• Non ci sono risultati.

TRA RINNOVAMENTO METODOLOGICO E FEDELTÀ EPISTEMOLOGICA Alessandra Modugno

4. Competenze e pensiero critico

Un’interessante cartina tornasole della centralità e insieme sostenibilità di questi nuclei con- cettuali penso possa essere la riflessione sulle competenze, definita da Orientamenti occasione per riaffermare una «vocazione strutturale della filosofia», quella del «rapporto intimo con la vita, che ne costituisce da sempre una dimensione essenziale».23 Condividere l’esigenza che i

saperi, e tra questi specificamente la filosofia, attraversino la questione delle competenze non significa tuttavia non segnalare che quanto espresso nel presente documento MIUR richiede precisazioni e approfondimenti. Un passaggio su cui vorrei soffermarmi è quello in cui si dichiara indubbio che «la formazione mediante la filosofia intenzioni e rafforzi elementi cardinali ricom- presi nelle competenze chiave. Il ruolo della cultura filosofica nella costruzione dell’identità per- sonale è infatti molteplice e può essere adoperato in un percorso formativo con la dovuta guida da parte del docente e […] data l’universalità degli atteggiamenti di razionalità e comprensione, tale processo può avvenire anche in assenza dello specifico insegnamento, poiché la curvatura filosofica della personalità può essere indipendente dalla preparazione dottrinale e sostanziarsi invece nell’esercizio attivo e ampio del pensiero».24

Alcune osservazioni: certamente la filosofia concorre assieme alle altre discipline presenti nei curricula dell’istruzione superiore a promuovere l’acquisizione delle competenze di tipo tra- sversale definite dal Parlamento e Consiglio europeo nel 2006,25 ma indubbiamente né si limita

a ciò né in ciò assolve il proprio compito. Dire che per saper esercitare attivamente e in modo diversificato il pensiero non serve padroneggiare i contributi di idee che i filosofi hanno offerto nel corso della storia – così sembra voler significare l’espressione «preparazione dottrinale» – intanto riproduce la scissione tra idee elaborate e processi di elaborazione e giustificazione, ma soprattutto non tiene conto che per esser davvero competenti, nel senso non meramente fun- zionale ma ontologico-esistenziale, non basta sapere «come si costruisce una dimostrazione,

21 Cfr. per un approccio integrato a tali questioni S. De Pieri, Psicologia dell’orientamento educativo e vocazionale.

Fondamenti teorici e buone pratiche, Franco Angeli, Milano 2015; D. Guglielmi, M. G. D’angelo (a cura di), Prospettive

per l’orientamento. Studi ed esperienze in onore di Maria Luisa Pombeni, Carocci, Roma 2011.

22 Cfr. Orientamenti …, cit., p. 14 e 16. A p. 14 si dichiara superfluo precisare che non si intende «limitare il contributo formativo della filosofia e del suo studio al solo sviluppo di abilità logiche e retoriche né ridurre il ruolo della ricostru- zione storica del pensiero filosofico, la specificità dello statuto epistemologico della filosofia o la complessità delle conoscenze e idee filosofiche»: trovo al contrario che tali puntualizzazioni non siano affatto superflue.

23 Ivi, p. 15. 24 Ivi, p. 16.

25 Cfr. Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave

per l’apprendimento permanente (2006/962/CE) (http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=ce-

lex%3A32006H0962 consultato 15 giugno 2017): le otto competenze dichiarate come imprescindibili per la realizza- zione personale, l’inclusione, la cittadinanza attiva e l’occupazione sono la comunicazione nella madrelingua, la co- municazione nelle lingue straniere, la competenza matematica e le competenze di base in scienza e tecnologia, la competenza digitale, l’imparare a imparare, le competenze sociali e civile, lo spirito d’iniziativa e imprenditorialità, la consapevolezza ed espressione culturale.

un’argomentazione, una difesa di una credenza»,26 ma è necessario insieme possedere criteri

ed elementi per comprendere perché abbia senso e valga la pena assumere una certa posizione rispetto a un’altra.27

Ma si può compiere un passaggio ulteriore: sono persuasa che fare esperienza della filosofia mediante modalità di apprendimento attivo e partecipativo, guidando i giovani a entrare in dia- logo con i filosofi, divenendo ricercatori di verità e protagonisti essi stessi di riflessione teoretica promuova l’apprendimento di competenze specificamente filosofiche – ossia che la filosofia ri- chiede di sperimentare e ad un tempo consente di acquisire –: queste possono poi emergere ed essere poste in gioco in altri ambiti del sapere e nelle diverse dimensioni della vita. La sfida è quella di confrontarsi nel definire e descrivere tali competenze,28 cercando e individuando ri-

spetto agli interlocutori a cui si rivolgono i docenti, diversi per età, livelli d’istruzione, bisogni formativi, etc., forme di comunicazione adeguate a favorire il più possibile la mobilitazione delle risorse di cui ciascuno è in possesso. E davvero la prima risorsa è l’‘incontro diretto’ con i filosofi, perché le «competenze filosofiche possono essere tratte solo dalle conoscenze filosofiche».29

Relazionarmi con studenti universitari privi di formazione filosofica mi conferma costantemente quanto sia difficile per loro acquisire competenze senza potersi orientare entro la storia del pen- siero: sono loro stessi a desiderare e chiedere di conoscere quali problemi hanno aperto i vari autori e quale posizione hanno assunto rispetto ad essi, attestando che senza contenuti episte- mici non è possibile apprendere competenze.

Alla luce di tali considerazioni è possibile e necessario problematizzare anche il riferimento a pensiero critico e dialogo quali fattori strategici del rinnovamento da realizzare:30 le osserva-

zioni appena proposte ricordano intanto che acquisire competenze di argomentazione e discus- sione31 si innesta in un percorso più ampio, che muove dal confronto con le questioni storica-

mente argomentate e discusse dai filosofi. Inoltre, ritengo valga la pena di sostare a riflettere sulla veridicità dell’equazione pensiero critico = critical thinking, a cui consegue l’altra critical

thinking = filosofia, che Orientamenti sembra assumere. Condivido senz’altro con Caputo che ciò

a cui il documento ministeriale allude «non coincide tout court con la filosofia» in quanto «la dimensione logico-argomentativa di fatto non assorbe nemmeno tutto lo spettro dell’espres- sione ‘pensiero critico’», concetto per indicare il quale è inoltre indebito l’uso dell’espressione inglese, dato che «il critical thinking in filosofia non ‘è’ il pensiero critico (è solo una modalità del pensiero critico)».32

Ritengo tuttavia che proprio in tali ambiguità o manchevolezze siano presenti un’istanza e una sfida che la filosofia è chiamata ad assumere, ossia problematizzare il concetto di critica e comprenderne più profondamente il significato, intanto a partire dalle accezioni con cui è stato declinato negli ultimi secoli dai filosofi moderni e contemporanei, per cogliere in che cosa con- sista davvero la forza teoretica del filosofare. A mio avviso, proprio l’esplorazione dei modi e delle forme con cui Bacon, Descartes, Locke, Kant, Nietzsche o Wittgenstein – per citare solo alcuni – hanno concepito la capacità critica può condurre a cogliere che tale istanza è altro dal

26 Orientamenti …, cit., p. 13.

27 Con energia polemica Caputo suggerisce a questo proposito alcuni interrogativi che interpellano: chi insegna ai giovani «a porsi domande di senso? Chi gli insegna a mettere in discussione l’ovvio? Chi gli insegna a relativizzare il proprio punto di vista? Chi gli insegna la lentezza del pensare, il dubbio, il sospetto?»: A. Caputo, Per una rilettura

ragionata …, cit., p. 436.

28 Questo resta un obiettivo della mia proposta di sette competenze filosofiche: saper problematizzare, porre in rela- zione, contestualizzare, argomentare, inferire, prendere posizione, progettare. Cfr. A. Modugno, Filosofia e didattica, cit., pp. 85-119.

29 A. Caputo, Per una rilettura ragionata …, cit., p. 443. 30 Cfr. Orientamenti …, cit., pp. 13-15.

31 A queste fa esplicito riferimento il documento quando, utilizzando non a caso termini inglesi, parla di critical thin-

king e debate: cfr. ivi, p. 14 e specificamente la nota 16.

32 A. Caputo, Per una rilettura ragionata …, cit., p. 434. Osservazioni puntuali sulla non opportunità di considerare interscambiabili il lessico italiano e quello inglese sono offerte da R. Esposito nell’intervento Filosofia e conoscenza tenuto al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca lo scorso gennaio 2018 (Cfr. http://www.teore- tica.it/wp-content/uploads/2018/01/Esposito-Insegnamento-della-filosofia.pdf, consultato il 22 gennaio 2018).

modello logico di impronta anglosassone33 con cui dagli anni Sessanta del XX secolo si inizia a

parlare di critical thinking: essa è costitutiva da sempre del filosofare e si può originariamente riconoscere nella tensione alla ricerca del principio metafisico presente in Platone. Sono per- suasa che chi si occupa di filosofia – al di là delle differenti sensibilità e degli interessi specifici – possa riconoscerle questo nucleo essenziale: il desiderio e la tensione a ricostruire la totalità della realtà entro un principio unitario. Allora, ben prima di definire le regole dell’argomenta- zione e della confutazione, la filosofia deve riscoprire la propria ‘tensione dialettica’ come capa- cità di porre gli esseri in relazione al principio e tra loro: ciò è possibile solo se accetta di non concepirsi come un sapere anipotetico, ma si dispone a riconoscere l’esigenza di assumere un principio-criterio veritativo, di cui non dispone ma nel cui orizzonte si sviluppa, quale presuppo- sto della propria teoresi. Pertanto, riflettere sul pensiero critico come nucleo costitutivo del fi- losofare significa a mio avviso non emarginare la questione della verità, la cui relazione con l’in- telligenza umana è connotata di desiderio, domanda, ricerca e insieme di limite e parzialità.

Nelle abilità logiche, infatti, sta solamente una delle potenzialità formative della filosofia; proprio nel contesto della ‘società della conoscenza’, a cui fa riferimento Orientamenti, ben più urgente dell’acquisire strumenti, ritengo sia l’acquisire intelligenza del limite:34 l’espressione

profila la consapevolezza che il ‘sapere come potere’ nasconde un inganno, quello della presun- zione del controllo sulla realtà, sugli altri, su se stessi. La filosofia con il suo incessante interro- gare resta per i giovani, e per ogni persona in generale, un’opportunità di attraversare la dimen- sione etica dell’esistenza, di discutere il modello di umanità e società, di cultura e professione che gli uomini di oggi intendono lasciare in eredità a quelli di domani. Solo la filosofia, in quanto sapere dell’intero, consente di vedere ogni uomo come singolarità e nella sua totalità; per que- sto può raccogliere le sfide attuali35 e farsene carico: credo che rinnovarne l’apprendimento si-

gnifichi anche fare spazio a tali dimensioni.