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3 La Cina come mebro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

3.6 Le fasi storiche della Cina all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

3.6.2 La seconda fase 1980-1989:

Questo decennio, che si conclude con la fine della guerra fredda vede la Cina ridimensionare la sua spinta retorica di opposizione contro l’egemonia occidentale alla quale preferisce una strategia più cauta e riflessiva. Appaiono subito evidenti anche le conseguenze della Risoluzione 36/116A: infatti già dal Dicembre 1981 la Cina abbandona definitivamente la sua avversione perso le operazioni di peacekeeping votando, già dal Dicembre del 1981152, in favore di tutte le bozze sulle PKO proposte in Consiglio, comprese quelle la cui valutazione era iniziata nel 1980, anno in cui, si ricorda, la Cina si rifiutava anche solo di partecipare alle sedute in cui queste venivano discusse. Altro importante esempio di quanto la Cina abbia rivalutato il suo ruolo e la sua missione nel Consiglio è evidenziato dal fatto che non utilizza più quest’ultimo come palcoscenico all’interno del quale fare retorica antiegemonica o comunque di opposizione verso le due grandi potenze153, è considerevole infatti la sua scelta di appoggiare gli Stati Uniti in merito ad una proposta di condanna dell’Iran per la crisi degli ostaggi americani limitandosi a riflettere sulla possibilità che le sanzioni potessero non portare all’allentamento delle tensioni ed al conseguente rilascio degli ostaggi. Insieme alla fine del periodo di non partecipazione arriva anche una drastica riduzione delle astensioni, solo 2 dopo il 1981: una sulla Risoluzione 502 del 3 Aprile 1982 che richiedeva il ritiro dell’Argentina dalle Isole Falkland ed un’altra sulla proposta di Risoluzione 15966 del 12 Settembre 1983 che condannava l’Unione Sovietica per la distruzione di un aereo Sudcoreano. Il motivo di questa condotta così quieta e

152 Nel Dicembre 1981 vota infatti a favore dell’estensione del mandato UNFICYP a Cipro 153 Vota con gli Stati Uniti il 73% delle Risoluzioni approvate negli anni ’80.

Carla Contini. La vocazione internazionale della Cina.

Tesi di Dottorato in Scienze Politiche e Sociali. Università degli Studi di Sassari

silenziosa e della decisione di subordinare le rivendicazioni ideologiche all’intrattenimento di rapporti positivi soprattutto con gli Stati Uniti ma in in generale con tutto il sistema delle Nazioni Unite, è riconducibile alla riflessione sulla desiderabilità di una situazione internazionale stabile che permettesse alla Cina di concentrarsi sul suo sviluppo interno modernizzando la propria economia; i rapporti con gli Stati uniti le permettevano inoltre di acquisire conoscenza tecnologica ed iniziare a preparare il proprio mercato interno per gli investimenti esteri che sperava di attrarre nel decennio successivo.

La Cina partecipa ad un gran numero di Risoluzioni votate all’unanimità tra cui la richiesta ad Israele di interrompere entro 24 ore le attività militari in Libano e ritirare le forze militari entro i suoi confini, la richiesta di un cessate il fuoco tra Iran e Iraq e l’esortazione ad attenersi al Protocollo di Ginevra del 1925 sulle armi chimiche, oltre alla richiesta della supervisione del cessate il fuoco da parte del Segretario Generale attraverso l’invio di truppe154, la condanna del massacro dei Palestinesi a Beirut, la condanna per gli attacchi perpetrati dal Sud Africa in Angola e Botswana e la richiesta di piena implementazione dell’embargo delle armi verso il Sud Africa, e la richiesta di commutare la condanna a morte per gli attivisti accusati dell’omicidio del vice sindaco di Sharpeville.

La maggior parte delle Risoluzioni in cui la Cina vota in disaccordo con gli Stati Uniti riguardano ancora una volta il conflitto arabo-israeliano, tra le quali la condanna degli attacchi alla Forza di Interposizione in Libano, la perentoria posizione sull’applicabilità della Convenzione di Ginevra a tutti i

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Tesi di Dottorato in Scienze Politiche e Sociali. Università degli Studi di Sassari

territori arabi occupati compresa Gerusalemme e la condanna dell’attacco israeliano alla Tunisia.

L’unica questione sulla quale la Cina si impone durante questo periodo è quella riguardante le nomine a Segretario Generale delle Nazioni Unite. Nel 1981 la Cina si oppone fermamente (usando il veto per ben 16 volte) alla riconferma del terzo mandato dell’austriaco Kurt Waldheim sostenuto dagli Stati Uniti155 preferendogli il candidato tanzaniano Salim Ahmed Salim (che a sua volta riceve 15 veti dagli Stati Uniti) che in quanto appartenente al Movimento dei Non Allineati rappresenta una scelta per nulla ingiustificata se si considera che fino al 1981, in 35 anni le Nazioni Unite avevano avuto Segretari del Primo Mondo per 25, essendo essa stessa un Paese in Via di Sviluppo la Cina vede questa sottorappresentazione e cerca giustamente di sfruttare la sua posizione per correggerla156; la questione crea un’impasse tra Cina e Stati Uniti, che viene risolta solo dopo che Waldheim ritira la sua candidatura ed inaspettatamente dopo numerosi incontri a porte chiuse, viene proposta la nomina del veterano peruviano Javier Perez de Cuellar157 che diventerà il quinto Segretario Generale.

155 Poco prima delle elezioni del Segretario Generale, Ronald Reagan aveva sia considerato

l’ipotesi di vendere a Taiwan armi tecnologicamente avanzate che pensato di iniziare a perseguire una politica di riconoscimento di “Due Cine”, inaccettabile per la RPC. Usa e Cina raggiungono un accordo nel 1982 nel quale gli Stati Uniti si impegnano a non vendere a Taiwan armi il cui livello tecnologico sia recente. Ecco che, ancora una volta, seppur indirettamente, è Taiwan la scaturigine di un episodio di opposizione cinese nelle Nazioni Unite

156 in realtà i Non Allineati si erano già opposti alla rielezione di Waldheim per il secondo

mandato, e la Cina aveva anche pensato di cavalcare la protesta, opponendo un veto iniziale, ma aveva poi deciso di lasciar perdere.

Carla Contini. La vocazione internazionale della Cina.

Tesi di Dottorato in Scienze Politiche e Sociali. Università degli Studi di Sassari