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I. Saggio e traduzione: un genere di confine e i confini delle teorie

I.5. Tipo testuale, genere testuale o genere letterario?

I.5.2. Tra estetica e pragmatica

Il problema dell’analisi dei testi e della loro classificazione è del resto antico quanto la poetica stessa, a ennesima riprova dello strettissimo nesso tra

estetica e pragmatica (KALVERKÄMPER, 1983b), poiché

Wie bei allen angeblichen Gegenüberstellugnen als gedanklichen Hilfskonstruktionen für eine Ordnungsstiftung gibt es auch hier ein geistiges Band, eine Brücke des Geimeinsamen: nämlich das

Handeln [...] Ästhetik und Pragmatik sind, die Texte betreffend, im

Konzept des Handelns verschränkt (KALVERKÄMPER, 1998b:

718).35

A partire dagli ultimi decenni del Novecento, sullo sfondo di questa riscoperta, radicata nel terreno della poetica e della retorica antiche,36 si

disegna un fenomeno di portata e potenzialità straordinarie: il recupero da parte della linguistica applicata degli insegnamenti della retorica, nella fattispecie dei postulati della stilistica concernenti l’aptum, ossia la qualità dell’appropriatezza, «la “convenienza” o congruenza coi fattori esterni e interni alla produzione del discorso» (MORTARA GARAVELLI, 2003a: 115).37

35 «Come per tutte le apparenti opposizioni, utili in qualità di costruzioni ausiliarie per stabilire

ordine, esiste anche qui un nesso spirituale, un ponte di comunione: ossia l’agire. In relazione ai testi, estetica e pragmatica sono unite nel concetto dell’agire».

36 Lo studioso insiste sul nesso tra il concetto aristotelico di Dramma come «Ort des

(spezifischen) Handelns (und griech. !"#µ# drama ‚Tat’, ‚Handlung’; !"#$ dran ‚handeln’ rechtfertigen dies auch etymologisch). Und die antike Rhetorik (z.B. Cicero [106-43 v. Chr.], Quintilian [35-96 n. Chr.]) und Poetik [z.B. Horaz [65-8 v. Chr.]) haben neben Funktionen des

delectare (‚Erfreuen’, ‚Begeistern’) und docere (‚Belehren’) bzw. prodesse (‚Nutzbringen’,

‚Sinnbelehren’) auch die des movere ‚in Bewegung bringen’, ‚Einfluß Einüben’, d.h. “Reaktion provozieren”) – als die pragmatischen Prozesse und Konsequenzen – erkannt und beschrieben». Quanto alle moderne scienze della letteratura – tra cui conta sociologia della letteratura, estetica della ricezione e scienze della ricezione, ermeneutica letteraria, etc. –, rileva come queste tutte riconoscano, in maggior o minor misura, l’aspetto azionale della letteratura (Tätigkeitsaspekt), per il quale le categorie di « ‚Verhalten’, ‚Handeln’, ‚Beeinflussen’, ‚Verändern’, ‚(Verständnis) Erarbeiten’, ‚Prozeß’» sono fondamentali tanto per l’autore, quanto per il testo ed il destinatrio (ibid.). Per una esaustiva panoramica degli aspetti essenziali della stilistica in area romanza dal Rinascimento ad oggi: (KALVERKÄMPER, 2009c).

37 Nella retorica classica l’aptum, che i greci chiamavano prépon, rappresenta una delle quattro

qualità o “virtù” dell’espressione (virtutes elocutionis) e nella fattispecie la «virtù, essenzialmente pragmatica», di un discorso di «essere adatto […] al raggiungimento dei fini prefissi e, in generale, alla situazione, oltre che conforme alle regole». Le altre qualità, ricordiamo con

L’ideale della perspicuitas quale viene ottimamente descritto in questo ormai canonico manuale si correla così con facilità a ciò che oggi la linguistica designa con «Textverständlichkeit», ricorrendo a una nozione incentrata sull’interlocutore e legata sin dall’antichità alla dimensione estetica. Kalverkämper mette ben in luce a proposito delle scelte stilistiche della

elocutio (in verbis coniunctis) che esse «devono trarre ragion d’essere dai propri

effetti e impatti pragmatici, che sono poi principalmente retorici (aptum situazione retorica, partecipanti, intenzione oratoria, pubblico e reazione del pubblico, actio, pronunciatio etc.)» (KALVERKÄMPER, 2009c: 29): indaga le condizioni pragmatiche della realizzazione del linguaggio appuntando l’interesse sulle situazioni comunicative, ovvero su fattori extra-testuali38 che,

accanto alla pura grammaticalità e alle relazioni interfrastiche, sono elementi costitutivi della testualità.39 All’interno dell’operazione metacomunicativa

Morara Garavelli, sono 1) la correttezza lessicale e grammaticale, «cioè il rispetto di un’ideale integrità della lingua […] detta dai greci hellènismós (“grecità”) e dai romani latinitas, sermo purus o

puritas, “purezza della lingua”». 2) L’ornatus, «cioè la bellezza derivante da un lusso

sapientemente regolato dai mezzi e ornamenti», la virtù meno necessaria, ma «poiché la bellezza di un’espressione è un fattore non trascurabile della sua accettabilità formale (dominio della puritas) e anzi può trasformare un errore in una licenza, cioè in una deviazione consentita […], mentre produce o aumenta nel discorso la capacità di fare presa e di imprimersi nella mente (scopi della perpicuitas), può irradiarsi – e di fatti si irradia – anche sulle applicazioni delle altre virtù» cfr. (MORTARA GARAVELLI, 2003a: 115sg.). Infine, 3) la chiarezza o

perspicuità (perspicuitas).

38 In senso semiotico, si tratta dell’estensione del significato del linguaggio fuori dal testo, extratestuale appunto (e complementare dell’estensione nel testo o intratestuale), che comprende

«1. I fatti cui il testo si riferisce; 2, le intenzioni di chi partecipa alla comunicazione, sia in veste di mittente che in veste di destinatario», così che «definiamo un uso pragmatico l’insieme delle estensioni di senso non testuale di un’espressione, e definiamo pragmatica sia l’abilità di produrre e di capire queste estensioni extratestuali, sia lo studio dei modi in cui si manifestano […] Possiamo definire la pragmatica come estensione di senso extratestuale, anche se tale estensione si produce e si comprende solo attraverso il testo»,(PRAMPOLINI, 1999: 119-127

passim).

39 Sarà buona cosa ricordare, con Siegfried J. Schmidt, ciò che differenzia testualità e testi. La

prima è da intendersi come «struttura prescritta in tutti i sistemi di comunicazione osservabili in quanto forma normativa per ciò che deve esssere enunciato in senso comunicativo […] il modo di manifestazione universale, sociale e obbligatorio in tutte le lingue per l’esecuzione della comunicazione». La testualità a) è dunque «tratto strutturale delle azioni socio- comunicative (e quindi pure linguistiche) di/tra partecipanti della comunicazione»; i testi b) sono da intendersi come «corrispondenti realizzazioni concrete della struttura testualità in un determinato mezzo di comunicazione». Di conseguenza i testi sono «sempre degli insiemi di segni linguistici enunciati in una testualità, cioè in una funzione socio-comunicativa e, perciò, testi-in-funzione collocati entro giochi d’azione comunicativa», (SCHMIDT, 1982: 172), citato in

(CICALESE, 1999: 170). Nello stesso senso, De Beaugrande e Dressler definiscono il testo come

della classificazione, la categoria di genere ed i segnali di appartenenza ad un

determinato genere ([Signale der] Gattungs-, Textsortenzugehörigkeit)40 divengono

punti di riferimento essenziali della «Klassifikation des umfassenden Ganzen», del testo in quanto segno linguistico primario. Di qui la funzione esercitata sia per l’emittente, sia per il ricevente:

Textproduktion und Textrezeption sind sinnvollerweise, und deshalb

notwendigerweise, in wichtigen Züge vorstrukturiert.

Gattungszugehörigkeit als nicht notwendig explizite, vom Zusammenspiel der Teile getragenes Mehr an Signalisation des Textganzen

steuert klassifizierend die Textproduktion und erleichtert über die Klassifizierung die Textrezeption [...] Dies bedeutet für den Sender, dass er gewisse verbindliche Richtlinien berücksichtigt und beachtet; für den Empfänger seinerseits stellt eine mit dem Text signalisierte Klassenzugehörigkeit eine wertvolle Hilfe bei seiner Rezeptionsleistung dar, sich in der Vielfalt der auf ihn einstürmenden Texte, in dem „Textkosmos“ (R. Harweg) oder „Textuniversum“ (R. Jakobson) zu orientieren (KALVERKÄMPER,

1983b: 92) [Corsivo, S.R.].41

Il legame – inoppugnabile, eppure spesso misconosciuto – tra la moderna linguistica e la retorica antica che si rivela nelle componenti pragmatiche della classificazione testuale è fondamentale ai fini dello sviluppo del presente lavoro, che intende considerare i concetti di genere letterario (Gattung) e genere testuale (Textsorte) nell’ottica di un’armonizzazione tra teoria della letteratura e linguistica testuale (KALVERKÄMPER, 1983b: 98, ). Preciso di usare il termine “armonizzazione” nel senso forte in cui Kalverkämper parla linguistico, quali coerenza e coesione, e condizioni pertinenti le modalità in cui gli utenti prendono parte all’attività comunicativa del testo, quali intenzionalità, accettabilità, informatività, situazionalità,

intertestualità: (BEAUGRANDE, DRESSLER, 1994).

40 In àmbito letterario tali segnalizzazioni esplicite (explizite Signalgebungen) fungono da «segnali

codificati» che determinano specifiche disposizioni nella produzione e ricezione testuale. Weinrich indica l’insieme di questi elementi, tra cui «l’appello al pubblico, il sipario a teatro, la disposizione tipografica nelle poesie, l’indicazione esplicita del genere testuale/letterario», con il termine «“Codewechsel-Code”»: (KALVERKÄMPER, 1983b: 93).

41 «Importanti aspetti della produzione testuale e della ricezione testuale sono

significativamente e necessariamente prestrutturati. In qualità di quel surplus di segnalizzazione

dell’insieme testuale, anche non esplicito, prodotto dall’interazione delle parti, l’appartenenza ad un genere testuale dirige la produzione testuale classificandola e, attraverso la classificazione, facilita la

ricezione testuale […] Per l’emittente, ciò significa prendere in considerazione e tener conto di determinante direttive vincolanti; per il ricevente il fatto che il testo segnali la sua appartenenza ad una classe testuale rappresenta un aiuto prezioso per la sua attività di ricezione, aiutandolo ad orientarsi nella molteplicità di testi che gli piovono addosso, nel “Textkosmos” (R. Harweg) o “Textuniversum” (R. Jakobson)».

di «Übereinstimmung» avanzando fin dal 1983 la proposta che questo lavoro fa propria: «Übereinstimmung» – c’è appena bisogno di dirlo – non è confusione di appproccio, teoria della letteratura e linguistica testuale sono e rimangono realtà diverse: diverse ma non contrapposte, diverse, ma correlate. In tale prospettiva il genere si pone al centro della comunicazione e la classificazione, anziché essere strumento di prescrizione, diviene, con Alastair Fowler, strumento di «significazione» (FOWLER, 1982: 22).42 La

stessa retorica, con le sue specifiche risorse, si configura come trait d’union fra estetica e pragmatica: «Ästhetik (wie sie sich in das Literatur niederschlägt) und Pragmatik (als Einflußnahme auf Interaktion)» (KALVERKÄMPER, 1998b: 718).43

A questo punto, occorre enuclerae subito un vantaggio specifico dell’approccio scelto. Notoriamente, la definizione dei generi testuali e letterari rientra in un quadro di sterminata ampiezza, dove le interazioni stesse tra i generi danno luogo a configurazioni molteplici: se Bachtin insiste sulla relazione di conflitto tra romanzo e sistema dei generi (BACHTIN, 1979 [1938 1941]), è l’ordine stesso dei generi a presentarsi agli occhi di Harald Bloom come «un'enorme lotta tra testi», una lotta con tanto di vincitori e vinti, dove i vincitori sono i generi di volta in volta considerai più canonici di altri (BLOOM, 1996: 33).44 Un notevole vantaggio della proposta di

Kalverkämper è che la qualità comunicativa della letterarietà mostra contorni relativamente stabili, sia ‘verso l’interno’, in quanto catalogo di caratteristiche di identificazione, sia ‘verso l’esterno’, come delimitazione rispetto ad altre forme e modalità di rappresentazione comunicative linguistiche e non-linguistiche. Kalverkämper puntualizza che queste modalità di comunicazione si qualificano ex negativo rispetto alla letterarietà, riconoscendo a quest’ultima uno status in base a quattro precisi fattori:

42 Citato in: (B

AGNI, 2001: 87).

43 «Estetica (come si riflette nella letteratura) e pragmatica (come influenza sull’interazione)».

44 (B

1. aus der gesellschaftlichen Hochschätzung als Kunstausübung, 2. aus der Außergewöhnlichkeit des Produkts, 3. aus der Herausgehobenheit des Autors aus der Masse der Produzenten von Texten (was sich begrifflich zeigt in Ausdrücken wie ‘Poet’, ‘Dichter’, ‘Schriftsteller’, ‘Künstler’, und 4. aus einem besonderen (elitären, gehobenen, kenntnisreichen, ‘insider’) Selbstverständnis des Publikums (KALVERKÄMPER, 1998b: 171).45

Come ambito d’indagine privilegiato per le diverse forme di “contaminazione” tra comunicazione specialistica e letteratura si distinguono la poesia didattica (Lehrdichtung) e il dialogo scientifico- (letterario). Quest’ultimo si configura come l’ambito di maggior interesse, unitamente alla nozione del non-finzionale, mentre la letteratura si precisa come belle lettere, (Schöne Literatur, Belletristik o, con il termine coniato da Hans Robert Jauß: Höhenkamm-Literatur); fictio ed estetica ne rappresentano caratteristiche fondamentali, in quanto «Ergebnis von rhetorischem Können» e oggetto poi di codificazione nelle pèoetiche, felicemente definite da Kalverkämper «in den „Handwerkslehren“ ingeniösen künstlerischen Sprachschaffen» in base all’etimo greco di poiesis.

I.6. Verso un orizzonte condiviso: criteri di classificazione e