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Città sostenibili, cultura e sviluppo umano

Culture e luoghi tra Europa e Mediterraneo

1. Città sostenibili, cultura e sviluppo umano

Che cosa rappresenta la città nell’attuale fase storica? Una delle più straordinarie innovazioni sociali nella storia dell’umanità, dotata di una importante capacità generativa di valori e di capitale sociale, che è il vero motore di ogni processo di sviluppo sostenibile. Assumiamo, cioè, la dimensione più umana dello spazio urbano, quella che intende la città come “città degli individui” più che di users, recuperando il

significato di comunità per comprendere meglio le

trasformazioni delle e nelle città.

L’attuale modello di sviluppo e la cultura dello scarto praticata dalla nostra società hanno di fatto generato effetti diretti sulla qualità della vita e sul degrado sociale, a riprova di quanto la crescita incondizionata degli ultimi tempi non abbia saputo garantire al contempo sviluppo e benessere integrali.

Le città rappresentano oggi lo specchio fedele di questa crescita

disordinata, luogo degli abusi tecnocratici, della

frammentazione sociale, dei disagi materiali e spirituali degli abitanti, come ricordato dallo stesso Papa Francesco nell’Enciclica Laudato sì. Città descritte quasi come non luoghi, in cui è difficile coltivare le relazioni umane e l’aggregazione

 Senior Researcher Fondazione Eni Enrico Mattei, docente a contratto presso Universi- tà degli Studi della Basilicata, Socio Collaboratore Istituto Internazionale Jacques Maritain.

sociale ed è debole la cittadinanza e la coscienza della responsabilità comunitaria, in un graduale processo di erosione del capitale sociale.

É proprio a partire dal recupero di questa dimensione relazionale che è possibile ripensare le nostre città come spazio in primis di relazioni umane e sociali, il che implica non solo focalizzare la nostra attenzione sull’individuo e sulle sue relazioni, ma anche e soprattutto sviluppare una sensibilità specifica per la qualità umana delle relazioni sociali e per la dimensione affettiva che le orienta.

La vita comunitaria e la formazione di reti diffuse di rapporti costituiscono, d’altra parte, l’insostituibile capitale sociale delle città, capaci, cioè, di attivare e creare beni relazionali.

Del resto, per sua natura, la città rappresenta il luogo della creazione umana per eccellenza,

il progetto di vita che si costruisce insieme con l’altro. Esprime un progetto di umanità in termini di relazionalità. È l’espressione fisica, concreta, spaziale dell’idea di persona che si relaziona ad altre persone: dell’uomo nella sua dimensione relazionale. Così la città è nata e così ha vissuto per secoli.1

Proprio in virtù della sua natura di artefatto umano e, quindi, di metafora del vivere comune degli uomini, nel corso della storia la città è sempre stata caratterizzata da una forte ambivalenza, espressione e riflesso allo stesso tempo delle contraddizioni umane: felice/infelice; accogliente/repulsiva e generatrice di diseguaglianze e marginalità; capace di realizzare i sogni e le aspettative/negatrice della dignità umana.

Oggi, però, tale bipolarità sembra essersi acuita, al punto che le città sembrerebbero quasi sospese tra evoluzione e involuzione. Ma, proprio per il ruolo strategico che la città svolge come luogo di innovazione, conoscenza, civiltà, cultura, produzione, il futuro dell'uomo e quello della Terra dipendono dalle città; ecco perchè le città oggi, come in passato, “non possono

1 FUSCO GIRARD L., La città tra conflitto, contraddizioni e progetto, in ACE: Architec-

morire”2. La Pira vedeva nelle città lo spazio di un ordinamento

civile capace di promuovere il bene essenziale dell’umanità e proprio la città poteva, e può, risolvere la crisi profonda generata dallo sradicamento della persona dal contesto organico della città.

Questa crisi, che colpisce in primis la dimensione relazionale e sociale della città e poi quella fisica e ambientale, non può che essere affrontata e ricomposta mediante un radicamento nuovo, più profondo, più organico, della persona nella città. Dunque, occorre un nuovo approccio per orientare il cambiamento nelle nostre città in una direzione sensibilmente più umana. Le città, infatti, non possono essere intese come fatte solo di mattoni, cemento, asfalto, ma innanzitutto di vita vissuta, cioè di biografie, reti sociali, modi di vivere, tradizioni, umanità, capitale immateriale e culturale.

Una città è più umana se è capace di riflettere l’umanità nella sua dimensione relazionale, di ridurre le diseguaglianze crescenti (inclusi/esclusi,occupati/disoccupati, residenti/stranieri ecc.) e di ricostruire il collante che unisce i diversi attori sociali. Una tale dimensione di sviluppo, umano e sostenibile, è praticabile nella misura in cui la città ponga al centro la persona, nella sua dimensione relazionale e comunitaria, con i suoi diritti inalienabili (salute, sicurezza, qualità ambientale, lavoro, istruzione e cultura), promuovendo integrazione e vita comunitaria a partire dai suoi quartieri, come fosse un mosaico di comunità minori, cioè di mondi sociali e culturali differenti ma contigui.

Le città vanno ripensate come un corpo umano, come un sistema:

la città è una casa comune in cui tutti gli elementi che la compongono sono organicamente collegati; come l'officina è un elemento organico della città, così lo è la Cattedrale, la scuola, l'ospedale. Tutto fa parte di questa casa comune. Vi è dunque una pasta unica, un lievito unico,

2 Dal discorso di Giorgio La Pira tenuto nel 1955 a Firenze in occasione del Convegno

una responsabilità unica che è collegata ai comuni doveri.3

Occorre, in sintesi, recuperare alla città una dimensione spaziale in grado di valorizzare il carattere dei suoi luoghi e della loro particolare specificità e di rigenerarne senso/significato/valore simbolico.

In questo progetto urbano la cultura e la bellezza assumono un ruolo importante nella costruzione della città dell’uomo di olivettiana memoria.

2. La cultura per uno sviluppo sostenibile nel Mediterraneo