ambito disciplinare fisico autore Claudio Cassardo
La climatologia, o scienza del clima, è lo studio scientifi- co del clima, definito come l’analisi statistica delle condizio- ni meteorologiche considerate su un periodo di tempo op- portuno, di solito non inferiore a un trentennio, secondo la definizione dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO - World Meteorological Organization).
Non bisogna confondere la climatologia con la meteorologia, che invece studia il tempo attuale o la sua statistica su intervalli
Bibliografia
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di tempo più brevi. Il più semplice modo di analisi statistica consiste nel calcolo della media o del valore cumulato delle variabili (temperatura media, pioggia accumulata), ma ovviamente la climatologia usa anche indicatori statistici più avanzati, come la va- rianza, la forma delle distribuzioni, e anche l’analisi spettrale dei dati o altre metodolo-
gie per la ricerca delle ciclicità. Questo moderno campo di stu- di è considerato una branca delle scien- ze atmosferiche e un sottocampo delle scienze della Terra. La climatologia moder- na include anche aspetti di oceanografia, biogeochimica, glaciologia e idrologia. Gli scienziati specializzati in questo campo sono chiamati climatologi ma, per via del- le molte discipline coinvolte, spesso le ri- cerche vengono effettuate da gruppi di climatologi con diverse specializzazioni. Anche se i primi studi sul clima possono essere fatti risalire agli antichi greci, la cli- matologia moderna nasce con l’analisi delle prime serie di misura effettuate in singole località con strumentazione moderna, di epoca rinascimentale o successiva (termo- metri, igrometri, anemometri, radiometri, barometri) in stazioni singole. Soltanto dopo l’intuizione di Le Verrier sulla propagazione del tempo meteorologico, intorno alla metà del IXX secolo, si iniziò ad utilizzare map- pe meteorologiche e iniziò a diffondersi il concetto di misure a scala regionale e con- tinentale. L’avvento dei calcolatori elettro- nici, nel XX secolo, contribuì a potenziare le tecniche di analisi dei dati e portò allo sviluppo della climatologia contemporanea. Negli ultimi tempi i climatolo- gi hanno concentrato sempre di più la loro ricerca sui cambiamenti del clima terrestre, avvenuti a partire dall’inizio della rivoluzione industriale, median- te l’analisi delle emissioni di gas serra e
lo studio, attraverso i dati, delle diverse sottocomponenti del sistema climatico. Ai dati delle misure, a partire dagli anni ’80 del 1900 hanno iniziato ad affiancarsi an- che le uscite dei modelli climatici (intesi come software in grado di modellizzare le leggi fisiche che determinano il clima), via via più potenti e dotati di maggiore risolu- zione, che hanno consentito di poter inda- gare non soltanto il clima passato e presen- te, ma anch quello atteso nel futuro. I principali temi attuali di ricerca sono lo studio della variabilità climatica e delle for-
zanti naturali e artificiali che influenzano il
clima, i meccanismi dei cambiamenti clima-
tici e il ruolo delle attività umane in relazio-
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ambito disciplinare geografico economico politico autori Marco Bagliani Antonella PiettaCon il termine colonialismo del carbonio si indicano quel- le dinamiche che sono causate da processi di mitigazio-
ne dei cambiamenti climatici che portano, oltre a una ridu-
zione delle emissioni nella nazione che li ha intrapresi (di solito un paese sviluppato), anche alla generazione di im-
patti ambientali e/o sociali nei paesi in via di sviluppo.
Alcuni autori (Ciscell, 2010; Hazlewood, 2012) per sottolineare lo stretto legame che intercorre tra dinamiche di colonizzazione ed emissioni/assorbimenti di CO2 hanno coniato il termine di CO2lo- nisation, traducibile in italiano come CO2lonizzazione.
In questi ultimi anni molti studi hanno evidenziato l’esistenza di numerosi casi di questo tipo (Bagliani et al., 2019). In parti- colare le ricerche di Anderson (2010) e Bumpus et al. (2008) sottolineano che diversi progetti di mitigazione basati sui meccanismi di flessibilità del Protocollo di Kyoto, soprattut- to il Clean Development Mechanism, hanno creato relazioni tra nazioni sviluppate e paesi in via di sviluppo che sono basate sul mercato e sulle disuguaglianze che esso produce.
La problematica ha la sua origine in un meccanismo previsto dal Protocollo di Kyoto, che consente la “sostituibilità” tra emissio- ni e riduzioni in paesi diversi. Questo vuol dire che è possibile compensare un eccesso di emissioni in un paese (generalmente industrializzato e sottoposto a obblighi di riduzione dal Proto- collo di Kyoto), con la diminuzione delle emissioni in un altro (di solito nel Sud del mondo, senza obblighi di riduzione). I proget- ti che fanno ricorso a meccanismi di compensazione di questo tipo hanno, molto spesso, provocato effetti negativi sul fron- te ambientale e sociale nelle nazioni in via di sviluppo. Questo accade perché, oltre all’azione di riduzione delle emissioni, che avviene su tempi scala lunghi e che riguarda quasi sempre le na- zioni del Nord del mondo, questi progetti di mitigazione indu- cono anche degli “effetti collaterali”, che generano impatti sugli ecosistemi e sulle popolazioni che sono immediati e che toc- cano, quasi esclusivamente, i paesi in via di sviluppo.
Si consideri l’esempio di una nazione industrializzata che, per compensare una parte delle proprie elevate emissioni di CO2, re-
alizza un progetto di mitigazione che prevede la produzione di
biocombustibile a partire da coltivazioni in un paese del Sud del
mondo. Vari autori (tra cui Gaveau, 2014; Sullivan, 2017) han- no mostrato numerosi casi in cui tali progetti hanno portato a un forte aumento delle pressioni sull’ambiente (abbattimento di