«Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di metter in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che fin'ora hanno proseguito ognuna la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura.68»
67 Michel Houellebecq, H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita, Bompiani, Milano, 2005, p. 18. 68 H.P. Lovecraft, Il richiamo di Cthulhu, in G. Lippi (a c. di), op. cit., pp. 53-54.
In questo modo sconcertante inizia uno dei primi racconti del ciclo di Chtulhu, intitolato appunto Il richiamo di Cthulhu. I contenuti di questo racconto sono racchiusi nelle memorie scritte dall'io narrante, un giovane che rimane senza nome per tutto il racconto. Dopo la scomparsa del prozio, il professor George Gammell Angell, insegnante di lingue semitiche alla Brown University di Providence, il giovane ritrova tra gli averi del defunto uno scrigno contenente un sinistro bassorilievo di argilla accompagnato da una serie di carte. La piccola scultura raffigura un essere mostruoso dalla struttura fisica umana, ma dotato di una testa di piovra e un corpo da drago, interamente circondata da geroglifici sconosciuti. Attraverso la lettura dei manoscritti, il giovane scopre che il bassorilievo venne scolpito all'incirca un anno prima, nel 1925, dallo studente Henry Anthony Wilcox69 in condizioni psichiche del
tutto particolari: «[…] l'ho fabbricata questa notte mentre sognavo di strane città; ma i sogni sono più vecchi dell'antica Tiro, della Sfinge misteriosa o di babilonia ornata da giardini.» (57)
In preda al delirio onirico, il giovane sognò una metropoli ciclopica, composta di colonne gigantesche ed enormi monoliti «viscidi di umori verdastri e pervasi da un'atmosfera di orrore indefinibile» (Ivi). Dall'inquietante sogno riuscì a riportare le parole Cthulhu fhtagn, appartenenti ad una lingua arcaica e di cui nessuno riuscì a scoprire l'origine. Il giovane scultore si era infatti recato dal professore per tentare, con un'iniziale indagine linguistica, di arrivare ad una spiegazione dello strano episodio. Nel periodo successivo alla notte in questione, Wilcox si ammalò di una grave febbre cerebrale che lo costrinse a letto. Il professore lo visitò costantemente,
69 Questo personaggio riflette una corrispondenza tra la narrativa lovecraftiana e quella che potremmo definire “metodologia del gotico”. Il racconto parte infatti da un punto di vista scettico e incredulo per giungere alla rivelazione di una verità spaventosa. Il primo a cui si rivela questo mondo di incubo è, non a caso, un artista ai margini della società, una persona considerata da tutti bizzarra ed eccentrica, le cui idee non sono da prendere sul serio. Nei racconti horror la realtà mostruosa entra in contatto con l'umanità passando attraverso questi personaggi che dimostrano una sorta di più profonda sensibilità. I personaggi in questione sono quasi sempre appartenenti agli strati più bassi della società o risultano in qualche modo disturbati da voci e sogni orribili. R. N. Renfield, servo del conte Dracula nel romanzo di Bram Stoker (1897), è probabilmente l'esponente più famoso di questa categoria. Dal viaggio in Transilvania egli torna gravemente “malato” e viene rinchiuso in manicomio, dove però continuano i vaneggiamenti riguardo alla venuta del suo signore. Solo dopo l'arrivo a Londra della nave fantasma e la “vampirizzazione” della città si comprenderà che quella di Renfield non era follia, ma lo stato di schiavitù e prostrazione cui l'aveva ridotto il suo aguzzino, avendolo comandato tramite una specie di telepatia. A questo punto la verità del vampiro è sotto gli occhi di tutti, il suo ritorno fa saltare i protocolli rassicuranti della civiltà: il ritorno dei Grandi Antichi, nel ciclo lovecraftiano, presenta le medesime caratteristiche; l'umanità appare convinta di averli relegati nel mondo della superstizione, ma essi tornano a riaffermare la propria esistenza.
ma tutto ciò che Wilcox era in grado di pronunciare erano suoni incomprensibili, che resi in lettere davano le trascrizioni Cthulhu e R'lyeh.
Della parte restante di manoscritti, un plico reca il titolo “Racconto dell'ispettore John R. Legrasse, 121 Bienville St., New Orleans, La., relativo alla riunione AAS (American Archaeological Society) del 1908, con note dello stesso e testimon. del prof. Webb”; un'altra sezione contiene invece note tratte da riviste teosofiche e testi di antropologia, tra cui il famoso The Golden Bough di James Frazer, nonché testimonianze dirette di sogni simili a quello di Wilcox e ritagli di giornale riguardanti episodi di follia improvvisa, il tutto coincidente con il periodo di malore del giovane scultore, dal 22 marzo al 2 aprile. Altre notizie presenti rivelano che nel medesimo arco di tempo in India si verificò una straordinaria inquietudine fra i nativi, in Africa minacciose insorgenze, mentre ad Haiti uno strano moltiplicarsi di orge vudù.
Si tratta insomma di una straordinaria coincidenza di date. L'episodio più sorprendente è tuttavia quello che rivela il resoconto dell'ispettore Lagrasse, soprattutto considerando i diciassette anni di distanza che lo separano dai fatti del 1925. All'annuale convegno di archeologia di St. Louis, l'ispettore Legrasse si era presentato da esterno per ricevere qualche informazione su una statuetta requisita durante l'incursione in una cerimonia vudù; gli orribili riti compiuti nel corso della diabolica riunione suggerirono ai poliziotti di essersi imbattuti in un culto del tutto sconosciuto. La spedizione della polizia nelle regioni a sud delle paludi era stata organizzata dopo numerose chiamate della comunità afroamericana che denunciavano la misteriosa scomparsa di donne e bambini, nonché i terribili fenomeni notturni che si percepivano dalla lontana boscaglia: il rullio di un sinistro tamburo accompagnava grida bestiali e misteriose fiamme danzanti nel buio.
«L'ispettore Legrasse non era preparato alla sensazione che la statuetta aveva provocato tra gli studiosi […] Era così bizzarra, così abissalmente antica che suggeriva visioni arcaiche e portentose; non era frutto di nessuna scuola di scultura conosciuta […] e rappresentava un mostro dalla forma vagamente antropomorfa, ma con una testa di piovra il cui volto era costituito da una massa di tentacoli sensori. Il corpo era scaglioso e flaccido, le zampe anteriori e posteriori culminavano in artigli sorprendenti, dalla schiena spuntavano due ali lunghe e strette. La creatura, che sembrava imbevuta di una malvagità innaturale, era gonfia e corpulenta e stava
sinistramente acquattata su un blocco o piedistallo rettangolare coperto di caratteri indecifrabili. […] i simboli appartenevano a un'epoca incredibilmente remota e che non aveva nulla a che fare con la
storia dell'umanità, un'era che faceva pensare a esecrabili forme di vita,
a esseri con cui il nostro mondo e le nostre idee non hanno nulla in comune.70» (64)
Davanti agli occhi degli studiosi si parò qualcosa di totalmente alieno che scatenò una curiosità eccitata; l'antichità estrema dell'oggetto diffuse una specie di timore reverenziale che lasciò gli studiosi come inebetiti, finché l'intervento del professor Webb risvegliò i presenti avvolti dallo stupore. Webb raccontò di come anni prima durante una spedizione in Groenlandia e Islanda alla ricerca di iscrizioni runiche, il suo gruppo si imbatté in «una setta di esquimesi degenerati la cui religione consisteva in una specie di adorazione del diavolo» (Ivi) il cui oggetto di venerazione principale era costituito da un demone supremo dell'antichità. Nel corso delle cerimonie, riferì Webb a Legrasse, i fedeli danzavano attorno ad un'immagine di pietra spaventosamente simile a quella appena sequestrata a New Orleans. Il dato maggiormente rilevante però, emerse dal raffronto della cantilena cantata dai sacerdoti esquimesi con quella riportata dall'ispettore: anche questo dato tremendamente rassomigliante. “Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn” che gli arrestati avevano tradotto con «Nella sua dimora a R'lyeh il morto Cthulhu attende sognando.» I catturati infine dichiararono di appartenere al culto dei Grandi Antichi, ovvero creature semidivine vissute molto tempo prima della comparsa dell'uomo e che, successivamente, erano sparite nel profondo della terra o sotto i mari in attesa del glorioso giorno in cui il grande Cthulhu sarebbe risorto dalla città sommersa di R'lyeh e avrebbe riconquistato la terra al suo potere. Ecco la rivelazione: l'idolo di pietra mostrato anni prima ad un convegno di archeologia, e successivamente scolpito in un automatismo delirante dal giovane Wilcox, altri non rappresenta che una divinità sconosciuta all'uomo, un'antichissima incarnazione del male. Nient'altro poté essere tratto dai prigionieri; fu l'interrogatorio del vecchio Castro, un meticcio della zona, che rivelò la natura del culto: per lunghe ere gli Antichi avevano dominato la terra prima dell'uomo, successivamente nel corso dei secoli un imponente numero di adepti si era tramandato la misteriosa fede di generazione in generazione. Al
70 Le caratteristiche fisiche con cui viene ritratto il mostro ricordano principalmente il mitologico Kraken, sorta di piovra o calamaro gigante la cui presenza si riscontra nei trattati marinari, specialmente di produzione nordeuropea, a partire dal XVII secolo.
momento attuale ci si preparava al fatidico riposizionamento delle stelle, favorevole alla loro ricomparsa, il cui obiettivo finale sarebbe stato la liberazione sulla terra di un male assoluto portato dalle divinità. Il tempo del nuovo dominio della terra sarebbe stato subito riconoscibile
«[…] poiché per allora l'umanità si sarebbe comportata come i Grandi Antichi: libera e senza freni, al di là del bene e del male, con leggi e morale gettate da parte, avrebbe passato il suo tempo a bestemmiare, uccidere e ad abbandonarsi al piacere. I Grandi Antichi, liberati, avrebbero insegnato all'uomo nuove bestemmie, nuovi modi di uccidere e di provare piacere, e tutta la terra sarebbe bruciata in un olocausto di estasi e di licenza.» (71)
Per l'ovvio motivo della sua assoluta segretezza, la cui conoscenza è riservata a una schiera di eletti che saranno futuri sacerdoti, nessuna testimonianza scritta parla di questa arcana realtà; solo l'antico testo chiamato Necronomicon, scritto dall'arabo Abdul Alhazred contiene ambigui riferimenti che possono servire agli adepti nel percorso della loro iniziazione.
Tutti questi elementi contenuti nello scrigno del defunto Angell sono sufficienti a stimolare la ricerca del nipote. Il narratore infatti si lancia nell'indagine occulta di questo antico credo che sta percorrendo il sentiero del ritorno. Per prima cosa si reca ad intervistare lo scultore Wilcox, il quale non sa effettivamente nulla della relazione della sua esperienza con il racconto dell'ispettore Legrasse e del culto segreto. Interrogato sui suoi sogni e deliri creativi, Wilcox parla di una sorta di automaticità in gioco nella composizione dell'opera; lui ne fu solo l'esecutore, le sue mani si muovevano libere dalla sua volontà. Nella descrizione della città sognata risulta centrale un elemento: la geometria completamente sbagliata, non euclidea, non umana. Osserva Evans:
«Lovecraft's stories about extraterrestrials also rely heavily on architecture. A familiar sense of place, embodied in colonial New England architecture, was central to Lovecraft's sense of security.»
Con questo breve passaggio comprendiamo che Lovecraft affida una delle massime sensazioni di paura all'atmosfera creata dall'architettura non umana sognata dalle vittime del risveglio onirico di Cthulhu; un'architettura che non ha la minima relazione con forme o estetiche familiari, la quale diviene simbolo di una sicurezza violata, di una comunità sconvolta, nuovamente, da un male esterno, straniero, alieno.
Dopo aver intervistato anche Legrasse, il giovane ricercatore rimane comunque molto scettico riguardo a tutta la storia e affida la spiegazione degli strani eventi all'uso della pura ragione:
«Il mio atteggiamento era quello di un materialista convinto -come vorrei essere ancora- e ignorai con un'incredulità che aveva del perverso la coincidenza fra gli appunti che riguardavano i sogni e i bizzarri articoli di giornale raccolti dal professor Angell. Una cosa che cominciavo a sospettare e che adesso temo è che la morte di mio zio non fosse avvenuta per cause naturali. Era caduto sul fianco della collina, nel tratto che sale dal quartiere del porto brulicante di stranieri e farabutti71, dopo che un marinaio di colore gli aveva dato
uno spintone […] penso che il professor Angell sia morto perché sapeva troppo […]» (75)
Ma un terzo elemento si aggiunge alla storia, la notizia, trovata per caso sul
Sidney Bulletin, del naufragio di uno yatch neozelandese e della morte inspiegabile dei
membri dell'equipaggio. Il suo capitano, un certo Johansen, è impazzito; quando il giovane si reca in Norvegia per interrogarlo scopre che è morto e la vedova gli consegna il manoscritto contenente le ultime memorie del marito. Il documento rivela lo spaventoso incontro della nave in mare aperto con un mostro gigantesco, identico a quello raffigurato dal bassorilievo di Wilcox e dalla statuetta di Legrasse.
«Dei sei uomini che non tornarono più alla nave, egli [Johansen] ritiene che due morissero di paura in quell'istante maledetto. L'Essere è indescrivibile, non esiste lingua adatta a simili abissi d'immemore e agghiacciante follia, a tali mostruose
71 Anche se non direttamente, in questo breve passaggio il razzismo di Lovecraft emerge abbastanza chiaramente. Il tono con cui parla di stranieri e farabutti sembra quasi accomunarli in una medesima categoria: "frequentatori del porto", dunque o una o l'altra, tuttavia entrambe categorie pericolose. Il repentino collegamento che avviene poi tra il sospettato marinaio negro, la setta di New Orleans e i selvaggi metodi di uccisione africani (aghi avvelenati, ecc.), sancisce definitivamente una, purtroppo oggettiva, xenofobia di fondo nelle pagine dell'autore.
contraddizioni di tutto ciò che sappiamo di materia, energia e ordine cosmico […] Dopo milioni di anni il grande Cthulhu era di nuovo libero e assetato di piacere. […] chi può sapere come andrà a finire? Ciò che è risorto può sprofondare, ciò che è sommerso può riemergere […] la corruzione si diffonde nelle vacillanti città degli uomini.» (88)
L'inquietante chiusura ci mostra come lo scetticismo di fondo che dominava la prospettiva del protagonista sia di colpo crollato per lasciare spazio all'obiettività di un incubo. Come ci fa notare Houellebecq, «In questo racconto […] HPL moltiplica i processi narrativi tesi a dare un'impressione di fredda obbiettività.72»
L'impiego di espedienti narrativi documentari quali verbali di polizia, articoli di giornale e atti di congressi scientifici, sono infatti volti a conferire valore di autenticità oggettiva ai fatti raccontati; l'obiettivo dell'autore non è tanto quello di indurre il lettore a credere direttamente ai fatti narrati, ma di spingerlo ad immaginare la sensazione spiazzata e terrorizzata del protagonista.
Qualcosa che era stato rimosso si è ora risvegliato per riconquistare la terra e contemporaneamente punire l'umanità. Riteniamo che il testo qui preso in analisi non faccia emergere chiaramente questo punto, esso serve più che altro da introduzione. Il racconto del risveglio di Cthulhu ci ha fornito le informazioni essenziali per capire che l'umanità sta per essere punita per aver compiuto qualcosa che in questo racconto resta ancora non detto: in ultima analisi, infatti, è l'indicibilità del mostro a prevalere nel parossismo finale. Viene scoperta una schiera di divinità terribili, tuttavia l'autore evita di precisarne i nomi e la suddivisione dei loro poteri. Certo, ci viene detto che la loro natura sfugge a un qualsiasi concetto umano, essi sono incomprensibili ma, quasi l'episodio del professore fosse posto a monito per coloro che verranno, chiunque osi indagare i Grandi Antichi pagherà con la vita.