I. Saggio e traduzione: un genere di confine e i confini delle teorie
I.7. Tassonomie testuali e traduzione
I.7.1. Texttypen: pregi e limiti della semplificazione
Dagli ultimi decenni del secolo scorso, gli studi sulla traduzione, in intensa sinergia con la Textlinguistik, hanno rivolto lo sguardo alla questione della classificazione testuale con rinnovato interesse e slancio. Com’è noto, nel pionieristico Textbestimmung und Übersetzungsmethode (1969) Katharina Reiß problematizza l’antica quaestio della poetica, proponendo però la sua tassonomia di Texttypen, che ritiene grandezze traduttive più pertinenti dei
Textsorten. In questa prospettiva, l’attenzione si sposta dal riconoscimento
del genere di appartenenza sull’individuazione della funzione svolta dalla lingua nel testo di partenza (REIß, 1981: 77). Sulla scorta dell’epocale
Organon Modell della Sprachtheorie (1934) di Karl Bühler, che individua le tre
funzioni fondamentali dell’atto comunicativo –Ausdrucksfunktion,
Appellfunktion, Darstellungsfunktion–69, la studiosa distingue testi espressivi
(formbetont), in cui emerge come dominante la funzione espressiva, incentrati sulla forma; testi conativi (effektbetont), dove è preminente la funzione appellativa e il ricevente; e testi informativi (inhaltsbetont), in cui l’accento è sul contenuto, caratterizzati da una presenza preponderante della funzione rappresentiva.70 Idealiter, il tipo dell’inhaltsbetonter Text potrà corrispondere al reportage giornalistico, l’effektbetonter Text al testo pubblicitario (MORINI, 2007: 80) ed ai formbetonte Texte apparterranno i testi letterari, contraddistinti dal connubio inscindibile di forma e contenuto:
69 Nel suo «modello strumentale» il medico e filosofo Bühler mira ad offrire un modello
semiotico-comunicativo in grado di presentare la triplice natura del segno (simbolo, sintomo e
segnale) per mezzo dell’intima connessione delle sue tre funzioni fondamentali, rispettivamente:
rappresentazione (Darstellung), espressione (Ausdruck) e appello (Appell). Lo scienziato sottolinea come in ogni segno sia possibile riscontrare tutt’al più una predominanza (Dominanz) di uno dei tre aspetti funzionali, evidenziando come il predominare della funzione appellativo-
segnaletica rinvii al richiamo ad un ricevente, la maggior presenza della funzione sintomatico- espressiva ponga l’accento sull’emittente, mentre la Dominanz della funzione simbolico- rappresentativa focalizzi l’attenzione sugli oggetti e stati di cose. (BÜHLER, 1999), per la traduzione italiana cfr. (BÜHLER, 1983). Si veda anche il sempre attuale: (CONTE, 1990) e
(COSERIU, 2008: 81-97). Per una disamina completa e stringente: (SCARPA, 1997).
70 Va rilevata inoltre la presenza di un’ulteriore categoria, quella dei testi sussidiari (subsidiäre Texte), ossia dei testi che richiedono l’ausilio di strumenti extralinguistici: (REIß, 1981: 87).
[diese Texte] verlieren aber ihren spezifischen Charakter, wenn bei der Übertragung ihre mehr oder weniger von den Normen der Poetik, dem Stilwillen und dem künstlerischen Gestaltungswillen des Autors bestimmte äußere und innere Form nicht gewahrt bleibt. Die beim inhaltsbetonten Typ zu fordernde Invarianz auf der Inhaltsebene tritt in je verschiedenem Ausmaß hinter der Forderung nach formaler Invarianz, d.h. hinter der Forderung nach Äquivalenz der ästhetischen Wirkung zurück (REIß, 1981:
83).71
É proprio la quasi perfetta coincidenza tra formbetonte Texte e testi letterari ad alimentare gran parte delle critiche contro il modello: si riscontra il ritorno ad un bipolarismo testi letterari/testi non-letterari poco produttivo (MORINI, 2007: 81) e, di nuovo, del tutto inadeguato a descrivere i fenomeni testuali più complessi, come nella fattispecie il saggio.
La Texttypologie di Reiß trova un ulteriore sviluppo nel corso della
Grundlegung einer allgemeinen Translationstheorie che la studiosa elabora anni più
tardi assieme a Hans J. Vermeer (REIß, VERMEER, 1984). Sulla scorta della definizione vermeeriana del testo come Informationsangebot, Reiß ridefinisce la sua tripartizione in tipi testuali (Texttypen) distinguendo un tipo informativo, un tipo espressivo e un tipo operativo (informativer, expressiver e operativer
Texttyp) (REIß, VERMEER, 1984: 206), ognuno legato alla sua
Infomationsangebot.72 La traduzione dovrà realizzare un teso di arrivo
equivalente al testo di partenza dal punto di vista della tipologia testuale, seguendo una gerarchia di Äquivalenzforderungen per l’attuazione di una strategia traduttiva ad hoc (STOLZE, 2005: 112-115).
Seppur di innegabile valenza didattica (MENIN, 2006: 112sg.), il modello reißiano viene ampiamente criticato (KOLLER, 1983; NORD, 2009:
71 La citazione e la traduzione del passo sono tratte da (R
EGA, 2001: 16, nota 16) «[questi testi]
perdono il loro carattere specifico se la traduzione non preserva la forma interna ed esterna determinate dalle norme della poetica, dalla volontà stilistica e dalla volontà di configurazione artistica dell’autore. L’invarianza a livello contenutistico richiesta nel tipo di testo a funzione referenziale cede il passo, anche se in misura di volta in volta diversa, davanti all’esigenza dell’invarianza formale, ovvero quella dell’equivalenza dell’effetto estetico».
72 Nell’ordine: il primo Texttyp presenta la sua offerta informativa con scopo informativo ed è
incentrato sul contenuto; il secondo organizza l’offerta informativa attraverso una peculiare forma con intento estetico; il terzo, accanto ad un contenuto informativo e ad un’organizzazione formale, presenta la sua Informationsangebot a fine persuasivo.
23). La più aspra critica viene da Norbert Greiner, il quale, dal versante di
Übersetzung und Literaturwissenschaft appunta senza mezzi termini:
Die Voraussetzung, ein Text sei «sozusagen ein
Informationsangebot an einen Rezipienten seitens eines Produzenten» [(REIß, VERMEER, 1984: 18sg.)] gilt für
propositionale, nicht aber für literarische Texte. Das von Reiß bereits in einer früheren Arbeit entwickelte und in die Allgemeine
Translationstheorie übernommene Texttypenmodell, das literarische
Texte vermutlich unter dem Texttypus «formbetonte Texte» subsumieren würde, geht ebenfalls gänzlich fehl, da mit einer solchen Kategorie weder die spezifische Seinsweise fiktionaler Texte beachtet, noch der kulturelle und literarische Kontext einer Übersetzung als entscheidender Übermittlungsfilter mit bedacht wird (GREINER, 2004b: 12). 73
A dominare le critiche al modello reißiano sono argomenti volti a mettere in evidenza la polifunzionalità dei testi e dunque l’impossiblità di attribuirli a detereminati tipi testuali derivandone la chiave di volta per la loro traduzione. È sempre più evidente, che considerata lafattuale) polifunzionalità dei testi, l’illusione di poter attribuire la tipologia testuale in maniera univoca viene sostituita da uno «schema d’analisi dettagliato e fondato su fattori oggettivizzabili» (NORD, 2009: 23). La strutturazione semplificante delle tassonomie tipologiche «si rivela essere carente se a questa costruzione di base non si aggiunge in particolare la riflessione sui generi testuali» (REGA, 2001: 16).