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Cesare Pedemonte

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1976 (pagine 30-37)

Una riforma delle Camere di commercio è stata riproposta anche in questa legislatura con diverse proposte di legge di origine sia governa-tiva che parlamentare. Ciò sta a sottolineare l'ur-genza di un riassetto di tali enti, che in specie in questi ultimi mesi si è evidenziata anche in se-guito alle iniziative del Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato da una parte e delle or-ganizzazioni sindacali di categoria dall'altra.

Dirò subito che con queste notazioni non in-tendo entrare nel merito se non per affermare che, se una riforma ha da farsi, essa non dovrebbe riguardare soltanto alcuni aspetti costitutivi e di funzionamento degli organi al vertice, quali la Presidenza, la Giunta, il Consiglio, e l'istituzio-nalizzazione delle Unioni regionali e nazionali delle Camere di commercio. Una riforma orga-nica dovrebbe anzitutto riguardare le molteplici attività che le Camere sono venute via via svol-gendo dalla loro ricostituzione nel 1944, sia di iniziativa propria che per incarico avuto dai vari Ministeri, con una loro organica consacrazione legislativa che nel richiamarle non le delimiti ma le istituzionalizzi e le coordini anche con riferi-mento alle funzioni decentrate, o non, ad altri enti in sede regionale.

Per quanto riguarda il commercio con l'estero, ad esempio, va tenuto presente che né il Mini-stero del Commercio EMini-stero né lo stesso Istituto Nazionale per il Commercio Estero, se si fa astra-zione dagli Uffici periferici che hanno normal-mente competenza in materia di controllo quali-tativo dei prodotti ortofrutticoli all'esportazione, hanno nelle varie provincie italiane una rete di uffici sicché le varie loro attribuzioni vengono demandate alle Camere di commercio, che le svolgono tramite propri servizi specializzati, e che pertanto vengono a configurarsi, sia pure in senso lato, come unità operative in periferia dei due organismi dianzi richiamati. In secondo luo-go, né dalla Costituzione della Repubblica né

dalle leggi istitutive delle Regioni è stata affidata a questi enti competenza alcuna in tale materia. Sicché l'affermazione, ribadita in varie sedi, che le Camere di commercio, nell'ambito della pro-pria circoscrizione, si configurano come centri qualificati e insostituibili di osservazione e di in-tervento in vari settori dell'economia provinciale, trova senz'altro conferma nel settore del commer-cio estero.

A questo riguardo va pure soggiunto che, men-tre l'Istituto Centrale di Statistica si limita alla pubblicazione dei dati nazionali del commercio estero, l'Unione Italiana delle Camere di com-mercio, dal 1963, provvede alla pubblicazione di

dati disaggregati provincialmente e regionalmente. Le Camere possono così mettere a disposizione degli operatori uno strumento conoscitivo di base per l'orientamento della propria attività verso le varie aree di mercato. Al tempo stesso è possibile stabilire il peso di ciascuna provincia e di cia-scuna regione nel quadro del commercio estero nazionale e, per quanto concerne la provincia di Toi 'ino, va subito detto che balza evidente la sua specifica vocazione al commercio internazionale.

La qualifica di « industria di trasformazione », nel cui ambito si hanno importazione di materie prime o semilavorati ed esportazione di prodotti finiti, ben si addice alla nostra provincia.

Dal lato delle importazioni, possiamo dire che essa, con il 6-7% in media sul totale italiano, viene buona quarta dopo Milano, Roma e Genova, centri commerciali per eccellenza. Inoltre, con il

L'Associazione industriali del Canavese, in collaborazione con la locale Amministrazione comunale, ha organizzato a Rivarolo Canavese, il 13 dicembre scorso, un « Convegno sul commercio estero». Tre le relazioni di base, presentate dall'on. Dante Gra-ziosi, presidente dell'ICE, dal dr. Aldo Meloni, presidente del Consorzio all'esportazione della provincia di Pavia e dall'autore del presente scritto, responsabile del servizio estero della Camera di commercio di Torino. L'articolo qui pubblicato riprende il tema della relazione svolta al Convegno, approfondendo nei par-ticolari la più recente attività promozionale svolta in materia dal-l'istituto camerale torinese. (N.d.R.)

M O V I M E N T I V A L U T A R I D E L L A P R O V I N C I A D I T O R I N O

(000 di lire)

a ) IMPORTAZIONI

Di cui Anni

Totale macchine, Caldaie, apparecchi, congegni Autoveicoli, velocipedi Rame Macchine, apparecchi elettrici vari

Combu-stibili Ghisa, ferro e acciaio Carni, frattaglie Gomma meccanici Macchine, apparecchi elettrici vari 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 287.291.611 263.209.331 328.147.581 380.198.742 396.123.966 490.055.093 587.914.470 608.680.498 657.296.377 886.868.599 1.340.860.522 46.629.311 26.567.691 36.000.432 62.618.499 64.030.822 83.577.274 89.291.070 120.776.620 106.050.530 128.648.290 209.934.826 19.446.058 20.023.099 25.274.966 31.067.746 39.506.962 50.826.451 74.304.286 79.464.721 97.240.932 120.436.650 149.023.509 15.862.671 19.200.026 31.685.457 26.310.519 29.113.667 38.336.197 47.359.276 32.869.796 35.348.748 53.212.814 80.129.917 11.518.649 8.194.361 10.404.455 15.240.346 15.537.537 22.439.176 31.442.222 32.583.801 34.368.989 43.296.913 66.785.541 10.691.209 11.338.897 9.088.767 3.441.805 3.083.430 4.193.352 5.628.986 10.591.906 15.694.766 14.407.156 47.384.582 39.373.920 39.136.968 51.537.939 59.875.282 54.539.427 63.252.797 96.522.323 87.559.845 97.842.322 127.553.578 221.386.117 8.191.209 8.952.633 8.786.389 8.791.056 10.173.173 10.459.294 10.314.858 14.568.685 13.504.222 21.670.286 12.230.720 6.028.783 12.590.297 17.668.815 25.543.846 21.565.744 33.246.176 24.020.356 32.202.984 32.128.841 44.008.062 69.269.101 b ) ESPORTAZIONI Di cui Anni

Totale macchine, Caldaie, apparecchi, congegni meccanici Autoveicoli, velocipedi Navi-gazione aerea Macchine, apparecchi elettrici vari Bevande, liquidi alcolici e aceto Ghisa, ferro e acciaio Veicoli e materiali per strade ferrate Gomma 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 476.245.596 507.973.495 603.889.196 675.941.476 832.002.325 1.005.663.430 1.145.281.959 1.245.400.906 1.421.833.893 1.594.716.631 2.210.040.882 125.847.214 144.765.281 162.336.418 196.712.409 234.903.579 259.417.733 329.586.609 341.419.533 340.586.790 387.069.428 554.501.836 221.241.031 213.533.642 273.810.206 311.994.170 421.822.890 516.556.866 526.862.911 623.161.096 770.724.238 819.535.265 1.104.449.291 19.249.324 8.176.543 4.052.961 8.199.804 7.228.763 8.930.055 8.942.951 12.721.529 9.792.928 6.735.007 8.391.186 9.356.841 10.694.499 15.032.004 12.755.634 17.002.798 24.893.164 37.052.392 42.041.392 46.710.177 57.342.851 69.638.743 10.033.655 10.246.071 10.887.937 10.902.032 11.687.816 12.629.734 17.819.467 16.695.085 17.715.777 26.561.714 54.238.384 8.268.746 15.434.469 15.833.622 15.882.080 16.188.647 19.691.212 20.796.189 22.456.261 27.441.707 37.459.370 59.085.564 5.979.554 125.946 6.682.615 5.046.863 2.592.691 4.480.676 4.460.719 2.280.971 3.242.477 5.456.004 5.633.183 4.421.833 20.347.315 25.581.561 26.398.838 20.918.525 43.824.754 39.467.796 49.571.711 65.855.752 77.620.875 96.837.480

Fonte: Unione italiana delle Camere di commercio.

suo 15% in media di esportazioni rispetto al to-tale nazionale, essa si pone subito dopo la Pro-vincia di Milano, che ne copre mediamente il 28-3 0 % , seguita a distanza da Genova, Firenze e Roma con il 4 - 5 % .

Le altre provincie, sia per le importazioni che per le esportazioni, seguono a lunga distanza con valori che non superano generalmente il 2 % del totale nazionale per alcune e l'1% per la gran parte delle altre.

La specifica vocazione all'esportazione della nostra provincia fa si" che normalmente sia posi-tivo, e di una certa consistenza, il saldo della sua

bilancia commerciale con l'estero, mentre invece, per quanto concerne la bilancia commerciale na-zionale, la dinamica del fenomeno si pone diame-tralmente contraria.

Infatti, se si prendono in esame gli ultimi due anni per i quali si dispongono dati certi, si ha che il saldo delle esportazioni sulle importazioni per l'Italia è stalo nel 1973 di meno 2 0 % circa e nel

1974 di meno 23,5%; per la provincia di Torino si hanno invece saldi positivi, rispettivamente, di circa 1 '80 ed il 6 5 % .

In valori assoluti, ritengo infine di sottolineare che nel 1974 le importazioni della nostra

provin-COMMERCIO ESTERO ITALIANO E DELLA PROVINCIA DI TORINO

DAL 1964 AL 1974

eia sono ammoniate a 1340 miliardi di lire con un aumento del 51% rispetto agli 887 miliardi del

1973. Le esportazioni sono ammontate a 2210 miliardi di lire con un aumento del 38% rispetto ai 1600 miliardi circa del 1973.

Da ciò non è detto che si possano trarre conclu-sioni ottimistiche, e nemmeno intravedere qualche bagliore di speranza. Invero si deve constatare che le percentuali di incremento in questi ultimi

due anni sono più ooptenute rispetto a quelle degli anni immediatamente precedenti e, specialmente, degli anni sessanta, ma quelli erano gli anni del boom.

Le cause sono note: da una parte situazione congiunturale interna, dall'altra più agguerrita concorrenza sui mercati esteri.

Approfondendo ancora il discorso sull'anda-mento del commercio estero provinciale, vorrei evidenziare che, a livello settoriale, il maggior contributo alle correnti di esportazione viene nor-malmente dato dal settore meccanico, che in ge-nere rappresenta l'80-85% del totale provinciale.

Peraltro, in questi ultimi anni, qualche fles-sione si è venuta qui determinando, imputabile essenzialmente al comparto mezzi di trasporto, che da solo copre in media il 50-55% del totale esportato dalla provincia.

Le macchine per ufficio coprono mediamente il 6-7%; seguono la gomma, con un 3-4%; le materie plastiche, i tessili e abbigliamento, rispet-tivamente, con un 2-2,5%; i vini ed i vermouth con l'I,5-2%; carta e libri, prodotti chimico-far-maceutici, rispettivamente con l'I-1,5%.

In valori assoluti, i 2210 miliardi del 1974 possono essere cosi ripartiti: mezzi di trasporto 1100 miliardi, cuscinetti a rotolamento 38 mi-liardi, gomma (pneumatici e cavi) 90 mimi-liardi, macchine per ufficio 150 miliardi, bevande 32 mi-liardi, altri settori 790 miliardi. Vale dire che circa i 2 / 3 sono appannaggio di settori nei quali operano grandi o medio-grandi unità industriali, e un terzo appena è distribuito fra una pluralità di aziende medie, piccole e artigianali che, tenuto conto delle iscrizioni al Centro Meccanografico degli operatori con l'estero, si può stimare si ag-girino sulle 2800-3000 unità. Da ciò balza evi-dente la necessità che, per esempio, le iniziative a livello centrale e periferico (Mincomes, ICE, Camere di commercio, Associazioni di categoria) per incrementare le esportazioni siano rivolte in particolare alle minori aziende, nonostante tutto, in possesso di un potenziale che vale la pena incentivare e sviluppare.

Sempre con riferimento alle esportazioni ed alla loro distribuzione geografica, va detto che maggior partner della provincia di Torino è la Comunità Economica Europea, la quale assorbe mediamente il 45-50% delle vendite all'estero. In tale quadro si contendono il primo posto la Francia e la Germania (entrambe sul 15-16%),

seguite dalla Gran Bretagna (9-10%), dal Belgio e dai Paesi Bassi (ciascuno con il 4-5%).

Altro importante cliente sono gli Stati Uniti, ai quali si vende di norma il 10-11%. Il restante 40% circa viene irradiato verso tutti gli altri Paesi del mondo.

Mi sono un tantino dilungato nelle cifre, non vorrei che si pensasse ad un'arida elencazione di numeri: è invece importante e pregiudiziale, per iniziare qualsiasi discorso di promotion conoscere bene qual è la struttura e quali sono i potenziali su cui aver modo di contare e far leva.

Proseguendo ora nel nostro escursus indicativo dell'attività camerale, vorrei anzitutto far presente che le Camere di commercio dal 1957 sono state incaricate dal Ministero Commercio Estero, pre-vio accordo col Ministero Industria, Commercio e Artigianato, di tenere in sede provinciale il Cen-tro Meccanografico delle aziende che operano con l'estero.

Per chi ancora non lo sapesse è infatti neces-sario, per poter esportare o importare in via con-tinuativa, essere in possesso di un numero mec-canografico, che viene poi indicato, con una M seguita da un numero progressivo, di cui le prime due cifre indicano la posizione alfabetica delle 94 provincie (per esempio, per Torino M 81...), in tutti i documenti valutari e commerciali.

L'obbligatorietà dell'iscrizione al Centro Mec-canografico non è finalizzata a particolari controlli limitativi o impositivi. Essa è volta a rendere più snelle le operazioni del Cambital per l'accredito o l'addebito alle aziende delle valute delle quali detiene, come è noto, il monopolio. Inoltre, si rendono possibili i calcoli statistici di cui ho detto prima.

L'iscrizione avviene, si può dire, in via auto-matica: infatti basta solo essere iscritti al Regi-stro Ditte della Camera di commercio.

Dalla tenuta di questo Centro e dal suo aggior-namento si sono potuti trarre utili elementi per la pubblicazione di un Catalogo degli Importatori ed Esportatori della Provincia di Torino, la cui ultima edizione 1975 è appena ultimata. In que-sto Catalogo le ditte esportatrici e / o importatrici sono elencate in ordine alfabetico in una prima parte e per settori merceologici in una seconda parte.

Entrambe vengono irradiate in tutto il mondo, con l'invio agli Uffici Commerciali presso le Am-basciate italiane, agli Uffici ICE, alle Camere di commercio italiane all'estero nell'intento di

for-nire non solo uno strumento di ricerca dei produt-tori produt-torinesi, ma anche un mezzo di potenzia-mento delle esportazioni provinciali. Il Catalogo verrà pure inviato alle varie organizzazioni che, in Italia e all'estero, si occupano di commercio internazionale.

Le ditte torinesi iscritte al Centro Meccano-grafico ammontano a tutt'oggi a circa cinquemila: di esse la gran parte è a livello piccolo o medio. Di qui allora la particolare necessità che le ini-ziative per favorire gli scambi con l'estero ten-gano conto, in primo luogo e fondamentalmente, della dimensione e della pluralità di tali aziende, nonché dei problemi che ad esse si propongono. È infatti sintomatico, a dimostrare le difficoltà nelle quali queste aziende si dibattono, l'alto in-dice di fluttuazione che annualmente si riscontra nella dinamica delle variazioni intervenute: al-meno il 15-20% delle ditte medie, piccole e arti-gianali della provincia di Torino che operano con l'estero cessano ogni anno la propria attività per essere a loro volta sostituite da altre che la ini-ziano.

Un'altra osservazione: all'Ufficio estero came-rale abbiamo notato che le richieste di iscrizione al Centro Meccanografico sono particolarmente insistenti in quest'ultimo periodo e ciò è sintoma-tico della tendenza a tentare la via dell'esporta-zione in presenza di una debole domanda sul mercato interno. È, questo, un fenomeno avvertito anche da altre Camere di commercio, sicché si ha la sensazione che gli operatori si rivolgono agli Enti camerali per ottenere, in questo frangente, un'azione di sostegno.

Va però detto al riguardo che il fatto esporta-tivo non deve essere sporadico e manovrato a seconda dell'andamento delle vendite sul mercato italiano. Deve essere un fatto continuativo, da seguire e progressivamente potenziare e diversi-ficare sia come clienti che come aree di mercato, in modo di poter bilanciare con un aumento in altri Paesi i cali che possono determinarsi per cause varie nelle vendile verso certi Paesi.

Di qui la particolare necessità per le aziende di diventare, oserei dire, delle professioniste del-l'esportazione e, per gli Enti che hanno compe-tenza in materia di commercio estero, l'opportu-nità di intraprendere idonee iniziative che aiu-tino e agevolino lo sforzo delle aziende.

Vi è poi una svariata attività di emissione di documenti e attestazioni, clic va dai certificati d'origine ai visti sulle fatture per l'estero, alle

di-chiarazioni varie da presentare alle Autorità doga-nali o valutarie. Trattasi invero di un'attività emi-nentemente burocratica e amministrativa, ma an-che in questo campo esiste la possibilità di age-volare o meno le aziende: nei limiti del lecito e del fattibile, si può andare loro incontro con lo sveltire le procedure e non frapponendo altri osta-coli a quelli che già esistono per altro verso.

In tale contesto le Camere di commercio e la loro Unione Italiana, hanno ritenuto di addos-sarsi oneri e responsabilità nei confronti delle Dogane italiane ed estere, per rendere applicative le Convenzioni internazionali che facilitano la temporanea esportazione delle merci (con il siste-ma dei Carnets ATA), nonché il trasporto inter-nazionale di merci (con il sistema TIR o con quello dei transiti comunitari).

I Carnets ATA possono essere utilizzati per campionari commerciali, materiali professionali o partecipazione a mostre e fiere, eludendo le più lunghe e costose procedure della normale espor-tazione temporanea con deposito cauzionale, non-ché i molteplici controlli doganali ai valichi di frontiera. Questo sistema non sembra essere an-cora ben conosciuto da tutti coloro che ne potreb-bero usufrire; tuttavia si è già divulgato al punto tale da poterlo configurare come una delle più impegnative attività, specie dal lato delle garan-zie prestate per conto degli operatori.

Per venire ora all'azione più strettamente pro-mozionale, va in primo luogo sottolineata l'atti-vità di informazione e assistenza che gli Uffici commercio estero camerali vanno svolgendo in provincia anche per conto del Ministero Commer-cio Estero e dell'ICE.

A Torino disponiamo di raccolte delle pubbli-cazioni edite dal predetto Ministero, dall'ICE e da altri Enti e organizzazioni, pubblicazioni ita-liane o di origine estera, che vengono date in con-sultazione a chiunque sia interessato a specifiche ricerche.

Disponiamo infatti di annuari, pubblicazioni e riviste che consentono il reperimento di produt-tori o di clienti sui mercati esteri, e devo dire che non passa giorno senza che almeno 4-5 ope-ratori vengano assistiti dagli addetti all'Ufficio sia per ricerche dirette, sia per informazioni sulle proposte di acquisto o sulle offerte di merci che direttamente pervengono all'Ente camerale.

A questo riguardo si deve constatare che so-vente chi sta per iniziare il commercio con l'estero viene all'Ufficio preoccupato a volte prima ancora

del reperimento del cliente, per l'ottenimento di licenze, l'espletamento di procedure ritenute lun-ghe e difficili, paventando insomma un certo di-spendio di energie e di mezzi o l'impiego di un certo tempo, come se non fossero intervenute libe-ralizzazioni nel commercio internazionale ed il Mercato Comune non fosse una realtà. Anzi, al-cuni richiedono tuttora cosa sia il MEC o la CEE: carenza di adeguata informazione!

Utilmente, quindi, una collaborazione fra le Associazioni di categoria e la Camera di com-mercio potrebbe instaurarsi per l'organizzazione di incontri con operatori con l'estero, effettivi o potenziali, allo scopo di sfatare miti e render loro più agevole l'espletamento di questa attività.

Con il gennaio 1975 si è iniziata la pubblica-zione di un « Notiziario di commercio estero », come supplemento quindicinale alla rivista « Cro-nache Economiche », in specie per la divulga-zione delle richieste ed offerte di merci e rappre-sentanze che pervengono direttamente da ditte di tutto il mondo. Il Notiziario viene inviato non solo agli operatori, ma anche alle Associazioni di cate-goria, agli istituti di credito, agli spedizionieri ed a vari enti interessati agli scambi con l'estero. Le frequenti richieste di invio testimoniano l'utilità di questa iniziativa.

Di certa importanza è pure l'intervento delle Camere di commercio in materia di contenzioso, nell'intento di pervenire ad una pacifica ed ami-chevole soluzione delle vertenze che possono in-sorgere nell'esecuzione dei contratti.

Al riguardo non si dimentichi che le aziende anziché ricorrere in casi di controversia alla nor-male giurisdizione, possono avvalersi dell'arbi-trato, sia nel diritto interno che internazionale. La Camera di commercio di Torino ha istituito una Corte arbitrale operante in base ad uno spe-cifico regolamento. La Camera di commercio in-ternazionale ha predisposto un Regolamento di Conciliazione e di Arbitrato (il cui testo è stato aggiornato al 1° giugno 1975), che diventa ope-rante nel caso in cui le parti abbiano incluso nel contratto la seguente clausola « Tutte le contro-versie eventualmente derivanti dal presente con-tratto saranno risolte in via definitiva secondo il Regolamento di Conciliazione e di Arbitrato della Camera di Commercio Internazionale, da uno o più arbitri nominati in conformità a detto Rego-lamento ».

Quelle che sono venuto fin qui elencando sono le attività che normalmente svolgono, perlomeno,

i maggiori Enti camerali; ma poiché ciascuno di essi, in quanto enti autonomi, vivono e agiscono secondo le proprie disponibilità finanziarie ed in un loro peculiare contesto provinciale, è chiaro che diversificate sono le azioni da ciascuno assunte di iniziativa propria.

Per quanto riguarda la Camera di Torino devo dire che, ultimamente, ha posto in essere con gli Istituti di credito che operano su piazza, una Con-venzione per la concessione di crediti agevolati a seguito di esportazioni di merci con pagamento dilazionato a non oltre 120 giorni.

Si è creato un fondo di 500 milioni di lire per l'abbattimento del 3 % degli interessi praticati dalle Banche. Si è inoltre ottenuto che le stesse si vincolassero a praticare un interesse non supe-riore al 10,50%, cosicché le aziende vengono ad esser gravate di un interesse non superiore al 7,50%. L'importanza dell'iniziativa è dimostrata dal fatto che, in mancanza della convenzione il prime-rate praticato dalle Banche si aggira almeno sull'I 1,50-12%. Inoltre si può stimare che ver-ranno agevolate esportazioni per oltre cento mi-liardi di lire.

Si sta comunque seguendo l'andamento del mer-cato finanziario per vedere se non sia possibile in futuro un'ulteriore diminuzione del tasso.

Ne possono beneficiare le piccole e medie aziende industriali e commerciali e quelle artigia-nali che ne facciano domanda direttamente alla Banca di cui sono clienti.

Unico limite è quello per cui ciascuna azienda non può beneficiare di più di 40 milioni di finan-ziamento nell'arco di validità della Convenzione, che va fino al 30 giugno 1976.

Da quanto sono venuto via via esponendo si può constatare trattarsi di attività o iniziative svolte essenzialmente all'interno del Paese. In effetti, per i motivi che ho detto in apertura, le Camere di commercio sono chiamate a svolgere all'interno tutta quella serie di iniziative che non possono svolgere né il Mincomes né l'fCE, inizia-tive che si pongono come punto di saldatura di quella più vasta attività che è svolta all'estero dai predetti Organismi e dalle stesse Camere di commercio.

Un coordinamento delle iniziative di ciascuno di questi enti dovrebbe rendersi attuabile con l'istituzione in ogni regione, presso l'Unione Re-gionale Camere di commercio, di Centri regionali di commercio estero, con la partecipazione attiva del Ministero Commercio Estero, delI'ICE e delle

Camere di commercio, le quali ultime sono

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