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Il richiamo alla fedeltà “nazionale” attraverso i periodici

Ritornando alla questione del Litorale, gli sloveni avevano notato, già prima della mostra indipendente del 1927, che nel settore artistico e culturale in genere, i rapporti con gli italiani stavano peggiorando.

Ad ogni manifestazione culturale degli sloveni in Italia purtroppo notiamo sempre più spesso che i contatti culturali tra le parti, proprio a causa della situazione, si stanno allentando. [ant. 39]

A seguito della chiusura anticipata e forzata della mostra degli sloveni del giugno 1927, a qualcuno doveva esser sembrata strana l’ammissione degli artisti sloveni alla Prima Esposizione del Sindacato delle Belle Arti del 1927, e ancora più strano che a Černigoj e ai suoi allievi fosse stato concesso addirittura uno spazio a sé stante dove poter esprimere idee così diverse da quelle diffuse nell’ambiente triestino.

È infatti in un articolo pubblicato sullo “Slovenec” di Lubiana, da un anonimo critico, che troviamo al contempo lo stupore e una dura critica, il cui testo esprime anche frustrazione e fastidio per la situazione corrente.

Non capita spesso ad un pittore sloveno di riuscire con le proprie opere di affermarsi in qualche mostra triestina. L’intolleranza nazionale delle giurie triestine si spinge al punto da sbarrare le porte al pittore sloveno locale, senza considerare la minor o maggior qualità delle sue opere. Per gli “sc’iavi” non c’è mai stato spazio alle mostre triestine. Le giurie italiane con ciò volevano preservare la consueta opinione dei triestini italiani: che gli sloveni possano essere tutt’al più buoni contadini e diligenti domestiche. Per questa ragione è così importante il successo dei pittori Veno Pilon e Lojze Spazzapan alla mostra al Giardino Pubblico di Trieste. Il riconoscimento è tanto più prezioso, poiché arriva dal versante italiano. [ant. 44]

La scelta dell’ammissione all’esposizione di questi artisti, appare tanto più strana se consideriamo che questa fu la prima esposizione organizzata dal Sindacato, il quale nella funzione di “promotore” di una politica culturale, aveva permesso la comunicazione di idee

“politiche” oltre che artistiche, attraverso l’esposizione del Gruppo Costruttivista triestino. In ogni caso Černigoj e i suoi avevano il diritto di partecipare alle selezioni della giuria dell’esposizione, essendo iscritti al Sindacato e ancor prima al Circolo Artistico.

La scelta di aderire al Sindacato da parte degli artisti sloveni, oltre che una scelta obbligata per quanto riguarda le possibilità di esporre, considerato ciò che era successo nel mese di giugno del 1927, può essere considerata anche un’alternativa nella quale inizialmente qualcuno di loro può aver confidato, come trapela dalle parole di Veno Pilon nella “Lettera dal litorale. Informazioni generali sull’arte in Italia”, pubblicata sul quotidiano nazionalista di Lubiana “Narodni dnevnik”:

Questo disorientamento generale nella mentalità si riflette anche nel fatto che i giornalisti polemici, i critici e gli artisti si avvicinano naturalmente ai partiti politici con la richiesta di porre fine a questa confusione e dar man forte nel mostrare nuovi valori. Per quanto possa sembrare ingenuo infatti il governo ha considerato seriamente di limitare il numero di mostre al minimo e di ridurre con ciò l’epidemia dell’iperproduzione artistica, e quindi di aumentare l’attuale livello dell’arte. [ant. 45]

Sembra quasi una giustificazione che prelude alle accuse che gli verranno mosse nei mesi successivi. Tuttavia l’esposizione può esser vista come un “banco di prova” per il Sindacato e per gli artisti che vi si erano associati.

Nel 1928 ci fu un evento che segnò il corso dell’arte slovena del primo dopoguerra e che coinvolse gli artisti sloveni del Litorale: un gruppo di artisti sloveni, sotto la guida di Ferdo Delak, tenne una mostra presso la galleria di Herwarth Walden a Berlino. L’importante rassegna, intitolata Junge Slovenishe Kust si proponeva di presentare una rassegna sullo sviluppo dell’arte in Slovenia, e in gran parte si focalizzò sul Gruppo Costruttivista triestino255: a partecipare furono gli esponenti che di nuovo vennero presentati usando connotazioni in senso nazionale e vennero considerati, tra l’altro, “i maggiori rappresentanti del gruppo nazionale sloveno”.

Qualche mese dopo, nel gennaio 1929, la rivista “Der Sturm” pubblicò, in omaggio alla mostra, un numero speciale dedicato a questi artisti e in generale all’avanguardia slovena, in campo teatrale, musicale e letterario. Comparvero su tale edizione anche alcune illustrazioni di Eduard Stepančič, August Černigoj, Ivan Poljak, Veno Pilon e Zorko Lah. In buona sostanza di tutti coloro i quali avevano partecipato all’Esposizione Sindacale del 1927, e che molto probabilmente, all’epoca, avevano già capito che a Trieste non avrebbero più avuto spazio per questo tipo di sperimentazioni e che quindi avevano trovato nello sloveno Ferdo Delak un promotore delle loro iniziative.

Va anche detto che però quest’iniziativa non deve esser passata del tutto inosservata nell’ambiente triestino e può essere considerata una delle premesse al polverone che si sollevò qualche mese dopo, in un intreccio di nazionalità e pubblicazioni che condensa in poche righe i complessi rapporti di convivenza a Trieste.

A novembre del 1929, la rivista tedesca “Die Kunst”, diffusa anche sul territorio triestino, riportò un articolo del critico serbo Rajko Ložar intitolato “La moderna pittura slovena”, all’interno del quale venivano raccontate le vicende del pittore Kralj, che aveva avuto il compito di affrescare le chiese distrutte dalla guerra nei territori di confine, e, dopo questa trattazione, vennero chiamati in causa Veno Pilon e Avgust Černigoj, rappresentanti secondo Ložar della pittura slovena moderna. L’articolo balzò agli occhi dei critici italiani, i quali vollero gelosamente aggiudicarsi tra gli artisti della propria nazionalità Pilon e Černigoj, colpevoli però di esser stati poco chiari nel dichiarare la loro appartenenza nazionale italiana.

Quanto poi a questi pittori giuliani256 che altra volta hanno opportunamente dichiarato in qual conto tengano la snazionalizzazione che di vuol fare ai loro danni, sentiranno -vogliamo crederlo- il dovere di scrivere a tutte le riviste del mondo, che sono cittadini italiani, pittori italiani. E sentiranno l’ultimo bisogno, ancor più del civico dovere, di dichiarare pubblicamente che sono orgogliosi si essere italiani e non vogliono prestarsi a confusioni e tanto meno apparire di fare un doppio gioco. [ant. 84]

256 Avgust Černigoj e Veno Pilon.

Il doppio gioco, in effetti, pare avesse avuto effettivamente luogo, se consideriamo che Pilon aveva partecipato alla Prima Esposizione Goriziana del 1924 e alla Sindacale triestina del 1927, ma anche a varie esposizioni a Lubiana, dal 1920 al 1928, nonché a quella berlinese dello stesso anno. Lo stesso vale per Černigoj, che dal 1925 si mosse abilmente tra Lubiana, Gorizia e Trieste, partecipando a mostre che, soprattutto dal 1927 in poi, ebbero denotazioni sempre più politiche e nazionali257.

L’articolo pubblicato su “Die Kunst” e ripreso dal periodico “Il popolo di Trieste” con un chiarissimo attacco personale a Černigoj e Pilon, nei giorni successivi fu ripreso da un altro periodico che pubblicò, in parte in chiave satirica come di sua abitudine, in parte con un innegabile punta di cattiveria, un’ulteriore precisazione:

Noi crediamo sulla parola all’articolista del “Popolo di Trieste” che i due menzionati pittori possiedano la cittadinanza italiana, è altrettanto vero peraltro che le figure e le case e le nature più morte che vive che essi sogliono dipingere e mettere in mostra a Trieste, se non sono un prodotto jugo, devono esserlo per lo meno dei paesi dei Mangangia, dei Matabeli e dei Papuani, o dei nani Motilon, masserizie e “tukul” compresi. [ant. 85]

Queste parole per quanto satiriche risultano comunque molto pungenti e critiche nei confronti dei due artisti, e vennero accompagnate anche da una vignetta, che nonostante l’ironia, racchiude comunque un vocabolario e dei pensieri, che sono espressioni tipiche del crescente odio dimostrato dagli italiani nei confronti degli sloveni. L’odio si manifestava anche in campo artistico nella svalutazione dei lavori degli artisti che appartenevano a questa espressione nazionale.

257 Basti pensare, oltre alla “1. esposizione del sindacato delle belle arti e del circolo artistico di Trieste” del 1927, alla “Slovenska moderna umetnost 1918-1928” (Arte moderna slovena 1918-1927) che si tenne a Lubiana nel giugno 1928, o alla successiva “Junge Slovenische Kunst”, tenutasi a Berlino nel settembre 1929.

Figura 19. "Marameo" 29.11.1929.

Fu a causa di queste accuse, rese palesi dalla pubblicazione sui periodici, che dal Litorale in questi anni se ne andarono molti degli artisti sloveni, chi per sfuggire a limitazioni sempre più frustranti258, chi per continuare la carriera artistica senza dover per forza aderire al Sindacato delle Belle Arti, o senza ricevere critiche che riguardassero più la nazionalità che l’arte proposta.

Così partirono: Pilon per Parigi, Spazzapan verso Torino, mentre Čargo, Bambič, Bucik, Sirk e Stepančič tentarono la fortuna nel Regno di Jugoslavia, lasciando le proprie città natali

258 (Cernigoi 2006).

fino al termine della guerra e qualcuno per sempre, come Sergio Sergi, che si trasferì in Argentina259.

Figura 20. Spostamenti degli artisti sloveni del Litorale durante l’ascesa del Fascismo.

Di alcuni di questi si riescono facilmente a seguire le carriere, di altri invece si perdono rapidamente le tracce.

Per esempio Milko Bambič e Ivan Čargo si stabilirono a Lubiana e iniziarono una duratura collaborazione con la rivista slovena “Ilustracija”260 che si occupò di temi culturali, tra i quali inserì anche articoli su alcuni artisti del Litorale261 e sulle esposizioni; inoltre venne arricchita dalle illustrazioni e dalle copertine di questi due artisti.

La cesura con l’ambiente del Litorale però fu tutt’altro che evidente: infatti, forse anche grazie alla collaborazione di Ferdo Delak alla rivista262, compaiono tra le pagine numerose riproduzioni delle opere degli artisti con i quali Čargo aveva collaborato negli anni, come Veno Pilon che aveva esposto assieme a lui all’Esposizione goriziana del 1924 e aveva più

259 In rif. al gruppo degli artisti sloveni del Litorale: “In verità è proprio un bel gruppo, ma questo gruppo artistico è come un albero in autunno, ogni raffica forte strappa le foglie nuova e le porta via in tutte le direzioni. Già prima della guerra ci hanno lasciati Birolli, Bratina, Cotič, Gustinčič, Klemenčič e Repič”[ant. 47].

260 ("Ilustracija" 1929-1931), editori: Narte Velikonja, Rajko Ložar, Janko Traven.

261 F. D., Albert Sirk, in ("Ilustracija" 1929-1931), p. 186.

262 Molti articoli sono firmati F. D., presumibilmente Ferdo Delak, protagonista di molte esperienze degli artisti sloveni d’avanguardia.

tardi partecipato alle esposizioni slovene dal 1926 in poi263. O ancora i progetti conseguiti da Čargo assieme a Černigoj e Spinčič per le scenografie dell’opera “Črne Maske” di Marij Kogoj264: attraverso questi bozzetti si ricompone virtualmente il gruppo dell’avanguardia slovena del Litorale, rappresentato in parte dal Gruppo Costruttivista, in parte dalle attività e dalle collaborazioni di Černigoj con Lubiana.

Va infine notato che Lubiana accolse calorosamente gli artisti sloveni che lì cercarono rifugio: nel giugno 1928 venne organizzata un’esposizione che ambiva a ripercorrere le tappe della modernità artistica slovena, nel decennio successivo alla Prima guerra mondiale: “Slovenska moderna umetnost 1918-1928” (Arte moderna slovena 1918-1928). Tra i vari artisti parteciparono anche Čargo, Pilon, Spazzapan, Černigoj e Gorše.

Figura 21. Caricatura rappresentante i membri della redazione di “Ilustracija”: Ferdo Delak, Albert Sirk e Branko Flego, durante un viaggio265.

Nel novembre 1929, ancora, gli artisti Čargo, Pilon, Bucik, Sirk, S. Šantel, praticamente tutti artisti emigrati dal Litorale e senza più possibilità di vivere e lavorare in Italia, furono ospitati nella collettiva Razstava primorskih oblikujočih umetnikov (Mostra degli artisti del Litorale), che si tenne a Lubiana e della quale non si hanno documenti.

263 ("Ilustracija" 1929-1931), anno 1929 pp. 94-95.

264 Ivi, pp. 182-183.

265 Cartolina rinvenuta presso la Sezione di storia ed etnografia della Biblioteca Nazionale e degli studi di Trieste.