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Reliquiario di San Vincenzo Martire

CAPITOLO 3: I DONI DEL BEATO BARTOLOMEO DA BREGANZE STORIA E ICONOGRAFIA DEI RELIQUIAR

3.5 Reliquiario di San Vincenzo Martire

Vincenzo, santo e martire spagnolo, nacque a Huesca (ai piedi dei Pirenei) da una famiglia nobile. Padre spirituale e precettore del giovane fu il vescovo di Saragozza, Valerio, che decise di nominarlo arcidiacono, incaricandolo di predicare per suo conto.

Negli stessi anni in cui Vincenzo compie la sua opera di evangelizzazione nelle terre spagnole, Diocleziano stava compiendo la terribile persecuzione contro i cristiani; gli editti dell'imperatore imponevano la distruzione di edifici e arredi con simboli cristiani e gli stessi fedeli che ricoprivano cariche pubbliche sarebbero stati deposti.

In questo clima, il vescovo Valerio e l'arcidiacono Vincenzo non si sfuggirono ai loro doveri continuando a testimoniare la loro fede, fino al momento in cui il prefetto Daciano ordinò il loro arresto. Condotti a Valencia, furono interrogati e costretti ad abiurare la loro fede. Al vescovo venne riservato un destino migliore perché fu inviato in esilio mentre Vincenzo, in perenne preghiera, fu fustigato, torturato ed infine ucciso il 22 gennaio 304.147

Vincenzo divenne protettore di Vicenza nel XIV secolo tra il 1379 e il 1383, quando, sostituendo i due precedenti protettori Felice e Fortunato, a lui fu dedicata una chiesa eretta in Piazza dei Signori, nel primo anno di dominio dei Visconti.

146 Domenico Bortolan, S. Corona: chiesa e convento ... op. cit. , p. 146.

147 Chiesa e culto di San Vincenzo Martire patrono principale della città e della Diocesi di

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In realtà secondo Barbarano il culto al santo spagnolo era vivo a Vicenza già l’anno seguente al suo martirio148 ma la prova tangibile di ciò si ebbe solo nel

1262 quando venne costruita una cappella all’interno del Palatium Vetus, eretto al limite occidentale di Piazza dei Signori verso le Pescherie. Dopo un breve periodo in cui la costruzione fu adibita a carcere, nel 1379 la cappella fu riconsacrata per poi essere demolita nel 1445 in occasione di un radicale restauro del Palazzo.149

Nonostante la presenza di una devozione per il santo spagnolo, è solamente per merito di Giangaleazzo Visconti che il culto a San Vincenzo comincia ad entrare negli statuti ed essere riconosciuto dal potere governativo. Quando i nuovi dominatori si insediarono nella città berica, il Comune, per celebrare la loro entrata in città avvenuta il 22 ottobre 1387, dispose di innalzar loro un altare all’interno di San Vincenzo, dedicato ai Santi Luca e Orsola (venerati rispettivamente il 18 e 21 ottobre). Giangaleazzo legò il suo nome alla Chiesa di San Vincenzo in quanto molto probabilmente voleva sottolineare attraverso il culto del martire anche il cambiamento di amministrazione avvenuto con la caduta degli Scaligeri. 150

Si deve inoltre ricordare che nella chiesa dedicata al Santo esiste, nell’atrio volto alla piazza, una colonna in marmo rosso Asiago datata MDLXXXIII in cui sono riportate, come campione di garanzia, le misure in vigore all’epoca: dal passo vicentino al piede, dal quarello al coppo fino al braccio a panno, a seta e a raso.

Siamo dunque di fronte ad una chiesa che si connota anche come garanzia di lealtà tra gli scambi e tra le persone in un periodo di fioritura commerciale per Vicenza non indifferente e che ben si esprime per l’appunto nella scelta di collocare la stele non nel vicino Palazzo del Capitanio o nella loggia della Basilica ma proprio nella chiesa simbolo della nuova amministrazione, dedicata a San Vincenzo che, per assonanza, era divenuto il nuovo protettore

148 Francesco Barbarano de' Mironi, Historia ecclesiastica ... op. cit. , libro II, pp. 235-237.

149 Alessandra Pranovi, Monte di Pietà. La chiesa di San Vincenzo, Vicenza, 2008, p. 15. 150 Alessandra Pranovi, Monte di Pietà. ... op. cit. , p. 18.

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della città. La chiesa che ancor oggi non è di proprietà ecclesiale, confina sin dalla sua erezione con il Monte di Pietà, luogo di scambi commerciali, che nel 1486 divenne proprietario del sacro edificio.151

Secondo Bortolan, sulla scorta di alcuni documenti testamentari152, il dito

del Santo racchiuso in una pregevole opera di oreficeria sarebbe stato portato dalla Spagna proprio all’inizio del Quattrocento.

FIG.15

Il reliquiario (FIG. 15) in argento dorato con

lavorazioni a sbalzo e a cesello con applicazioni, è alto 52 cm ed è costituito da una teca di vetro montata su di un fusto particolarmente ricco, poggiante su un piede a otto lobi e zoccolo traforato, adornato da fitti racemi di acanto e roselline a coppie.

La struttura decorativa del reliquiario risponde ad un gusto tardo gotico: il nodo consta di otto facce ed è fregiato da archi inflessi tra guglie e pinnacoli contenenti statuine rappresentanti personaggi sacri non ben identificabili. Il tema architettonico prosegue con la medesima resa miniaturistica sia sopra che sotto il nodo centrale: in entrambi i casi siamo di fronte

151 Tutt’oggi il Palazzo del Monte di Pietà e la stessa chiesa di San Vincenzo, sono di

proprietà della Fondazione Monte di Pietà di Vicenza. La chiesa viene aperta solo nella prima domenica del mese, mentre settimanalmente viene officiata la messa in latino.

Alessandra Pranovi, Monte di Pietà. ... op. cit. , p. 48.

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ad elementi caratterizzati da trafori e decorazioni mistilinee. La teca cilindrica è sormontata da una cupoletta fregiata da tre cespi di fogliami e da rosette. Sulla sommità è visibile il Crocefisso.153

La realizzazione dell’opera sembra riferibile a maestranze venete del secondo- terzo decennio del XV secolo, ascritto all’ambito veneziano o, secondo quanto sostenuto da Arslan, a quello padovano di Bartolomeo da Bologna o ad Alessandro da Parma.154