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“Mira Lanza” è conosciuta come produttrice di saponi, ma quasi più nessuno sa che nacque come fabbrica di candele, al cui capitale sociale partecipava anche la Ditta Marchi, produttrice di acido solforico81 (ancora oggi) con sede

operativa a Marano di Mira.

Fin dal 1700 Venezia era famosa per la sua produzione di candele, quando ancora la materia prima era la cera d’api che richiedeva un laborioso processo di sbiancamento e una lunga esposizione al sole in ambienti il più possibili privi di impurità. La struttura industriale dello stabilimento di Mira, sito in pieno centro cittadino, in destra Naviglio Brenta risale al 1837. I committenti e i primi proprietari furono tutti stranieri, come testimoniano i loro cognomi (Pietro Machgj nel 1842 e Luigi Wagner nel 184982), cosa

normale dopo le invasioni napoleoniche e austriache in Veneto. Nel 1880 la fabbrica di Mira era considerata tra le più attive d’Italia e da essa si dice uscissero prodotti di eccellenza, molti dei quali raccomandati per usi interni. Alcune pubblicità d’epoca salvate da sparizione certa testimoniano che la fabbrica di Mira esportava i suoi prodotti in tutto il mondo. La produzione delle candele, e poi dei lumini, procedette fino al 1974.83

80 Non esiste un archivio storico della Mira Lanza, nulla è stato conservato nemmeno nella Biblioteca Comunale di Mira, l’unica fonte bibliografica reperibile è quella da cui questo capitolo è tratto: PAVANELLO (a cura di), Mira Lanza. L’industria, la storia, Benckiser Italia, Venezia, 1999, per il resto esistono alcuni articoli in riviste che riguardano la storia mirese.

81 Cfr. PAVANELLO (a cura di), Mira Lanza. …, op. cit., p. 13.

82 È certo che i primi proprietari della fabbrica furono svizzeri. Tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’Ottocento erano stranieri anche numerosi proprietari di ville in Riviera del Brenta. Cfr. BALDAN, Storia della Riviera del Brenta. Civiltà antica e moderna con aspetti di vita del territorio

padovano, II volume, Francisci Editore, Abano Terme, 1988, p. 290.

I primi impianti industriali per la produzione di saponi sorsero a Savona e Marsiglia nell’XI secolo, a Genova e Venezia nel XII e in Spagna nel XIII. All’inizio, e così fu per lungo tempo, la produzione del sapone avveniva dall’olio d’oliva: ciò spiega il sorgere degli stabilimenti saponieri in luoghi di coltivazione dell’ulivo, ma spiega altresì che saponeria e candele sono spesso produzioni complementari, ottenendosi l’oleina dalla pressatura del grasso, la cui parte solida è materia prima per le candele. Già nel 1773 a Venezia si contavano sette fabbriche di sapone, ridotte a cinque, cento anni dopo84. La

progressiva chiusura delle fabbriche di Venezia rese lo stabilimento di Mira un punto di riferimento per la produzione di saponi nel Nord-Est italiano, tanto che si decise di utilizzare l’effige del Leone di San Marco accanto al marchio. Il sapone, nelle sue molteplici varianti (nudo, in barre, liquido industriale, per toeletta, abrasivo in pezzi e in formelle, per il bucato, per la pulizia), dal 1900 in poi ha accompagnato le attività della Mira Lanza.85

All’inizio del XX secolo l’area dello stabilimento industriale era molto più ristretta rispetto alla situazione attuale, fra il 1900 e il 1915 gli affari della fabbrica Candele Steariche Mira andavano piuttosto bene e i proprietari decisero di ampliare la loro proprietà industriale acquistando i terreni circostanti. Alla fine del 1938 lo stabilimento aveva una superficie di 80 mila metri cubi, dentro i quali vi era la possibilità di utilizzare moderni macchinari in quanto la fabbrica era elettrificata già dal 1919. Durante le Prima Guerra Mondiale i macchinari più importanti furono trasferiti negli stabilimenti di Genova, mentre nello stabilimento mirese venne allestito un grandissimo ospedale militare.

Nel 1924 nacque la Società Mira Lanza S.A. dalla fusione della fabbrica Candele Steariche Mira con la Fabbrica Candele Fratelli Lanza di Torino, su

84 Perché è stata scelta Mira come nuova sede di una fabbrica per candele? Innanzitutto perché a Venezia era impossibile costruire nuove fabbriche, in secondo luogo perché Mira aveva una posizione ideale per la facilità del trasporto su acqua, che era necessaria in abbondanza anche per la lavorazione stearica. Cfr. BALDAN, Storia della Riviera del Brenta. Civiltà antica e moderna con

aspetti di vita del territorio padovano, II volume, op. cit., pp. 290-291.

iniziativa del Senatore Erasmo Piaggio e di suo figlio Giuseppe. La società neocostituita reimpiegò tutto il personale della vecchia fabbrica di Mira e ne assunse di nuovo al fine di incrementare la produzione saponiera. Sotto la guida della Famiglia Piaggio, nella persona dell’Ingegnere Rocco Piaggio, la Mira Lanza raggiunse ben presto un grande sviluppo e divenne la principale produttrice in Italia di saponi da bucato, pur non cessando ancora la produzione di candele, lumini, stearina, glicerina e oleina.86 Nel 1941 venne

progettata una nuova centrale termica e si iniziò a pensare a un impianto per la produzione del sapone in polvere, avo dei primi detersivi in polvere.87 Alla

stessa epoca, vigilia della Seconda Guerra Mondiale, risale la costruzione del binario raccordato con la stazione di Mira Buse posta sulla linea Mestre- Adria.

In piena guerra la Direzione dell’azienda, con sede legale a Genova, venne trasferita temporaneamente a Mira, in Villa dei Leoni, posta davanti allo stabilimento, ma in sinistra idrografica. Lo stabilimento di Mira sembrò essere esonerato dai bombardamenti che si abbatterono in Riviera del Brenta soprattutto verso la fine del conflitto.88

Nel primo dopoguerra gli operai iniziarono a prendere coscienza dei loro diritti, che si scontravano con il sistema padronale dell’azienda; a ciò seguì una serie di accordi di rivalutazione salariale, richieste di inquadramento, licenziamenti e i primi scioperi. I più anziani ricordano che tali fermenti operai portarono alla sostituzione di buona parte dello staff direttivo89.

Ciononostante agli inizi degli Anni Cinquanta la Mira Lanza era protesa verso

86 Ivi, pp. 18-19. 87 Ivi, p. 20. 88 Ivi, p. 23.

89 Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale nello stabilimento di Mira ci fu una forte epurazione di tutti i quadri medio-alti a segnare la fine di un periodo. Il rientro dei reduci, la rotazione delle persone a tutti i livelli, la richiesta dei miglioramenti salariali, la necessaria attività per la ricerca di un nuovo equilibrio, resero il periodo 1945-1950 molto turbolento. Solo con l’avvento dell’Ing. Cesare Cevenini a direttore generale le cose furono riportate sul giusto binario. L’uomo operò con estrema durezza, rinnovò completamente gli organici, lanciò i progetti di industrializzazione, instaurò un regime ferreo di rapporti all’interno dell’azienda. Alla fine del 1951 erano presenti in fabbrica 438 unità, di cui 42 risultavano con la qualifica di impiegati. Cfr. PAVANELLO (a cura di), Mira Lanza, op. cit., p. 57.

il futuro e pronta ad affrontare l’industrializzazione del Paese90 e a rendersi

protagonista del boom economico.

Fin dalle origini la Mira Lanza ha dedicato grande attenzione alla creazione e allo sviluppo di nuovi prodotti su base chimica. Per merito della ricerca americana i nuovi detergenti furono individuati negli alchilarilsolfonati di sodio e la Mira Lanza fu la prima in Italia ad apprezzare il potenziale di questi prodotti. Negli Anni Sessanta la ricerca tecnologica aveva portato alla realizzazione di processi continui ed automatizzati per la preparazione e l’essiccazione dei saponi da bucato e da toeletta. A Mira nacque l’industria mondiale degli acidi grassi e derivati.91

Gli impiegati92 della Mira Lanza compresero che all’attività industriale di

avanguardia bisognava affiancare un’incisiva azione commerciale: la pubblicità fu il pilastro della fortuna della Mira Lanza. Fin dal 1950 la Società ha investito in una grafica pubblicitaria che fosse incisiva ed esemplare. Oltre a inserti nei giornali locali e nazionali, manifesti murali, spot radio e tv, campagne pubblicitarie effettuate con dimostratrici in loco, organizzazione di vetrine, vennero ideate iniziative e personaggi che sono entrati nei libri della storia del marketing. Si tratta del Consorzio Figurine e dei super testimonial Calimero e Olandesina!93

Dal 1950 la Commerciale Mira Lanza e la Seac assunsero il compito della vendita e della diffusione di tutti i prodotti della casa madre. La commercializzazione si basò subito sulla vendita diretta all’esercente, la quale presentava il vantaggio di portare i prodotti della Mira Lanza all’operatore commerciale più prossimo al consumatore e con la massima rapidità. I risultati di questo sistema furono da subito soddisfacenti su base

90 Ivi, pp. 24-25. 91 Ivi, p. 26.

92 Gli uomini e le donne di Mira che si son trovati ad operare dopo l’acquisizione della società da parte di Benckiser hanno vissuto momenti esaltanti e hanno potuto far esplodere la loro potenzialità e la loro professionalità. Ciò si è realizzato grazie allo spirito di squadra dello stabilimento, alla fiducia riposta da tutto il personale nei suoi dirigenti locali e alla grande fortuna di aver avuto degli Amministratori Delegati (Luigi Tafuri, Wofgang Billstein, Peter Harf, Elio Leoni Sceti, Paolo Cavallo) che hanno saputo cogliere tale sentimento, facendosene essi stessi paladini all’interno del gruppo. Cfr. PAVANELLO (a cura di), Mira Lanza, op. cit., p. 61 e 65.

locale e vennero poi intrapresi nel resto d’Italia. La filosofia di base di questo sistema fu il rifornimento urgente, costante e ridotto negli stock. La distribuzione venne assicurata dalla presenza di depositi in tutta Italia, riforniti direttamente dagli stabilimenti e dai quali partivano carichi di merci tutti i giorni.94

Anche per la Mira Lanza, così come per Marghera, gli Anni Sessanta furono gli anni della lotta sindacale. La forza lavoro era costituita da giovani provenienti dalle zone depresse a sud del Naviglio, dove la crisi aveva investito le aziende agricole, i loro salari non superavano le 50 mila Lire mensili e l’orario di lavoro si aggirava intorno alle 9-10 ore giornaliere. A ciò sono da aggiungere la mancanza di assicurazioni previdenziali, l’uso di manodopera minorile, la mancanza di mense e servizi igienici, il lavoro a domicilio e il problema dell’uso di prodotti nocivi. A peggiorare questo clima contribuì, nel 1958, il licenziamento di cento lavoratori Mira Lanza iscritti alla CGIL, poiché un sistema di tipo clientelare regolava le effettive assunzioni filtrate attraverso le anticamere parlamentari. Nel marzo del 1963, sull’eco degli altri grandi scioperi italiani, i lavoratori Mira Lanza riuscirono a rompere il silenzio e scesero in lotta per quattro giorni, ottenendo il premio di produzione, il quale era importante per due motivi: era slegato da elementi incentivanti la produttività individuale e prevedeva importi di salario fissi per i lavoratori di una stessa fascia95, in realtà i contratti erano notevolmente più bassi rispetto

agli altri contratti nazionali dello stesso tipo. La minaccia di ulteriori fermi lavorativi indusse il consiglio direttivo a ricattare i lavoratori sul tema dei salari96. Il Sessantotto arrivò anche per Mira Lanza: con lo sciopero nazionale

94 Ivi, pp. 26-27.

95 Cfr. LIVIERO, 1969, Mira Lanza requisita: scelta “sessantottina” o buona amministrazione, in “Rive”, nr. 2, Comune di Mira, 2002, pp. 21-22.

96 Nella lunga storia dello stabilimento di Mira non sono mancati momenti sofferti e situazioni di confronto anche pesanti. Le agitazioni dei primi Anni ’60 furono principalmente legate ad ottenere miglioramenti salariali, servizi sociali in fabbrica (mensa e infermeria). La direzione era arroccata su posizioni estremamente rigide e il conflitto fu molto duro, con scontri anche fisici tra impiegati e operai, con denunce e strascichi in Pretura che si protrassero per molti anni. Era in gioco il passaggio ai “tempi moderni” e questo clima di contrapposizione condusse nel 1969, in occasione del passaggio del contratto della Detergenta a quello dei Chimici, all’occupazione dello

del 14 novembre anche i lavoratori miresi rientrarono nel campo della lotta sindacale. L’eco delle richieste dei lavoratori di Porto Marghera indusse i lavoratori di Mira a chiedere meno nocività e più sicurezza sul lavoro e il riconoscimento degli elementari diritti sindacali. Gli scioperi che si susseguirono nel 1969 portarono alla richiesta di aggancio al contratto dei chimici e la rispettiva rivalutazione delle varie mansioni.97

Circa un anno dopo, nell’ottobre del 1969 il consiglio direttivo di Mira Lanza informò i suoi lavoratori di non essere in grado di corrispondere i salari e gli operai entrano in sciopero alternato, lo stabilimento lavorava per quattro ore e per le successive quattro stava fermo, la Direzione non fu in grado di controllare la vertenza e abbandonò lo stabilimento. In Riviera si diffuse il panico sulla sicurezza dello stabilimento, tuttavia la produzione doveva procedere e il 16 novembre il Sindaco Gottardo decise la requisizione commissariale dello stabilimento98 e stabilì una commissione interna in

grado di garantire sorveglianza, manutenzione, sicurezza ed efficienza degli impianti.99

Alla derequisizione, avvenuta il 6 dicembre e interpretata dalla Direzione come resa da parte dei sindacati, seguì il tentativo di mediazione del Ministro del Lavoro Donat Cattin, ma le trattative furono disertate dalla società. Le vicende di Mira Lanza negli Anni Settanta sono tutte collegabili agli eventi sessantottini, l’espansione dell’azienda ricevette nuovo impulso dalla produzione di detersivi sintetici derivanti dal petrolio e ciò preluse alla successiva acquisizione da parte del gruppo Montedison. In secondo luogo si stabilimento da parte degli operai, durata dal 13 novembre al 6 dicembre. Cfr. PAVANELLO (a cura di), Mira Lanza, op. cit., pp. 57-58.

97 Il Petrolchimico Montedison di Porto Marghera è una delle fabbriche che hanno segnato, nella stagione ’68-’69, la storia del movimento sindacale italiano. È qui che si sperimentarono e poi praticarono le forme di lotta più dure e originali dell’autunno caldo. Alla Montedison nacquero i primi delegati e comitati di reparto dell’esperienza sindacale italiana. In un clima di scontro politico aspro all’interno del sindacato, ma anche fra sindacato e formazioni politiche esterne. Cfr. PERNA, Classe, sindacato, operaismo al petrolchimico di Porto Marghera: appunti sull’autunno del

’69 attraverso i volantini di fabbrica, Editrice sindacale italiana, Roma, 1980, pp. 5-12.

98 Cfr. D’AGOSTINO, Attuato il provvedimento sabato notte. Per la “Mira Lanza” decretata la

requisizione, in L’Unità, 17 novembre 1969.

99 Cfr. LIVIERO, 1969, Mira Lanza requisita: scelta “sessantottina” o buona amministrazione, op. cit., pp. 25-26.

assistette all’emergere della convinzione che lo stabilimento di Mira avesse una valenza territoriale e comportasse numerose conseguenze sociali (inquinamento, servizi, occupazione): i comuni della Riviera del Brenta e alcuni di quelli a sud della Riviera decisero di costituire un servizio di medicina preventiva e del lavoro, cui seguì l’indagine medica su alcune forme di eczemi, pruriti e malesseri della popolazione e dei lavoratori. Tutto questo ha comportato un più cosciente controllo ambientale dei reparti di lavoro. Anche il territorio circostante lo stabilimento subì da parte dell’Amministrazione Comunale una nuova rivalutazione e cominciò ad attuarsi il nuovo Piano Regolatore che prevedeva la risistemazione urbanistica sia dell’area adiacente il Naviglio, sia di quella a sud dello stabilimento.100

Il decennio 1985-1995 fu un periodo molto dinamico dal punto di vista degli assetti societari, più che da quello dell’innovazione tecnologica. Nel 1985 la Mira Lanza entrò a far parte del Gruppo Montedison, con sede legale a Genova. Nel 1988 fu acquisita dalla società tedesca Benckiser, che l’anno successivo incorporò un’altra notevole azienda italiana, la Panigal. Fu per Benckiser l’inizio di un percorso che la porterà in breve a divenire una grande multinazionale nel settore saponiero e della detergenza. Nel 1992 a Mira fu avviato l’impianto per la produzione di detersivi concentrati. Nacque l’Ava Iper per il confezionamento dei detersivi sintetici con macchine per formati più ridotti. Il 1994 fu l’anno della rivoluzione dei fustini: prima apparvero i sacchetti in sostituzione delle valigette, poi alle valigette furono sostituiti i fustini rotondi. L’evolversi della chimica comportò formule di detersivi in continua evoluzione.101

I vertici societari vennero completamente rinnovati e cambiarono con frequenza. Nel 1999 la Benckiser si fuse con la Reckitt & Colman, dando vita

100 Ivi, pp. 27-32.

all’azienda leader al mondo per i prodotti per la pulizia della casa. Da quel momento ebbe inizio il “Progetto Mira Lanza”.102

Nella strategia aziendale c’era il progetto dell’unificazione di tutte le attività produttive, magazzino incluso: era quindi necessario costruire altri immobili per accogliere le nuove lavorazioni. Secondo il Piano Regolatore del Comune di Mira nuove costruzioni erano permesse solo a sud dello stabilimento industriale e a patto delle dismissioni dell’area nord, fronte Naviglio. Ciò comportava costi enormi per la Reckitt Benckiser (ex Mira Lanza), ma anche per il Comune che avrebbe dovuto smantellare il deturpante insediamento industriale fronte Naviglio. Si venne a un compromesso: l’area industriale a nord sarebbe divenuta zona d’uso abitativo-commerciale e la cessione di tale area ha permesso alla Reckitt Benkiser l’ampliamento dello stabilimento a sud. Nel progetto era compresa anche la costruzione di una nuova strada. Causa la diminuzione del traffico merci su rotaia venne dismesso il binario raccordato con la stazione di Mira Buse (di cui rimangono ancora oggi le vestigia) e costruita la strada di collegamento Mira Buse-Romea, in questo modo l’ingresso della fabbrica fu portato lontano dal Naviglio, con ulteriore recupero paesaggistico.103 Tale sviluppo, dal punto di vista urbanistico, è

sempre stato sofferto dal Comune di Mira. Le convenzioni per l’acquisto e l’uso delle vie Seriola e Sant’Antonio sono state oggetto di stressanti trattative che l’azienda ha dovuto pagare anche con interventi economici sul territorio. Dal 1980 al 1992 non è stato possibile effettuare alcun insediamento nell’area interessata dallo stabilimento a causa della salvaguardia derivante dalle procedure del Piano Regolatore del Comune di Mira che ha tenuto conto della vocazione industriale dell’area. L’area dello stabilimento di Mira è oggi di circa 200 mila metri cubi.104

Fin dalle sue origini Mira Lanza ha venduto all’estero. Dagli Anni Settanta, quando è entrata a far parte del Gruppo Montedison, Mira Lanza ha trasferito alcune attività all’estero, di cui le più significative sono: Soda-So a Tuzla

102 Ivi, p. 44. 103 Ivi, pp. 45-46. 104 Ivi, pp. 49-51.

(Bosnia), detersivi per uso domestico in Algeria, centro ricerca detersivi a Kiev, Mira Lanza San Paolo e Mira Lanza Manaus (Brasile), Mira Lanza Iraq e Mira Lanza Egitto. Dopo l’ingresso in Benckiser lo stabilimento di Mira è stato più volte coinvolto in azioni di supporto alle realtà estere del gruppo105 ed è

per questo che Mira, per la sua posizione geografica, è considerata dalla Reckitt Benckiser, uno degli stabilimenti strategici del Nordest, in quanto i suoi prodotti sono facilmente inviabili nell’Est europeo, attraverso le grandi direttrici di traffico merci e il Corridoio 5 Lisbona-Kiev.

Fig. 11. Stabilimento Mira Lanza ripreso da foto aerea dal lato del Naviglio. Non è stato possibile risalire alla fonte, tuttavia è presumibile che la foto sia antecedente al 1954, anno in cui sono state soppresse le corse del tram Padova- Fusina, del quale, nella parte bassa della foto, si intravedono i cavi della corrente elettrica che supportavano il pantografo dei veicoli rotabili.

Fig. 12 e 13. Stabilimento industriale della Mira Lanza ripreso dal Naviglio. Dopo la riqualificazione ambientale post 1992 l’area industriale a ridosso del Naviglio Brenta è stata abbandonata e la produzione industriale è stata spostata nella zona a Sud, ed è gestita dalla Reckitt Benckiser Italia. (Foto: Noale)