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Illustrazione: Sconosciuto

chinampa, giardini galleggianti Aztechi

179 egli ultimi anni il settore dell’orticoltura si è orientato sempre più verso lo sviluppo di tecniche sostenibili. Tra le innovazioni più recenti e interessanti nelle tecniche colturali si ricorda il passaggio dalle coltivazioni in terra a quelle fuori suolo. La possibilità di allevare le piante in assenza di quella componente tradizionale che è il terreno non è certo cosa recente, infatti è ormai noto che queste coltivazioni fossero già conosciute nell’antichità. 1

La prima grande opera in idrocoltura di cui siamo a conoscenza sono i grandi giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo, costruiti intorno al 590 a.C. dal re Nabucodonosor II, la città sorgeva a 80 km dall’attuale Bagdad e

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1 Cfr Howard M. Resh, Hydroponic Food Production: A Definitive Guidebook for the Advanced Home Gardener and the Commercial Hydroponic Grower , Newconcept Press, Inc. New Jersey, 2004

contava quasi un milione di abitanti.

Dei favolosi giardini costruiti in onore della moglie persiana non resta più nulla a parte le testimonianze di storici che non ne furono testimoni oculari, c’è chi addirittura dubita che siano mai davvero esistiti, sta di fatto che ce ne sono giunte descrizioni abbastanza chiare.

I giardini presentavano una struttura a terrazze, in posizione dominante sopra le mura di Babilonia, ed erano nei pressi del fiume Eufrate.

Le informazioni in nostro possesso non sono sufficienti a farci capire con quale sistema fossero irrigati ma le descrizioni lasciano intendere che il fusto delle piante fosse sostenuto da uno strato di terra appoggiato a un reticolo di giunchi e che

dolci in cui gli atzechi costruirono i loro chinampa.

Le isole erano costruite puntellando il fondo del basso lago con dei paletti e creando una forma rettangolare. L’area delimitata veniva poi riempita con fango, sedimenti del lago e vegetazione in decomposizione, fino a farne alzare il livello oltre quello del lago. Spesso sugli angoli venivano piantati alberi tipo i salici per rinforzare la struttura. I Chinampa erano separati tra loro da canali sufficientemente larghi da permettere il passaggio delle canoe.

Gli esemplari più antichi risalgono al medio periodo postclassico, 1150 - 1350.

I chinampa circondavano anche Tenochtitlán, la capitale azteca, la cui estensione aumentò notevolmente nel tempo proprio grazie a queste coltivazioni. Le coltivazioni più presenti nei chinampa erano mais, fagioli, amaranto, pomodori e chili, anche se a volte venivano usati per la coltivazione di fiori.

Si stima che il cibo proveniente dai chinampa coprisse una cifra compresa tra la metà ed i due terzi del fabbisogno di Tenochtitlán. I chinampa venivano fertilizzati con i sedimenti del lago e con escrementi umani. Esistevano anche chinampa un po’ più piccoli che i giardinieri spostavano al bisogno per raggiungere le zone del mercato.

La nascita dell’idrocoltura moderna è figlia dello studio del meccanismo di funzionamento dei vegetali. Il fatto che le piante crescono più rigogliose sui terreni le loro le radici fossero immerse nell’acqua

che scorreva di continuo in un sistema di piccoli canali. 2

Così ce li racconta Diodoro Siculo (90 a.C - 27 a.C.)

“L’approccio ai giardini, inclinati come il lato di una collina […] e alle numerose porzioni della sua struttura che si erge piano dopo piano. Su ognuno di questi è stato riposto del terreno ed è stato abbondantemente seminato con piante di ogni specie che, per la loro grandezza e fascino, provocavano un piacevole stupore allo spettatore. Le macchine per l’irrigazione portavano acqua in grande quantità dal fiume, anche se nessuno, dal fuori, poteva vederle”3

Un altro esempio, questa volta ampiamente documentato di coltura senza suolo sono i giardini galleggianti degli Atzechi meglio noti come chinampa, isole artificiali lunghe 30 metri (a volte anche di più) e larghe 2 metri e mezzo.

Il termine chinampa deriva dal termine nahuatl chinamitl, che significa “quadrato fatto di canne “.

La Valle del Messico è una grande conca di 81000 km quadrati situata fra le alte montagne vulcaniche, quando vi entrò Cortés e gli altri conquistadores, nel 1519, racchiudeva cinque laghi denominati con il nome dei suoi abitanti: Zumpango, Xaltocan, Texcoco le cui acque sono salmastre (il fenomeno è originato dai feldspati di sodio - “tierra salitral” del dilavamento delle rocce vulcaniche), Xochimilco, Chalco ad acque

2 Cfr. P. Grimal, L’arte dei giardini. Una breve storia, A cura di M. Magi, Roma, Donzelli, 2000

3 D. Siculo, Bibblioteca storica, II, 10, traduzione di G. Cordiano e M. Zorat, Milano,Rusconi, 1985, citato in, D. Barbagli, Le sette meraviglie del mondo antico, Firenze, Giunti, 2003 pp 30-31

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2 Cfr. R. E. Nicholls, Beginning Hydroponics: Soilless Gardening, Running Press, Philadelphia, 1990

ricchi di humus, ha fatto sì che nascesse la convinzione, rimasta tale per millenni, che le piante assorbissero dalla terra le sostanze necessarie per costituire i propri organi. Sia Aristotele che il suo allievo Teofrasto, autore del “De causis plantarum”, erano convinti che le piante traessero dalla terra le sostanze nutritive direttamente assimilabili. I primi studi con approccio scientifico sullo sviluppo e la crescita delle piante risalgono al XVII secolo, ma bisogna arrivare al 1860 per raggiungere risultati davvero degni di nota.

La prima notizia scientifica, risale al 1600,

quando il belga Jan Van Helmont, dimostrò come una pianta coltivata in una minima quantità di terra e costantemente irrigata aumenti costantemente il proprio peso ne concluse quindi che la pianta trae elementi nutritivi anche dall’acqua di irrigazione. La prima applicazione commerciale delle colture fuori suolo risale invece agli anni 20 del secolo scorso: il lavoro sperimentale , volto a risolvere i problemi legati alla salinizzazione dei terreni ed ai patogeni terricoli, fu condotto presso la struttura California Agricoltural Experiment Station da W.F. Geriche (1929). Geriche

utililizzò per primo il termine coltivazione “idroponica”, parola che deriva dal greco “Hydro” (acqua) e “Ponos” (lavoro), che tradotta letteralmente può essere intesa come “lavoro in acqua”.

L’Idroponica, infatti, può essere definita come la tecnica che consente lo sviluppo delle piante senza l’utilizzo del terreno, impiegando come substrato un mezzo più o meno inerte (ad esempio la sabbia, la torba, la vermiculite, la pietra pomice, ecc.), al quale viene aggiunta una soluzione nutritiva contenente tutti gli elementi nutritivi necessari alla pianta.

La prima applicazione pratica di una certa importanza fu negli anni ’40 durante il periodo bellico, quando i militari americani, operando in zone molto disagiate, risolsero in questo modo il problema dell’approvvigionamento degli ortaggi freschi.

Questi primi approcci non ebbero grande diffusione, ma hanno comunque dato il via alla ricerca e allo sviluppo di una vasta gamma di tecniche di coltivazione, specialmente a partire dagli anni ’70, molte delle quali hanno trovato una estesa applicazione su scala commerciale in diversi paesi.4

Il fuori suolo è una tecnica che consente coltivazioni intensive anche nel caso di situazioni in cui i suoli sono poco produttivi (problemi legati alla fertilità), o il fattore terra è estremamente limitato (caso di alcuni Paesi asiatici). Ad ostacolare il fuori suolo sono: la forte incidenza dei costi di produzione, costi che risultano ancora elevati sia per quanto riguarda l’acquisto dei fattori produttivi a logorio parziale

(strumenti, impianti) sia per quelli a logorio totale (fertilizzanti); i rischi economici legati alla commercializzazione di un prodotto, presente ancora in piccole quantità sui mercati; il riciclaggio delle soluzioni impiegate nella coltivazione; la concorrenza con altri metodi; le tecniche ancora adatte a un numero limitato di colture.

Le tipologie d’impianto della coltura fuori suolo può essere di più tipi:

- Impianto idroponico NFT ( tecnica del film nutritivo). La soluzione nutritiva scorre nella parte bassa di una canalina e viene continuamente ricircolata. Le radici così vanno ad assorbire direttamente i nutrimenti, dal flusso in scorrimento.

- Impianto idroponico RTW (run to waste). Le piante crescono in vasi dove goccioline di acqua cadono direttamente sulla pianta portandole i nutrimenti necessari. Il vaso nella parte inferiore è forato e il liquido in eccesso ritorna nel serbaoio per essere ricircolato.

- Impianto aeroponico. La soluzione viene direttamente nebulizzata sulle radici in sospensione nella canalina tramite dei spruzzatori, questa viene poi recuperata e ricircolata.

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C a p i t o l o 4 . 3 . 1