autores y editores561.

L’articolo promesso non si fece attendere troppo e l’11 marzo «El Fígaro» pubblica l’appello di Unamuno agli autori spagnoli. Puccini viene presentato al pubblico in apertura d’articolo con la menzione di uno dei suoi ultimi lavori, La Vergine

e la mondana, che sarà poi tradotta per la casa editrice Sempere nella collana diretta da

Blasco Ibañez. Riportiamo l’incipit dove si trova anche un’ulteriore conferma della distanza che si avvertiva in Spagna fra l’operato della critica accademica e quello dei mediatori editoriali:

En mi viaje de 1917 a visitar el frente italiano tuve ocasión de estrechar la mano de Mario Puccini, soldado de su patria entonces y con quien estaba yo de antes en relación epistolar. [...] Entonces conocía yo una deliciosa novela suya, Foville, publicada en Milán en 1914. [...] Y esa novela que debería traducirse al español me puse en relación con Puccini: quien luego ha publicado impresiones de la campaña guerrera y una novela de la mala vida de Roma, titulada La Vergine e la mondana. Puccini como tantos jóvenes escritores italianos de hoy, se interesa grandemente

559 La collaborazione unamuniana, accettata prima, verrà rifiutata in un secondo momento. Lo scrittore

propose, come si è detto, Díez-Canedo al suo posto.

560 María Mercedes González de Sande, La cultura española en Papini, Prezzolini, Puccini y Boine, cit.,

p. 202.

561 FMP, Miguel de Unamuno a Mario Puccini, 5 marzo 1920, trascritta in Vicente González Martín, La cultura italiana en Miguel de Unamuno, cit., p. 294.

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por la literatura española contemporánea. Creo poder asegurar que es hoy en Italia donde mejor, es decir, con más simpática penetración, se conoce nuestra literatura del día. ¡No que sea donde hay más de esos a quienes se llaman hispanistas, no! Hay pocos profesionales del hispanismo, para ventura nuestra; pocos de esos eruditos y envestigadores –¡Oh la investigación!– que acuden a España en busca de tesis de doctorado o de trabajos académicos, muy pocos especialistas en cosas de España. [...] Lo que necesitamos es que [...] los que tienen una curiosidad omnilateral se detengan alguna vez en lo nuestro, o más bien, que lo nuestro logre alguna vez detener su atención. Y de esto curiosos de universalidad es Puccini, y es de los jóvenes literatos –un novelista, no un erudito de novelerias– que ha detenido su mirada a nuestra España562.

In conclusione Unamuno invita gli editori e gli autori ad assecondare la richiesta del giovane scrittore italiano:

Mario Puccini se ha comprometido a publicar en la Revista de Italia, una de las mejores de allí, una crónica mensual sobre literatura española, y me pide que le facilite su trabajo, que pida aquí a editores y autores que le invíen su novedades. Y yo desde estas columnas se lo advierto a éstos. Si quiere que se dé noticias de sus obras en la Rivista d’Italia, envíenselas a la radación de ésta: Corso Venezia, 48, a Milán, a Mario Puccini563.

Nonostante l’impegno di Unamuno, a maggio Puccini lo informa che gli editori non hanno mandato alcun libro564. La notizia non stupisce affatto lo spagnolo che, con stretto giro di posta, gli invia l’articolo pubblicato su «El Fígaro» non mancando di esprimere il suo scontento nei confronti dei propri connazionali:

Adjunto va, mi querido amigo, la noticia que publiqué en «El Fígaro» del 11 marzo. Y por lo visto apenas ha producido efecto. Después escribí a Andrés González Blanco y a algún otro que le enviasen lo suyo. De los editores no hay que esperar nada, pues no les interesan que nos conozcan fuera de los países de lengua española las obras y con las traducciones nada ganan. Y los autores son tan apáticos. Yo creo que se equivocan, hasta económicamente, unos y otros565.

Intanto nel giugno usciva il primo numero della rivista letteraria «La Pluma» e probabilmente i direttori, don Manuel Azaña e Cipriano Rivas Cherif, si rivolsero a

562 Miguel de Unamuno, A nuestros autores, «El Fígaro», 11 marzo 1920, consultato presso la Casa

Museo Miguel de Unamuno a Salamanca.

563

Ibidem.

564 María Mercedes González de Sande in La cultura española en Papini, Prezzolini, Puccini y Boine, cit.,

p. 203.

565 FMP, Miguel de Unamuno a Mario Puccini, 22 maggio 1920, trascritta in Vicente González Martín, La cultura italiana en Miguel de Unamuno, cit., p. 296.

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Unamuno per aver qualche inedito da pubblicare. In una lettera, conservata nella BNE,

Sala Cervantes, il basco risponde circa gli inediti e poi aggiunge:

¡Como recuerdo nuestro viaje del 1917! Y aquel †...†! Mario Puccini, un anterior amigo mio, que nos presentó el general Díaz, traduce ahra cosas españolas y habla de ellas en revistas. Envienle «La Pluma» y hagan porque los autores le envien libros. Sus señas son:

Mario Puccini Villetta Puccini Gavirata, Lago di Varese566.

L’invito di Unamuno non produsse l’invio degli attesi e tanto invocati libri. Azaña, con la collaborazione di Rivas Cherif, scrisse a Puccini nel luglio una lettera in italiano distorcendo, a vantaggio della sua rivista, quelle che erano state le parole di Unamuno:

Egregio amico,

il comune amico Don Miguel de Unamuno, col quale ebbi il piacere di salutarla nel mio breve soggiorno al fronte italiano durante la guerra, mi raccomanda alla sua gentilezza, per ottenere dagli autori suoi compatrioti i libri nuovi da fare la recensione in questa mia rivista «La Pluma», il cui secondo numero le mando. Spero che ella abbia ricevuto il primo numero de «La Pluma», che continuerò a inviarle d’ora in poi. Sarà per «La Pluma» un grande piacere di poter stabilire una comunicazione costante coi letterati italiani.

La prego illustrissimo amico di volerla accettare coi cordiali saluti del suo devoto

Manuel Azaña567

Nella successiva lettera, che ipotizziamo sia di risposta ad una di Puccini in cui probabilmente il marchigiano deve aver avanzato la sua candidatura per collaborare alla rivista, Azaña si dice felice di contare su di lui e definisce i dettagli della collaborazione:

Caro amico,

grazie infinite della generosità con che lei mi offre una collaborazione così preziosa. Gli articoli – Cronica italiana, Letras italianas, come vi pare meglio il titolo generale? – poiché «La Pluma» è mensile, e date le circostanze difficili, non potrà aumentare le sue pagine in questi primi numeri, basteranno per adesso uno ogni due mesi. Così non abuseremo troppo della di lei liberalità […]. Nel prossimo di settembre annunzieremo la vostra collaborazione e voi potreste mandarci l’articolo verso l’otto o il dieci, non più tardi del quindici (settembre) per essere

566 BNE, Mss. 22128/26.

567

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pubblicato col numero di ottobre […]. Gli articoli lunghi non più di otto pagine e non meno di quattro568.

L’appello di Unamuno aveva dato buoni frutti, anche se non quelli che Puccini immaginava. Iniziava così la sua collaborazione con «La Pluma». Il suo primo articolo uscì con il numero di ottobre, come richiesto da Azaña, la partecipazione alla rivista durò fino alla chiusura della medesima, nel giugno del 1923.

2.2

«La Pluma», tre intensi anni di vita letteraria (1920-1923)

L’idea di dar vita alla rivista «La Pluma», che fece la sua comparsa nel giugno del 1920, nacque dalla precedente esperienza di Azaña e Rivas Cherif per il parigino «El Fígaro»569. Una volta tornati in Spagna grazie all’ausilio economico del deputato Amós Salvador decisero di fondare una propria rivista letteraria570. Questa era il riflesso dello spirito di Azaña e della sua idea di letteratura. Egli le diede il nome e scelse il motto, «La Pluma es la que asegura –castillos, coronas, reyes– y la que sustenta leyes», che tante volte aveva letto negli archivi delle sentenze giuridiche castigliane. Si potrebbe quasi dire che fu come una figlia; Azaña la alloggiò perfino presso casa sua, la redazione e la direzione della rivista coincidevano infatti con il suo domicilio in calle de Hermosilla. La tipografia era quella dei fratelli Sáez, nelle vicinanze di Noviciado.

I primi collaboratori, nonostante non vi fosse il capitale necessario per ricompensarli, furono grandi nomi della letteratura come Valle-Inclán, Unamuno e Juan Ramón Jiménez. La rivista attirò su di sé l’attenzione del mondo delle lettere spagnole anche per la pungente ironia con la quale esordiva. Nel primo numero, in luogo del consueto elenco dei collaboratori e dei redattori, nero su bianco, venivano invece i nomi di quelli che non vi avrebbero collaborato, fra i tanti, quelli che veramente desideravano

568

Ivi, 4 agosto 1920.

569 Cipriano Rivas Cherif, Retrato de un desconocido: Vida de Manuel Azaña (seguida por el epistolario de Manuel Azaña con Cipriano Rivas de Cherif de 1921 a 1937), Grijalbo, Barcellona, 1981, p. 78. 570

«Acabamos fundando una revista literaria mensual. Nuestro amigo Amós Salvador, que aprovechando no sé qué circunstancia había passado por París mientras estabámos nosotros, se hizo cargo de nuestro propósito, ofreciéndose a regalarnos la dieta de quinientas pesetas que poco antes se habían adjudicado los diputados españoles [...]. Con ellos teníamos para comprar una partida de papel suficiente y asegurar en ese respecto [...] la vida de La Pluma durante un cierto periódo de prueba» (Ivi, pp. 96-97).

190

colpire erano – per dichiarazione di Rivas Cherif – Ortega y Gasset, Eugenio d’Ors e Pío Baroja571.

«La Pluma» nasceva con il nobile intento di assicurare indipendenza alla letteratura senza doversi dichiarare militanti di una determinata corrente, come si legge nella premessa Dos palabra que no están de más fatta da Azaña:

LA PLUMA será un refugio donde la vocación literaria pueda vivir en la plenitud de su indipendencia, sin transigir con el ambiente; agrupará entorno suyo un corto número de escritores que, sin construir escuela o capilla aparte, están unidos por su ostilidad a los agente de corrupción del gusto y propenden a incontrarse dentro del mismo giro del pensamiento contemporáneo; romperá el silencio, astuto o bárbaro, en que la producción literaria languidece; las letras, proscritas de casi todas partes por los empresarios, alimentarán estos coloquios, donde no se pondrá al olvido ningún esfuerzo personal que nazca de aspiraciones nobles y se presente con el decoro formal indispensable para merecer la atención de inteligencias cultivadas.

LA PLUMA no es otra torre de marfil [...]572.

Vi collaborarono scrittori di tutti i generi, accomunati dalla volontà di rompere il silenzio che albergava intorno alla produzione letteraria573. Vi scrissero intellettuali di tre generazioni – del ‘98, del ‘14 e del ’27 – dai nomi noti e prestigiosi come Unamuno, Valle-Inclán, Díez Canedo, Lorca, Alfonso Reyes, Gómez de la Serna, alcuni di loro ancora non così celebri. Il carattere eminentemente letterario e smanioso di inediti della rivista la portò a beneficiare della pubblicazione esclusiva di opere che avrebbero segnato la storia della letteratura spagnola come la Fedra di Unamuno, El Novelista di Ramón Gómez de la Serna e i primi dodici capitoli del romanzo d’esordio del suo direttore El Jardín de los Frailes che verrà terminato due anni dopo dalla cessazione della rivista.

L’apertura mostrata nei confronti delle lettere nazionali venne confermata anche dalle sezioni, intitolate “Letras”, dedicate alle letterature straniere che davano visibilità al rinnovamento estetico in corso anche negli altri paesi d’Europa. In ciò Mario Puccini vanta un primato. Nell’ottobre del ’20, egli fu il primo ad inaugurare una sezione

571

«Palinodia – Esta revista NO CUENTA CON LA COLABORACIÓN de D. Mariano de Cavia, D. Jacinto Benavente, D. Pío Baroja, D. José Ortega y Gasset, D. Ricardo León, D. Julio Camba, D. Eugenio D’Ors, D. José Martínez Ruiz (Azorín), la condesa de Pardo Bazán, ni, probablemente, con la de D. Gregorio Martínez Sierra. Imponiénsonos cuantiosos sacrificios, hemos adquiridos la seguridad de que no colaborerà en LA PLUMA D. Julio Senador Gómez» (La Pluma. Revista Literaria, (1920-1923), Topos Verlag AG, Vaduz/Liechtenstein, 1980, p. 48).

572 Ivi, pp. 11-12.

573 Juan Domingo Vera Méndez, Del Modernismo al Novecentismo a través de la revistas literarias, cit.,

191 letteraria che non fosse spagnola. Solo in un secondo momento si incorporarono altre “Letras”. Con il numero del mese di settembre del 1921 comparvero Letras Francesas (Jeules Bertaut) e Letras Belgas (Paul Colin), a ottobre del medesimo anno Letras

Alemanas (Paul Colin), Letras Inglesas (Goldring) e, infine, nel mese di marzo del

1922 si inaugurarono anche le Letras Portuguesas (Alfredo Pimenta).

Il primato italiano, concretizzatosi in forza del giro di lettere poc’anzi ricostruito, trova giustificazione anche nella particolare affezione di Cherif per il nostro paese di cui fa chiara ammissione nel recensire un’opera di Puccini, nella rubrica Libros y Revistas, dedicata alle novità bibliografiche dichiarando che «la hermandad hispano-italiana es […] tan indudable, que todo fenómeno social, cuanto más literario, tiene para nosotros doble aliciente por el solo hecho de producirse en un país tan afín al nuestro»574.

Una volta archiviate l’esperienza de «La Pluma», l’apertura all’Europa e la cifra letteraria della rivista saranno recuperate dalla «Revista de Occidente» di Ortega y Gasset575.

2.3

Letras Italianas e De D’Annunzio a Pirandello: la letteratura italiana