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L’integrazione prototipologica: il continuum dei testi

I. Saggio e traduzione: un genere di confine e i confini delle teorie

I.7. Tassonomie testuali e traduzione

I.7.2. L’integrazione prototipologica: il continuum dei testi

Il campo di forze costituito dalla concezione comunicativa del testo

Rezeptionsästhetik (JAUß, 1973), emerge come la polifunzionalità del testo possa esprimersi solo attraverso il filtro della ricezione, di volta in volta

73 «Il presupposto secondo cui un testo è «un’offerta informativa del produttore ad un

ricevente» è valida per testi proposizionali, ma non per testi letterari. Il modello dei tipi testuali sviluppato da Reß già in un precedente lavoro e ripreso nella Allgemeine Translationstheorie, modello per cui i testi letterari sarebbero sussunti dal tipo testuale del «testo espressivo», è del tutto forviante, poiché una simile categoria non dà rilievo alla specifica modalità ontologica dei testi

finzionali, nè considera il contesto culturale e letterario di una traduzione nella sua natura di

ancorata alla sua specifica dimensione storico-culturale e situativa, in tutte le sue componenti (HESS-LÜTTIG, 1980: 102).

La proposta di Mary Snell-Hornby prende le mossa da una critica agli approcci e ai modelli delle teorie traduttive preesistenti, incapaci di sfuggire a categorizzazioni troppo nette e prescrittività.74 La studiosa

propugna un decisivo superamento della rigidità classificatoria, soprattutto tra l’àmbito della traduzione letteraria e quello della traduzione specializzata75: si

mette in discussione sia la fondamentale separazione in base a diversi generi testuali sia la dipendenza da altre discipline. A fronte delle categorie rappresentate dalle discipline correnti, la scienza della traduzione è da considerarsi come unità interdisciplinare, multiprospettica, che prende le mosse non dai modelli assiomatici della linguistica, ma dalla complessa realtà del tradurre ed è caratterizzata da una prospettiva unificante (SNELL-HORNBY, 1994a: 12). Snell-Hornby promuove così una nuova cooperazione tra teoria della letteratura e traduzione e stigmatizzando al contempo con forza il settorialismo che lede una vera comunicazione tra traduttori operanti nell’àmbito della traduzione letteraria e traduttori di area specialistica (SNELL-HORNBY, 1994a: 10). È infatti inevitabile che il tentativo concreto di stabilire l’appartenenza di un testo ad una determinata tipologia si scontri, a livello di contenuto cognitivo, con la crescente infrasettorialità dei saperi e, a livello pragmatico, con i differenti livelli specialistici legati agli obiettivi del testo, i quali esercitano grande peso sulle componenti stilistiche macro e microtestuali. Tale complessità si rispecchia esemplarmente nella saggistica,

74 Le recenti riflessioni teoriche cui fa riferimento Snell-Hornby – dalle cinque “potentielle

Entsprechungen” (corrispondenze potenziali) della scuola di Lipsia alle sette procedure traduttive della stylistique comparé, dal modello trifasico di Nida alle tre tipologie testuali, “Texttypen”, di Reiß – non sembrano infatti tenere conto della fluidità dei confini tra i fenomeni linguistici. Si veda la sinossi offerta in: (STOLZE, 2005: 161).

75 «Die Tätigkeit des Übersetzens wird seit jeher in zwei Bereiche säuberlich getrennt: einerseits

das “literarische” Übersetzen – Domäne der Künstler, Dichter und Bibelübersetzer – andererseits das stets als minderwertig angesehene “weltliche” Übersetzen, heute “Fachübersetzen” genannt»: (SNELL-HORNBY, 1994a: 12) [«L’attività del tradurre viene da

sempre nettamente suddivisa in due àmbiti: da un lato la traduzione “letteraria” – dominio di artisti, poeti e traduttori biblici –, dall’altro la sempre sminuita traduzione “profana”, chiamata oggi “specializzata”»].

scientifica e letteraria. Al cospetto di questi testi, forme miste (Mischformen) per eccellenza, il traduttore deve elaborare metodologie analitico- procedurali estremamente sofisticate: il saggio d’autore (o letterario), in particolare, fa spesso del sincretismo tra i saperi e della sperimetazione – tematica e formale – la sua ragion d’essere e il suo massimo pregio artistico: può svolgere argomenti specialistici attraverso uno stile poetico e viceversa, giocare con gli stili e con i registri più svariati, alternare la più profonda intimità espressiva a toni di asettico distacco, fare largo uso della terminologia specilialistica sia in senso proprio che figurato. È dunque importante sviluppare un approccio multidisciplinare al testo, lontano da ogni schematismo. Contro la fissità classificatoria degli studi traduttologici precedenti, la logica dicotomica di molte delle teorie traduttive di stampo linguistico, la studiosa propone una differenziazione più sofisticata e dinamica, una Prototypologie (SNELL-HORNBY, 1994a: 16) ossia un modello testuale imperniato sui prototipi. In ambito semantico il concetto di prototype è di lunga tradizione:

Instead of the meaning of a linguistic form being represented in terms of a checklist of conditions that have to be satisfied in order for the form to be appropriately or truthfully used, it is hold that the understanding of meaning requires, at least for a great many cases, an appeal to an exemplar or prototype (FILLMORE, 1975:

123).

Sul versante teorico, cioè, non si presentano concetti dai confini discreti ma

sfumati (fuzzy): le diverse categorie, invece che rispondere a definizioni

differenziali ed oppositive, si distribuiscono su un continuum, che, come suggerisce Mazzoleni, «a mò di punti focali circondati da periferie che digradano le une della altre». Un sistema peraltro in linea con le più recenti modellizzazioni linguistiche, le quali tendono a non definire «condizioni necessarie e sufficienti» – o con Fillmore «a checklist of conditions» – bensì appunto formulazioni prototipiche, così che, a livello empirico, la classificazione di un determinato fenomeno viene attuata in base ad un «criterio di maggiore o minore somiglianza rispetto ad un determinato

modello di riferimento», dove il singolo fenomeno non deve necessariamente presentare tutte e solo le caratteristiche definitorie della categoria cui è stato assegnato (MAZZOLENI, 1999: 51). La concezione dei

prototipi discende dal concetto psicologico delle «categorie naturali»

introdotto da Eleanor Rosch (ROSCH, 1973).76 In seguito George Lakoff

sviluppa il concetto della caratterizzazione prototipica, costituita da un centro

focale e da contorni sfumati, come forma di categorizzazione naturale dell’uomo

è appunto (LAKOFF, 1982). 77 Ordinando metaforicamente tutti i

rappresentanti di una determinata categoria sui cerchi concentrici di un bersaglio, troveremmo il prototipo (o i prototipi) nel pieno centro del bersaglio e tutti gli altri membri della categoria saranno disposti in maniera proporzionalmente più centrale in base al loro grado di somiglianza con il prototipo (KATTENBUSCH, 1999: 93).78

La prototipologia testuale dinamica di Snell-Hornby sviluppa dunque un sistema utile a dar conto delle diverse componenti testuali che convergono nella forma saggistica: i tipi di testo fondamentali (Prototypen)

76 Per una trattazione più specifica si rimanda a (VANNEREM, SNELL-HORNBY, 1994), specie

pp. 187-189.

77 A questo proposito è bene specificare con Kleiber la differenza tra la versione “standard”

della teoria prototipica, inaugurata appunto da Rosch con l’indagine dei prototipi in campo psicolinguistico da un lato, e, dall’altro, lo sviluppo che la teoria ha assunto nei nuovi studi – in costante crescita – nell’àmbito di una semantica cognitiva lato sensu, dove i prototipi assumono un’importanza secondaria lasciando sempre più spazio al concetto di polisemia. Mentre la teoria standard mirava ad affermare un concetto di significato slegato dalla presenza d “condizioni sufficienti e necessarie”, promuovendo l’idea di una categoria radiale, diffusa attorno ad un nucleo prototipico in base a rapporti di somiglianza (nell’esempio classico: passerotto rappresenta il prototipo della categoria uccello, pinguino invece no), nella seconda accezione, ossia nella versione “polisemanatica” della semantica prototipica, il concetto di prototipo assorbe, oltre che significati primari, anche significati “astratti”, derivati dai primi. Secondo l’analisi di Kleiber, la polisemantica l’intento stesso della teoria prototipica classica reintroducendo il concetto di un unico significato sovraordinato e degradando il concetto di prototipo ad “effetto prototipico”: (KLEIBER, 1993: 134sg.).

78 «Repräsentationen eines typischen Vertreters einer Kategorie […] Alle Vertreter einer

Kategorie lassen sich wie auf einer Zielscheibe anordnen. Dabei findet sich der Prototyp (bzw. die Prototypen) genau in der Mitte, alle anderen Mitglieder der Kategorie sind mehr oder weniger zentral oder peripher angeordnet, je nachdem, ob sie dem Prototypen stark, weniger stark oder kaum ähneln», (KATTENBUSCH, 1999: 93) [«Rappresentazioni di un tipico esemplare di una

categoria […] Gli esemplari di una categoria si possono disporre tutti su una specie di bersaglio. Il prototipo (o i prototipi) si trovano esattamente nel centro, tutti gli altri membri della categoria sono disposti più o meno verso il centro o verso la periferia a seconda che somiglino più, meno, o non somiglino per niente al prototipo»].

vengono correlati a criteri traduttivi attraverso un metodo composizionale che prevede la formazione della specifica strategia traduttiva a partire da un’analisi stratificata del testo di partenza, dal macrolivello al microlivello (top

down). Il vantaggio di questo modello è l’eliminazione di ogni confine netto

tra le tipologie testuali in favore di sovrapposizioni e inclinazioni tendenziali a seconda delle componenti contenutistiche, formali e pragmatiche del testo in esame. In àmbito traduttologico il saggio è infatti spesso qualificato come una forma miscellanea, sul confine tra il testo letterario e quello specialistico-scientifico (OSIMO, 2007: 28): considerate queste macro- categorie, tuttavia, è soprattutto la seconda a venir generalmente considerata in termini riduttivi. La prototipologia di Snell-Hornby, invece, presenta una più cosciente differenziazione dei testi scientifici, individuando, tra traduzione letteraria e specialistica, un’àmbito di “traduzione generale”, cui afferiscono, come prototipologie, testi giornalistici, di argomento scientifico e socioculturale (SNELL-HORNBY, 1994a). Ad illustrare la transizione e la continuità dei prototipi presentati è il livello Literarisches Übersetzen – >“Gemeinsprachliches“ Übersetzen –> Fachübersetzen, che mostra la continguità tra gli àmbiti traduttologici a rappresentare uno degli aspetti più innovativi del modello ed il cuore dell’approccio integrativo promosso dai Translation

Studies ed adottato dai paradigmi traduttologici proficui.79 Particolare

attenzione merita poi il livello di rappresentazione degli «aspetti traduttivi essenziali», tripartito in un sottolivello i) incentrato sul testo di partenza, il cui fulcro è la comprensione («das Verstehen»); in un secondo sottolivello riferito ai criteri qualitativi della traduzione (ii); ed infine in un sottolivello iii) che qualifica il «necessario grado di differenziazione» che il translato

79 La prototipologia prospetta cioè le potenziali integrazioni dei molteplici discipline descrittive

Con questo intento Snell-Hornby presenta la silloge che dà vita alla Neuorientierung sottolineando programmaticamente: «Das Buch soll keine “Schule”, keinen geschlossenen Standpunkt vertreten […] vielmehr soll der Leser mit neuen Gedanken und Ideen konfrontiert werden, die die verschiedenen Perspektiven seines Faches wiederspiegeln», cfr. (SNELL-

HORNBY, 1994b)[«Il volume non intende essere rappresentativo di alcuna scuola, né di alcuna

prospettiva chiusa […] piuttosto confrontare il lettore con nuovi pensieri e idee, che rispecchino la diverse prospettive della disciplina»].

deve vantare a seconda della funzione traduttiva stabilita in base al destinatario (SNELL-HORNBY, 1994c: 18). 80 È significativo come,

percorrendo il continuum verso l’estremo della traduzione specializzata (Fachübersetzen), si registri una progressiva riduzione del margine d’azione dell’ermeneutica:

Figura 1: Prototipologia dei testi in ottica traduttologica (livello d).81

Il concetto di prototipo, in qualità di miglior esemplare di una determinata categoria, si configura dunque come «Kernvorstellung mit unscharfen Rändern», nucleo ideale dai confini sfuocati: i singoli elementi non sono analizzabili, ma rivelano, con Ludwig Wittgenstein, una Familienähnlichkeit. Il concetto della gentilis similitudo (GRIMM, GRIMM, 1860) o ‘somiglianza di

80 Qui Snell-Hornby fa riferimento all’approccio dinamico di Hönig e Kussmaul che indicano il

dinamismo funzionale (ossia la modificazione della funzione traduttiva) come priorità procedurale assoluta: la scelta di determinati traducenti è in quest’ottica l’ultimo anello della catena decisionale legata alla destinazione del testo tradotto (HÖNIG, KUßMAUL, 1982). 81 Da: Spannungsfeld: Textsorte/Übersetzungsrelevante Gesichtspunkte, Ebene d. (d.i, d.ii, d.iii): (S

NELL-

HORNBY, 1994a: 16) [adattamento e traduzione S.R.].

!identità concettuale ! restringimento dell’orizzonte ermeneutico ampliamento creativo della norma"

maggior grado di invarianza ! grado di differenziazione " ristrutturazione della dimensione linguistica

funzione rappresentativa ! Funzione comunicativa della traduzione " Ridefinizione della prospettiva

Traduzione specializzata Traduzione generale Traduzione letteraria

famiglia’ viene originariamente introdotto nelle Philosophische Untersuchungen per caratterizzare le relazioni che legano i vari fenomeni di “gioco” linguistico:

ich kann diese Ähnlichkeiten nicht besser charakterisieren als durch das Wort “Familienähnlichkeiten”; denn so übergreifen und kreuzen sich die verschiedenen Ähnlichkeiten, die zwischen den Gliedern einer Familie bestehen: Wuchs, Gesichtszüge, Augenfarbe, Gang, Temperament, etc. etc. (WITTGENSTEIN,

1984b: § 65-67).82

In modo analogo si manifestano le caratteristiche simili entro la stessa famiglia prototipica.