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Verso un orizzonte condiviso: criteri di classificazione e

I. Saggio e traduzione: un genere di confine e i confini delle teorie

I.6. Verso un orizzonte condiviso: criteri di classificazione e

Per fissare operativamente i concetti di genere testuale (Textsorte) e genere

letterario (Gattung), nonché di tipo testuale (Texttyp), attraverso una serie di

definizioni compatibili e complementari, è necessario stabilire criteri di classificazione altrettanto armonizzabili, inscritti in un quadro comune. A questo scopo, grande importanza assumono gli orizzonti teorici entro cui le classificazioni stesse e le definizioni che ne tracciano i contorni sono concepite.

45 Si veda anche: (KALVERKÄMPER, 1996) [«1. Dalla alta stima sociale come esercizio d’arte, 2.

Dalla straordinarietà del prodotto, 3. Dal fatto che l’autore si distingua della massa dei produttori di testi (come concettualmente attraverso espressioni quali ‘poeta’, ‘autore’, ‘scrittore’, ‘artista’) e 4. Da una particolare concezione di sè che pubblico (elitario, alto, colto, ‘insider’)»].

La Textlinguistik offre un panorama sufficientemente ampio per ospitare una riflessione al contempo generale e differenziale. Gode ormai di unanime consenso la celebre formulazione di Peter Hartmann, che nel suo Text,

Texte, Klassen von Texten (1964) definisce i generi testuali come «Mengen von Texten

mit bestimmten gemeinsamen Eigenschaften» (HARTMANN, 1964: 23),

specificando in seguito che

Textsorten sind Teilmengen von Texten, die sich durch bestimmte

relevante gemeinsame Merkmale beschreiben und von anderen Teilmengen abgrenzen lassen» (HARTMANN, 1971: 22).46

È evidente la necessità di precisare con attenzione ulteriori criteri definitori, senza i quali la storica definizione, con il suo altissimo grado di generalità, risulta di per sé poco significativa per la distinzione di diversi e specifici generi testuali (HEINEMANN, 2000: 11). E non stupisce che nel corso dei decenni in cui si sono sviluppate le ricerche sul campo della

Textsortenlingusitik, le cosiddette «gemeinsamen Merkmale» abbiano assunto

diverse connotazioni e coinciso con molteplici contenuti. Com’è evidente, assumendo come base criteri diversi è possibile identificare una varietà pressoché infinita di tipologie testuali.47 Grande importanza riveste allora la

riflessione su quali siano i criteri di classificazione più pertinenti, poiché l’impossibilità di postulare in astratto quale sia la tipologia migliore di riferimento vien da sé: l’adeguatezza e la pertinenza di una classificazione è valutabile solo entro l’orizzonte teorico-analitico in cui si sceglie di impiegarla, sulla scorta della sua esplicitezza e soprattutto, conditio sine qua

non, della sua coerenza interna (LAVINIO, 2000: 125). Del resto il panorama delle proposte di classificazione dei generi testuali è di estrema eterogeneità e, come si è rilevato, la stessa terminologia presenta infelici oscillazioni. La sinossi di Wolfgang Heinemann Textsorten. Zur Diskussion um Basisklassen des

46 «Quantità di testi von determinate caratteristiche comuni»; «i generi testuali sono quantità

parziali di testi che si possono descrivere e distinguere da altre quantità parziali attraverso determinate e rilevanti caratteristiche comuni» [corsivo, S.R.].

47 Così, ad esempio, privilegiando come criterio il mezzo o canale, si avrà una tipologia

diamesica che distingue i testi in scritti o parlati, per poi differenziarli ulteriormente rispetto ad altri criteri interni, quali il grado di pianificazione del testo, la sua destinazione, e così via.

Kommuninizierens, funge perfettamente da Rückschau und Ausblick circa lo

stato dell’arte nell’area linguistica natia degli studi sulle Textsorten. Analizzando le diverse individuazioni del concetto di genere testuale, lo stuidoso elenca e passa a vaglio critico quattro concezioni fondamentali, ognuna approntata sulla scorta della selezione di precisi criteri:

-«Textsorten als grammatisch geprägte Einheiten»: dove i criteri sono indizi intralinguistici, ossia segnali formali e strutturali (pronomi, morfemi temporali, la partitura testuale, etc.), talvolta in combinazione con altri segnali di superficie. Rivelatasi insufficiente per la determinazione degli aspetti salienti di caratterizzazione e distinzione dei generi (le diverse caratteristiche intralinguistiche possono essere ugualmente rilevanti per molteplici generi, e dunque non segnatamente ricorrenti in un determinato genere), alcuni studiosi – tra tutti Gülich e Raible – hanno incluso nella disamina anche alcuni fattori extratestuali. Nonostante il valore dell’ipotesi composizionale (circa l’unione di fattori intra-ed extratestuali), questo approccio si dimostra ancora squisitamente grammaticale. 48

- «Textsorten als semantisch-inhaltlich geprägte Einheiten»:49 qui l’accento

si pone sulle strutture testuali complesse e sui loro complessi semantici. Vengono identificate «idealtypische Normen für die Textstrukturierung» di carattere semantico, ossia dei Texttypen o Textstrukturierungstypen (nella fattispecie: tipo narrativo, descrittivo, espositivo, argomentativo, istruttivo), in seguito appaiati a specifici generi testuali.

- «Textsorten als situativ determinierte Einheiten»:50 secondo cui il

principale – o unico – criterio di distinzione dei diversi generi testuali doveva essere la situazione comunicativa. Fatto salvo il pregio dell’approccio pragmatico, i limiti di questa concezione sono evidenti: il postulato secondo cui i testi generati in una stessa situazione comunicativa appartengono allo stesso genere non ha validità e la mancata considerazione

48 «Generi testuali come unità caratterizzate dal punto di vista grammaticale».

49 «Generi testuali come unità caratterizzate dal punto di vista semantico-contenutistico». 50 «Generi testuali come unità determinate dal punto di vista situativo».

degli aspetti lingusitici e contenutistico-semantici rappresenta un’involuzione.

- «Textsorten als durch kommunikative Funktion determinierte Einheiten»:

51 nell’àmbito di questa concezione i generi testuali sono individuabili

attraverso l’analisi della loro specifica funzione comunicativa, dell’intenzione dell’emittente (in molti casi basata sulla tassonomia degli atti illocutori di Searle) o a seconda dell’orientamento del testo nei confronti del ricevente. Resta dunque problematico come, quali e quante funzioni individuare, inoltre – rileva Heinemann – al centro dell’analisi non si pongono i testi nella loro interezza, «sondern vielmehr hypothetische und abstrakte (im Grunde satzzentrierte) Basishandlungen), so dass Textsorten in diesem Verständnis auf sehr vage Komplexionen von determinierende Illokutionen reduziert werden» (HEINEMANN, 2000: 12-15 passim).

A fronte della complessità del problema, l’inevitabile parzialità di ognuna di queste prospettive definitorie esorta a preferire per il genere testuale un concetto integrativo, che sappia superare la monodimensionalità dei singoli approcci. La prismaticità del concetto di genere necessita cioè di essere inquadrata entro una congrua cornice, garantita solo da modelli pluristratificati: «durch multidimensionale Zuordnungen von prototypischen Repräsentationen auf unterschiedlichen Ebenen» (HEINEMANN, VIEHWEGER, 1991: 147).52 Sulla scorta dei quattro approcci presentati, lo

stesso Heinemann appronta un modello integrativo che si pregia di quattro livelli differenziali interrelati: livello grammatico-formale, contenutistico-tematico,

situativo e funzionale (HEINEMANN, 2000: 19).53 A questi quattro livelli, che

51 «Generi testuali come unità determinate a seconda della funzione comunicativa»; «quanto

piuttosto azioni-base ipotetiche e astratte (fondamentalmente incentrate sulla frase), cosìcché, in questo senso, i generi testuali sono ridotti a vaghissime complessi determinati dalle illocuzioni».

52 «Attraverso l’associazione multidimensionale di rappresentazioni prototipiche su diversi

livelli».

53 «I generi testuali sono insiemi limitati di testi con specifici elementi comuni. Tali elementi

comuni riguardano contemporaneamente molteplici livelli della costituzione testuale: caratteristiche particolarità della struttura e della formulazione […], aspetti contenutistici e tematici, condizioni situative e la funzione comunicativa. Le caratteristiche, che vanno

rappresentano costituenti testuali e di genere testuale fondamentali per qualsiasi descrizione e proposta tassonomica circa le Textsorten, possono eventualmente aggiungersi ulteriori aspetti ad hoc e rappresentati dalla flessibile diramazione in specifici sottolivelli. L’esaustiva e sinottica definizione proposta da Klaus Brinker delinea una prospettiva d’insieme:

Textsorten sind konventionell geltende Muster für komplexe

sprachliche Handlungen und lassen sich mit jeweils typischen Verbindungen von kontextellen (situativen), kommunikativ-

funktionalen und strukturellen (grammatischen und thematischen)

Merkmalen beschreiben. Sie haben sich in der Sprachgemeinschaft historisch entwickelt und gehören zm Alltagswissen der Sprachteilhaber. Sie besitzen zwar eine normierende Wirkung, erleichtern aber zugleich den kommunikativen Umgang, indem sie den Kommunizierenden mehr oder weniger feste Orientierungen für die Produktion und Rezeption von Texten geben (BRINKER,

2001: 132).54

È questa una prospettiva che, sul versante italiano, collima produttivamente con quella proposta da Cristina Lavinio, che appronta la sua definizione di

genere testuale sulla base di tre parametri combinati: «il tema o argomento di

cui si parla (piano del contenuto), il modo di trattarlo (piano dell'espressione) e la situazione comunicativo-pragmatica in cui il testo stesso è prodotto (LAVINIO, 2000: 128) [corsivo, S.R.]. Emerge dunque una cornice costituita da un modello multidimensionale e integrativo, in grado di armonizzare produttivamente i risultati nella nostra ottica più proficui del panorama internazionale. È infatti possibile tracciare corrispondenze evidenti tra i sistemi, nella fattispecie, nei criteri ordinanti: piano del contenuto – livello

contenutistico-tematico – caratteristiche strutturali (tematiche); piano

individuate sulla base dei molteplici criteri di differenziazione di questi livelli (e dunque rispetto ad un più basso livello di astrazione), interagiscono l’una con l’altra e si determinano reciprocamente; costituiscono rispettive totalità caratteristiche (complessioni caratteristiche), formate dalle strutture linguistiche e dai contenuti. Gli esemplari testuali prototipicamente costruiti come forme di rappresentazione dei generi testuali sono mezzi comunicativi efficaci, in grado di assolvere a specifici compiti comunicativi».

54 «I generi testuali sono modelli di validità convenzionale che descrivono azioni linguistiche

complesse e presentano nessi tipici di caratteristiche contestuali (situative) comunicative-funzionali e

strutturali (grammaticali e tematiche). Si sono sviluppati storicamente nella comunità linguistica

ed appartengono al sapere quotidiano dei parlanti. Hanno un effetto di carattere normante, ma al contempo facilitano i rapporti di comunicazione offrendo a coloro che comunicano dei punti d’orientamento più o meno fissi per la produzione e la ricezione dei testi» [corsivo, S.R.].

dell’espressione – livello grammatico-formale – caratteristiche strutturali

(grammatico-formali); piano comunicativo-pragmatico– livello situativo e livello

funzionale – caratteristiche comunicativo-funzionali e situative.

Ad un livello d’astrazione maggiore rispetto ai generi testuali, entrambi i sistemi prevedono inoltre i tipi testuali (Texttypen), intesi come «porzioni testuali ben riconoscibili, incorporate entro testi appartenenti ai generi più vari» (LAVINIO, 2004: 154), ed allo stesso modo ben distinte dai tipi di testo – termine sinonimo di genere testuale che in questa sede tenderemo ad evitare.55 Genere testuale e tipo testuale sono concetti interagenti da distinguere con

grande accuratezza: a differenza del genere testuale, che viene elaborato in modo induttivo a partire dalle «caratteristiche empiriche dei testi che consentono di raggrupparli in classi omogenee», il tipo testuale è un costrutto teorico «più astratto, che non permette di classificare direttamente i testi reali ma che identifica in modo deduttivo le caratteristiche essenziali di diversi procedimenti e modalità di comunicazione in base agli scopi del mittente ed ai rapporti instaurati con i destinatari» (MAZZOLENI, 2004: 402).56 Inoltre, mentre i tipi testuali «sono di carattere universale e definibili

con tratti universali», osserva Gunver Skytte nei suoi Prelimiari per uno studio

comparativo dei generi,

il concetto di genere implica l’imballaggio specifico del messaggio linguistico nella singola civiltà [e] le scelte o le strategie specifiche di

55 A fronte della già citata «anarchia concettuale» ed allo scopo di un uso consapevole e

coerente della terminologia, è bene precisare che nel nostro contesto d’indagine il termine tipo

testuale non equivale al termine tipo di testo, termine quest’ultimo anfibio, che oscilla talvolta

verso l’area semantica circoscritta del genere testuale, talaltre verso quella più ampia di pertinenza del tipo tesuale. Si veda Lavinio, di cui adottiamo la scelta: «Si ricorrre spesso alla dicitura tipo di

testo, facendone oscillare l’accezione da un piano più ampio (usandola come sinonimo di tipo testuale) a uno più circoscritto (come sinonimo di genere). Per non incorrere in fraintendimenti,

in questa sede si eviterà di parlare di tipi di testo, per usare corerentemnete, invece, la distinzione tra tipi testuali e generi», cfr. (LAVINIO, 2004: 147, nota 146).

56 Eugenio Coseriu usa invece il termine «specie testuali», instaurando una corrispondenza tra

le specie testuali ed i tipi linguistici, tra linguistica del testo e tipologia: «Le specie testuali stanno ai testi come i tipi stanno alle lingue: se i tipi sono modelli descrittivi, e non modelli a priori, che articolano la molteplicità delle tecniche storiche del parlare, ma non caratterizzano in modo esaurientte l’individualità di nessuna, le specie testuali sono modelli che descrivono la fenomenologia dei testi». Cfr. (DI CESARE, 2008: 17).

strutturazione testuale e di registro possono variare in modo più o

meno marcato tra una civiltà e l’altra (SKYTTE, 2001: 83) [Corsivo,

S.R.].

Non a caso i generi testuali, «prototypische Gebrauchsmuster» (FIX, HABSCHEID, KLEIN, 2007: 7),57 nella fattispecie «Routinenformeln auf der

Textebene» (ADAMZIK, 1995: 28):58 interfacce tra diversi àmbiti del sapere

(sapere generale, norme, sapere linguistico e culturale), sono ritenuti strumenti d’acquisizione di competenza comunicativa culturale (kulturell

geprägte kommunikative Kompetenz) (FIX, HABSCHEID, KLEIN, 2007: 7). Inoltre, mentre i generi sono «di numero molto più elevato e difficilmente circoscrivibile in una lista chiusa», secondo una «tipologia basica, minima e universale» di matrice funzionale-cognitiva – sulla scorta di quella proposta da Egon Werlich (WERLICH, 1975) –,59 i tipi testuali sono suddivisibili in sei

tipologie principali: tipo testuale descrittivo, narrativo, argomentativo, espositivo,

regolativo e scenico (LAVINIO, 2004: 148-153 passim).

Da questa tipologia, ampiamente condivisa, 60 si differenzia in

particolare la pregevole proposta di Francesco Sabatini: una tipologia dei testi basata sul grado di cogenza interpretativa (rigidità-esplicitezza vs elasticità-

implicitezza). 61 La vincolatività interpretativa rappresenta un parametro

57 «Modelli pragmatici prototipici».

58 «Formule di ruotine sulla superficie testuale».

59 Ossia a seconda delle funzioni comunicative dominanti nei diversi testi e tendendo conto della

“matrice” o capacità cognitiva correlata «che ne consente sia la comprensione che la produzione».

(LAVINIO, 2000: 126). La studiosa si rifà alla tipologia proposta da Egon Werlich in Typologie der

Texten (1975) e A Text Grammar of English (1976), cfr. (WERLICH, 1975) e (WERLICH, 1976).

60 Va ricordato che le classificazioni fondate su possibili funzioni cognitive, seppur molto

diffuse ed impiegate, sono state ampiamente criticate già in Beaugrande e Dressler, i quali ne hanno tentato un’integrazione articolando la propria tipologia, oltre che nei tre tipi classici (descrittivo, narrativo, argomentativo), anche in testi la cui funzione è di: «presentare mondi alternativi» e «visioni profonde del mondo reale» (testi letterari); «ampliare le conoscenze del mondo reale» (testi scientifici); e «diffondere le conoscenze assodate» (testi didattici). In conclusione, gli studiosi presentano un’eloquente (auto)critica circa i limiti di ogni tipologia: «Gli insiemi dei testi con le loro caratteristiche restano vaghi» (BEAUGRANDE, DRESSLER, 1994: 237-243 passim).

61 «L’assunto di base del modello è il seguente: che negli scambi comunicativi, come si sono

conformati e strutturati nelle società moderne con cività di tipo complesso, il fattore dominante, capace di regolare dal profondo tutte le scelte che si rivelano poi sulla superficie formale del testo, sia costituito dall’esigenza di variare il coefficiente di rigidità interpretativa, sicché i testi vengono a collocarsi in un ventaglio di realizzazioni comprese tra i due poli della

estremamente significativo per la differenziazione delle diverse varietà del saggio, come emergerà nella nostra ‘definizione sinottica’ (definitio per

proprietates, §….). Qui infatti la diversità dei tipi di testo dipende dai «diversi

gradi di rigidità introdotti nel patto comunicativo» a seconda che «il senso del messaggio debba essere costruito dalle due parti con maggiore o minore univocità», dove

il grado di rigidità viene certo stabilito personalmente dai due realizzatori del singolo contatto, ma nell’àmbito di tradizioni formatesi e affermatesi lungamente nel contesto culturale in cui essi operano (SABATINI, 1999: 143).

Sabatini rileva come «il tratto della rigidità/elasticità semantica della lingua dei testi avvolga inevitabilmente qualsiasi loro contenuto» e qualsiasi loro «impostazione di tipo descrittivo, argomentativo, imperativo, pattutivo, ottativo, ecc.» e sia dunque «il vero denominatore comune e quindi l’unico fattore capace di produrre una loro differenziazione tipologica definibile e „misurabile“». Il grado di cogenza è legato alle diverse funzioni illocutive del vincolo interpretativo. Sulla base di questi elementi, (e sulla scorta di: struttura testuale, coerenza, punteggiatura, legamenti, paratesto), lo studioso propone dunque una suddivisione dei testi in tre macrocategorie, cui appaia vari tipi testuali: ad un estremo, il testo con discoso con molto vincolante, al testo con

discorso mediamente vincolante, sino all’altro estremo del testo con discorso poco vincolante ossia, «dall’intenzione di elaborare e fornire conocenze altamente

vero-falsificabili (nella pura definizione scientifica) o norme di comportamento inequivocabili (nei testi legislativi e contattualistici), fino all’intenzione di trattare, in termini molto soggettivi e in potenziale dialogo con qualsiasi altro essere umano, temi esistenziali (nel testo poetico)» (SABATINI, 1999: 144)

massima rigidità e della massima elasticità […] in definitiva si possono indicare tre categorie testuali

fondamentali, determinate dal diverso grado di vincolo interpretativo, le quali raggruppano, rispettivamente, i «Testi con discorso molto vincolante», i «Testi con discorso mediamente vincolante» e i «Testi con discorso poco vincolante». Fra queste tre categorie generali si distribuiscono almeno sette categorie intermedie, riferite ad altrettante funzioni ben distinte, ognuna delle quali comprende tipi specifici, costituiti (finalmente) da fattispecie reali. Va certamente tenuto conto del fatto […] che i testi reali, singolamente presi, sono molto spesso testi «misti», in quanto possono prsentare caratteristiche diverse da sezione a sezione»

[corsivo, S.R.]. Com’è stato evidenziato nelle più diverse sedi, indipendententemente dalle fattispecie teoriche, generi molto diversi possano essere ascritti ad uno stesso tipo testuale – si pensi ai cosiddetti

generi narrativi (romanzo, novella, fiaba, racconto, etc.), in cui, appunto, il tipo

testuale narrativo è dominante. Del resto i generi testuali non sono tipologicamente uniformi, «non sono mai rappresentativi di un tipo testuale allo stato puro»:

La natura mista dei testi, in cui si alternano sequenze ascrivibili ora all’uno ora all’altro tipo testuale, è del resto implicita nel concetto di dominanza che si è ormai più volte evocato: è solo il tipo testuale di volta in volta dominante a permetterci di dire che un testo o un genere, considerati complessivamente, sono ora narrativi, ora espositivi, ora argomentativi, etc. (LAVINIO, 2000: 127) [corsivo,

S.R.].

Va da sé che la dialettica tra tipi e generi tesuali è cruciale e di assoluto rilievo, oltre che per gli studi lingustici, anche e tantopiù per gli studi traduttologici, «poiché è un rapporto che obbliga a focalizzare il difficile equilibrio tattico fra cosa modificare e cosa conservare del testo di partenza a quello d’arrivo» (MAZZOLENI, 2004: 403). Ma della problematicizzazione di proposte tipologiche sviluppate specificatamente entro l’àmbito traduttologico ci occuperemo nel prosieguo (§ I.7).

Fatte salve queste precisazioni, volgiamo lo sguardo anche all’orizzonte letterario, dove il concetto di genere testuale (Textsorte) perde di consistenza a vantaggio quello, ben più antico e pervasivo, di genere letterario (Gattung). Funge qui da anello di congiunzione la pregnante inquadratura del genere

letterario offerta da Franco Brioschi e Costanzo Di Girolamo:

Il genere letterario può essere definito come una serie di rapporti,

convenzionalmente fissati, tra il piano dell’espressione e quello del contenuto, e inoltre tra le varie componenti che formano i due piani

[…]. Ogni testo si iscrive idealmente in una categoria testuale che lo rende immediatamente riconoscibile a un’udienza, alle cui attese il testo risponde (BRIOSCHI, DI GIROLAMO, 1997: 73).62

62 Citato in (R

EGA, 2001: 59) [corsivo, S.R.]. Riguardo alla Storia per generi e problemi di Brioschi e

Mantenendo la prospettiva della ricezione, Lavinio mette a fuoco la «natura socio-culturalmente determinata» dei generi letterari e dei generi tesuali che definisce come

configurazioni testuali tipiche e ricorrenti, come classi di testi. I caratteri

fondamentali di un genere sono poi reperibili nei molti testi concreti classificabili come occorrenze di quel medesimo genere. Ma gli innumerevoli testi concreti, prodotti nel parlato e nello scritto, non sfuggono alla possibilità di poter essere ascritti a un genere o all’altro, a seconda delle caratteristiche che li contraddistinguono e che possono riguardare l’organizzazione formale, il modo di trattare l’argomento, il tipo di contesto in cui vengono pordotti, la varietà linguistica usata e altri parametri ancora che, nel loro insieme o con la loro presenza o assenza, concorrono a distinguere un genere dall’altro (LAVINIO, 2004: 154).

Sulla scorta di quanto rilevato, riteniamo proficuo proseguire sviluppando un approccio integrativo, auspicabilmente il più chiaro ed armonico possibile, dove i concetti di Textsorte e Gattung possano trovare collocazione e, seppur distinti, interagire suggerendo la propria continuità e dunque con Lavinio, «il possibile approccio su basi comuni»,

tra usi linguistici, forme e generi più „quotidiani“ e usi linguistici, forme e generi letterari che finiscono per illuminarsi a vicenda nelle reciproche specificità proprio se considerati insieme e in parallelo, entro un approccio linguistico-testuale unitario e coerente (LAVINIO, 2004: 155).

È questa una prospettiva che, come si è rilevato, la Textlinguistik più lungimirante ha lungamente auspicato. Nelle sue sempre vitali Thesen zur

Textsorten-Linguistik, 63 Harlad Weinrich fa il punto circa l’interazione del

concetto di genere letterario con quello di genere testuale, come segue:

piuttosto duttile e comprende sia generi tramandati dal canone tradizionale, che «modalità espressive» solitamente ritenute ‘minori’ […] coerentemente con quella che appare una adesione di fondo alle summenzionate tesi della scuola di Costanza, che fanno rifluire la tipologia dei generi in una innovata lettura storica e sociale – torna a far breccia la figura dell’autore (o quantomeno la sua «ombra lunga»): non più «soggetto fondante», entità centrale e centripeta della trattazione, ma semmai funzione (talvolta autorevolmente) modellizzante al pari delle altre»: (DI GESÙ, 2005: 49).

63 Le tesi di Weinrich, originariamente quindici, sono concepite sulla base del suo Die Textpartitur als heuristisch-didaktische Methode (1972). Il carattere generale di quelle riportate nel

nostro estratto (supra), persuade a citarle anche indipendentemente dal loro contesto genetico, che qui vogliamo tuttavia sinteticamente riassumere. Nel suo precedente studio, Weirnich

1. Die Literaturwissenschaft verfügt über den Begriff der literarischen Gattung. Dieser ist notwendig ein historischer (sozio- kultureller) Begriff. 2. Wenn die Literaturwissenschaft, außer den Texten der schönen Literatur oder Dichtung, auch nichtpoetische (“expositorische”) Texte untersuchen will, ist der historisch-