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L’estremo settore orientale del nostro Paese presenta elementi floristici e vegetazionali di particolare interesse proprio perché in contatto con sistemi

orientali balcanici con i quali nel corso del tempo si sono avuti forti scambi di

flora e di fitocenosi che hanno fortemente differenziato le comunità forestali

appenniniche e, in parte, anche alpine rispetto a quelle centro-europee.

vallone tettonico di Gorizia e polje, il sistema dei laghi carsici (laghi di Doberdò, Pietrarossa, Sablici), la sinclinale del torrente Rosandra, le coste rocciose a strati verticalizzati, nonché le colline marnoso-arenacee sulle quali sono adagiate Trieste e Muggia.

Questo complesso rappresenta da un punto di vista biogeografico l’estrema propaggine della Penisola Balcanica compresa all’interno dei confini d’Italia.

La flora attuale consta di 1.890 entità di cui 347 sono neofite, con netta prevalenza, come in tutte le flore della Regione temperata, delle emicrittofite (41%). L’elevato numero di terofite (25,4%) non dipende tanto da influssi mediterranei sul macroclima, quanto da alterazioni ambientali di origine antropica.

Il contributo alla flora nazionale ammonta a 44 specie, di cui alcune endemiche ed altre

finicole o confinarie, ossia aventi nel Carso giuliano stazioni al limite d’areale (Hieracium schmidtii subsp. lasiophyllum1, Rhinanthus rumelicus, Rorippa lippizensis (Lista Rossa), Scorzonera hispanica).

Laghi carsici. I laghi o per meglio dire le paludi carsiche presenti nel Carso di Gorizia sono fra i pochi rimasti in Italia, essendo stati per la maggior parte dei casi bonificati.

Oltre alle vegetazioni erbacee palustri ancora abbastanza diffuse quali canneti, cariceti anfibi, vegetazioni laminari natanti a potamogeti e ninfee, sono da ricordare alcuni boschi di umidità stagnante a Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa, Ulmus minor e Populus nigra, improntati ancora a marcata submediterraneità.

Coste rocciose e rupi termofile. Le coste rocciose costituiscono un’anticipazione della Dalmazia. La vegetazione rupestre adlitorale, esposta ai venti salini, che si spinge fino ai crinali presenta l’endemica Centaurea kartschiana (All. II e IV di “Direttiva Habitat”, Lista Rossa). Questa è affine a una serie di altre entità endemiche localizzate in stazioni rupestri della costa dalmata.

Sulle rupi termofile non più esposte all’areosol marino vegetano le popolazioni più numerose dell’illirica Campanula pyramidalis assieme a Teucrium flavum e Micromeria thymifolia, dove per illirico si intende una distribuzione corrispondente alla costa occidentale della Penisola Balcanica.

Pareti aggettanti. Su rocce aggettanti in ombra di pioggia è presente, ma molto rara, Moehringia tommasinii (All. II e IV di “Direttiva Habitat”, Lista Rossa) che con Asplenium lepidum (Lista Rossa) forma una associazione imbrifoba, ossia in riparo di pioggia, scaglionata dall’Istria alla Val Rosandra (SE di Trieste), che ne rappresenta l’ultima località verso nord.

Ghiaioni. Il sistema dei ghiaioni carsici può essere suddiviso sulla base della loro mobilità in macereti a forte inclinazione e quindi mobili, con caratteristiche affini ai coni di deiezione alpini, e in detriti carsici, suborizzontali, pressoché immobili (grize), derivanti dalla dissoluzione dei campi solcati (carreggiati, lapiaz).

I primi vengono colonizzati da specie endemiche e unicati2 a livello nazionale quali:

Biscutella laevigata subsp. hispidissima, Drypis spinosa subsp. jacquiniana (Lista Rossa), Euphorbia fragifera, Euphrasia illyrica, Hieracium dragicola, H. hypochoeroides Centaurea

subsp. dalmaticum, Leucopoa (= Festuca) spectabilis subsp. carniolica, Melampyrum fimbriatum, Pseudofumaria alba subsp. alba, Stachys subcrenata subsp. fragilis. I secondi sono colonizzati da Allium horvatii (= A.

saxatile subsp. tergestinum), Iberis linifolia, Sedum thartii.

Praterie steppiche e orli rupestri. Le praterie steppiche secondarie, in quanto derivate per disboscamento, e naturali, cioè insediate su affioramenti rupestri privi di vegetazione arboreo-arbustiva, sono dette anche lande carsiche. Costituiscono i resti di un paesaggio arcaico risalente all’epoca del Bronzo, e si estendono su suoli rocciosi, poveri in nutrienti.

Presentano un numero elevato di specie.

Il declino del pastoralismo e l’impiego di combustibili fossili a partire dal secondo dopoguerra ha reso possibile una fortissima dinamica evolutiva forestale, per cui buona parte delle superfici una volta a pascolo si è rifforestata spontaneamente. Le lande superstiti costituiscono ormai meno del 7%

del territorio. È pensabile che se il processo non viene arrestato soltanto gli orli rupestri potranno ospitare questo elevato patrimonio di biodiversità; è da prevedere che la carenza di spazio porterà alla formazione di popolazioni ridotte numericamente e quindi sottoposte a stress genetico. Si segnalano le principali entità, endemiche e subendemiche, numerose delle quali rappresentano degli unicati per la flora nazionale: Astragalus monspessulanus subsp. wulfenii, Carduus collinus subsp. cylindricus, Centaurea cristata, C. jacea subsp. weldeniana, Crepis chondrilloides, Crocus weldenii, Dianthus sylvestris subsp. tergestinus, Euphrasia illyrica, Genista sylvestris, Gentiana tergestina, Iris cengialti subsp. illyrica (Lista Rossa), Leucanthemum platylepis, Onobrychis arenaria subsp. tommasinii, Onosma echioides subsp. dalmatica, Potentilla tommasiniana, P. zimmeteri, Satureja subspicata subsp.

liburnica, Scilla elisae, Senecio scopolii, Tragopogon tommasinii.

Boschi. La superficie forestata occupa ormai più del 50% dell’area del carso giuliano. Le latifoglie dominanti sono Quercus pubescens (con caratteri di transizione verso Q. virgiliana), Q. petraea e Q. cerris, in estesi consorzi misti con Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus e Acer monspessulanum.

Legati a tipi extrazonali compaiono inoltre Quercus ilex e Carpinus orientalis. Pinus nigra, introdotto per rimboschimenti nel diciannovesimo secolo, si è diffusamente spontaneizzato ed è ormai presente quasi ovunque conferendo al paesaggio una nota inconfondibile.

Molto diffusi vi crescono alcuni endemismi che collegano questi boschi all’area balcanica nella facies istro-dalmatica: Helleborus dumetorum subsp. illyricus, H. multifidus subsp. istriacus, H. x tergestinus, Paeonia officinalis subsp.

banatica.

Mantelli e orli forestali. L’estensione raggiunta dai mantelli a Cotinus coggygria è molto elevata. Essi hanno sostituito quasi ovunque le praterie steppiche. Rappresentano un elemento seriale che porta in tempi piuttosto lunghi alla tappa matura o finale di boschi edafoxerofili a Quercus pubescens.

Drypis spinosa subsp.

Su suoli più evoluti e leggermente acidificati per decalcificazione si costituiscono mantelli a Juniperus communis la cui tappa finale è generalmente costituita da boschi a dominanza di Quercus petraea e/o di Q. cerris.

Gli scotaneti sono caratterizzati dalla costante presenza di Frangula rupestris, che nel Carso giuliano presenta le più consistenti popolazioni d’Italia, e da Prunus mahaleb subsp. fiumana endemismo istro-dalmato.

Negli scotaneti si rinviene altresì Rhamnus intermedius (= Rh. adriaticus) (Lista Rossa), endemismo illirico che nell’entroterra triestino raggiunge il suo limite settentrionale.

Nei mantelli più alterati da disturbo umano, quali ad esempio le sodaglie di rovo a contatto fra il bosco e la viabilità forestale, o nelle pinete più rade e permeabili alla luce si rinvengono i subendemici Rubus dalmatinus (= R. ulmifolius subsp. dalmatinus) e il più raro R. istricus, anche questo afferente a R.

ulmifolius s.l.

Gli orli forestali dei boschi carsici, che si organizzano al consolidarsi dei mantelli, sono formati da elementi nemorali meno sciafili e da elementi prativi più sciafili, nonché da un certo numero di specie ecotonali fra le quali si annoverano alcuni interessanti (sub)endemismi e specie finicole: Astragalus vesicarius subsp. carniolicus, Digitalis laevigata (Lista Rossa), Euphorbia fragifera, Genista holopetala (All. II e IV di “Direttiva Habitat”, Lista Rossa) di orli forestali di bosco pioniero ad Amelanchier ovalis e Ostrya carpinifolia, Hieracium hypochoeroides subsp.

dalmaticum, H. pospichalii, H. schmidtii subsp. lasiophyllum, Inula x adriatica, Libanotis daucifolia, Melampyrum carstiense, M. fimbriatum, M. velebiticum, Sesleria juncifolia subsp. kalnikensis, Veronica barrelieri subsp. barrelieri, V. jacquinii, Vincetoxicum hirundinaria subsp. contiguum, Viola ambigua, V. suavis subsp. adriatica.

Note: 1) La nomenclatura delle specie citate nel testo fa riferimento a Poldini (2009) con successive integrazioni

2) Specie che hanno nel territorio le loro uniche località in ambiti nazionali (unicati nazionali) o regionali (unicati regionali).

Mantelli di Cotinus coggygria diffusi soprattutto nel Carso Isontino

(F. Seffin).

G

enista holopetala

(

FleIsChm

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ex koCh

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bald

.

emergenza FlorIstICa del Carso gIulIano

Genista holopetala venne scoperta da F.T. Bartling nel 1837 sul ciglione carsico incombente sopra Trieste (Monte Spaccato). A conferma di questo eccezionale ritrovamento dovettero passare altri ventisei anni, perché nel 1863 il Tommasini, mentore dei botanici locali, la riscoprisse sempre nel medesimo sito.

Dai tempi di Marchesetti (1896-97) questa specie non venne più ritrovata e la stazione di Monte Spaccato è stata nel frattempo completamente alterata dal rimboschimento a pino nero.

Con l’estinzione dell’unica località triestina Genista holopetala era definitivamente scomparsa dal territorio nazionale.

Nel 1964 essa è stata ritrovata sul Monte Carso (Val Rosandra) a poca distanza dal confine con la Slovenia.

La vegetazione che sul Monte Carso ospita questa specie è costituita nel suo insieme da una associazione pioniera di carattere marcatamente illirico. Essa consolida i detriti di calcare alveolinico dell’Eocene che sommergono quasi completamente i fianchi del Monte Carso e di buona parte della Val Rosandra. La stazione di Genista holopetala ha una facies marcatamente oromediterranea, anche se l’altitudine si aggira sui 300 m di media. Il pietrisco è piuttosto grossolano (10-15 cm di diametro) e quindi già sufficientemente stabile per consentire il passaggio dall’aspetto pioniero alla lenta ricostituzione forestale.

Il rado ostrieto che si forma ha carattere decisamente pioniero e ospita specie frugali quali Athamanta turbith, Genista sericea, G. sylvestris, Laserpitium siler frammiste ad un sottobosco di cespugli di scarsa capacità costruttiva quali Daphne alpina subsp. scopoliana, Amelanchier ovalis e Sorbus aria. Gli esemplari di Genista holopetala tendono a raggrupparsi al margine del brecciame, in prossimità delle testate affioranti degli strati calcarei compatti.

Altre specie di un certo significato consociate a Genista holopetala della Val Rosandra sono: Allium ochroleucum, A.

horvatii (= A. saxatile subsp. tergestinum), Drypis spinosa subsp. jacquiniana, Leucopoa (= Festuca) spectabilis subsp.

carniolica, Micromeria thymifolia, Sesleria juncifolia.

L’areale di questo endemismo illirico si presenta frammentato in una serie di stazioni che si scaglionano dalla Selva di Tarnova (Slovenia) e dal Carso triestino lungo le Dinaridi, prediligendo i versanti esposti verso il mare. La distribuzione altitudinale è abbastanza ampia e va dal piano litorale a quello prealpino dove gli subentra Genista radiata.

Secondo Buchegger (1912) Genista holopetala rappresenterebbe un paleo-endemismo terziario. È specie di “Direttiva Habitat” (All. II e IV) e di Lista Rossa.

La sua esigua popolazione, l’isolamento geografico, la scarsa fruttificazione e l’eccessiva frequentazione escursionistica la espongono al rischio di estinzione (EN).

Rupi, ghiaioni mobili e ostrieti pionieri ad Amelanchier ovalis, di Trieste - Prog. Drya-des, CC BY-SA 4.0).

Genista holopetala endemismo terziario delle Dinaridi (A. Moro, Università di Trieste - Prog. Drya-des, CC BY-SA 4.0).

La vegetazione fluviale. La vegetazione fluviale della Subprovincia padana

potenzialmente interessa un’area molto superiore a quella attualmente occupata dalle comunità igrofile presenti in prossimità dei fiumi. Sulle alluvioni recenti si sviluppano diverse formazioni vegetali igrofile, che allontandosi dal fiume, danno luogo a un interessante mosaico:

- comunità annuali dei substrati sabbioso-limosi, periodicamente sommerse e strettamente legate alla dinamica fluviale, a Persicaria hydropiper, P. lapathifolia;

- comunità perenni dei substrati sabbioso-limosi, periodicamente sommerse e

strettamente legate alla dinamica fluviale a Veronica anagallis-aquatica e Mentha

aquatica;

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