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P R EMIGIUS R ITZLER P P IRMINUS S EFRIN , Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi,

I TESTIMONI

libro m.s. archivi Basilicae Vaticanae S. Petri»26; un’analoga notizia anticipa

anche l’operetta del Vegio a f. 37r: «ex archivo Basilicae Vaticanae». L’antigrafo, infatti, va ricercato nel codice capitolare Arch. del Cap. di S. Pietro G 12. Si noti, a questo proposito, come a margine del paragrafo IV 132 il copista recepisca (f. 84r) il marginale «Attende quod floruit autor huius libri sub Eugenio papa IIII qui obiit circa annum domini 1447» apposto da un lettore del codice capitolare per sottolineare la contemporaneità del Vegio con Eugenio IV e del quale il lodigianoracconta un aneddoto vissuto in prima persona.

La legatura cartonata è probabilmente originale e lascia intravvedere i nervi di cucitura.

14. Rm2 = ROMA,B

IBLIOTECA VALLICELLIANA, Allacci CXII.17 Cart., sec. XVII, Roma, 197 x 134, ff. 1-20, fasc. 1 (I’+4) + 2-5 (4).

Doppia numerazione antica (1-20) e moderna (144-163). Si tiene conto di quest’ultima. I fascicoli di nostro interesse sono inseriti in una miscellanea corposa e disorganica assemblata modernamente: non avrebbe senso, pertanto, una descrizione integrale, per la quale si rimanda, piuttosto, alla bibliografia.

ff.144r-163v,MAFFEO VEGIO,De rebus antiquis memorabilibus Basilicae

S. Petri Romae Inc.: «Magna caepi saepe animi…», expl.: «contigit pr!eminenti! significatione, ut» [fino a III 925].

La porzione di codice qui in esame proviene dalle carte di Leone Allacci (1586-1669) e fu esemplata da Simon Porzio (Portius), scriptor graecus della Vaticana dall’11 dicembre 1661 quando l’Allacci era stato nominato da pochi mesi primus custos: i rapporti tra i due sono assai bene documentati27. Sporadici

marginalia di mano dell’Allacci testimoniano un tentativo di rassettatura del

testo. Il f. 156bis è un rettangolo di carta della misura di mm. 63 x 101 (ma ha

26 Una recensio dei codici capitolari, oggi alla Vaticana, che testimoniano l’operetta del

Mallio nel mio Per la storia, pp. 265-68.

27 Su Leone Allacci la bibliografia è abbondante. Si rimanda, dunque, per un quadro

d’insieme, a D. MUSTI, Allacci, Leone, in DBI, 2 (1960), pp. 467-71 e a C. JACONO,

Bibliografia di Leone Allacci (1588-1669), Palermo, presso l’Accademia, 1962 (Quaderni dell’istituto di Filologia greca della Università di Palermo, 2); sull’attività dell’Allacci presso la Biblioteca Vaticana: BIGNAMI ODIER, la bibliothèque, pp. 127-31. Alla

Biblioteca Vallicelliana si può altresì consultare con qualche profitto la tesi di dottorato di T. CERBU, Leone Allacci, 1587-1669: The Fortunes of an Early Byzantinist, Harvard University 1986. Su Simon Portio basti pp. BIGNAMI ODIER, la bibliothèque, pp. 155, 333. Il Portio era, per il ruolo che ricopriva all’interno della biblioteca, particolarmente attivo nella trascrizione di codici greci: P. CANART, Les Vaticani graeci 1487-1962. Notes et

documents pour l’histoire d’un fonds de manuscrits de la Bibliothèque Vaticane, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1979 (Studi e testi, 284), ad indicem. Sono debitore di Thomas Cerbu per preziosissimi suggerimenti.

INTRODUZIONE

subito certamente una rifilatura) che reca scritta la seguente, indecifrabile notizia: «Vegij Maph!i Laudensis de Basil[…]|[…]gnam c!pi. C. 794. p.I.|8.44.55». La mano è quella di Raffaele Vernazza, scriptor graecus della Vaticana dal 1758, che per primo raccolse organicamente le carte allacciane legandole per testamento alla biblioteca Vallicelliana: è probabile dunque che la nota, interfoliata ai fascicoli del De rebus antiquis memorabilibus, sia un relitto della sua precedente inventariazione28.

L’Allacci aveva certamente l’intenzione di pubblicare il De rebus antiquis

memorabilibus nel III libro del suo )*µµik+w`, dove, stando agli indici editi dal Fabricius, l’opera avrebbe occupato il 18° posto: dunque la sigla numerica «3.18» apposta a f. 144r del nostro manoscritto accanto all’intitulatio «Mafei Vegii laudensis…» rimanda proprio alla sistemazione che l’opera avrebbe avuto nel corpus di edizioni greche e latine a cui il teologo greco lavorava29. Il codice,

ancorchè mutilo degli ultimi cinquantaquattro paragrafi, era quindi la base di edizione dell’Allacci; la porzione di testo mancante non è stata, ad oggi, rinvenuta.

BIBLIOGRAFIA: KRISTELLER, Iter VI,p.191.

15. T = TOLEDO,ARCHIVO Y BIBLIOTECA CAPITULARES, 25 50 Cart., Aprile 1665, Roma, 185 x 127, ff. II+58+XXXIV; fasc. 1-616.

ff. 1-58: MAFFEO VEGIO, De rebus antiquis memorabilibus Basilicae S. Petri

Romae, inc.: «Magnam c!pi sepe animi…», expl.: «…laus honor et gloria in saecula saeculorum. Amen. Laus Deo. Amen».

Al f. I si leggono tracce della biografia del codice: una nota di possesso in inchiostro seppia «f. Nerlius» rimanda probabilmente a Francesco Nerli (Firenze 1636-Roma 1708), canonico di S. Pietro in Vaticano dal 1661, cardinale dal 1673 e, finalmente, Arciprete della basilica Vaticana dal 170430. Ad

essa segue la segnatura di collocazione assegnata al codice al suo ingresso nella biblioteca capitolare di Toledo «Cason 25 N 50». Di altra mano l’ex libris

28 BIGNAMI ODIER, La bibliothèque, p. 130. Uno specimen della scrittura in caratteri latini

del Vernazza in MERCATI, Note, tav. 9. Sui rapporti culturali tra il Vernazza, l’Allacci e la Biblioteca Vallicelliana si veda la breve ma ricca comunicazione (per quanto, ormai, assai datata) di C. MAZZI, Tre epistolari nella Vallicelliana di Roma, «Rivista delle

biblioteche», 18/19 (1889), pp. 103-105.

29 LEONIS ALLATII !"µµik#w`$ sive opuscolorum graecorum et latinorum vetustiorum ac

recentiorum libri X. Indiculus editus Romae apud successorem Mascardi a. 1668, in JO.

ALBERTI FABRICII Bibliothecae Grecae volumen decimum quartum ultimumque, Hamburgi,

Sumtu viduae Felgineriae, 1728, p. 6; sull’opera JACONO, Bibliografia, p. 27.

30 Da non confondersi con l’omonimo arcivescovo di Firenze (1652-1670) del quale il

I TESTIMONI

«Zelada» restituisce il manoscritto alla biblioteca di Fracesco Saverio Zelada (1717 o 1719-1801), cardinale bibliotecario della Vaticana dal 1779 che, in piena Repubblica Romana, inviò una cospicua parte della sua biblioteca al Capitolo toledano, salvandola così dalle requisizioni rivoluzionarie31. Al f. II, in testa alla

pagina: «Maffeus Vegius laudensis»; al centro: «Floruit sub Eugenio IV, qui Eugenius obiit circa annum domini 1447»; in calce: «Mense aprilis 1665|Transcriptus ep (?) ex libro m.s. in Archivo Basilic! Vatican! existente». Quest’ultima nota indica l’antigrafo del presente testimone nel codice Vaticano Arch. del Cap. di S. Pietro G12da cui viene desunta anche la notizia biografica sul Vegio che, nel codice vaticano, è nel margine di f. 52: «Attende quod floruit autor huius libri sub Eugenio papa IIII qui obiit circa annum domini 1447» (cfr. supra quando detto per il Casanatense 4900).

Il codice è rilegato in pergamena bianca con l’espressione del titolo dell’opera e della segnatura sulla costa; il taglio è colorato di rosso.

BIBLIOGRAFIA: il codice non è censito nel Catáologo de la librería del

Cabildo toledano, I parte: manuscritos, por D. J.M. OCTAVIO DE TOLEDO, Madrid, Tipografia de la Revista de Archivos, Bibliotecas y Museos, 1903; KRISTELLER,Iter IV,p.641.