II. Tradurre il saggio: una prospettiva olistica ad hoc
II.2. Fondamenti per un paradigma traduttologico olistico
II.2.6. Comparazione e translatio
Come insegna Werner Heisenberg dal versante della fisica moderna, nel concetto aristotelico di gr. !5)#µ'3, dynamis, «chiamato poi in latino potentia», è viva l’idea della «possibilità o tendenza al verificarsi di un fatto» (HEISENBERG, SCHRÖDINGER, BORN, ANGER, 1978). In ottica comunicativa la dynamis simboleggia la forza dinamica della lingua di stabilire contatti comunicativi, unendo gli interlocutori attraverso una molteplicità di nessi. Nessi che nel parlare figurato sono efficacemente
300 «Come una linguistica che pensa in modo integralmente dialogico […] un’antropologia della
comunicazione che pensa sempre in modo dialogico».
301 «Die Kommunikations-Anthropologie ist daher immer eine Anthropologie der Leiblichkeit,
und eine Linguistik, die sich diese Sichtweise zu eigen macht, hat sich, um es mit einen Ausdruck Nietzsches zu bezeichnen, “am Leitfaden des Leibes”zu orientieren»: (WEINRICH,
2006: 19) [«L’antropologia della comunicazione è perciò sempre una antropologia della corporeità e una linguistica che accolga questa prospettiva deve orientarsi, per dirla con Nietzsche, “al filo conduttore del corpo”»].
302 Ossia: «lo sviluppo antropologico dei ‘naturali’ stati d’animo con il medium d’espressione
civilizzatoria dell’uomo». Lo studio di Kleinschmidt si riferisce ad un passo della Principj di
Scienza nuova (1725) di Giambattista Vico (VICO, 1811: 80), Poetica, (libro II): «Il primo verso, (come abbiam poco fa dimostrato di fatto, che nacque) dovette nascere convenevole alla Lingua, ed all’età degli Eroi, qual fu il verso eroico, il più grande di tutti gli altri, e proprio dell’Eroica Poesia, e nacque da passioni violentissime di spavento, e di giubilo, come la Poesia Eroica non tratta che passioni
connotati come fili discorsivi, “filati’ che s’intersecano ed infittiscono producendo un tessuto, elemento denso di allusioni semantiche che veicolano l’intrecciarsi delle fila comunicative nella creazione di un tessuto comunicativo, un “testo” appunto, come svela lo stesso l’etimo latino textus (“intessuto”, da textere). Almeno dal fiorire della riflessione filologica ottocentesca e sino agli anni Settanta del Novecento con la nascita della linguistica testuale, il concetto di testo senza dubbio rappresentato un punto d’irradiazione per l’intera area degli studi sul linguaggio lato sensu e non solo. Non a caso Kalverkämper riconosce nel testo un «Prototyp kommunikativen Verwebens»303 che permette di ridefinire e osservare sotto
luce nuova un universo concettuale variegato e pervasivo, composto da elementi fulcro dell’humanum. Si pensi solo ai concetti di parola, immagine,
corpo, agire, città, cultura: osservati nelle loro qualità di testi, di intrecci
comunicativi, essi rivelano nuove dimensioni, attestando come e con quale pervasività i concetti di relazioni (Relationen), intrecci (Geflechte) e reticoli comunicativi (Nezte) fungano da fondamenti della comunicazione (KALVERKÄMPER, 2009a: 70sg.).
Prendendo le mosse dalla forza figurativa di tali concetti e dei loro etimi, nasce l’esigenza di riflettere sulla svolta pragmatica della linguistica, osservando quanto più da vicino le sue radici antropologiche. Com’è noto, in linguistica è l’avvento della prospettiva transfrastica a determinare il “salto quantico” verso l’osservazione del testo nel suo insieme. A fronte di modelli atomistici, fissati con miopia sulla singola frase, le acquisizioni derivate dalla speech-act theory304 e dall’approccio funzionale – sul quale ci
soffermeremo diffusamente in merito all’area di ricerca circa la struttura
informativa o Thema-Rhema-Gliederung – mettono in primo piano le
componenti sociali e comunicative del linguaggio. Così interviene gradualmente un deciso spostamento dell’asse di ricerca: dall’astrattezza dei concetti di
segno e sistema linguistico ad una nozione olistica che mette al centro il testo come
303 ‘Prototipo dell’intrecciarsi della comunicazione’. 304 La ‘teoria degli atti linguistici’, cfr. (A
parte integrante del mondo in cui si situa. Con lo sviluppo degli studi della linguistica testuale305 l’unità d’analisi diventa l’intera dimensione del testo,
determinando ciò nella storiografia linguistica ha preso il nome di pragmatic
turn o pragmatische Wende (SNELL-HORNBY, 2006: 35-40; STOLZE, 1987, 1994).
Come ricorda Menin nel suo importante studio su Teoria della
traduzione e linguistica testuale, nel processo traduttivo «c’è una parte
propriamente linguistica, e che riguarda il recupero del senso del testo originale, ma c’è anche un aspetto retorico, che chiama il traduttore a una
performance di scrittura e di rappresentazione del senso in un nuovo contesto,
in un panorama antropologico e culturale nuovo» (MENIN, 1996: 9). A mettere in luce come il cambio di paradigma che vede il testo nel mondo sia stato cruciale «both for the “pragmatic turn” in linguistics and the ensuing development of Translation Studies» (SNELL-HORNBY, 2006: 39), sono proprio le riflessioni di Kalverkämper sul testo come «prototipo dell’intreccio comunicativo». Il concetto di intreccio comunicativo porta infatti con sé quello di inter-relazione, di confronto comunicativo con l’altro, un confronto necessariamente legato alla dicotomia identità-alterità che conduce, in ultima istanza, ad una modifica della comunicazione nel momento del suo passaggio, ossia della sua translazione. Lo studioso traccia così un quadro concettuale – tradotto e adattato in figura IV – entro cui trovano un ordine gerarchicamente inclusivo le grandezze antropologiche della
comunicazione. Il campo concettuale è significativamente circoscritto dalle
dominanti comparazione e translatio, condensate nella densità semantica dei loro rispettivi prefissi inter- e trans-.306 Nel loro valore antropologico questi
305 Per un’analisi approfondita del panorama teorico-metodologico e delle applicazioni in
campo traduttivo, si rimanda al fondamentale volume: (MENIN, 1996), oltre che al più recente (MENIN, 2006).
306 La centralità di queste dominanti diviene del resto lampante se solo si osservano le
denominazioni delle metodologie dell’attuale panorama scientifico e la pervasività dei concetti che trovano espressione in compositi abbinati ai prefissi trans- (transfer, traduzione, transizione, trasposizione, translazione, etc.) ed inter- (interdisciplinarità, interazione, interculturalità, intertestualità, etc.).
aspetti hanno rivestito enorme importanza per l’attività di pensiero ed anche per la nascita della filosofia lato sensu, con la quale hanno intrattenuto un nesso essenziale sino al Secolo dei Lumi. In seguito, la loro funzione correlativa e sovraordinante viene a perdersi a vantaggio di una più sofisticata differenziazione disciplinare. Qui, i concetti di comunicazione e testo s’innervano nelle scienze della comunicazione e nella pragmatica, discipline che fungono a loro volta da raccordo per altre discipline di grande complessità – quali ad esempio la filologia, la semiotica, persino l’informatica – tra tutte, però è la Handlungstheorie a farsi disciplina integrativa per eccellenza (KALVERKÄMPER, 2009a: 73).307
307 Inevitabile il riferimento alla Theorie des kommunikativen Handels, «teoria del’agire
comunicativo» di Jürgen Habermas (HABERMAS, 1981), tesa a recepire il senso immanente del
lavoro e di cogliendolo insieme «come momento dell'intera tensione antropologica, criticandone le pretese totalizzanti», (TOTARO, 1999: 139). Gianni Vattimo ne fa un punto centrale di riflessione (VATTIMO, 1989) e nel recentissimo Addio alla verità osserva, legando così il concetto alla sua valenza ermeneutica: «anche l’agire comunicativo di Habermas [è un modo] di legare strettamente l’esperienza della verità all’apertura preliminare di un orizzonte che “funziona” solo in quanto condiviso. Parlo ora, più che di koiné ermeneutica, di verità e carità, solo perché anche le problematiche del multiculturalismo che si sono accentuate nelle società occidentali in questi ultimi decenni rendono necessaria un’esplicitazione delle radici storiche di quel prevalere della nozione di interpretazione», (VATTIMO, 2009: 134).
corpo (trasferre/translatio) cammino (methodos) costituzione di relazioni (relatio)
comunicazione (communis esse) intreccio, testo (texere/ textum) comparazione (inter-) passaggio, translazione (trans-)
Figura IV: Fondamenti antropologici della comunicazione: campo concettuale (KALVERKÄMPER, 2009a: 71).308
Il suffisso inter- si pone ad egida della dimensione comparativa entro cui si collocano le scienze comparatistiche di stampo letterario e linguistico (grammatica, linguistica comparativa o contrastiva): qui l’accento si pone sulla modalità, sulla metodologia della comparazione. Le scienze della traduzione, infine, abbraccino l’aspetto comparativo (-inter) dando al contempo pieno risalto al complesso fenomeno della transizione, del passaggio, della translazione (-trans).