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Il documentario Memorie di passaggi, racconti di viaggi in Vaca Mora

80 anni di viaggi sulla Mestre-Adria

4.4 Il documentario Memorie di passaggi, racconti di viaggi in Vaca Mora

Titolo Memorie di passaggi, racconti di viaggi in

Vaca Mora

Tipologia Documentario Soggetto di Elena Noale

Regia Federico Bevilacqua e Michele Pieran Interviste di Elena Noale

Riprese e fotografia Federico Bevilacqua e Michele Pieran Montaggio Federico Bevilacqua ed Elena Noale Formato video 1080i 16:9

Formato audio Dolby digital stereo (AC3)

Sono intervenuti, in ordine cronologico Carla Martignon, Sergio Panozzo, Mirko Tesser, Giano Boscaro, Enzo Ghedin, Gino Poliero, Gabriella Barbazza, Donatella Trevisan

Produzione EndlessFilm

L’idea iniziale della realizzazione di un filmato con le interviste di coloro che nel corso degli ultimi 80 anni hanno lavorato per la Società Veneta Ferrovie sulla linea Mestre-Adria è stata cordialmente proposta dal Prof. Alessandro Casellato che, considerato il mio precedente lavoro di Tesi Triennale nel quale avevo incluso la storia orale, mi ha proposto di intervistare le persone davanti a una telecamera, cercando qualche videoamatore nei luoghi attraversati dalla ferrovia, in quanto sarebbe stato più facile e interessante il lavoro di registrazione e produzione. Al secondo incontro con il gruppo organizzatore della mostra era presente anche Nicola Baldan, responsabile dell’Ecomuseo di Mira, il quale mi ha consigliato di rivolgermi a due giovani cineasti miresi, Federico Bevilacqua e Michele Pieran, suoi collaboratori presso il museo, i quali avevano al loro attivo già alcuni lungo e cortometraggi di cui erano i registi. I primi contatti con i due ragazzi sono avvenuti tramite mail e ho chiesto la loro disponibilità a seguirmi durante le interviste per tutta l’estate (2011): Federico, in particolare era libero e mi ha affiancata per le riprese.

Più difficile è stato prendere contatto con le persone da intervistare. Sistemi Territoriali, nella persona di Aurelio Beggio, mi ha fornito una lista di circa 40 nomi di pensionati della Società Veneta, con rispettivi numeri di telefono e luoghi di residenza. L’idea iniziale era quella di intervistare una persona ad ogni fermata, tuttavia sono stati molti gli impedimenti riscontrati fin dai primi contatti telefonici. Innanzitutto di queste 40 persone solo 10 erano ancora in vita, inoltre di tre persone era indicato il luogo di residenza ma non il numero di telefono e i loro nomi non comparivano sull’elenco telefonico pertanto non mi è stato possibile contattarli; mentre due persone non hanno accettato di farsi intervistare poiché la prima si considerava “troppo vecchia per queste cose…” e il secondo, Fausto Zanazzi, nonostante la veneranda età di 84 anni, cercava un riscontro economico dall’intervista. Tre persone, invece, hanno accettato l’intervista ma senza telecamere, si tratta di Carla Martignon, Gabriella Barbazza e Donatella Trevisan, quest’ultima nuora di Pesce Ezio, ex cantoniere presso la Stazione di Oriago. Il nome di Sergio Panozzo, capotreno ancora in servizio, mi è stato indicato dallo stesso

Fogarin, che per alcuni anni ha lavorato presso Sistemi Territoriali; mentre il testimone Enzo Ghedin, che ha sempre vissuto la ferrovia in quanto abita a ridosso della massicciata della linea in frazione Oriago di Mira, mi è stato indicato da un amico.

Venuta meno l’idea di ripercorrere la linea da Mestre ad Adria attraverso i racconti, mi son trovata di fronte a testimonianze che geograficamente si possono circoscrivere nella linea d’aria compresa tra Oriago e Pontelongo, i cui racconti hanno un limite temporale-lavorativo che inizia negli Anni Sessanta e termina ai giorni nostri, anche se alcuni intervistati hanno ricordi antecedenti in quanto nati da famiglie di lavoratori della Società Veneta e quindi in grado di avvalersi dei contributi dei loro padri e dei loro nonni. Il primo approccio con le persone da intervistare è avvenuto telefonicamente: mi presentavo e spiegavo che il loro contatto mi era stato dato da Sistemi Territoriali in quanto ero la curatrice di una mostra itinerante per commemorare gli ottanta anni del tronco ferroviario Mestre-Adria e inoltre ero laureanda presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi nella quale volevo ricostruire la storia della Società Veneta attraverso i racconti di coloro che vi avevano lavorato. Solo in un secondo momento cercavo di fissare l’appuntamento per l’intervista spiegando inoltre che mi sarei presentata in compagnia di uno o due cameramen che avrebbero ripreso l’intervista per sviluppare un documentario da presentare al pubblico. Per tutelarmi e assicurare anche i ragazzi che lavoravano con me, avevo preparato un prestampato, nel quale indicavo tutti i miei dati e garantivo per me e per i cameramen che le riprese sarebbero state viste solo durante la mostra e che le interviste sarebbero state usate come storia orale all’interno della mia tesi. Si trattava di un documento senza alcun diritto legale, ma che ha reso più sicuri i miei collaboratori e la sottoscritta, ma molto di più gli intervistati in quanto la loro paura maggiore era quella che i filmati fossero postati in internet o che arrivassero alla dirigenza di Sistemi Territoriali. In questo modo si metteva l’intervistato a proprio agio, si garantiva la sua privacy e si assicurava il buon uso, da parte di tutti, delle registrazioni.

La prima intervista, casualmente, è stata quella alla Signora Martignon e si è svolta a telecamere spente. In data 4 luglio 2011 mi sono presentata a casa della signora con il mio registratore Panasonic RR-US360 chiedendole di raccontarmi la sua storia lavorativa per la Società Veneta e abitativa accanto alla ferrovia, in quanto la signora, ex titolare della biglietteria di Calcroci Casello 11, viveva e vive al casello, che è ancora “visitabile”. L’intervista si è svolta nella cucina della signora, a pochi passi dal binario su cui a intervalli regolari si fermava il treno ed è stata molto utile in quanto ho potuto vedere come si vive e si amministra una struttura di quel tipo. Altrettanto utile, pur se solo registrata vocalmente, è stata l’intervista alla Signora Trevisan, che mi ha dato appuntamento in orario di lavoro presso la Stazione di Mira Buse, nella quale ho potuto vedere come funziona il sistema a dirigenza unica e il registro di movimento.

Ho preferito – ciò vale per tutte le interviste – su modello del mio precedente lavoro per la Tesi di Laurea Triennale, spiegare anticipatamente che cosa volevo carpire dai loro racconti, ho detto loro che avevo bisogno di nomi, di dati tecnici, di date storiche, del racconto della loro giornata lavorativa tipica, ma anche, eventualmente, di una giornata di lavoro atipica nella quale fosse successo un fatto particolare, possibilmente non tragico, anche se i fatti di particolare gravità sono quelli che di norma tutti ricordano maggiormente. Nella maggior parte dei casi ho cercato di limitare la mia parola, non ho fatto domande, li ho lasciati liberi di parlare in modo che seguissero il loro filo logico e non il mio; qualche volta, quando gli intervistati sconfinavano in altri argomenti poco inerenti la ferrovia, mi sono limitata a riportarli sull’argomento facendo, magari, domande banali, ma utili al mio scopo finale. Per le interviste di fronte alla telecamera si sono avuti problemi diversi. Specifico, per correttezza tecnica, che Michele usava una Videocamera Samsung HMX-T10, mentre Federico usava una Videocamera Panasonic HDC- DX1. Proprio la telecamera di Federico, che ha svolto la maggior parte delle riprese, per questo tipo di lavoro ha costituito un problema in quanto registra su dei mini dvd della durata di 14’ ciascuno, quindi ogni 14’ era necessario interrompere l’intervistato per cambiare il dvd e poco dopo ripartire con

l’intervista. In realtà questo procedimento è avvenuto solo per la prima intervista videoregistrata, durante la quale ci siamo accorti che l’intervistato era disturbato dai tempi morti, nello spazio dei quali ci pre-raccontava cosa avrebbe detto nei minuti successivi, con il risultato che l’intervista appariva poco spontanea. All’inizio tutti erano spaventati dalla telecamera, ma si sono convinti poco a poco a lasciarsi riprendere constatando che l’oggetto non era una presenza invasiva. Per il motivo suddetto durante le successive interviste videoregistrate si è deciso di non dire agli intervistati che si sarebbero dovuti cambiare i dvd ed è per questo che la loro spontaneità non è stata interrotta e la ripresa con la telecamera è stata coadiuvata sempre dal mio registratore, in modo da avere un supporto audio dal quale riascoltare il racconto in modo continuativo, nel momento in cui le interviste dovevano essere trascritte. La telecamera di Michele, invece, permetteva di riprendere in modo ininterrotto, ma con una qualità video leggermente inferiore rispetto a quella di Federico. Le videocamere sono state posizionate su treppiedi, talvolta poggianti a terra, talvolta sul tavolo e l’obiettivo riprendeva la persona nel campo del primo piano diretto o con una leggera angolazione.

Per comodità dei testimoni, e non avendo uno studio di registrazione, si è scelto di girare i colloqui nelle abitazioni o nei giardini degli intervistati di conseguenza, non avendo la strumentazione video adeguata, le immagini risultano essere quasi amatoriali, sebbene tecnicamente corrette. Dal punto di vista delle riprese i maggiori problemi riscontrati in sede di intervista sono stati la luce, poichè non avevamo a nostra disposizione alcun riflettore da studio (diffusore luminoso o bank), e i disturbi audio, dei quali ci siamo accorti solo in sede di montaggio e per i quali è stato necessario fare una pulizia audio digitale che comunque non ha risolto definitivamente il problema.

Abbiamo sviluppato il montaggio del documentario presso l’Ecomuseo di Mira con un computer Dell e con un programma di montaggio semiprofessionale. L’intenzione originale era quella di realizzare un lungometraggio che contenesse le testimonianze di persone che hanno realmente vissuto l’esperienza nella Società Veneta Ferrovie. Non è stato

possibile realizzare l’intero documentario (della durata di circa 45’, compresa la voce del narratore fuori campo, scelto per il tono della sua voce e la dizione corretta, tra gli amici esterni all’esperienza Memorie di passaggi) per due motivazioni: ci sembrava riduttivo concentrare in così poco tempo tutte le informazioni che ritenevamo importanti all’interno delle interviste, alcune durate più di due ore; in secondo luogo, come sempre più spesso accade in questo Paese dove i tagli alla cultura e al lavoro giovanile sono ormai la norma e la quotidianità, non abbiamo ricevuto dal Comune di Camponogara i fondi necessari per completare la realizzazione del filmato.

In realtà, alle inaugurazioni di Camponogara e Mira sono stati proiettati al pubblico solo gli ultimi 8’52’’ del filmato, ossia il sunto dell’intervista a Sergio Panozzo, che ci è sembrata la più divertente ma anche il punto di collegamento tra la vecchia e nostalgica Società Veneta e l’attuale Sistemi Territoriali. Vista l’impossibilità di realizzare l’intero filmato non abbiamo scritto un piano di regia adeguato, tuttavia il risultato finale sarebbe dovuto essere un documentario di tipo culturale-divulgativo durante il quale una voce narrante fuori campo avrebbe raccontato la storia della linea ferroviaria Mestre-Adria sulla base dei racconti dei personaggi (gli intervistati) ai quali avremmo fatto proseguire il racconto attraverso le immagini riprese; per fare questo ci saremmo ispirati ai documentari dei programmi Rai Italia, ad esempio La storia siamo noi.

Capitolo V