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Gli interessi strategici della Cina nelle Nazioni Unite

3 La Cina come mebro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

3.5 Gli interessi strategici della Cina nelle Nazioni Unite

La diplomazia cinese all’interno delle Nazioni Unite è organizzata sulla base di quattro priorità: a) la tutela della sovranità, dell’autonomia e dell’indipendenza, soprattutto quelle cinesi142; b) il mantenimento degli equilibri geostrategici e della sicurezza nazionale; c) la promozione di un’immagine internazionale della Cina come attore responsabile e potenza globale; d) il supporto agli interessi economici e politici della Cina.

Ciò che guida l’operato cinese nel Consiglio di Sicurezza sono invece quattro principi: a) una salda aderenza al principio della sovranità e la preferenza del dialogo come mezzo di risoluzione dei conflitti rispetto all’uso della forza; b) la convinzione che le operazioni autorizzate sulla base del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite debbano necessariamente ottenere il consenso degli Stati nei confronti dei quali esse sono dirette, a meno che il Consiglio di Sicurezza non rilevi la presenza di una minaccia alla pace ed alla stabilità internazionale; c) il supporto agli sforzi governativi orientati alla promozione dello sviluppo sociale ed economico, con priorità alla tutela dei diritti umani; d) il sostegno ed il rafforzamento dalla rule of law nelle relazioni internazionali143.

142 YANG, Suzanne Xiao. China in the UN Security Council Decision-making on Iraq: Conflicting Understandings, Competing Preferences, 1990-2002. Routledge, 2013.

Carla Contini. La vocazione internazionale della Cina.

Tesi di Dottorato in Scienze Politiche e Sociali. Università degli Studi di Sassari

L’inviolabilità della sovranità è certamente il concetto cardine dal quale poi promanano il principio consenso dello stato ospitante in caso di operazioni di pace ed il rifiuto dell’imposizione della pace attraverso l’uso della forza, in base ai quali può essere poi spiegato, a parte rare eccezioni, tutto il percorso di scelte cinesi all’interno del Consiglio di Sicurezza.

La Cina ritiene infatti che l’imposizione prematura della pace attraverso l’uso della forza possa poi portare ad accordi di pace precari, non abbastanza equi e dunque, non duraturi, che possono portare al prolungamento delle ostilità e ad ulteriori perdite soprattutto tra i civili. La posizione della Cina rispetto ai casi di crisi internazionali è sempre quella di incentivazione della mediazione e del raggiungimento di accordi attraverso il dialogo, fino all’emergere di una posizione condivisa da tutte le parti coinvolte nel conflitto, il tutto anche a costo di vedere il conflitto protrarsi per mesi o peggio anni.. Questo atteggiamento di estrema prudenza l’ha resa oggetto di attacchi, soprattutto dalle potenze occidentali, che percepiscono la sua circospezione come insensibilità nei confronti delle vite umane già perse e di quelle che si rischiano di perdere nel caso in cui i conflitti continuino a protrarsi. Per cercare di ammorbidire i giudizi internazionali circa la sua intransigenza la Cina ha spesso cercato di offrirsi come mediatore in numerose crisi come nel caso di Sudan e Siria. Dal punto di vista cinese, il tentativo di persuadere le parti al raggiungimento di un accordo tramite il dialogo è il modo migliore per tutelare l’immagine ed il ruolo del Consiglio di Sicurezza, che deve rimanere imparziale; nell’ipotesi in cui questo dovesse ritrovarsi imprigionato in una serie di operazioni di peacekeeping senza fine che non portano a nessuna soluzione, la sua imparzialità e la sua credibilità verrebbero compromesse: e verrebbero così meno gli incentivi per gli stati di rivolgersi a questo come al più autorevole organo di soluzione delle dispute. In

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questo senso le priorità della Cina rispetto al suo ruolo nel Consiglio si discostano nettamente da quelle dei membri permanenti occidentali in quanto più che risolvere la Cina anela a mediare. Il vero paradosso è che la Cina non vuole vedere ridotto il ruolo del Consiglio di Sicurezza, anzi, diverse sue dichiarazioni contengono spunti riflessivi su come potenziarlo144.

Parte della nuova strategia globale che la Cina persegue nelle Nazioni Unite la vede impegnata nell’esercizio della diplomazia preventiva che consiste nella eliminazione precauzionale delle condizioni che potrebbero condurre ad eventuali conflitti; si attua generalmente attraverso la valutazione anticipata dei possibili fattori di rischio politici, economici sociali in una data area. La diplomazia preventiva incontra e soddisfa perfettamente l’esigenza cinese di evitare per quanto possibile l’intervento armato, ed è per questo che accoglie in maniera positiva le iniziative del Consiglio di Sicurezza volte ad incentivare incontri informali tra attori potenzialmente conflittuali, l’invio di Inviati Speciali delle Nazioni Unite nelle zone a rischio e le consultazioni con gli organi regionali delle Nazioni Unite come il Centro Regionale delle per la Diplomazia Preventiva in Asia Centrale.

Un altro obiettivo strategico della Cina nelle Nazioni Unite è il rafforzamento del ruolo delle Organizzazioni Regionali145, alle quali guarda

144http://www.china-un.org/eng/chinaandun/zzhgg/t29435.htm

http://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/wjb_663304/zzjg_663340/gjs_665170/gjzzyhy_665174/259 4_665176/2602_665192/t45317.shtml

Position Paper of the People's Republic of China on the United Nations Reforms http://www.china-un.org/eng/chinaandun/zzhgg/t199101.htm

145 Statement by H.E. Ambassador Zhang Yesui, Permanent Representative of China to the

United Nations, at Security Council Debate on Cooperation between the United Nations and Regional and Subregional Organizations in Maintaining International Peace and Security. http://www.china-un.org/eng/hyyfy/t651340.htm

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attentamente quando deve dare il consenso ad operazioni di peacekeeping sulle quali non ha una posizione ben determinata, poiché il fatto che un determinato conflitto costituisca o meno una minaccia alla pace ed alla stabilità internazionali varia molta da regione a regione, e le Organizzazioni Regionali, e sub-regionali con la loro conoscenza del territorio sono probabilmente un miglior giudice del Consiglio di Sicurezza; questa sinergia ha prodotto diversi risultati significativi nella lotta al terrorismo, al traffico di droga ed al crimine organizzato. Oltretutto queste sono funzionali all’obiettivo della Cina nes senso del riordino multipolare dell’assetto mondiale.146 Il parere positivo della Lega Araba è stato uno dei fattori che più hanno influito quando la Cina ha deciso di non porre il veto sulla questione libica; mentre nel caso del Myanmar la Cina ha posto il veto poiché l’ASEAN non riteneva che gli attacchi del governo birmano sui civili costituissero una minaccia alla pace ed alla stabilità internazionali.

146 FENG, Yuan. China and ASEAN: The Evolution of Relationship under a Discursive

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3.6 Le fasi storiche della Cina all’interno del