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Celebrazione liturgica per la festa della Spina

CAPITOLO 5: CULTO, FESTE E PROCESSIONI PER LE RELIQUIE DI SANTA CORONA

5.3 Reliquia della Santa Spina: celebrazion

5.3.2 Celebrazione liturgica per la festa della Spina

Il Monumenta Reliquiarum220 riporta le seguenti indicazioni riguardanti la

festa della Santa Spina: nella Vigilia, il coro del convento, giunto a Santa Corona, aveva il compito di intonare i vespri. I Canonici della Cattedrale e l’abate di San Felice erano attesi dai frati i quali, in processione e preceduti dalla croce, andavano incontro al clero vescovile fino alla porta di ingresso della chiesa. Schierati poi a destra e a sinistra, facendo ala al passaggio dei Canonici, li accompagnavano fino alla cortina del coro mentre l’Arciprete, dalla sacrestia, portava la Spina sino all’altare degnamente preparato; era quindi recitata la colletta mentre il coro intonava nuovamente i vesperi. A turno, alcuni domenicani vegliavano pregando la reliquia, altri prestavano servizio al coro. Finiti i vesperi, la Santa Spina veniva riportata all’interno della sacrestia e il Capitolo usciva dalla Chiesa, in silenzio, senza essere accompagnato da alcun canto.

La mattina seguente il sacrista richiamava i fedeli alla preghiera delle Ore e alle messe previste in giornata con il suono della campana.

Il reliquiario veniva tolto dalla custodia solo dopo l’arrivo in chiesa dei Signori Deputati (chiamati anche Sapienti). Durante la messa solenne, al momento

219 Questa autonomia decisionale denota una certa sicuramente libertà di decisione di

Bartolomeo divenuto, di fatto, Signore spirituale e temporale della città.

Nicola Smeregli Vicentini, Annales Civitatis Vicentiae ... op. cit. tomo VIII, parte V, p. 9.

220 Francesca Lomastro Tognato (a cura di), I “Monumenta Reliquiarum” ... op. cit. , pp. 61-

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dell’offertorio, i frati, all’udire il suono della campana si radunavano e si disponevano in corteo per accompagnare in processione la Santa Spina. Nel frattempo, il sacrista, si sarebbe adoperato per addobbare il tabernacolo in legno da utilizzare per il trasporto della reliquia, ponendolo in seguito sopra il palco coperto da un tappeto.

Il frate vestito con il piviale sollevava e mostrava a tutti la reliquia per poi collocarla nel tabernacolo che il sacrista avrebbe fissato con delle viti al palco, posto di fronte all’altare della Santa Spina, in modo da evitare incidenti e assicurane, comunque, la vista alla folla partecipante.

Il cantore dava avvio alla processione che prendeva forma nell’ordine stabilito:

due accoliti con la croce conversi e frati giovani

(prima quelli vestiti con la cappa poi quelli vestiti con i sacri paramenti) sacerdoti vestiti con la cappa

portatori di ceri, trombe e pifferi due accoliti e due frati in dalmatica

(con il compito di dare il cambio durante la processione) quattro frati vestiti in dalmatica

(trasportavano a spalle la reliquia posta sul palco)

quattro frati in cappa scelti fra i padri più vecchi e noti in città (scortavano ai lati il tabernacolo)

due frati in dalmatica a seguito

(con il compito di dare il cambio durante la processione) Anziani del Comune

Con quest’ordine si attraversava la Piazza dei Signori e si giungeva davanti al vescovado; qui la processione prendeva un altro ordine: i frati si collocavano immediatamente davanti alla croce del clero secolare.

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frati assieme al clero della cattedrale canonici

Vescovo in pontificale Cero della città

Pretori

ceri delle fraglie cittadine

All’entrata della processione in Santa Corona due frati in piviale si recavano alla porta maggiore della Chiesa per offrire l’acqua benedetta e incensare il clero mentre altri due frati, uno a destra e uno a sinistra della porta, ricevevano i ceri che recavano in mano i Sapienti e li consegnavano ai loro assistenti. Man mano che entravano le fraglie, altri frati, circa una decina, appendevano a dei rami i ceri portati in processione che sarebbero serviti nelle funzioni di tutto l’anno liturgico.

La reliquia veniva tolta dal palco e “qualche frate vestito con il piviale, si da a bacciare ai magnifici rettori, ai Sapienti, e a pochi altri dei più nobili. Finalmente resta collocata sull’altare sino dopo Compieta custodita giusta il costume.”221

Da notare come le più alte cariche politiche abbiano un ruolo di primo ordine in tutta la manifestazione: la processione del secondo giorno inizia solo quando tutti fossero stati presenti e solo a loro, insieme a pochi nobili eletti e ai magnifici rettori, era riservata la possibilità di baciare la reliquia. La stessa riverenza ai nobili fu riservata, quasi a garanzia della autenticità della Spina, nel 1520, quando il reliquiario venne spostato dalla cappellina sotto il campanile alla cripta, “incassato dentro al muro dietro all’altare, separato per grossi cancelli dal resto della cripta.”222 Le cariche della città

parteciparono a questo fatto e delle sei chiavi, come detto nel capitolo 3, due vennero affidate ai nobili vicentini, Antonio Valmarana e Vincenzo Nievo.

221 Francesco Barbarano de' Mironi, Historia ecclesiastica ... op. cit., libro II, pag. 111. 222 Domenico Bortolan, S. Corona: chiesa e convento ... op. cit., p. 106.

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Il trasferimento della reliquia non coincise con la fine delle processioni o con una diminuzione del culto e della devozione. Nella Historia di Marzari si legge: “servandosi (la Spina) nella cappella sotto il choro vien assiduamente dal Vicentino popolo, e da altre molte genti, che vi concorrono riverita con gran devotione…”223

Il Monumenta Reliquiarum dispone inoltre che:

- indumenti, per tale solennità, devono essere camici e cotte sontuose - durante l’ottava successiva alla festa della Spina, la reliquia sia

esposta sull’altare durante le messe e dopo cena e, che ogni giorno prima della messa mattutina e alla sera per la predica, venga suonata la campana maggiore in segno di esultanza.

- il lunedì dopo la festa sia cantata messa solenne per la commemorazione di tutti i defunti. Presso il cimitero, si benedicano i sepolcri e siano concessi un anno e centoquindici giorni di indulgenza. - dal martedì alla domenica il decano decanti il Vangelo dal pulpito con

due candele accese di fronte; il mercoledì verrà proclamata la messa della domenica, il giovedì quella dell’ottava di Ascensione, il venerdì quella della Beata Vergine e il sabato quella di Pentecoste.224