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Il cognome dei figli negli ordinamenti di common law Il sistema di attribuzione del cognome nei Paesi di common law è

Rapporto tra diritto all’identità personale e diritto al nome in ambito internazionale

4. Il cognome dei figli negli ordinamenti di common law Il sistema di attribuzione del cognome nei Paesi di common law è

estremamente flessibile rispetto agli altri modelli che abbiamo analizzato.

In questi ordinamenti, infatti, la scelta del cognome del figlio è demandata alla discrezionalità dei titolari della responsabilità parentale.

Nei Paesi anglosassoni261, nonostante il nome legale dell’individuo sia

rappresentato da quello di cui egli ne faccia comunemente uso, è consentita la possibilità di modificare il proprio cognome con molta facilità sia in sede giudiziale che in sede amministrativa una volta raggiunta la maggiore età, purché non venga recato pregiudizio a terzi e non abbia scopi fraudolenti.

4.1. Il modello del cognome familiare: l’esperienza inglese

Nel Regno Unito, a partire dal XVIII secolo262, vige la regola secondo

cui i figli, al pari delle mogli, acquistano il cognome del padre.

Questa regola, però, non fu mai imposta né per gli uni né per gli altri da una norma di legge.

261G. Autorino Stanzione, Attribuzione e trasmissione del cognome. Profili comparatistici., op. cit.,

19.

262 Nel Regno Unito in seguito alla conquista normanna , avvenuta nel 1066, l’uso del cognome

aumentò e iniziò a diffondersi. Inizialmente soltanto l’aristocrazia, i cavalieri e la piccola nobiltà terriera ne facevano uso e soltanto nei secoli XIII e XIV divenne uso comune anche per i cittadini.

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Attualmente la moglie può decidere se acquisire il cognome del marito oppure mantenere quello che porta al momento della celebrazione del matrimonio.

I coniugi potranno inoltre decidere di accostare i relativi cognomi, creando così un double-barrelled or hyphenated surname.

Per quanto riguarda i figli, la legge impone ai genitori o alla sola madre, se non sposata, l’obbligo di indicare il cognome del figlio nell’atto della registrazione da effettuarsi entro quarantadue giorni dalla nascita263; nulla si dice riguardo a quale sia il cognome da

trasmettere.

Al momento della nascita è quindi possibile assegnare indifferentemente il cognome del padre, della madre o un cognome diverso, anche inventato, purché non sia offensivo e lesivo nei confronti dei principi dell’ordinamento.

Qualora vi sia disaccordo tra i genitori, sarà, anche in questo caso, il giudice a decidere in virtù dell’interesse del minore.

Nel caso in cui la madre non sia sposata, invece, ella dovrà registrare il cognome del figlio e la sua scelta varrà anche se contestata dal padre, purché non si tratti di un cognome malevolo o manifestamente assurdo.

Come abbiamo anticipato, nei paesi di common law, i coniugi hanno la possibilità di modificare il cognome del figlio e adottarne uno nuovo attraverso la procedura del deed poll.

Tale atto verrà registrato presso la Royal Court of Justice e sarà considerato come prova del cambiamento del cognome. La possibilità di usare questo strumento darà luogo ad un ampio contenzioso il quale accerterà le cause del cambiamento del cognome originario. E’ possibile che la richiesta provenga anche dal singolo genitore che eserciti la responsabilità genitoriale qualora abbia, ad esempio, divorziato dall’altro coniuge e si sia risposato, ma in questo caso, per far si che la richiesta venga accolta e sia avviata la procedura sarà

263 The Birth and Deaths Registration Act (1953), modificato dal Registration of Births and Deaths

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necessario il consenso dell’altro genitore o di colui che sia considerato il parental responsability sul minore264.

Sull’argomento della modifica del cognome sono state sollevate diverse critiche e una delle più famose riguarda il caso Dawson v.

Weaemouth265 del 1999.

Nonostante tale decisione, non furono fissati nuovi criteri e, ad oggi, si registrano numerosi precedenti che attestano la tendenza di respingere richieste di variazione del cognome quando i figli di coppie sposante abbiano già assunto il cognome del padre.

E’ molto importante sottolineare, però, che tali richieste vengono accolte rapidamente nel momento in cui ci siano, ad esempio, condanne nei confronti del padre per molestie o violenze sul figlio o su minori.

4.2. Il modello del cognome familiare: l’esperienza

statunitense

In alcuni Stati degli USA, per molto tempo, era prevista l’assegnazione al figlio del cognome paterno266.

Storicamente le donne erano considerate come una proprietà, esse si spostavano semplicemente dalla casa del padre a quella del marito ed era pertanto ritenuto normale prendere il cognome di quest'ultimo.

264 Registration of Birth and Death Regolation, 1987.

265 La controversia riguardava il cognome da attribuire a un figlio di una coppia non sposata in cui

la madre, la signora Wearmouth, decideva di abbandonare il compagno poco tempo dopo la nascita del bambino. La madre registrò i figlio con il proprio cognome, acquisito in seguito a un precedente matrimonio e trasmesso anche agli altri due figli nati dalla suddetta unione. Il signor

Dawson, però, si opponeva e ottenne dal giudice di rimo grado una pronuncia favorevole. Il

giudice d’Appello, invece, annullò la decisione,giudicando “naturale e logico” la scelta della madre di attribuire al figlio il cognome portato dalla stessa donna e dagli altri due figli ritenendo che non sussistessero motivi per cui si dovesse cambiare il cognome registrato.

266 Ad esempio, In Louisiana, fino al 1983, la legge disponeva che il figlio di una coppia sposata

assumesse il cognome del padre. Ad oggi è previsto che, in caso di accordo tra marito e moglie, possa essere assegnato il cognome della madre o di entrambi (si veda Louisiana Rev. Stat. Ann. Par. 40:34 (B) (1) (A) (iii), 2001).

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Fin da subito, però, venne contestato questo meccanismo considerato discriminatorio e già a metà del diciannovesimo secolo iniziarono a registrarsi rivendicazioni riguardanti due aspetti: l’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli e l’abbandono da parte delle donne del proprio cognome a favore di quello del marito al momento delle nozze.

La Corte Suprema Federale, alla fine degli anni Settanta, intervenne riconoscendo il diritto costituzionale all’uguaglianza dei sessi, all’interno dell’Equal Protection Clause di cui al Quattordicesimo emendamento267.

Col passare degli anni la normativa statale che prevedeva la trasmissione del cognome paterno fu sostituita da discipline non discriminatorie.

Ad oggi in America le donne possono liberamente scegliere se mutare il proprio cognome o prendere quello del marito.

Le donne che decidono per il cognome da nubile sono generalmente docenti, avvocati, medici o attrici, ma sono anche quelle che ritengono di dover mantenere la propria individualità e non seguire le vecchie tradizioni.

Per quanto riguarda i figli, gli Stati Uniti268 sono il principale Paese in

cui ai genitori è riconosciuto il diritto di chiamare il figlio con il cognome della madre, o comunque di aggiungerlo e anteporlo al cognome paterno adeguandosi cosi all’articolo 16, par. 1, lett. g)

267 Con riferimento alla giurisprudenza della Corte Suprema relativa al divieto di discriminazione

tra generi con riferimento alla conservazione e trasmissione del cognome della donna: United

States Supreme Court, Reed v. Reed, n. 70-4, 22 november 1971 e Miss. Univ. Foe Woman v. Hogan, 458 U.S. 718, 724, 1982.

268 Nonostante in America la maggior parte degli Stati abbia adottato un modello che supera la

discriminazione tra uomo e donna, ci sono ancora Stati, come ad esempio la Louisiana, dove fino al 1983 la legge disponeva che il figlio di una coppia sposata assumesse il cognome del padre. Oggi laddove ci fosse un accordo tra i genitori potrà essere assegnato anche il cognome della madre o entrambi. Nel Tennessee le coppie sposate possono decidere di attribuire al figlio il cognome naturale del padre oppure una combinazione del cognome paterno e materno (si veda Tennesse Code Ann. par. 68-3-305 (a) (1) (2) (3), 2006). Nel distretto della Columbia, il Surname

Freedom Amendament Act del 2002 stabilisce che, al momento della nascita, un bambino assuma

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della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna del 1979269.

4.3. Considerazioni conclusive

Analizzando le diverse normative europee e internazionali con riguardo alla trasmissione del cognome materno, possiamo notare che, seppur ci sia una forte tendenza all’eliminazione della discriminazione tra padre e madre, ancora non si è raggiunto pienamente l’obiettivo perseguito.

Nessuna delle soluzioni esaminate è capace di garantire la piena uguaglianza tra uomo e donna in relazione alla trasmissione del patronimico ai discendenti.

Nei sistemi di civil law né la previsione di regole sussidiarie né la scelta di lasciare al giudice o all’ufficiale dello stato civile la decisione potranno essere considerate valide soluzioni ai fini della risoluzione del problema.

Nel sistemi di common law il ruolo cruciale nella determinazione dell’assegnazione del cognome è svolto dalle corti, le quali hanno prodotto col tempo una giurisprudenza favorevole alla prevalenza delle esigenze di tutela del minore. Ma anche in questi ordinamenti non sono mancate, e non mancano, i contrasti.

Le esperienze europee, ed extraeuropee, dimostrano come il cognome storicamente rappresenti una funzione di identificazione della persona nell’ambito della famiglia e della comunità a discapito delle prerogative dei singoli, specialmente della donna.

Le linee dettate dall’Unione Europea hanno fatto si che tutti gli ordinamenti, ad eccezione dell’Italia, mutassero le loro normative in modo da eliminare il più possibile gli aspetti discriminatori.

269 C.F.W. Larson, Naming baby: The constitutional dimensions of parental naming rights, in The

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