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21 Uno sguardo alle definizion

2.4 Classificazione delle Organizzazioni Internazionali:

2.4.1 Classificazione in base alla composizione

La prima e più generale distinzione in questo senso è quella tra le Organizzazioni che annoverano tra i loro membri attori governativi e quelle che sono invece composte da parti non governative; un terzo gruppo di Organizzazioni è quello che deriva da una membership mista, con membri sia governativi che non.

Le IGO sono definite come “unioni di più soggetti di diritto internazionale, costituite su basi paritarie, dotate di un proprio ordinamento e di organi e mezzi propri, miranti a conseguire, conformemente all’accordo internazionale che le ha istituite, finalità comuni ai membri che le compongono”91, pertanto ogni Organizzazione che non sia creata “attraverso accordi intergovernativi deve essere considerata una organizzazione

90 Quella presa in esame in questo capitolo sarà quella proposta da Clive Archer

Carla Contini. La vocazione internazionale della Cina.

Tesi di Dottorato in Scienze Politiche e Sociali. Università degli Studi di Sassari

internazionale non governativa”92. Da qui la distinzione tra IGO e INGO (organizzazioni non governative).

La visione da cui poi scaturisce la netta distinzione tra organizzazioni governative e non è frutto di una visione del sistema internazionale largamente condivisa ed incentrata sulla istituzione fondamentale della sovranità statale che secondo Clive Archer si compone di tre fondamentali elementi: a) salvo poche e limitatissime eccezioni gli stati sovrani sono gli unici soggetti del diritto internazionale, b) gli stati sovrani sono eguali nel loro status rispetto al diritto internazionale c)gli stati sovrani sono istituzionalmente autonomi ed il diritto internazionale non può interferire con la giurisdizione interna dei loro ordinamenti.

Ciò che deriva da questa visione è che, teoricamente, le organizzazioni che volessero essere influenti nell’ambito del diritto internazionale dovrebbero essere composte di solo stati sovrani; la realtà è però, come sempre, più complessa e meno lineare, difatti diverse organizzazioni permettono l’ingresso a diversi territori non autonomi.

Ancora:secondo questo modello teorico l’eguaglianza tra stati davanti al diritto internazionale dovrebbe permettere loro uguale potere di voto in qualunque organizzazione, ma l’istituzione di Consigli esecutivi nella maggior parte di queste, come ben noto, pone alcuni stati in una posizione prominente all’interno dell’organizzazione ( si veda la disparità di potere ed influenza tra i Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed il resto degli Stati componenti l’Assemblea Generale).

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Infine, l’inviolabilità della sovranità viene tutelata internazionalmente grazie al principio secondo il quale gli stati non possano essere vincolati da accordi nei quali non siano coinvolti; cosa che esclude, di fatto ogni decisione che esuli dall’unanimità, o che venga presa da organi esecutivi. E’ bene poi ricordare anche che le organizzazioni non possono in alcun modo intervenire con le politiche interne degli stati; fattori che, sommati, producono di fatto una paralisi delle Organizzazioni.

Questa serie di dettami derivanti da un modello forse troppo rigido di organizzazione internazionale basato sulla inviolabilità della sovranità statale, permettono sì delle interazioni con soggetti non governativi nell’ambito delle interazioni mondiali, ma certamente non considera un modello di politica internazionale che non sia configurata dalla interazione tra soli attori statali.

Diverse Organizzazioni Internazionali ad oggi operanti annoverano però tra i loro membri dei soggetti che non sono statali nè governativi, ma semplicemente associazioni, gruppi ed organizzazioni di individui, ovvero attori non governativi, le cui attività danno luogo alle interazioni transazionali, che secondo Keohane e Nye possono coinvolgere i governi, ma non solo: anche attori non-governativi svolgono un ruolo importante. Parliamo di comunicazioni, trasporti, finanza e viaggi transnazionali quando ci riferiamo ad esse; si tratta in termini più concreti di contatti, coalizioni ed interazioni attraverso le frontiere statali, non controllati dalla politica estera centrale degli organi di governo” sono quindi “movimenti di elementi tangibili o intangibili attraverso i confini statali, in cui almeno un attore non è un agente del governo o una organizzazione intergovernativa”, configurandosi

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quindi come rapporti che si svolgono su scala mondiale senza il supporto degli Stati93.

Quando questo genere di relazioni tra più di due partecipanti vengono istituzionalizzate attraverso un accordo che conferisce loro lo status di strutture formali atte al perseguimento dei comuni interessi dei loro aderenti ( di cui almeno uno, si ricorda, non sia un attore governativo), allora esse saranno Organizzazioni Transnazionali (TNO). Differentemente dalle IGO le TNO devono annoverare tra i loro membri almeno un attore non statale.

La letteratura delle Relazioni Internazionali riconosce in genere tre categorie di TNO:

• le INGO, che annoverano solo ed esclusivamente attori non statali tra i loro membri. Questo genere di organizzazioni riunisce gruppi di persone con comunità di intenti provenienti da almeno due diversi paesi

• Le INGO ibride, che hanno al loro interno membri sia governativi che non. Qualora però queste siano istituite tramite un trattato o una convenzione tra governi dovrebbero in ogni caso dovrebbero comunque essere annoverate tra le IGO.

• Le Organizzazioni Transgovernative (TGO), che derivano da “rapporti tra attori governativi non direttamente controllati dagli organi centrali di politica estera dei loro paesi” 94; possono essere considerate piuttosto comuni se si offre una definizione di “ attori governativi” abbastanza ampia da poter comprendere nel su significato

93 NYE, Joseph S.; KEOHANE, Robert Owen (ed.). Transnational relations and world politics.

Cambridge, MA: Harvard University Press, 1972.

94 KEOHANE, Robert O.; NYE, Joseph S. Transgovernmental relations and international

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chiunque sia in qualche modo coinvolto nel processo decisionale di un paese, indifferentemente in ambito legislativo, giudiziario, esecutivo, a livello locale o regionale. Buona parte di queste “relazioni” tende ad essere di natura informale o comunque non istituzionalizzata

Nell’ambito della classificazione delle Organizzazioni Internazionali in base alla loro composizione, è possibile considerare questa dal punto di vista della appartenenza geografica dei vari membri, ricavando due distinti tipi di Organizzazioni: quelle Regionali e quelle Universali.

Dovendo costruire un idealtipo di ognuna delle due categorie di cui sopra, si avrebbe una Organizzazione Regionale composta di stati provenienti da contenti similari, organizzatisi al fine di trovare soluzioni a problemi non risolvibili a livello nazionale poiché transnazionali, ma non adatti ad essere affrontati da una organizzazione più estesa;da questo genere di accordo può derivare una comunità di sicurezza tra membri,che quindi non dovrebbe più preoccuparsi di ricorrere all’uso della forza nel corso delle loro interazioni, così come una sorta di protezione contro eventuali minacce esterne.

L’Organizzazione Universale farebbe al contrario leva sull’indissolubilità del concetto di pace internazionale, incentiverebbe le connessioni tra le aree povere e quelle più ricche del pianeta e porrebbe le basi per un sistema di sicurezza collettiva che vedrebbe tutte le Nazioni appartenenti coalizzarsi per proteggere qualunque membro sia oggetto di minacce.

In genere ogni Organizzazione il cui numero di membri sia numericamente limitato e riconducibile ad una stessa area geografica, ed alla medesima appartenenza culturale, economica e politica viene etichettata come

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“regionale”; tuttavia, diversi studi, tra tutti quello di Russett individuano quattro ordini di criticità nell’utilizzo dei termini Regionale ed Universale.

Le Regioni sono difficili da definire univocamente: l’utilizzo di un solo criterio può causare esclusioni, mentre più criteri possono causare confusione

1. Le Regioni sono ancora più difficili da delineare: le aree centrali sono abbastanza facili da identificare, ma le periferie non sempre sono inequivocabilmente distinguibili l’una dall’altra

2. Anche se la composizione statale di una regione può essere definita e delineata, avvengono storicamente dei cambiamenti che possono escludere alcuni membri ed aggiungerne di nuovi

3. L’idea di una regione oltre ad essere incerta è soggetta ad un continuo mutamento, e dunque così la nozione di organizzazione regionale. E’ più auspicabile dunque riferirsi ad una organizzazione definendola “a composizione limitata” (in cui unodei limiti può essere quello geografico” o nel caso contrario “a composizione più ampia ed estesa”.

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