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Le ricostruzioni urbana e sociale avvenute nei due dopoguerra hanno segnato per tutti, ma in particolare per gli abitanti delle zone analizzate in questo studio, due tappe molto importanti, coincidenti con l’apertura degli stabilimenti di Porto Marghera e lo sviluppo in Riviera del Brenta dell’industria calzaturiera, i quali hanno dato lavoro a quanti non ottenevano sufficienti risorse dai campi. I primi operai non furono quindi manodopera qualificata, ma braccianti in cerca di remunerazione sufficiente per vivere degnamente; con le prime buste paga gli operai fecero un piccolo passo in avanti e cominciarono a servirsi di tram e treni della Società Veneta Ferrovie. Nel frattempo, coloro che erano rimasti a lavorare i campi cominciarono a dedicarsi all’allevamento di bestiame da stalla e da cortile, rendendo il mercato delle carni accessibile a più persone e aumentando la possibilità di miglior nutrizione per affrontare sia il lavoro nei campi che quello nelle industrie. Fino alla fine dell’Ottocento i paesi della Riviera del Brenta (Camponogara, Fossò, Fiesso, Stra) gravitarono tutti attorno a Dolo, punto di convergenza delle merci agricole per la presenza del mercato, ma nel corso del tempo, con l’insediarsi dei primi calzaturifici in Riviera53, e della Mira

53 Le prime notizie di calzolai in Riviera del Brenta risale al 1879 e riguarda 1600 artigiani, divisi equamente tra uomini e donne. Oltre a questi, altri 300 lavoravano in conto proprio e vendevano direttamente al consumatore. La relazione statistica da cui son tratti questi e altri dati fa una constatazione finale, quasi profetica per l’attuale Riviera del Brenta, vi si afferma: “l’arte dei

calzolai avrebbe potuto prosperare molto di più in Italia e giungere ad esportare calzature in lontani Paesi facendo concorrenza alla Francia, la quale esportava ogni anno in Asia e in America cento milioni di scarpe. Con la materia prima robusta e a buon prezzo che vi era e con una saggia e opportuna distribuzione d’opera, con una economica amministrazione e una accorta organizzazione per lo smercio, si sarebbe potuto fare molto e avviare l’esportazione specialmente delle qualità più

Lanza a Mira si è notata una vera e propria dicotomia territoriale all’interno della Riviera stessa. Oggi i comuni di Dolo, Fiesso, Stra, Noventa54 tendono a

fare un tutt’uno con la zona industriale di Padova, mentre il comune di Mira tende più verso Mestre-Marghera55.

Sin dai primi tempi il territorio di Mira ha risentito della sua vicinanza con Porto Marghera, la cui zona industriale interessa sempre più il territorio comunale. I comuni in cui funzionano i calzaturifici, invece, sono stati in grado di trasformare l’artigianato della calzatura in una fiorente industria e perciò non hanno risentito del disagio del pendolarismo, piuttosto l’hanno subito in quanto ricevono tutti i giorni manodopera oltre che dagli stessi paesi e da quelli confinanti, anche dai comuni più lontani come Cona, Cavarzere e Chioggia.

Anche l’aspetto agricolo è cambiato poiché nelle piccole proprietà terriere sono rimasti a lavorare gli anziani, i più giovani vi prestano opera saltuaria per occupare il tempo libero o arrotondare il salario. Questa situazione ha comportato l’aumento di nuclei familiari e l’incremento della popolazione negli Anni Sessanta fu dovuto soprattutto al benessere sociale, alle comodità date dai trasporti pubblici e privati, e alla costruzione di strade che hanno reso il distretto del Brenta e quello di Piove di Sacco, anelli di congiunzione tra le città di Padova e Venezia.

comuni.” Cfr. BALDAN, Storia della Riviera del Brenta. Civiltà antica e moderna con aspetti di vita del territorio padovano, II volume, Francisci Editore, Abano Terme, 1988, pp. 333-334.

54 L’industria calzaturiera ha risollevato le sorti degli abitanti della Riviera del Brenta. Dalla relazione del 1879 (vedi nota precedente) ci si rende conto che i primi calzolai della zona lavoravano con il vecchio metodo manuale e fu solo nella seconda metà del XIX secolo che giunse dall’America la fabbricazione delle scarpe a macchina. In Veneto la macchina per la fabbricazione delle scarpe arrivò nel 1898 a Stra, culla dell’odierna industria calzaturiera e la scintilla è stata accesa dal Cavaliere Luigi Voltan, cui tutta la zona riconosce grande merito pionieristico: lui ha iniziato l’industrializzazione della calzatura e ha preparato le prime maestranze, i primi artigiani e anche i suoi primi concorrenti industriali. Cfr. BALDAN, Storia della Riviera del Brenta…, II volume, op. cit., p.343.

55 Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Mira ha avuto il suo massimo sviluppo industriale e grazie alla Mira Lanza il centro ha avuto notorietà anche oltre i confini d’Italia. Oltre a questa industria e a quelle sorte più tardi, Mira risente dell’industrializzazione di Porto Marghera in quanto interessata (a Malcontenta) dalla terza zona industriale di Marghera. Al contrario Dolo è rimasta concentrata sul suo centro e ha avuto un po’ di fortuna solo l’insediamento del grande calzaturificio Ballin. Stra, Fiesso, Vigonovo, Noventa hanno trasformato l’artigianato della calzatura in una fiorente industria calzaturiera. Cfr. BALDAN, Storia della Riviera del Brenta…, II volume, op. cit., pp. 246-247.

Marghera, Mira Lanza, industrie calzaturiere e zone industriali urbane sono le principali fonti di tutta la manodopera espulsa dalla insufficiente agricoltura.56

Nel corso del tempo, specie negli ultimi anni, la popolazione attiva si è spostata nelle città e nelle sue periferie. Le città sono in continua espansione ed è per questo che la vita di campagna dipende sempre più dalla vita in città: macchine agricole, trattori, fertilizzanti, mangimi provengono dalle zone industriali. La Fiera Agricola di Padova ha avuto grande importanza per gli agricoltori delle zone considerate perché nessun agricoltore manca ogni anno di visitarla poiché in essa si può avere una visione di insieme di tutto ciò che la zona industriale può offrire.