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Clarice Starling e il concetto di Final Girl

A tre anni distanza dalla pubblicazione del romanzo di Harris, il regista Jonathan Demme ne realizza la versione filmica che mantiene il titolo originale di The

Silence of the Lambs. Le meravigliose interpretazioni di Anthony Hopkins e Jodie

Foster si sono incise nell'immaginario di massa come il ritratto più autentico dei personaggi di Hannibal Lecter e Clarice Starling. Il grandioso successo della pellicola ha fatto sì che l'opera di Harris diventasse in breve tempo una delle più conosciute della letteratura contemporanea. Anche grazie alla sua celebrità, e alla sua diffusione, possiamo quindi connotare questo libro come un testo pop.

Tra le peculiarità che caratterizzano il testo di consumo, individuiamo il vantaggioso spunto che esso ci offre per quanto riguarda il codice all'interno del

quale esso si inserisce. A differenza di quelli che definiamo i capolavori, siano essi di arte, letteratura o cinema, i quali ci rivelano molto della loro costruzione e del loro funzionamento, il testo pop, tramite la messa in relazione del suo carattere stereotipico con dei topoi meno percepibili, che possiamo chiamare “strutture profonde”, garantisce una conoscenza del mondo. Da questo punto di vista siamo quindi anche in grado di dire che il testo pop veicola, forse più di altri, delle costanti e delle modificazioni culturali. Grazie alla sua preziosa analisi dell'identità di genere all'interno del film horror, Carol Clover, ci suggerisce un'ulteriore prospettiva grazie alla quale guardare al rapporto Lecter/Starling:

«[…] if we assume, in line with one-sex logic, that the sex of a character proceeds from the gender of the function he or she represents, and that the gender of the function proceeds from real- life perceptions of social and bodily differences, then it follows that when we observe a consistent change in the surface male-female configurations of a traditional story-complex, we are probably looking […] at a deeper change in the culture.101»

Clover procede nel suo discorso evidenziando alcuni sviluppi riscontrati negli elementi costitutivi del genere horror a partire dalla metà degli anni settanta del novecento. Lo sviluppo, o il cambiamento, principale è costituito dall'emersione di una girl hero. La figura femminile è infatti, da sempre, uno degli elementi essenziali nella costruzione testuale della narrativa gotica così come del cinema horror, tuttavia la sua presenza è stata invariabilmente ricondotta al ruolo di vittima. Le produzioni contemporanee invece si caratterizzano proprio per una particolare evoluzione della condizione del personaggio femminile, che da inerme simbolo di passività e sottomissione, passa allo statuto di personaggio ibrido, sia vittima sia eroe102.

«[…] the new prominence of women is the structural effect of a greater investment in the victim function. For whatever reason,

101 Carol J. Clover, Men, Women and Chainsaws, Gender in the Modern Horror Film, Princeton University Press, New Jersey, 1992, p. 16.

102 «La vittima è l'eroe del nostro tempo. Essere vittime dà prestigio, impone ascolto, promette e promuove riconoscimento, attiva un potente generatore di identità, diritto, autostima. Immunizza da ogni critica, garantisce innocenza al di là di ogni ragionevole dubbio.» Cfr. Daniele Giglioli, Critica

modern horror seems especially interested in the trials of everyperson, and everyperson is on his or her own in facing the menace, without help from “authorities”.» (17)

Risulta facile capire che la figura di Clarice Starling è uno dei risultati di questo percorso evolutivo, ma cerchiamo di approfondire. Il concetto di Final Girl indica il personaggio che nella moderna narrativa horror si caratterizza per il proprio destino di “survivor”. La sua maggiore particolarità è rappresentata dalla propria solitudine. La ragazza incontra i corpi mutilati dei propri amici e la lucida consapevolezza della propria fine tremenda può durare ore e giorni. In questa condizione di agonia mentale e fisica tuttavia, la final girl sopporta da sola l'incontro diretto con la morte e inoltre trova la forza di resistere al killer per il tempo sufficiente a farsi salvare o, in altri casi, trova la forza di ucciderlo. Identificando tale figura, Clover ci offre un pacchetto di caratteristiche, astratte dalle rappresentazioni presenti principalmente nel cinema horror, che sono assolutamente utili per l'interpretazione dei nostro testi. La

final girl è molto spesso riconoscibile a prima vista in quanto dimostra un livello di

coraggio e di giudizio nettamente superiore rispetto a quello dei suoi omologhi maschi i quali esprimono frequentemente comportamenti servili e codardi (sarà il caso della contrapposizione tra la Starling e Paul Krendler che affronteremo nel paragrafo successivo). In base a questa caratterizzazione il fruitore è velocemente in grado di osservarla come protagonista e di distinguerla dalle sue controparti.

«She is the Girl Scout, the bookworm, the machanic. Unlike her girlfriends she is not sexually active. […] she declines male attention.»

Come abbiamo già dimostrato grazie al ritratto iniziale di Clarice, la final girl è un personaggio ibrido, ovvero di genere femminile, ma che presenta un profilo maschile. La sua figura è deerotizzata: Clarice affronta in modo del tutto ostile le provocazioni e le allusioni sessuali operate dagli altri personaggi, Lecter compreso; rigetta le pretese di aderenza alla propria femminilità imposte nel contesto lavorativo del Bureau, totalmente male-oriented. In una parola la final girl è “boyish”, la riluttanza a livello sessuale e la capacità che dimostra in una serie di attività tipicamente maschili

la isolano dalle altre ragazze. Clarice è campionessa di tiro, ha una fissazione per l'attività sportiva ed è parecchio ignorante in fatto di cucina, vestiti, cosmetici e altre competenze femminili. I particolari tratti di definizione della final girl tuttavia non sono esaurienti in sé stessi, essi collimano bensì nella esclusività del suo rapporto con il mostro. La ragazza dimostra di essere l'unica in grado di stabilire una relazione privilegiata con l'altro e proprio grazie a questo privilegio può sconfiggere il mostro. È bene fare una precisazione: la final girl può essere messa in relazione con la figura, già presente nella letteratura e nella mitologia antiche, dell'eroe civilizzatore o eroe culturale. Un esempio su tutti è rappresentato da Eracle. L'eroe può avere però due diversi sviluppi, appunto sviluppi di genere: da una parte può essere un eroe di genere maschile, e dunque connotarsi come uccisore di mostri che riporta pace ed equilibrio all'interno della comunità umana; dall'altra può essere di genere femminile il quale, accanto alla lotta con il mostro che si conclude con la sconfitta di quest'ultimo, opera il tentativo di addomesticare la sua ferinità e di portarlo nel mondo della cultura, grazie al sacrificio di una parte di sé.

Tramite questa prospettiva Clarice Starling afferma il proprio statuto di personaggio ibrido; è un eroe uccisore di mostri, in quanto sconfigge il serial killer Jame Gumb e contemporaneamente si fa carico del tentativo di addomesticare e riportare nel mondo della cultura la mostruosità del dottor Lecter, sacrificando la segretezza dei propri ricordi e del proprio inconscio. L'atto di apertura alla violenta penetrazione di Lecter rappresenta appunto lo sforzo di rinunciare a una parte di sé per il bene della comunità, per il bene dell'umano. In The Silence of the Lambs tuttavia, l'evoluzione del personaggio Starling è solo iniziata; con la dimostrazione insistita della propria innocenza e con l'uccisione di Buffalo Bill, Harris vuole farci vedere contemporaneamente il lato vittimistico ed eroico dell'essenza di Clarice, ma undici anni dopo un capovolgimento arriverà a sconvolgere la sua figura: diamo uno sguardo ad Hannibal (1999).

4.4 Hannibal: l'impero di Mason Verger, la consumazione definitiva