determina una eccezionale varietà di paesaggi che caratterizzano e differenziano le singole unità morfologiche.
Fioritura di Rhododendron ferrugineum al Passo Giau (BL), a destra la Gusèla (M. Da Pozzo).
Salix herbacea (R. Frondoni).
F
lora delledolomItIParco Naturale delle Dolomiti d’Ampez-zo; larici-cembreto e sullo sfondo il Monte Cristallo (BL) (M. Da Pozzo).
La bellezza e l’unicità di queste spettacolari montagne, note in tutto il mondo, sono certamente dovute alle peculiarità geologiche e paesaggistiche, criteri che nel giugno 2009, a Siviglia, sono valsi l’ambito riconoscimento di Patrimonio mondiale dell’Umanità, almeno per alcuni gruppi che interessano 5 province: Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento, Udine. Se è vero che i due criteri ecologico-naturalistici non sono stati ritenuti idonei a sostenere l’unicità del bene, è altrettanto certo e innegabile che senza il contributo della straordinaria qualità della copertura vegetale il criterio paesaggistico non avrebbe superato la selettiva prova. Non a caso, infatti, circa il 95% del territorio riconosciuto come area cuore o come area tampone è incluso in aree protette (parchi naturali, riserve o siti Natura 2000).
Dell’attesa pubblicazione monografica di Erika e Sandro Pignatti sull’intero sistema dolomitico, è stato stampato il primo volume dedicato alla vegetazione e ai dati ecologici (2014) mentre non esiste ancora un catalogo floristico organico e aggiornato, pur disponendo di molteplici dati, di solito suddivisi per unità amministrative. Tra i contributi più
recenti, che includono anche aree non dolomitiche, si segnalano: Wilhalm et al.
(2006) per l’Alto Adige, Prosser (2001) per il Trentino (solo lista rossa, ma sono le specie più rare e interessanti), Argenti e Lasen (2004) per Belluno, Poldini et al.
(2002) per i territori friulani. Ancora più recente è la pubblicazione di una lista rossa della Regione Veneto, con dati suddivisi per Provincia e note di testo su vari aspetti di interesse conservazionistico.
Molto più numerosi, e talvolta di ottimo dettaglio, sono i contributi che interessano territori più ristretti o singoli biotopi. A titolo esemplificativo tra i più recenti si segnala una lista floristica di oltre 700 specie riguardanti la riserva naturale di Somadida (Auronzo).
La flora vascolare dell’area dolomitica comprende circa 2.400 entità. Il numero preciso dipende ovviamente dai confini considerati (i fondovalle antropizzati arricchiscono la biodiversità, ma ospitano piante esotiche che diminuiscono il valore naturalistico). Il numero di specie strettamente endemiche è certamente più limitato rispetto a quello di altre celebri aree di interesse floristico (Alpi Marittime, Insubria, Prealpi Carniche, Carso), ma
è davvero straordinario il numero delle specie rare, disgiunte, localizzate al limite dell’areale e, comunque, di interesse fitogeografico.
Una conferma è data dalle liste rosse locali di Argenti e Lasen (2004), Wilhalm e Hilpold (2006), oltre a quella già citata di Prosser per il Trentino. Forse ciò è dovuto, oltre che alle vicende glaciali, al secolare influsso dell’agricoltura che ha
interessato anche praterie alpine a quote molto elevate. Infine i substrati geologici molto diversificati. In generale sono molto ricchi i suoli di origine vulcanica e quelli carbonatico-terrigeni.
Gli endemismi. Nel territorio dolomitico, talora con marginali estensioni in aree limitrofe, sono considerate endemiche le seguenti specie:
- Campanula morettiana, logo del Parco Prato pingue e
relativamente magro con fioritura di Salvia pratensis e Rhinanthus freynii a Selva di Cadore;
sullo sfondo il Monte Cernèra (BL)
(M. Da Pozzo).
Fioritura di Pulsatilla vernalis al Passo Giau;
a destra la Gusèla (M. Da Pozzo).
Nazionale Dolomiti Bellunesi. Vegeta su pareti verticali interessate da correnti di aria umida.
- Primula tyrolensis, su pareti rocciose e sfatticcio con presenza di umidità.
- Sempervivum dolomiticum, logo del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.
Affioramenti di lastroni e fessure con parziale copertura erbosa.
- Rhizobotrya alpina, specie antica in evidente regresso negli ultimi decenni.
Ghiaie umide e apporti detritici colluviali.
- Saxifraga facchinii, su rocce e sfasciumi in ambienti lungamente innevati (di regola oltre 2.500 metri).
- Saxifraga depressa, su fessure, canalini e stazioni in erosione su detrito vulcanico fresco.
- Draba dolomitica, su creste e sfasciumi di alta quota. pertanto, ancora incompletamente conosciute, si rammentano anche, a titolo esemplificativo: Nigritella buschmanniae, una nigritella rossa, chiara, anch’essa esclusiva del Gruppo di Brenta e Festuca austrodolomitica.
Infine, sono state descritte varie entità, a livello di varietà, in prevalenza, con
gli aggettivi dolomitensis, dolomitica, dolomiticum.
Il fascino della flora dolomitica è spesso legato agli straordinari paesaggi, con pareti verticali (le cui colorazioni sono spesso cangianti) che dominano la scena, ornate alla base da estese coltri detritiche, praterie e pascoli con eccezionali fioriture, arbusteti (soprattutto mughete) subalpini, boschi di conifere con abete rosso, larice e pino cembro, e anche una miriade di laghetti, sorgenti, torbiere, stillicidi e ripari sottoroccia frequentati da ungulati selvatici.
I massicci più esterni dell’area dolomitica sono indubbiamente più ricchi a livello floristico e ospitano un maggior numero di rarità, essendo interessati da componenti termofile, mediterraneo-montane e da influssi sudorientali (prealpino-dinarici) oppure occidentali (insubrici).
La flora di base è rappresentata da entità a gravitazione temperata (europee, eurasiatiche, eurocaucasiche), e boreale (incluso eurosibiriche e artico-alpine, quest’ultime rimaste in stazioni di rifugio dopo il ritiro dei ghiacciai quaternari). Le specie di provenienza alloctona restano ancorate ai fondovalle e alle stazioni sinantropiche e solo pochissime tra esse (Erigeron annuus, Impatiens glandulifera) mostrano tendenza a raggiungere anche quote della fascia montana superiore.
I valori eccezionali della flora dolomitica,
Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo;
larici-cembreto e sullo sfondo la Croda Rossa (M. Da Pozzo).
A destra
Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi;
Malga Vette Grandi nella Busa delle Vette;
sullo sfondo le cime dolomitiche delle Pale di San Martino e il Cimonega (M. Da Pozzo).
1.
Campanula morettiana 2.
Sempervivum dolomiticum 3.
Saxifraga depressa 4.
Primula tyrolensis 5.
Rhizobotrya alpina 6.
Saxifraga facchinii 7.
Draba dolomitica
1 4
2
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3
6
7 Gli endemismi delle Dolomiti (M. Da Pozzo).
peraltro, non possono essere compresi e apprezzati se li si considera globalmente.
Ogni gruppo o settore ha la sua peculiare identità che si è tentato di caratterizzare, almeno per la parte bellunese. Nelle Dolomiti Friulane, particolarmente integre con estesi greti torrentizi, spiccano specie quali Arenaria huteri (casmofita), Gentiana froelichii subsp. zenariae (ghiaioni), Primula wulfeniana (firmeti), tutte specie che, salvo un’eccezione da confermare, non superano verso occidente il Piave.
Nelle Dolomiti occidentali dell’Alto Adige, ad esempio, nella zona dell’Alpe di Siusi, spiccano presenze di rarissime specie torbicole quali Carex capitata, C.
heleonastes, C. maritima. In Val Jumèla (gruppo della Marmolada, TN) è stata
individuata una stazione (molto a rischio per interventi relativi a impianti sciistici) del minuscolo e rarissimo Botrychium simplex.
La qualità ambientale dell’area dolomitica è testimoniata dalla rete di parchi e aree protette che includono quello nazionale delle Dolomiti Bellunesi, che ha il suo vertice floristico sulle Vette di Feltre (locus classicus per Minuartia graminifolia, Thlaspi minimum, Rhizobotrya alpina), quello regionale delle Dolomiti d’Ampezzo, quelli trentini di Paneveggio-Pale di San Martino e dell’Adamello-Brenta, quelli altoatesini di Fanes-Senes-Braies, delle Dolomiti di Sesto, Puez-Odle e Sciliar-Catinaccio e quello delle Dolomiti Friulane.
Arbusteti primari. Il piano subalpino dei massicci magmatico-metamorfici delle