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O = CITTÀ DEL VATICANO, B IBLIOTECA A POSTOLICA V ATICANA , Ottob lat

Cart., c. 1438-1466, Italia centro-sett., mm 288x207, ff. 1-296.

Fasc. 1-14(I+10), 1514, 1612, 1710 , 1812, 198, 20-29(10+I), disposizione a linee

lunghe. Foliazione antica nel marg. sup. destro; fol. moderna stampata nel marg. inf. destro. Si tiene conto di quest’ultima.

Il codice, miscellanea con testi di interesse prevalentemente storico- antiquario, è stato scritto da almeno quattro mani differenti (in seguito indicate con le lettere A, B, C, D) oltre a quella del suo possessore, l’umanista aretino Giovanni Tortelli (ca. 1400-1466). Data la complessità del manoscritto, la mancanza a tutt’oggi di una scheda catalografica esaustiva e la sua centralità in sede di edizione del De rebus antiquis memorabilibus e di altre opere tràdite, offro una descrizione analitica che tenga conto dell’autonomia intrinseca delle varie unità codicologiche.

1. ff. 1r-19v MATTEO PALMIERI, De captivitate Pisarum, inc.: «Inter human! vit! precepta…», expl. «…promissa sunt ei in integrum penitus observata», precede l’epistola dedicatoria a Neri Capponi; f. 20r-v bianco; ff. 21r-76r (f. 22v bianco) POGGIO BRACCIOLINI,De varietate fortune, inc.: «Nuper cum pontifex…», expl.: «…communis causa utilitatis», precede lettera dedicatoria a Niccolò V; ff. 76v-80v bianchi.

Rigatura a colore con 36 linee, spettro scrittorio mm. 195x115. Filigrane:

Ciseaux, Briquet 3668 (Roma, 1454). Due copisti: A (ff. 1-19v) utilizza un’antiqua con andamento corsivo; B (ff. 21-76) adotta una scrittura semigotica con qualche tratto cancelleresco. Presenza di titoli e marginalia rubricati, della stessa mano dei rispettivi copisti e certamente derivati dagli antigrafi.

I TESTIMONI

2. f. 81r-v, bianco; ff. 82v-106v, ‹LORENZO VALLA, De falso credita et

ementita donatione Constantini declamatio›, inc.: «Plures a me libri compluresque…», expl.: «papali maiestate sedabit. Laus Deo».

ff. 106v-124v MATTIA PALMIERI,Proemium in Aristeam de interpretacione LXX, inc.: «Cum per magni semper feceris…»; expl.: «…nos amoris certamen excitetur. Vale», precede lettera dedicatoria a Bartolomeo Maripietro.

ff. 125r-130v GIOVANNI TORTELLI, De medicina et medicis, inc.: «Cum his diebus Homerum legerem…», expl.: «…referta quotidie experitur»;

ff. 130v-142v ‹GIANNANTONIO CAMPANO,Oratio Cineritia›, inc.: «Cum inter tot ritus…», expl.: «cuius nomen sit benedictum in secula seculorum. Amen».

ff. 143r-153r BENVENUTO DA IMOLA,Liber Augustalis, «Optas illustris princeps…», expl.: «…nisi modicum occidentis»;

ff. 153-154; ENEA SILVIO PICCOLOMINI, Continuatio libri Augustalis, inc.:«Rubertus ex domo Bavarie…»,«…de ducatu Austrie contendit»f. 154v bianco.

Rigatura a punta secca con 38 linee, spettro scritt. mm. 195x120. Filigrane: ff. 81-141 Lettre b, Briquet 8093 (Gurck, 1455); ff. 142-154 Lettre R, Briquet 8971 (Siena, 1454-7). Il f. 141 appartiene a un bifoglio di carta identica a quella usata per il fascicolo precedente pur componendo il fascicolo successivo. Copista C scrive con una scrittura semigotica.

Postille autografe di Giovanni Tortelli quasi su ogni foglio fino a f. 125, poi si leggono solo marginalia derivati dall’antigrafo; il testo presenta segni massici della revisione dell’autore.

3. ff. 155r-172r, GIOVANNI TORTELLI, Romae origo ac Romuli vita, inc.: «Urbis Rom! splendor…», expl.: «…digna memoria accepimus»; ff.

172v-176v bianchi.

Rigatura a punta secca con 31 linee, spettro scrittorio mm. 215x125. Filigrane: ff. 155-166 Basilic, Briquet 2639 (Ferrara, 1415); ff. 167-176 Lettre R, Briquet 8971 (Siena, 1454-7).

Sezione autografa del Tortelli ma scritta in due momenti distinti (ff. 155- 160v, r. 4; ff. 160v, r. 4-172).

4. ff. 177r-187r, ‹POGGIO BRACCIOLINI, Vitae quorundam Pontificum› inc.: «Haud ab re esse videtur…», expl.: «…adveniendum ceteris prescriptum»; f. 187v ‹POGGIO BRACCIOLINI, relazione sull’anno 1423›, inc.: «Post Martini in Italiam reditum…», expl.: «…cum Nicolao profetti (sic) erant»; f. 188 bianco; f. 188v ripete f. 181; ff. 189-192 ‹POGGIO

INTRODUZIONE

BRACCIOLINI, avvenimenti durante il pontificato di Martino V›, inc.: «Martini tempore, rex Egypti…»; expl. «…Regno pax est reddita»; 192v- 196v bianchi.

Copista B. Filigrane: Ciseaux, Briquet 3668 (Roma, 1454). Il f. 188v cassato

con una riga trasversale dal margine superiore sinistro a quello inferiore destro.

5. 197r-238r (ff. 224-226v bianchi) MAFFEO VEGIO,De rebus antiquis

memorabilibus Basilicae S. Petri Romae, inc.: «Magnam cepi sepe animi…», expl. «…Sancte Petronille omniumque eius edificiorum»; f. 238v bianco; f. 239 ‹NICCOLÒ DELLA VALLE, Epigrammi›, inc. «Grammatica. Illa ego sum pueris que prima elementa ministro…», expl.: «…ut liceat regno prosperiore frui. Nicolaus de Valle»; ff. 241v-246v bianchi;

Rigatura a punta secca con 28 linee. ff. 297-238 lo spettro scrittorio mm. 200x120; per i restanti fogli le misure sono variabili. Filigrane: Monts Briquet 11726 (Savoie, 1428-9; v.s. Siena, 1428-40; v.s. Firenze, 1432-3) e Piccard XVI 1, 345 (Spoleto, 1429). Il copista D scrive con una scrittura semigotica: Elisabetta Caldelli mi suggerisce che possa essere di area ferrarese come d’altronde pare confermare l’ortografia scempiata da lenizioni e ipercorrettisimi tipici di uno scrivente del Nord-Italia.

6. ff. 247-264v, ‹MAFFEO VEGIO, De verborum significatione in iure›, inc. «tamen qu!dam qu! omnimodo…», expl. «…Rugem pro redditu adpellari non solum»; ff. 265-266v bianchi.

Rigatura a punta secca con 29 linee, spettro scrittorio mm 198x123. Filigrane: Coutelas Briquet 5130 (Firenze 1439-1448). Autografo di Giovanni Tortelli. L’opera è qui anepigrafa e solo parzialmente trascritta.

7. ff. 267-285v, BIONDO FLAVIO, Roma triumphans, inc.: «Ardenti virtute prestantique…»; expl.: «…quia erat ceteris suavissimum», precede lettera dedicatoria a Pio II; f. 286r bianco;

Rigatura a punta secca della stessa tipologia della II sezione, le linee oscillano tra 31 e 32. Filigrane Lettre R Briquet 8971 (Siena, 1454-7). Copista C. L’opera è qui una trascrizione parziale.

8. ff. 287-290, GASPARINO BARZIZZA, De compositione, inc.: «Cum omnis commod! et prefect!», expl.: «Iunctura deinde quid»;

I TESTIMONI

f. 290r bianco; ff. 291-293 ‹DONATO ARETINO (ACCOLTI), relazione

sulla morte di Antonello della Torre›, inc. «Plerosque huius orbis…», expl. «…ne quidem doctrine integratio»;

f. 192 DONATUS ARRETINUS, de morte et appensione fortissimi Antonelli

equitis ad dominum Franciscum fratrem attice quidem doctrine virum eruditissimum; 292v-296 bianchi.

Rigatura a punta secca della stessa tipologia della II sezione, le linee oscillano tra 31 e 32. Filigrane Lettre R Briquet 8971 (Siena, 1454-7). Copista C.

Il codice è una miscellanea umanistica di testi prevalentemente storico- antiquari provenienti dal tavolo di lavoro dell’umanista Giovanni Tortelli. Al f. 155r, con una postilla autografa apposta nel 1465, l’aretino dedica a Giovanni de

Mazzacollis la sua traduzione plutarchea della Vita Romuli, rivelando come egli

lavorasse sulle carte del codice ancora a quella data11.

I fascicoli su cui è scritto il De rebus antiquis memorabilibus mostrano una discontinuità codicologica tra i primi tre libri ed il quarto che viene scritto su una nuova risma di carta senza sfruttare i due fogli rimanenti della trascrizione precedente e, per di più, con un ductus dal modulo visibilmente più grande. È interessante rilevare come il libro quarto, mutilo del finale, sia seguito nel medesimo fascicolo da «una serie di distici sulle sette arti, le quattro virtù ed altro ancora» di Niccolò della Valle (1444-1447) che probabilmente furono trascritti, data la loro evidente matrice «scolastica» e il quasi nullo valore poetico, quando il della Valle aveva già conseguito una certa notorietà, tale da giustificarne l’inclusione assieme ad un materiale del tutto allotrio come l’operetta del Vegio12. Tale ipotesi, unita all’esplicita menzione del pontificato di

Pio II in uno degli epigrammi, induce a ritenere che la trascrizione fosse certamente successiva all’incoronazione del Piccolomini (19 agosto 1458) e probabilmente non precedente al marzo del 1460, data a cui risale l’elegia

11 REGOLIOSI,Nuove ricerche intorno al Tortelli (2), «Italia medioevale e umanistica», 12

(1969), p. 146-49.

12 La definizione tra caporali è di Rino AVESANI, Epaeneticorum ad Pium II Pont. Max. libri

V, in Enea Silvio Piccolimini Papa Pio II, Atti del convegno per il V centenario della morte e

altri scritti, raccolti da D. MAFFEI, Siena 1968, p. 84. Sul della basti in questa sede M. DE

NICHILO,Della Valle, Niccolò, in DBI, 37 (1989), pp. 759-62 con la bibliografia relativa.

Renata FABBRI, Nota biografica sull’umanista romano Niccolò della Valle (con un inedito), «Lettere Italiane», 28 (1976), p. 55 definisce i componimenti «nulla più che un’esercitazione scolastica giovanile». Non è da escludere che gli epigrammi fossero già sul tavolo di lavoro del Vegio: Pietro della Valle, zio di Niccolò, era canonico di S. Pietro negli stessi anni del lodigiano e ne condivideva le passioni antiquarie. Potrebbe dunque avere sottoposto al suo giudizio del Vegio i carmi del nipote, consapevole della fama poetica di cui egli godeva. Relego per ora in nota questa suggestione, ripromettendomi di tornarci in futuro.

INTRODUZIONE

Quando Pius secundus fecit cardinales, sua prima prova poetica significativa13. Ad

ogni modo la trascrizione del libro IV è certamente successiva alla morte del Vegio14.

Al f. 296v due note di possesso («Lapus Florentinus»; la seconda è illeggibile) celano notizie sulla fruizione tardo Umanistica del codice che riappare negli anni quaranta del Cinquecento nella biblioteca del cardinale Marcello Cervini. François Fossier proponeva, infatti, di mettere in relazione il presente manoscritto con i n. 173 (Benvenuto da Imola, Romuleon) e 239 (Maffeo Vegio, De rebus antiquis memorabilibus) dell’inventario dei libri del Cervini, da lui pubblicato: sulla scorta dello studioso francese si pone la Marucchi15. La prima attribuzione è da rifiutare, poiché deriva dalla confusione

del Fossier tra due opere storiche di Benvenuto Rambaldi, il Romuleon e il Liber

Augustalis. La seconda è altamente improbabile, giacchè non si vede per quale

motivo si dovesse inventariare una silloge così corposa e densa di contenuti con una delle sue opere in medio volumine. Assai più plausbilmente il presente andrà riconosciuto nel n. 197, Matteo Palmieri, De captivitate Pisanorum che del codice Ottoboniano è l’opera di apertura e per cui lo studioso non ha saputo proporre alternative identificazioni. Il codice, come la buona parte dei libri cerviniani, passò per le collezioni di Guglielmo Sirleto, di Ascanio Colonna, di Giovanni Angelo Altemps e infine di Pietro Ottoboni16. Una rilegatura moderna ha

smarrito le tracce di questi passaggi.

BIBLIOGRAFIA: NOGARA, I codici, p. 49; RAFFAELE, Maffeo Vegio, p. 96; – KRISTELLER,Iter II, p. 434 e VI, p. 380; Codici latini datati, n°399 bis; P. KUNZLE, Enea Silvio Piccolominis Fortsetzung zum Liber Augustalis von

Benvenuto Rambaldi aus Imola und ein ähnlicher zeitgenössischer Aufholversuch, in Studi e ricerche…in memoria del Cardinale Giovanni Mercati, Firenze, Leo S. Olschki, 1959, p. 172 n. 3 (=La Bibliofilia, 60, 1958); C. DA CAPODIMONTE, Poggio Bracciolini autore delle anonime Vitae quorundam Pontificum, «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», 14 (1960), p. 28; M. REGOLIOSI, Nuove ricerche intorno al Tortelli (2), «Italia medioevale e umanistica», 12 (1969), p. 146; POGGIO BRACCIOLINI, De varietate fortunae, edizione critica con introduzione e commento a cura di O. MERISALO, Helsinki, Suomalainen tiedeakatemia, 1993, pp. 45-47.

13 DE NICHILO, Della Valle cit., p. 760.

14 Il Vegio morì certamente sotto il pontificato di Callisto III:A.CONSONNI,Intorno alla

vita di Maffeo Vegio da Lodi. Notizie inedite, «Archivio Storico Italiano», 42 (1908), p. 381- 82.

15 Attualmente Vaticano lat. 8185/2: cfr. FOSSIER, Premières recherches, pp. 421, 424, 427,

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I TESTIMONI