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Sicuramente non è da escludere che il passaggio del fuoco possa produrre sulla prateria questo fenomeno ma quando la vegetazione si presenta con evidente

aspetti di orlo e di mantello, si può essere ben certi della presenza di uno spazio ecotonale funzionale e pertanto che tali strutture di vegetazione rientrino in processi dinamici evolutivi post-abbandono.

Prateria mediterranea perenne, in parte ancora utilizzata, nella parte settentrionale del Gargano. Sono evidenti inoltre l’orlo eliofilo ad Asphodelus ramosus e il mantello arbustivo a Paliurus spina- christi (E. Biondi).

C

artograFIa geobotanICaIn ItalIa

Tavola tratta dall’Atlante delle specie a rischio di estinzione (a cura di A. Scoppola e G. Spampinato).

La Cartografia geobotanica ha come obiettivo la mappatura dei fenomeni spaziali e temporali che si riferiscono a flora, vegetazione, paesaggio vegetale, zone di vegetazione, unità fitogeografiche.

È stato Rübel (1912) ad usare per primo il termine di Cartografia geobotanica, per quanto in riferimento soltanto alla cartografia della vegetazione, mentre più tardi il suo significato si è ampliato alla rappresentazione cartografica di tutti gli aspetti fitogeografici, fitocenotici e fitoecologici (Pedrotti 2004).

I temi che si possono rappresentare sulle carte geobotaniche sono molto diversi e variano su più livelli (Pedrotti 2004). Si passa dal livello di popolazione (specie), in cui si fa riferimento alla distribuzione di popolazioni vegetali di determinate specie in un dato territorio (cartografia

di tipo popolazionistico, corologico), al livello di fitocenosi in cui viene elaborata una cartografia dei tipi vegetazionali rinvenibili in determinate condizioni ambientali, al livello del paesaggio vegetale, che corrisponde alla scala usata dalla cartografia geosinfitosociologica o catenale, che si basa sul concetto di geosigmeto dato da Géhu (1988). Nella cartografia fitogeografica, infine, il

livello rappresentato è quello delle unità fitogeografiche, territori della superficie terrestre che vengono distinti in base alla diffusione di specie, generi e famiglie ed in particolare degli endemismi. Esempi di cartografie di questo genere sono state già presentate nel paragrafo dedicato allo studio della corologia.

Un esempio di cartografia la cui tematica si sviluppa a livello di specie è quella floristica, che ha come scopo la stesura di carte di distribuzione su reticolo o per unità geomorfologiche per ciascuna specie considerata in un dato territorio. Si tratta della verifica sistematica della presenza di ciascuna specie considerata in tutte le unità territoriali in cui l’area mappata è suddivisa.

A seconda delle dimensioni delle unità geografiche di riferimento e delle maglie del reticolo, le mappe ottenute forniscono in maniera più o meno dettagliata l’areale locale della specie, fornendo spesso dettagli corologici che altrimenti sfuggirebbero. A introdurre la cartografia floristica in Italia è stato Pignatti (1978) che ha iniziato a cartografare la flora delle Dolomiti e della Laguna di Venezia. I suoi rilevamenti hanno avuto per oggetto il Friuli-Venezia Giulia, dove Poldini nel 1991 porta a termine l’opera con la pubblicazione dell’atlante corologico di questa regione, aggiornando il testo nel 2002 (Prosser 2005).

Per quanto riguarda la vegetazione, le tipologie cartografiche che si possono elaborare sono molto diversificate.

Ad esempio le carte fisionomiche fanno riferimento alla fisionomia della vegetazione e cioè ad una o poche specie dominanti nelle formazioni vegetali (foreste, arbusteti, praterie, etc.), quindi la loro legenda ha voci abbastanza generiche (ad es. foreste di caducifoglie, formazioni di sclerofille sempreverdi, etc).

Si tratta di carte normalmente a piccola scala, che si riferiscono a territori vasti e che costituiscono un primo approccio alla conoscenza della vegetazione di un determinato territorio. Le prime carte della vegetazione prodotte risalgono ai primi anni del novecento e sono di tipo fisionomico. Fra di esse si può ricordare la Carta fitogeografica del Massiccio del Bernina (Svizzera) in scala 1:50.000

di Rübel (1930); le prime elaborazioni cartografiche della vegetazione a piccola scala (< 1:1.000.000) relative all’intero territorio italiano (Fiori 1908, 1936;

Beguinot 1933), cui fecero seguito quelle di Giacomini e Fenaroli (1958), Fenaroli (1970) e Tomaselli (1973).

Altri esempi di carte della vegetazione si hanno nell’ambito della cartografia fitosociologica della Scuola di Zurigo-Montpellier (Braun-Blanquet 1964). In questo contesto a seconda delle unità di riferimento si possono individuare diverse tipologie di carte: carte fitosociologiche della vegetazione reale, delle serie di vegetazione e della vegetazione potenziale.

Le carte fitosociologiche della vegetazione reale rappresentano la distribuzione spaziale delle unità vegetazionali appartenenti ai vari syntaxa del sistema gerarchico fitosociologico (classi, ordini, alleanze, associazioni, subassociazioni, varianti e facies), fornendo una rappresentazione della vegetazione che si osserva sul terreno nel momento in cui viene eseguito il rilevamento. Una delle prime carte fitosociologiche è quella di Braun-Blanquet (1937-1943) e si riferisce ad una zona presso Montpellier in Linguadoca (1:20.000). Successivamente sono state redatte numerose carte della vegetazione reale: si ricordano ad esempio la Carta della Vegetazione del bacino del Fiume Tevere (Avena e Blasi 1978) e la Carta della Vegetazione del Monte Conero (Biondi 1984).

Le carte fitosociologiche delle serie di vegetazione si basano sui concetti di

Tüxen (1979), Rivas-Martínez (1985) e Géhu (1987, 1988), secondo cui la serie di vegetazione è l’insieme spaziale quantificato delle associazioni vegetali che la compongono, riferite ad una porzione di territorio omogenea dal punto di vista ecologico detta tessera o unità ambientale. Queste carte forniscono una spazializzazione dei fattori ecologici (clima, litologia, geomorfologia, etc.) delle serie di vegetazione e del legame dinamico, in termini successionali, che unisce le associazioni che compongono la serie.

Le carte fitosociologiche della vegetazione potenziale fanno riferimento al concetto di vegetazione naturale potenziale di Tüxen (1956), ulteriormente ridefinito da van der Maarel e Westhoff (1973) come la vegetazione che si svilupperebbe in un determinato habitat se tutte le influenze antropiche sul sito stesso e i suoi dintorni cessassero immediatamente e la fase dinamica terminale si raggiungesse subito.

A titolo esemplificativo si è creduto opportuno riportare tre cartografie della Provincia di Ancona per meglio far emergere le peculiarità delle diverse cartografie geobotaniche. La carta fitosociologica, come già detto in precedenza, evidenzia la copertura reale delle diverse fisionomie (arboree, arbustive ed erbacee) qualificate in termini rigorosamente sintassonomici. Nella carta delle serie di vegetazione della Provincia di Ancona è possibile conoscere, ad esempio, come la Vegetazione Potenziale Attuale prevalente faccia riferimento al querceto a Quercus

virgiliana (Roso sempervirentis-Querco virgilianae sigmetum) e a Q. pubescens (Cytiso sessilifoliae-Querco pubescentis sigmetum), rispettivamente nel settore collinare submediterraneo e nel settore collinare e submontano più continentale.

La cartografia dei geosigmeti evidenzia invece le unità di paesaggio o geosigmeti sulla base dell’aggregazione delle serie di vegetazione in relazione alle caratteristiche morfologiche, litologiche e climatiche della Provincia di Ancona.

La cartografia della vegetazione naturale potenziale è soprattutto utile a grande scala (> 1:25.000), in quanto permette di valutare il grado di lontananza della vegetazione attuale dal suo stato finale di equilibrio, e questo rappresenta un dato molto utile in diversi campi applicativi, primo fra tutti quello per la gestione del territorio. Le carte della vegetazione potenziale possono essere realizzate a scale molto diverse a seconda del tipo di ricerca in atto, però normalmente la scala è piccola. In Italia, un primo saggio di questa tipologia di carte a piccolissima scala è riportato da Tomaselli (1961) e Gentile (1968) per la Sicilia, mentre il primo documento unitario del

territorio nazionale vede la luce nel 1970, ad opera di Tomaselli. Successivamente, si segnala il lavoro curato da Pedrotti (1992) nell’ambito della carta della vegetazione potenziale d’Europa in scala 1:2.500.000 (Bohn et al. 2004). Si tratta tuttavia, sempre di carte di estrema sintesi e a piccola scala che necessariamente delineano solo le principali unità fisionomico-ecologiche della vegetazione e non forniscono informazioni dettagliate sugli stadi seriali in una logica dinamica. La più recente rappresentazione dell’eterogeneità potenziale vegetazionale d’Italia è rappresentata dalla Carta delle Serie di Vegetazione d’Italia (Blasi ed. 2010), composta da una carta in scala 1:250.000 che evidenzia l’eterogeneità potenziale vegetazionale del nostro Paese, e da una monografia, a scala regionale, che analizza la vegetazione reale descrivendo i singoli stadi di ciascuna serie di vegetazione.

Nella seconda metà degli anni settanta il Consiglio Nazionale delle Ricerche avviò il Progetto Finalizzato Promozione della Qualità dell’Ambiente, grazie al quale si realizzò un elevato numero di studi territoriali e si gettarono ufficialmente le basi per una cartografia floristico-fitosociologica Carta della

vegetazione della provincia di Ancona.

Scala della pubblicazione 1:300.000

Carta delle serie di vegetazione della provincia di Ancona.

Scala della pubblicazione 1:450.000

Carta dei geosigmeti della provincia di Ancona.

Scala della pubblicazione 1:450.000

come mezzo di evidenziazione di caratteri ambientali e quindi strumento diretto di indagine ecologica. Nel 1999 Biondi cura il volume sulle ricerche geobotaniche condotte a Campo imperatore (Gran Sasso d’Itaia), nel quale le serie di vegetazione si correlano con le biomasse e la qualità fisico-chimica dei suoli. A questo volume vengono allegate due cartografie di estremo interesse, alla scala 1:25.000:

la Carta Fitoecologica del Paesaggio di Campo Imperatore (Biondi et al. 1999) e la

Carta della Biomassa vegetale dei Pascoli di Campo Imperatore (Gratani et al. 1994).

Negli anni sono stati effettuati diversi tentativi di sintetizzare quadri riassuntivi della produzione cartografica vegetazionale in Italia (Bruno et al. 1976, Mondino 1987, Ferrari e Rossi 1990, Pirola e Vianello 1992, Pedrotti 1988, 1990, 1993). Bruno et al. (2003) oltre ad un quadro di sintesi in tal senso, forniscono anche un archivio spazializzato in ambiente GIS delle carte della vegetazione prodotte in Italia.

l

eserIe dI vegetazIonee lavegetazIone potenzIaled

ItalIa A conclusione di numerose ricerche che

hanno coinvolto la gran parte degli studiosi della vegetazione d’Italia si è realizzata la Carta delle Serie di Vegetazione d’Italia in scala 1:250.000, successivamente allestita, per la pubblicazione (Blasi ed., 2010), in scala 1:500.000.

La Carta riporta gli ambiti territoriali (macro unità ambientali) caratterizzati, in relazione alla scala adottata, da una serie di vegetazione prevalente e quindi da una Vegetazione Naturale Potenziale (VNP) definita come la vegetazione che un dato sito può ospitare, nelle attuali condizioni climatiche e pedologiche, in assenza di disturbo (Tüxen, 1956 per una prima

definizione del concetto e Härdtle 1995, Biondi e Blasi 2004a, b per una revisione aggiornata).

A completamento della Carta, venti monografie regionali descrivono in termini fitosociologici e fisionomici sia la comunità vegetale che costituisce la potenzialità di ogni unità cartografata, sia le cenosi che la sostituiscono in presenza di disturbo e che danno luogo nel tempo alla successione di ricostituzione della vegetazione potenziale. La Carta e le monografie regionali costituiscono non solo un prodotto di sintesi di fondamentale importanza ai fini della conoscenza del patrimonio vegetazionale dell’Italia, ma sono anche utili alla comprensione della sua eterogeneità ambientale, valutata in termini qualitativi e quantitativi. Un patrimonio di dati che risulterà essenziale per la conservazione della biodiversità a scala nazionale e regionale dato che rappresenta lo stato attuale delle conoscenze sulla vegetazione italiana nella sua diversità e distribuzione spaziale. Per questa ragione sia la cartografia che le singole monografie regionali sono state un punto di riferimento essenziale per il presente Volume.

La Carta delle Serie di Vegetazione d’Italia è stata realizzata come integrazione di un processo conoscitivo deduttivo e induttivo:

- le unità ambientali (sensu Blasi et al.

2000) sono state ottenute e cartografate attraverso un approccio deduttivo di classificazione gerarchica territoriale basato sui principali attributi ecologici del paesaggio (clima, litologia e forme);

Il volume La Vegetazione d’Italia

(Blasi ed., 2010).

La Carta delle Serie di Vegetazione d’Italia in scala 1:250.000 (Blasi ed., 2010).

- le serie di vegetazione sono state definite in termini sintassonomici e sindinamici mediante l’elaborazione dei dati fitosociologici di campo e l’esperienza degli esperti locali in termini floristici e sinecologici.

Poiché la scala adottata lascia comunque un certo grado di eterogeneità all’interno delle diverse unità ambientali, la serie relazionata a ognuno dei poligoni cartografati è da intendersi come quella prevalente e le eventuali altre serie

Serie di vegetazione Ettari %

Oleo-Querco virgilianae sigmetum 1.517.213,6 5,02

Roso sempervirentis-Querco pubescentis sigmetum 1.206.393,5 3,99 Asparago tenuifolii-Querco roboris sigmetum 1.039.862,7 3,44 Serie della farnia e del carpino bianco (Carpinion betuli)* 878.868,2 2,91 Erico arboreae-Querco virgilianae sigmetum 817.445,6 2,71 Cyclamino hederifolii-Querco ilicis sigmetum 778.651,3 2,58 Daphno laureolae-Querco cerridis sigmetum 646.424,4 2,14 Anemono apenninae-Fago sylvaticae sigmetum 578.540,8 1,91 Physospermo verticillati-Querco cerridis sigmetum 520.213,3 1,72 Serie dei querco-carpineti della pianura alluvionale

(Quercetalia pubescenti-petraeae)* 496.724,0 1,64

Prasio majoris-Querco ilicis sigmetum 490.941,7 1,62 Galio scabri-Querco suberis sigmetum 472.086,7 1,56 Le serie di vegetazione

più diffuse sul territorio nazionale.

subordinate presenti, ma non cartografate, sono descritte nella monografia ove è anche segnalata la loro collocazione ecologica differenziale.

Nel caso di concatenazioni fra serie legate a un gradiente ecologico, o a particolari unità geomorfologiche o fitoclimatiche e non evidenziabili singolarmente alla scala adottata (ad esempio la vegetazione delle valli fluviali o delle coste basse sabbiose), l’unità cartografica è stata qualificata come geosigmeto, lasciando alla monografia il compito di esplicitarne l’articolazione catenale. ovviamente alla collaborazione tra i fitosociologi italiani. Nella preparazione della legenda della Carta e nella redazione delle monografie, la definizione delle singole serie è stata realizzata usando una frase diagnostica che riporta informazioni in merito a: carattere corologico (relati-vamente alla localizzazione dell’unità sul territorio nazionale), caratteristiche edafiche, specie edificatrice (determinante la fisionomia) e comunità più evoluta (associazione della tappa matura, che darà anche il nome latino al sigmetum).

A titolo di esempio per alcune faggete appenniniche la voce di legenda ha la seguente formulazione: “Serie appenninica meridionale neutrobasifila del faggio (Anemono apenninae-Fago sylvaticae sigmetum)”. In relazione alla complessità e variabilità fitogeografica, litomorfologica e climatica del territorio

italiano, le unità della Carta sono risultate tra di loro estremamente differenziate, per estensione e numero di poligoni.

Relativamente all’estensione, ad esem-pio, si passa dai 1.517.213 ettari della serie più estesa (Oleo sylvestris-Querco virgilianae sigmetum) ai poco più di 320 ettari della serie con copertura minore (Junipero hemisphaericae-Abieto nebrodensis sigmetum).

Nella tabella sottostante si riportano le 10 serie di vegetazione, che nel loro insieme coprono poco più del 30% del territorio nazionale (per arrivare al 50% occorre considerare altre 16 serie).

Tra le unità cartografiche con minore superficie (meno di 500 ha) si possono citare:

il geosigmeto appenninico settentrionale della vegetazione primaria d’altitudine (che comprende le associazioni: Sileno exscapae-Trifolietum alpini, Oligotricho-Gnaphalietum supini, Polytrichetum sexan-gularis, Poo-Cerastietum cerastioidis, Salicetum herbaceae), la serie sarda calcicola del carpino nero (Cyclamino repandi-Ostryo carpinifoliae sigmetum) e la serie garganica calcicola del cerro (Doronico orientalis-Carpino betuli sigmetum).

In termini di potenzialità, il nostro Paese dovrebbe avere una copertura forestale pari a circa il 90% della superficie (la maggior parte delle serie di vegetazione cartografate sono infatti di tipo forestale anche se allo stato attuale solo poco più del 30% del territorio presenta cenosi forestali).

Il restante 10% della superficie nazionale è interessata da una vegetazione primaria di tipo erbaceo o arbustivo (fascia alpina e subalpina) e da vegetazione idrofitica e acquatica (acque dolci o salmastre).

* Piccoli lembi residuali di foreste molto frammentate.

Lonicera etrusca (A. Tilia).

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