• Non ci sono risultati.

La competizione in campo artistico prima della Grande Guerra

1.4 Premessa artistica: lo scontro tra culture nazionali a inizio secolo

1.4.2 La competizione in campo artistico prima della Grande Guerra

La mostra organizzata dagli sloveni a Trieste non rappresentò un caso isolato nelle manifestazioni artistiche dalla spinta nazionalista sul territorio dell’Impero: ci furono altri casi. Uno di questi, sempre a Trieste, fu l’organizzazione di un’altra mostra e di una scuola d’arte da parte di un gruppo di artisti sloveni.

Gli sloveni a Trieste allestiscono una mostra d’arte permanente di dipinti e sculture. Dal 24 agosto hanno affittato un posto adeguato nel cuore di Trieste, e si spera che tra una quindicina di giorni la mostra si apra. La partecipazione alla stessa è stata confermata da molti artisti, pittori e scultori sloveni. Inoltre, alcuni artisti non sloveni hanno promesso che per ogni singola stagione avrebbero spedito le proprie opere d’arte all’esposizione permanente di Trieste. Gli sloveni hanno istituito a Trieste anche una scuola di pittura e scultura. Le lezioni cominciano a fine settembre o al più tardi entro il primo ottobre e durerà per tutto l'inverno fino a primavera inoltrata. [ant. 6]

La fondazione di un “umetniški dom” (casa d’arte), da intendersi come sede di un’associazione di artisti e di una sorta di accademia privata, dove ci si occupasse sia della formazione artistica che della recezione, attraverso delle piccole esposizioni, era stata già paventata in un articolo che commentava la mostra del 1907:

Molti visitatori, soprattutto esteri, che sono venuti alla mostra, ci hanno ampiamente dimostrato che la nazione vuole conoscere i propri artisti istruirsi attraverso le loro opere. Questo fatto fa nascere l'idea che sia il momento di creare una casa d’arte. [ant. 5]

Nella conclusione dell’articolo si auspicava che queste idee, sorte sull’onda dell’entusiasmo che si era creato alla vista di una mostra slovena “nazionale” a Trieste, dessero l’avvio a un complesso progetto all’interno del quale l’arte diventasse un punto d’incontro per la popolazione, ma anche che facesse parte del settore dello sviluppo culturale promosso dagli abitanti sloveni della città. Infatti l’articolista continua:

La casa d’arte, giudicando dagli eventi, sarà –si potrebbe dire- la premessa ad una galleria d’arte. Inoltre se pensiamo al futuro, una galleria d’arte potrebbe essere più sofisticata, mentre una casa d’arte sarebbe il vivo pulsare della vita, ma giustamente viene da

chiedersi se non sarebbe forse più semplice progettare e realizzare dapprima una casa d’arte e solo più tardi una galleria d’arte. [ant. 5]

Probabilmente questa scelta, oltre a rispondere a alcune necessità organizzative, fu creata in risposta alla crescente attività associativa del Circolo Artistico di Trieste, che non annoverava tra i suoi iscritti alcun artista sloveno. Il Circolo Artistico era stato fondato già nel 1884 e aveva mantenuto nelle propria sede una mostra permanente, alla quale forse questo gruppo di artisti sloveni si era ispirato. O piuttosto era stata una loro iniziativa spontanea, alla quale seguirà nel 1921 l’allestimento di una permanente organizzata dai soci italiani del Circolo Artistico di Trieste87.

Nell’associazionismo italiano il Circolo Artistico non manifestava con ardore la propria italianità, ma piuttosto si occupava di questioni prettamente artistiche. La prima spinta nazionalista in questo campo infatti, arrivò dall’esterno, ovvero dalla personalità più autorevole e adatta ad accendere gli animi in città: Filippo Tommaso Marinetti88.

Marinetti scelse di agire su Trieste per l’importanza strategica che rivestiva nella politica italiana, come già sottolineato più volte. Fu molto presente in questa città: in alcune occasioni diede semplicemente sfoggio delle sue ambizioni e puntò alla visibilità politica, in altre invece trovò in Trieste il luogo più adatto per comunicare i principi del nascente Futurismo.

Per quanto riguarda l’aspetto artistico della vicenda, è ormai noto che la notizia delle fondazione del Futurismo apparve su un periodico triestino, prima della pubblicazione ufficiale del manifesto nella sua forma compiuta sul giornale “Le Figaro”. Il 10 febbraio 1909, infatti, il quotidiano “Il Piccolo della Sera” aveva pubblicato Un manifesto letterario

del 1909 che anticipava, assieme ad altri quotidiani in varie città d’Italia, l’uscita del

Manifesto89. Questo fu il preambolo alla serata futurista organizzata al Teatro Rossetti, nella quale si esibirono, oltre a Martinetti, Armando Mazza e Aldo Palazzeschi. Durante la

87 v. (Esposizione permanente del Circolo Artistico: Trieste 1921-1923 1927).

88 (F. T. Marinetti = futurismo 2009).

serata furono letti il Manifesto e alcune composizione poetiche e letterarie. Ma l’interesse dei triestini era ancora rivolto all’aspetto politico del futurismo, infatti:

Il messaggio politico e quella parte del Manifesto che sprizzava voglia di cambiamento segnarono un trionfo, fu invece una delusione la reazione del pubblico alla parte poetica e ad altri punti del Manifesto tra cui, in particolare, quello che propugnava la distruzione di musei e biblioteche90.

Il messaggio artistico risultava troppo ostico per i triestini, abituati ad una mentalità più conservatrice, come si evince dalle critiche dei giorni successivi, in particolare in quella di Slataper91.

Maggior successo avevano avuto le comparse di Marinetti in un ruolo più politico, che avevano infiammato gli animi irretisti della città: era stato infatti presente il 9 marzo 1908 in qualità di oratore della sala della Filarmonica drammatica, e aveva letto un testo poi pubblicato su “Poesia” con il titolo Il mare tricolore. Esordio patriottico di F. T. Marinetti, e in seguito, il 6 dicembre 1908, in una vicenda dal grande valore simbolico: i funerali della madre di Guglielmo Oberdan, l’irredentista arrestato ed impiccato in quanto riconosciuto come attentatore della vita dell’Imperatore Francesco Giuseppe.

In questa occasione, complici i sentimenti di vicinanza alla vicenda di Oberdan e l’accorato discorso in cui Marinetti propugnava l’istituzione di un’università italiana a Trieste, gli animi si accesero a tal punto da scatenare dei tafferugli e la giornata si concluse con l’arresto di Marinetti92.

Il primo vero riferimento al Futurismo nel campo delle arti visive a Trieste avvenne invece […] il 18 febbraio 1914, quando venne inaugurata, nelle Sale della Permanente, la rassegna espositiva Artson Utufatsir (anagramma di Mostra Futurista), che presentava al

90 De Grassi Marino, F. T. Marinetti e il Futurismo giuliano, vicende, riviste e libri di un’avanguardia di frontiera 1908-1929 , in (Guerri 2009), p. 272.

91 Cit in (Guerri 2009), p. 273.

pubblico ben 64 opere, frutto della creatività di 14 artisti triestini, classificate in un raffinato e quasi introvabile catalogo di 40 pagine93.

La rassegna però non attecchì nell’ambiente artistico triestino, caratterizzato dalla presenza del Circolo Artistico e da un pubblico commerciale di borghesi non avvezzi alle novità, specialmente in questo settore.

Dunque, prima della guerra, le manifestazioni artistiche a Trieste non sono state molte, ma si può dire che in quei pochissimi casi siano veicolate dagli interessi politici di chi, piuttosto che affermare la competitività in campo artistico, ambiva a dimostrare la superiorità nelle battaglie nazionaliste, come dimostrano appunto la III Mostra slovena d’arte del 1907 e l’esposizione Artson Utufatsir del 1914.

93 De Grassi Marino, F. T. Marinetti e il Futurismo giuliano, vicende, riviste e libri di un’avanguardia di frontiera 1908-1929, in (Guerri 2009), p. 273.