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Illustrazione: Ignoto Orto dei semplici

Padova 1545

83 on questo termine venivano chiamati i primi orti botanici in quanto fin dal medioevo i “semplici” (varietà vegetali con virtù medicamentose) si coltivavano in vari orti cittadini. La parola Semplici deriva dal latino medioevale medicamen- tum o medicina simplex usata per definire le erbe medicinali. Inizialmente aveva il nome di Horto dei semplici.1 Gli Orti

Botanici che si trovano in tante città, sp- esso (ma non sempre) associati ad univer- sità, hanno un’origine lontana nel tempo. Il loro progenitore è l’Orto dei Semplici, od Hortus simplicium, luogo destinato, nel Medio Evo, alla coltivazione e allo studio delle piante medicinali. «Semplici» veniva-

no chiamati, nella terminologia medievale, i principi curativi che venivano ottenuti direttamente dalla natura, mentre «Com- positi» erano i farmaci ottenuti miscelan- do e trattando sostanze diverse. I farmaci venivano sottoposti a vari trattamenti (essi- cazione, macerazione, ecc.) nel laboratorio, chiamato, con termine latino, officina. Per ciò le piante medicinali vengono chiamate ancor oggi anche «piante officinali». Con gli anni gli Orti e i Giardini Botanici hanno cambiato le loro finalità e sono di- ventate istituzioni pubbliche o private, ac- cademiche o non, create a sostegno delle attività didattiche e/o di ricerca, con fun- zioni educative e in qualche caso anche ricreative. In Italia si fa distinzione tra Orti

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Botanici e Giardini Botanici, nel mondo anglosassone tale differenza non viene ri- conosciuta e si utilizza solamente il termine “Botanic Garden”.

L’Orto Botanico è una istituzione che ris- petta in gran parte i criteri seguenti: ° un ragionevole grado di permanenza della struttura

° supporto scientifico e appropriata docu- mentazione delle collezioni

° apertura al pubblico

° comunicazione di informazioni ad altri Orti, alle Istituzioni ed al pubblico

° attuazione di ricerche scientifiche o tec- niche sulle piante in collezione

Il Giardino Botanico è invece una raccolta di piante vive, per lo più cartellinate, con finalità principalmente ricreative e didat- tiche. La distinzione è quindi sottile e non sempre semplice da rilevare analizzando casi concreti. 2

Una questione di primaria importanza è in- nanzitutto il saper e dover coniugare la sto- ria con il rinnovamento della società e delle sue espressioni fisiche e culturali, col fine di collegare il presente al passato e di proi- ettarlo verso il futuro. L’obiettivo dovrebbe essere quello di recuperare alcuni segni, simboli, esperienze che rappresentano un mondo assai diverso da quello che vivi- amo oggi. La mobilità, ad esempio, è uno dei tratti di differenza maggiori. Nel passato avevamo bisogno di ricostruire attraverso il giardino e il collezionismo botanico le pe- culiarità vegetali e ambientali di realtà lon- tane, non solo per studiarle ma anche per renderle accessibili alla conoscenza collet-

tiva. Queste “realtà” avevano la capacità di meravigliare, da un lato, e di considerare, dall’altro, il rapporto delle diversità. Oggi lo sviluppo sempre più marcato delle reti di trasporto e la virtualità telematica ci per- mettono di vedere le cose e i luoghi là dove essi sono. In questo senso oggi la nostra re- altà è del tutto differente. I giardini botanici appaiono superati nel loro ruolo originario di luoghi esclusivi di osservazione e di mer- aviglia, ma il loro implicito ruolo di luoghi privilegiati di sperimentazione di possibili e nuovi paesaggi permane. 3 Compito princi-

pale della nostra contemporaneità è quindi quello di recuperare i giardini botanici stor- ici a una condizione culturalmente comp- rensibile e pienamente fruibile: ad esempio, come spazi museali interconnessi a strutture socio-economiche complesse, in aderenza ai contesti che hanno contribuito a quali- ficare; mentre l’obiettivo del nostro futuro è viceversa quello di sperimentare nuove forme e applicazioni estensive di luoghi a qualificazione botanica per la salvaguardia dell’ambiente naturale e per una costruzi- one scientificamente colta del paesaggio. La riflessione su possibili nuovi modelli, valutativi e operativi, per la progettazione del paesaggio alla “media scala” quindi orti e giardini botanici, accumuna oggi in larga misura i paesi europei. Negli ultimi decenni, dopo l’esperienze delle grandi sistemazioni a verde in occasione di manifestazioni quali Olimpiadi ed Esposizioni internazionali, si è finalmente intervenuti sul paesaggio: nuovi paesaggi in cui ai dati formali e botanici si sommano fini fruitivi, che comportano in-

2 S. Ferri, F. Vannozzi, I giardini dei semplici e gli orti botanici della Toscana, Firenze: Edizioni 4emme, 1993 3 C. Pozzi, Ibridazione architettura/natura, s.l., Meltemi Editori,2009

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4 A. Piva, Nuovi paesaggi,Marsilio Editore, 2002

5 F. Consolino, E. Banfi,Orti botanici del mondo, Bologna : Zanichelli, 1997, p. 30

evitabili considerazioni di carattere insedia- tivo e organizzativo. La trasformazione degli orti botanici oggi sottintende, quindi, una sua modifica soprattutto in senso collettivo. Dopo le distruzioni del patrimonio boschi- vo che i processi di industrializzazione avevano prodotto, mentre nel nord Europa la parallela fase di espansione urbana attua- va l’introduzione di “brani di natura” nelle città per riequilibrare il degrado ambientale e visivo delle nuove periferie e per miglio- rare la qualità della vita della popolazione, facendo assumere al giardino nuove finalità e funzioni di ordine igienico e ricreativo, in Italia le risposte a queste esigenze erano modeste e rare. Rare le soluzioni proget- tuali capaci di rispondere ai diversi ruoli attribuiti alla presenza pubblica del verde all’interno del tessuto urbano; il giardino, divenuto verde pubblico, spazio da proget- tare con significati nuovi e ruoli diversi per compensare la naturalità delle condizioni di vita dei cittadini non ha trovato nel pano- rama degli interventi urbanistici dei pro- getti degni di nota. A fronte di ciò, occorre però osservare come la situazione nazionale, anche grazie alle sollecitazioni provenienti dal panorama europeo, stia evolvendo verso nuove tendenze. 4 Difatti il giardino botan-

ico viene oggi riconosciuto come “luogo complesso” che evidenzia l’evoluzione del pensiero filosofico e scientifico e i suoi rif- lessi culturali sulla società, e con specifiche accentuazioni si richiama alla sua caratter- istica di “musei naturalistici” volti alla con- oscenza globale e che richiedono efficacia scientifica e un adeguato grado di fruibilità

e socialità, “elementi cardine” per il recupe- ro delle peculiarità culturali del territorio, “ricettori sociali” per la sensibilizzazione delle problematiche ambientali e di tutela del paesaggio in un impeto consumistico da garden che forse per la prima volta fa perdere al consumatore e all’osservatore la possibilità di comprendere il legame tra il singolo fiore e le sue terre di provenienza, tra la sua forma e l’ambiente geografico culturale in cui è andata definendosi la sua evoluzione.

Oggi dunque la catalogazione delle piante con cui si costruisce l’architettura veg- etale supera, per la rapidità dei tempi, ciò che può essere documentato dalla raccolta botanica. Proprio per questo, per opporsi al rapido consumismo che dilaga anche in questo settore, l’orto botanico assume la sua nuova importanza come luogo di docu- mentazione e tutela; luogo dell’esposizione storicamente coordinata sull’introduzione dell’essenze, sulle loro provenienze e qual- ità; luogo dove si può ri-meditare il le- game tra le forme vegetali e le loro origini geografiche. I grandi impianti dei giardini botanici contemporanei, basati su crit- eri fitogeografici, contribuiscono a edu- care l’occhio della gente. L’orto botanico oggi è considerato non più come collezi- one scientifica, per la quale è già in atto un sistema informativo multimediale che unifica le conoscenze mondiali, ma come luogo di conoscenza, ricreazione, diverti- mento, attrattiva. Tuttavia ci sono casi in cui la collezione delle piante si presenta come ricreazione e divertimento e c’è il timore e

5 R. Borchardt, Il giardiniere appassionato, Adelphi, 1992, ciatato in Orti botanici del mondo, F. Consolino, E. Banfi., Bologna : Zanichelli, 1997

6 L.J Audus, V.H. Heywood. (eds.), Le piante e l’uomo, moderna enciclopedia del mondo vegetale. Busto Arsizio: Bramante Editrice, 1981

il sospetto che ciò coincida con lo spettaco- lo della natura “accelerata”5. Sembra infatti

che si voglia attrarre la gente tradendo la sostanza del contenuto trasmesso dal tempo: la salvaguardia del rapporto con il mondo vegetale. Questo rapporto potrà divenire la parte sostanziale del futuro orto botanico: insegnamento, ma anche ri-creazione in quanto riscoperta di un parte di sé. Non è necessario a questo fine che siano numer- ose le specie vegetali, bastano quelle idonee a formare un armonioso confronto. Ma il confronto principale è con l’uomo e ogni altra specie vivente: per questo confronto si tratta di progettare l’incontro e l’ascolto, i tempi e i silenzi, l’attenzione e la contem- plazione “ poiché il giardino è sempre stato ed è tuttora lo spazio in cui l’uomo traduce in struttura il suo rapporto con la natura”.

5 Per questo la situazione in cui ci troviamo

rispecchia l’identità del frettoloso e superfi- ciale uomo globalizzato; per questo la tutela dell’ambiente naturale, intesa come tutela della capacità di comprendere e ammirare la singola pianta, diviene la tutela dell’uomo di una parte di se stesso.

Il lato estetico degli orti e giardini botanici è senza dubbio una chiave di lettura uni- versale e immediata che consente di fare apprezzare, a ogni individuo questi luoghi di serenità, di pace, d’incontro tra l’utile e il bello.

L’evoluzione della funzione dell’orto botanico

Nei secoli la funzione degli Orti Botanici è cambiata più volte. Durante l’epoca delle

scoperte e delle spedizioni di esplorazione geografica da strutture adibite alla colti- vazione dei semplici diventano arboreti: gi- ardini d’acclimatazione delle specie tropi- cali provenienti dalle colonie del nuovo mondo, dall’Africa e dall’estremo oriente. A tale scopo vengono realizzate le prime serre espositive che assumeranno maggior importanza a partire dal XVIII sec. Gli Orti Botanici divengono i principali centri di ricerca sistematica e importanti sedi di collezioni tematiche particolari, si aprono al pubblico ed iniziano ad avere una funzione didattica non più limitata all’insegnamento delle materie universitarie.

Oggi, le funzioni di ricerca relativa alle spe- cie di utilizzo ornamentale o alimentare viene svolta prevalentemente da laboratori e vivai specializzati e non rappresenta più la funzione prevalente degli Orti Botanici, mentre questi assumono sempre più una funzione di tipo didattico e divulgativo, a livello universitario e non. Nell’Action Plan for Botanic Gardens in the European Un- ion”, pubblicato nel 2000 dalla BGCI (Bo- tanic Gardens Conservation International), vengono elencate le numerose funzioni dei Giardini Botanici europei, raggruppate in sei tipologie principali e vengono indicate le azioni da intraprendere perché gli Orti europei possano assolverle nel migliore dei modi. Nel leggere questo documento che fa il punto di cosa siano e a quali funzioni assolvano i Giardini Botanici oggi, colpisce l’importanza che viene data alla didattica e alla divulgazione per il raggiungimento di tutti i loro obiettivi istituzionali. Viene ri-

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7 P. Meda, Guida agli Orti e Giardini Botanici, Milano:Editoriale Giorgio Mondadori, 1996

conosciuta infatti l’importanza fondamen- tale della comunicazione non solo per far conoscere e apprezzare il patrimonio bo- tanico, le collezioni scientifiche, in molti casi il patrimonio artistico, paesaggistico e archeologico presente nei Giardini Bo- tanici europei, ma anche per far conoscere ed avvicinare alla cittadinanza le varie at- tività scientifiche. 6 Tali attività vengono

svolte nell’ambito dei Giardini Botanici, per tradizione o vocazione intrinseca e sono in particolare legate agli studi tassonomici, flo- ristici e per la conservazione della biodiver- sità in situ ed ex situ. E’anche importante, specie per quanto riguarda gli Orti Botanici “storici”, la loro funzione di attrattiva turis- tica di tipo culturale, dovuta, oltre che alle collezioni botaniche, alla bellezza degli all- estimenti ed alla presenza di beni artistici ed archeologici. Non è trascurabile, infine, la funzione ricreativa che viene svolta da molti Orti Botanici. Gran parte degli Orti Botanici considerati storici, infatti, a causa della loro antica istituzione si trova oggi in- globata nel tessuto urbano e rappresenta per la cittadinanza un apprezzato spazio verde, oltretutto pulito, ben tenuto e sicuro (a dif- ferenza di quanto avviene spesso in altri gi- ardini pubblici). 7

Orti botanici in Italia

Gli Orti Botanici ed i Giardini storici sono musei viventi, luoghi multidisciplinari di incontro e scambio culturale, per un pub- blico sempre più vario.

Le principali attività svolte da queste strut- ture sono dedicate alla Conservazione ex situ della flora, alla Ricerca, alla Divulgazi- one e all’Educazione ambientale. Il Gruppo

di Lavoro per gli Orti Botanici e i Giardini Storici della Società Botanica Italiana è composto, attualmente, da 76 strutture, delle quali 31 sono gestite dalle Università e 45 da altri enti (comuni, regioni, …).

L’obiettivo principale del Gruppo è quello di coordinare e promuovere le attività degli Orti e Giardini aderenti per lo svolgimento delle loro funzioni e dei loro compiti. Un Giardino botanico secondo la BGCI (Botanic Gardens Conservation Interna- tional) è un’istituzione aperta la pubblico che mantiene una collezione ben docu- mentata di piante vive per promuovere: •la ricerca scientifica

•la conservazione della biodiversità vegetale •la sua esposizione al pubblico

•l’educazione ambientale ad essa connessa. Le finalità ed i compiti dei Giardini Botani- ci sono stati così definiti a seguito di un ap- profondito dibattito, con attenti riferimenti a quanto previsto dal programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. In particolare, quelli per gli Orti Botanici Europei, sono stati delineati nel documento “Piano d’Azione per i Giardini Botanici nell’Unione Europea” (“Action Plan for Botanic Gardens in the European Union“). Questo documento sottolinea l’importanza della didattica e della divulgazione, eviden- ziando il ruolo fondamentale della comu- nicazione, strumento indispensabile sia per far conoscere ed apprezzare il patrimonio botanico e le collezioni scientifiche, sia per far conoscere ed avvicinare la società alle diverse attività scientifiche che si svol- gono nei Giardini Botanici e, soprattutto, all’importante tema della conservazione. Infatti, a causa delle attività antropiche e dei

cambiamenti climatici che ne sono derivati, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una vertiginosa riduzione di molti ecosiste- mi naturali; le conseguenze principali sono state la riduzione della diversità biologica e la riduzione della variabilità genetica. Il patrimonio vegetale è stato, di conseguen- za, seriamente compromesso ed è diventato impossibile garantire la conservazione in natura (in-situ) di diverse specie.

Gli Orti Botanici italiani si sono, quindi, at- trezzati per svolgere l’importante missione della conservazione della flora, attraverso specifiche attività sia di conservazione pres- so le loro sedi (conservazione ex-situ), di piante vive e di semi, che di educazione e di divulgazione, per contribuire alla diffu- sione di una nuova cultura ambientale, più attenta e rispettosa degli equilibri indispen- sabili alla vita, ad ogni forma di vita.

Per quanto riguarda la conservazione in passato, le attività di conservazione degli Orti Botanici avvenivano, in prevalenza, mediante lo scambio di semi a livello in- ternazionale tra le diverse strutture (Index seminum). Dall’inizio del ventunesimo se- colo si sono sperimentate nuove strategie di conservazione attraverso la realizzazione delle prime Banche del germoplasma che, attualmente, rappresentano uno degli stru- menti migliori per prevenire la perdita di biodiversità genetica, preservare la flora mi- nacciata e garantire la conservazione delle specie a lungo termine.

Grazie a finanziamenti europei o regionali, molte strutture del Gruppo hanno potuto allestire, presso le loro sedi, Banche del germoplasma. La partecipazione a questi progetti ha fornito, inoltre, l’occasione per concretizzare tecniche innovative di mi- cropropagazione e crioconservazione, per-

mettendo la formazione di personale spe- cializzato e di definire e mettere in pratica protocolli comuni per specie di difficile conservazione e propagazione.

Ben 16 strutture del Gruppo, grazie alle at- tività svolte all’interno delle loro Banche del germoplasma, aderiscono alla rete RIBES (Rete Italiana Banche del ger- moplasma per la conservazione Ex situ della flora Spontanea). A livello europeo il Gruppo aderisce al global network BGCI (Botanic Gardens Conservation Interna- tional), partecipando ai lavori dello Euro- pean Botanic Gardens Consortium.

Per quanto riguarda l’aspetto educativo gli Orti Botanici italiani sono strutture extra-scolastiche all’interno delle quali si svolgono specifiche attività di Educazione ambientale.

L’obiettivo di queste attività è la sensibiliz- zazione sociale, al fine di favorire un nuovo atteggiamento nei confronti dell’ambiente (abiotico e biotico), e la diffusione di una cultura nuova, che consenta di migliorare la qualità di ogni forma di vita.

Le diverse strutture del Gruppo, offrendo l’opportunità per far conoscere la natura da vicino, si rivolgono a diverse tipologie di fruitori, dai bambini in età pre-scolare alle persone di terza età, dai turisti ai po- litici, offrendo specifiche attività educative. In particolare, vengono realizzati laboratori all’aperto adeguati alle diverse esigenze, come le attività dedicate ai bambini più piccoli che fanno uso di elementi tratti dal mondo della fantasia (classici della lettera- tura per bambini, fiabe, favole e mitologia), e alle altre fasce di età che utilizzano el- ementi di riferimento reali.

Molti di questi laboratori impiegano Key- ToNature – Dryades, una chiave dicoto-

89 mica interattiva, di semplice utilizzo, per il riconoscimento delle piante.

Vengono, inoltre, organizzati incontri di approfondimento per adulti e, in partico- lare, alcuni Orti, realizzano per i docenti specifici media di supporto allo svolgimen- to delle attività scolastiche. L’Educazione ambientale ha come suo fine ultimo la conservazione della biodiversità del nostro pianeta. Infatti, come è noto, il progresso ha capovolto i naturali equilibri causando l’attuale situazione di allarme e facendo nascere l’esigenza di ri-educare a vivere un rapporto di equilibrio ambiente-uomo-so- cietà. Nel documento “Piano d’Azione per i Giardini Botanici nell’Unione Europea” tra le numerose funzioni dei Giardini Bo- tanici europei è sottolineata l’importanza dell’educazione, della didattica, della divul- gazione e della comunicazione.

Gli Orti Botanici sono non solo luoghi per la conservazione del mondo vegetale, ma anche luoghi in cui è possibile creare, co- municare e conservare una nuova cultura ambientale. li Orti Botanici sono veri e propri Musei viventi, all’interno dei quali si conservano collezioni di piante, vive ed essiccate. Queste collezioni rappresentano un patrimonio di altissimo valore, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche dal punto di vista storico-culturale; in virtù delle numerose interpretazioni che offrono, sono validi strumenti non solo per attività di ricerca e di sperimentazione, ma anche di didattica e di divulgazione. Rappre- sentano, infatti, un effettivo collegamento tra la cultura scientifica e quella umanis- tica, separate e pensate distanti, per troppo tempo, all’interno del panorama culturale dell’occidente. Gli Orti Botanici hanno, così, assunto il ruolo di interlocutori non

solo del mondo scolastico, ma della società tutta, organizzando attività di divulgazione mirate a far comprende quanta ricchez- za culturale sia custodita all’interno delle collezioni botaniche ed offrendosi, anche, come luoghi di incontri su diverse temat- iche, ospitando mostre ed eventi culturali di interesse sociale, quali presentazioni di libri, concerti e manifestazioni artistiche in ge- nere.

Network per la salvaguardia delle pi- ante

BGCI è un’organizzazione internazionale che esiste per garantire la conservazione mondiale delle piante minacciate, la cui es- istenza è intrinsecamente legata a questioni globali come la povertà, il benessere umano e il cambiamento climatico. Questa istituzi- one rappresenta oltre 700 membri per lo più giardini botanici, in 118 paesi. L’obiettivo è quello di sostenere e rafforzare i membri e la più ampia comunità di conservazione in modo che le loro conoscenze e competen- ze possano essere applicate per invertire la minaccia d’estinzione di un terzo di tutte le piante. Per fare questo sostiene lo sviluppo e l’implementazione della politica mondi- ale - in modo specifico la Strategia globale per la conservazione delle piante (GSPC)- a livello globale, regionale, nazionale e locale. Lavorano in un modo catalitico attraverso il segretario che ha sede a Londra e con uffici nazionali in Kenya, Stati Uniti, Sin- gapore e Cina per conseguire gli obietti vi della GSPC. Per sostenere questo obiettivo vengono prodotti una gamma di ricerche e pubblicazioni, vengono organizzati una serie di incontri regolari internazionali e sviluppati un numero di programmi per la diretta conservazione.

L’importanza di formare dei networks per la conservazione non deve essere sottosti- mato. Le partnership con le comunità locali possono sostenere i giardini con volontari e finanziamenti. Le reti internazionali dei gi- ardini botanici aiutano i giardini a lavorare