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CAPITOLO 5: CULTO, FESTE E PROCESSIONI PER LE RELIQUIE DI SANTA CORONA

5.6 Ultime procession

Le processioni della Santa Spina si registrarono anche agli inizi del XVII secolo: il contemporaneo Barbarano ne lascia una sommaria descrizione asserendo che vi partecipavano “anco l’arti della città e ciascheduna di queste da molti uomini fa portare il suo Santo tuttelare sopra d’un palco (che dalla plebe si chiama Cirio) di altezza circa di 20 piedi acconcio in forma piramidale.” 246

Alcuni anni più tardi la Reliquia veniva portata sul tabernacolo non più dai frati ma da facchini che ricevevano come compenso due lire ciascuno; le stesse arti e fraglie che un tempo facevano bella mostra dei loro apparati durante queste occasioni, non partecipavano più, tanto che, nel 1648 i frati pregarono i Deputati di ristabilire l’ordine e le modalità di processione originariamente validate. Alla supplica, consegue l’emanazione dell’editto del 29 maggio 1648:

“essendo stato da pochi anni in qua interrotto l’antico rito osservato da questa città nel portarsi la SS.ma Spina della Corona di Nostro Signore nelle statuite processioni, poiché sono state prete messi dalla città medesima dalli Collegii, et Fraglie, i Tabernacoli, Cerei, et oblationi, con quali magnificamente solenni si rendevano le Processioni suddette, ...”247

Si da quindi un nuovo ordine che deve essere osservato senza alcuna eccezione:

“Incamminate dunque le Scole et li Ordini tutti de’ Padri della città secondo il solito si dovrà osservare quest’ordine. Li primi saranno due accoliti domenicani con li ceroferali, overo candelieri, la Croce, li Padri del Convento di S. Corona con le cappe, il Cavaletto de’ Sartori, quattro cerei de’ Muratori et Tagliapietra, quattro Cerei de’ Pistori, Piffari pubblici, un Turibolo, due Accoliti due Piviali, la S. Spina portata da quattro diaconi per fianco della quale andranno quattro padri due per parte de’ più vecchi del Convento, et de’ più

246 Francesco Barbarano de' Mironi, Historia ecclesiastica ... op. cit., libro II, p. 122.

247 Riportato da Tommaso Riccardi, Commentario sulla Vita del Beato Bartolomeo Breganze

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conoscenti dalla città con le cappe un Turibolo, due Accoliti, due Piviali, quattro Cerei de’ Pistori, quattro cerei de’ Muratori et Tagliapietra, due dell’illustrissimi Signori deputati, Tabernacoli della città, del Collegio dei Signori Giudici, del Collegio dei Nodari, della Fraglia de’ Mercanti, et così di tutti ordinatamente, come nel statuto, il Reverendo Clero, l’Eminentissimo Signor Cardinale, li illustrissimi et eccellentissimi Signori Rettori, et illustrissimi Signori Deputati, li Eccellentissimi Signori Assessori, li illustrissimi Signori Consoli, Nobiltà e Popolo.”248

Nel 1725, risse, tumulti, contestazioni, molestie e furti diventarono sempre più gravi e intollerabili; i frati invocarono l’intervento dei deputati i quali imposero il divieto di sostare nei pressi della Chiesa, conclusa la processione.

Altri fatti negativi che, in questo caso hanno come filo conduttore il possesso delle torce si registrano sia nel 1736 quando i Dottori, anziché lasciare in offerta le proprie torce alla Santa Spina le avevano mandate in regalo ai Padri Cappuccini, sia nel 1773 quando i Giudici entrati in chiesa, al momento di porgere le torce ai frati, queste venivano prese d’assalto dalla plebaglia che strappava letteralmente di mano le candele facendole proprie, non per motivo di devozione ma probabilmente per mera economicità. La situazione venne superata con la donazione, da parte del Collegio, di quattro grandi torce che non venivano portate in processione ma collocate sin da subito sul presbiterio.249

Nel 1793 il reliquiario cambiò nuovamente collocazione e venne posto nella cappella di San Giuseppe, insieme alle spoglie del vescovo Bartolomeo, essendosi compiuto proprio in quell’anno il processo di beatificazione.

L’ultima grande processione per la Santa Spina si fece nel 1795 ma con le vicende napoleoniche che interessarono la città di Vicenza e la stessa chiesa

248 Riportato da Tommaso Riccardi, Commentario sulla Vita del Beato Bartolomeo Breganze

vescovo di Vicenza, ms. 2532, segnato G.26.6.20, p. 104.

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di Santa Corona, la processione si tenne sempre più raramente fino a scomparire nel 1810.

Il 18 maggio 1797 Bortolan afferma che la processione non avvenne a causa delle truppe francesi, che si sviscerano e si ridono di noi e della nostra libertà.250

Il 20 maggio dell’anno seguente, la processione venne molto ridimensionata: intervennero solo due deputati, senza la presenza dei Dottori del Collegio e, da questo momento in poi, si registra l’assenza del fanciullo che personificava, a cavallo, Re Luigi IX.251 In realtà, nelle fonti, l’utilizzo

dell’interpretazione del sovrano francese appare per la prima volta quando si nega la partecipazione. Non è chiaro quando questa figura entrò a far parte del cerimoniale per la Spina.

Il 22 maggio 1803, i deputati presenziarono alla processione in veste dimessa, vestiti di nero; i Dottori del Collegio, invece, vestirono l’abito togato e indossarono le parrucche antiche.

Il 18 maggio 1803 la descrizione della processione appare piuttosto sofferta: “Domenica di s. Corona. Si è fatta la processione di s. Spina, ma qual Processione? Oggetto di compassione e di orrore per i buoni cristiani. Senza confraternite, senza fraglie, senza arti, tutte abolite, soppresse, distrutte, mangiate vive, senza collegi, accompagnata dalla Municipalità e più dalle lagrime dei pii credenti.252

250 ibid.

251 “Vestito di manto reale, con corona in testa e scettro in pugno, sopra bianco cavallo,

guidato da due palafrenieri in abito trinato d’oro e d’argento, seguiva il baldacchino, sotto il quale era portato il reliquiario della Spina.” Alcuni nobili francesi, fuggiti dal loro paese, al vedere la processione che ricordava “la pietà dell’antica Francia, non seppero trattenere le lagrime”.

Giacomo Zanella, La spina in Santa Corona di Vicenza, ... op. cit.

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Nel 1850 la Santa Spina cambiò ancora collocazione: in seguito al restauro del Cortellazzo, era stata spostata nella cappellina sotto il campanile dove in origine erano state poste le reliquie per la prima volta.

Il 3 giugno 1810, Bortolan scrive: “Questo è il primo giorno dopo 550 anni, in cui si sia sospesa la gran funzione della s. Spina, essendo chiusa la Chiesa di s. Corona, la quale per altro si spera che sarà riaperta.”253

La processione continua ad essere soppressa anche due anni più tardi con grande rammarico dello storico.

Scomparsi i Domenicani da Santa Corona alla metà dell’Ottocento, sono il Capitolo e il Clero che affluiscono processionalmente a Santa Corona per cantare la messa solenne. La reliquia della Spina viene esposta nell’altare maggiore per l’intera giornata. Nel pomeriggio dopo la recita dell’orazione panegirica e il canto dei vesperi, la reliquia viene riposta nella custodia.254