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La mostra slovena d’arte del 1907 a Trieste

1.4 Premessa artistica: lo scontro tra culture nazionali a inizio secolo

1.4.1 La mostra slovena d’arte del 1907 a Trieste

Il primo evento espositivo, significativo dal punto di vista dell’affermazione della diversa identità nazionale, riferita sia all’arte che agli artisti che vi partecipano, fu la Mostra slovena d’arte a Trieste, che ebbe luogo nel 1907. Questa fu la Terza mostra ufficiale degli sloveni: le prime due erano state organizzate a Lubiana, rispettivamente nel 1900 e 190272. La scelta di Trieste come sede derivò, appunto, dal fatto che in quegli anni la città di Trieste era la seconda per importanza e per numero di abitanti di lingua slovena dopo Lubiana. Quindi non solo una scelta strategica dal punto di vista politico, poiché sottolineava l’affermazione del potere in questa città, ma anche dal punto di vista commerciale e della visibilità, perché avrebbe garantito una vasta partecipazione di pubblico, richiamato da un evento che metteva in luce la nazionalità slovena, in un luogo dove quest’ultima veniva poco considerata e, se possibile, limitata.

L’esposizione s’inaugurò il 19 ottobre 1907 presso la sala di lettura Slavjanska del Narodni Dom73, la casa nazionale degli sloveni a Trieste, e vede la partecipazione del membri del gruppo Sava74, che avevano già partecipato alle due mostre precedenti e avevano già esposto collettivamente nel 1904 alla prima Mostra d’arte slovena all’estero, ovvero a Vienna presso la galleria d’arte “Miethke”. Oltre ai membri di questo gruppo, che gravitava attorno alla città di Lubiana, partecipano anche alcuni artisti locali, tra i quali i fratelli Saša e Henrieta Šantel, e Anton Gwaiz, provenienti da Gorizia. In totale una ventina d’artisti, principalmente pittori e scultori75.

L’esposizione era stata accompagnata anche dalla conferenza “Uvod v moderno umetnost zlasti z ozirom na umetniško razstavo v Trstu” (“Introduzione all'arte moderna, nello

72 “Questa è la III mostra d'arte slovena: le prime due sono state a Lubiana (al Mestni e al Narodni dom)” [ant. 1].

73 Per approfondimenti sul Narodni Dom: (Narodni dom v Trstu 1904-1920 1995).

74 Cfr. [ant. 47].

75 “Il club “Sava” è rappresentato dai seguenti artisti: Ivan Grohar con 6 dipinti, Rihard Jakopič con 8 dipinti, Matej Jama con 3 dipinti, Rozi Klein con 3 dipinti, Matej Sternen con 7 dipinti e Peter Zmitek con 7 dipinti. Tra gli altri artisti espongono individualmente: Josip Germ 3 dipinti, Fran Globočnik 4 dipinti, Anton Gwaiz 8 dipinti, Milan Klemenčič 2 dipinti, Ivan Marčelja 1 scultura, R. Marin 8 dipinti, Melita Rojc 6 dipinti, Henrieta Šantel 14 dipinti, Šaša Šantel 11 dipinti, Hugo Viktor 8 dipinti, Ivan Zabota 8 dipinti e Ivan Zaje 3 sculture” [ant. 2].

specifico in riferimento alla mostra d’arte a Trieste”), che era stata tenuta dal critico Ante Gaber il 16 novembre del 1907 in una sala del Narodni Dom76.

La partecipazione del gruppo Sava a questa esposizione è stata indagata dalle recenti ricerche condotte da Beti Žerovc77, grazie ai materiali rinvenuti presso l’Archivio storico nazionale sloveno78. Presso quest’archivio sono infatti conservate alcune fotografie dell’epoca e recensioni tratte dai principali periodici, che hanno permesso di identificare quasi tutte le opere presenti. Questo gruppo artistico riuniva principalmente membri provenienti dall’area di Lubiana e che si erano formati in diverse accademie dell’Impero, tra le quali Vienna e Monaco.

L’evento in questione, tuttavia, non è mai stato considerato né messo in luce dalla bibliografia italiana. Anche la trattazione di Žerovc considera l’evento nella prospettiva del sistema espositivo sloveno, e della partecipazione compatta del gruppo Sava, la cui attività fu il perno centrale dell’arte slovena negli anni seguenti.

Per quanto riguarda l’importanza dell’evento per la città di Trieste, invece, negli studi fatti finora non si fa accenno alla questione. In effetti, forse, la scelta di Trieste come sede della terza esposizione d’arte slovena potrebbe far riflettere sull’importanza strategica che l’organizzazione poteva avere in un momento di crescenti nazionalismi nella regione costiera. Infatti a chiusura del testo Beti Žerovc scrive:

Un ruolo importante nella mancata discussione su questa mostra, per gli storici dell’arte slovena, è stato giocato dalle "insolite" condizioni artistico-culturali e socio-politiche a Trieste, che sono state fondamentali per questa mostra e per gli eventi ad essa collegati. Del coinvolgimento effettivo della mostra nel panorama artistico e culturale di Trieste oggi non si sa nulla, né sul suo ruolo nella competizione culturale tra Sloveni/Slavi e Italiani in

76 Cfr. (Narodni dom v Trstu 1904-1920 1995), p. 118.

77 (Žerovc 2009).

una Trieste multinazionale, che è stata certamente il primo e principale motivo della sua esistenza79.

Si può intuire che questa esposizione fosse importante per il governo di Lubiana e per chi macchinava dietro ai processi di affermazione della nazionalità slovena nel Litorale. Tuttavia nell’articolo di Žerovc questo passaggio viene discusso con il supporto delle cronache dell’epoca.

È chiaro che, nonostante i principi politici, la mostra non ha avuto significativi padrini politici a Lubiana e quindi non ha avuto un forte eco in Carniola. La visita organizzata partita da Lubiana ha avuto all’incirca dieci partecipanti. L’interesse effettivo dei Lubianesi è ironicamente descritto dall’autore dello “Slovenec” che racconta che i partecipanti sarebbero stati quasi in grado di riempire il treno…se ognuno avesse occupato una carrozza80.

Žerovc con questi pensieri sottolinea che l’esposizione aveva maggior importanza per gli sloveni “periferici”, piuttosto che per la popolazione di Lubiana, ovvero semmai ne aveva per il governo di Lubiana, che aveva visto in questa occasione un’ulteriore mossa politica per l’affermazione nazionale slovena sulla città di Trieste.

Questo passaggio si riferisce all’articolo dello “Slovenec”, quotidiano politico pubblicato a Lubiana, che in un altro articolo invece aveva dichiarato:

Ieri abbia avuto dagli italiani un’ulteriore dimostrazione del modo in cui noi a Trieste ci sentiamo a casa. Abbiamo inaugurato una mostra artistica che, ovviamente, loro

79 “Pomembno vlogo pri neobravnavanju te razstave pa so igrale tudi za slovenskega umetnostnega zgodovinarja »nedomače« kulturnoumetniške in družbenopolitične razmere v Trstu, ki pa so bile prav pri tej razstavi in celotnem dogajanju okoli nje ključnega pomena. O vpetosti razstave v dejansko tržasko kulturnoumetniško sceno še danes ne vemo nič, prav tako ne dosti o njeni vlogi v kulturnem tekmovanju med Slovenci/Slovani in Italijani v večnacionalnem Trstu, ki pa je bilo zagotovo prvi in glavni motiv, da je prišlo do nje” (Žerovc 2009), p. 104.

80 Očitno pa je, da kljub političi osnovi razstava ni imela pomembnejših političnih botrov v Ljubljani in je zato izzvenela na Kranjskem precej v prazno. Organiziranega obiska tržaške razstave iz Ljubljane se je menda udeležilo le okoli deset obiskovalcev. Izredno zanimanje Ljubljančanov je ironično komentiral pisec v Slocencu, češ da bi lahko napolnili skoraj cel vlak – če bi se vsak vozil v svojem vagonu”, (Žerovc 2009), p. 104.

ignoreranno apertamente e, se verranno di nascosto al Narodni dom, in questa roccaforte slava, vedranno una nuova arma con la quale lo Slavo si afferma sull'Adriatico. E continueranno a chiamarci barbari, ma dovranno riconosce che le nostre armi da guerra sono nobili: la scuola, l’istruzione, l’arte e il commercio81.

Il brano comunica evidentemente il punto di vista degli sloveni del centro, di Lubiana, nei confronti di quella parte di popolazione che era emigrata in cerca di lavoro, o verso quella popolazione periferica che aveva sempre abitato il circondario di Trieste, senza però riuscire ad affermarsi in termini sociali e politici. Le succitate “armi” erano proprio quelle che i triestini “italiani” cercavano di combattere attraverso la politica liberal-nazionale. Questo punto confermava inoltre che la supremazia nazionale e lo scontro tra popoli, che logicamente si fondava su basi culturali diverse, in questo momento faceva leva su proposte culturali nuove. Infatti l’appartenenza alla nazione slovena viene enfatizzata dal pomposo discorso d’apertura riportato dal quotidiano triestino “Edinost”:

Il primo giorno, quando ha aperto le porte al pubblico più vasto, c’è stato un vero pellegrinaggio alla casa della gens slovena, e sulle facce degli spettatori si leggeva felicità e orgoglio per la giovane arte slovena, che ha raggiunto un tale livello di sviluppo, che si può esibirla con orgoglio agli stranieri. Per questo la mostra slovena ha anche un’eminente importanza nazionale, proprio perché l'arte è lo specchio della nostra cultura nazionale e può far ottenere alla nostra nazione il dovuto rispetto all’estero. [ant. 4]

Nei giorni della mostra il quotidiano Edinost di Trieste, principale organo di stampa, enfatizza la portata nazionale e esprime la volontà di affermazione e di riconoscimento degli sloveni in quanto nazione.

81 “Včeraj smo Italijanom dodali še en dokaz, kako se mi v Trstu počutimo doma. Otvorili smo pravo umetniško razstavo, ki jo bodo oni seveda javno ignorirali, a skrivoma bodo prihajali v Narodni doma, da v tej slovanski trdnjavi vidijo novo orožje, s kateri Slovan prodira na Jadran. Še naprej nas bodo imenovali barbare, vendar med seboj bodo vendar priznavali, da je naše bojno orožje plemenito: šola, prosveta, umetnost in trgovina” in “Slovenec”, 20.10.1907.

In questo modo mostriamo, signori miei, solennemente davanti al mondo intero che non siamo solo una nazione in senso politico, ma anche culturalmente maturi, e che abbiamo un’educazione a tutto tondo. [ant. 2]

A questo punto pare ovvio che le linee della politica culturale a Trieste fossero impartite dai governi centrali delle rispettive nazionalità: questa esposizione venne promossa rappresentanti della “nazione” slovena82, che fece esporre principalmente un gruppo di artisti, appartenenti al territorio centrale dell’area di Lubiana, nel punto più periferico della propria area di influenza e sicuramente con l’appoggio di forze triestine83, ma non grazie alla loro esclusiva iniziativa.

Abbiamo visto quale fosse il ruolo ricoperto all’epoca da Trieste nell’ambito sloveno: dal punto di vista politico era considerata la prima alternativa alla capitale, preferita a città “più tedesche” come Maribor e Celje, che d’altronde avevano avuto anche uno sviluppo economico e culturale inferiore rispetto alla città costiera. Inoltre non rappresentavano un luogo conteso da nuove forze politiche ostili, ma semplicemente città che erano state ormai “conquistate” dagli sloveni a scapito dell’Impero, ormai in declino.

E se ancora non fossero sufficienti le prove che questa manifestazione più che per l’arte, era importante sul piano politico, ci fu un’ulteriore segnalazione apparsa su un periodico edito a Lubiana, che recita:

Viviamo in un'epoca in cui ogni individuo, ma anche ogni nazione, aspira ad esibire le proprie potenzialità. Tutte le esposizioni recentemente organizzate attestano la competitività tra i popoli, tra le nazioni, persino tra i continenti, per ottenere un primato. Sarebbe dunque strano, se la nazione slovena, pur essendo piccola e fino ad ora poco considerata, non partecipasse a questa competizione degna di lode e di onore. Siamo lieti quindi di sottolineare il fatto che il club d’arte "Sava" osserva con occhio attento e importa

82 Nel suo saggio Žerovc sostiene il contrario, ma a mio modo di vedere un gruppo artistico proveniente della parte centrale della Slovenia non poteva avere le capacità organizzative per impostare una mostra “nazionale” a Trieste, territorio che nessuno dei membri conosceva bene. Sul periodico “Slovenija” viene riportato: “La mostra è organizzata dal Comitato triestino di sloveni, che ha finanziato i costi della manifestazione e il trasporto delle opere d'arte” [ant. 1]

il progresso nel campo delle belle arti, e elogiamo il fatto che hanno realizzato questa mostra ai margini della popolazione slovena, il che testimonia che il club ha ben pensato a cosa esporre in questo territorio delicato. [ant. 5]

Infatti poi dal punto di vista artistico, sebbene ci siano state prolisse descrizioni delle opere esposte, con un elenco dettagliato e preciso dei singoli lavori84, non risulta che il tipo di espressioni presenti in mostra abbia giocato un particolare ruolo d’influenza sul pubblico cittadino.

Anche dal confronto con le fotografie d’epoca, recuperate e analizzate da Žerovc, possiamo dire che il quadro generale non si allontanava dal tardo impressionismo, stile di formazione degli appartenenti al gruppo Sava e, in generale, tipico di tutti gli espositori presenti, oppure dallo Jungendstil, o che fosse ancora legato alla Secessione. Non a caso, infatti, gli stessi artisti avevano ottenuto particolare successo alla mostra di Vienna presso il gallerista Mietke, in un ambiente legato ancora al mondo accademico e per il quale il successo commerciale poteva essere dato dalla vendita di qualche dipinto esposto.

Sulla percezione a Trieste della mostra e la relativa frequentazione non sappiamo molto. Dal quotidiano sloveno “Edinost”, edito a Trieste, come già accennato, sappiamo di una notevole partecipazione di pubblico, verosimilmente locale85, e dal quotidiano di Lubiana “Slovenec” invece sappiamo della scarsa affluenza del pubblico proveniente da Lubiana. Ma nulla ci è dato sapere riguardo alla recezione da parte del pubblico italiano, giacché non compaiono notizie sui periodici dell’epoca. Sappiamo invece che suscitò un maggior interesse dal lato austriaco, sia tra le persone che sulla stampa86.

Anche dal punto di vista politico i dati sull’affluenza sono in linea con ciò che succedeva, più in generale, nella vita quotidiana dell’epoca, nella quale all’irredentismo italiano si

84 Per gli elenchi completi degli espositori cfr. testi integrali degli articoli del 1907 [ant. 1-5].

85 “Sebbene gli sloveni triestini sono dediti del lavoro le visite alla mostra sono state piuttosto buone anche nei giorni feriali” [ant. 4].

86 “In particolare il "Triester Zeitung" ha dato alla mostra una giudizio encomiastico e lusinghiero. Un grande onore è stata la visita del Principe Reggente di Hohenloh; come abbiamo già anticipato, il principe ha espresso il suo stupore, perché non si aspettava una mostra del genere” [ant. 4]. Un articolo in effetti apparve anche sulla stampa locale tedesca: Bilderaustellung slowenischer künstler, in “Triester Zeitung”, 20.10.1907

contrapponevano sloveni e austriaci, a volte coalizzandosi tra loro e viceversa. Vedremo che queste dinamiche rimarranno costanti anche nel dopoguerra.