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La mostra indipendente del 1927

Il 5 giugno 1927 si inaugurò la Razstava upodabljajočih umetnosti (“Mostra d’arte figurativa”), alla quale partecipano gli artisti Milko Bambič, France Gorše, Ernest Sešek e Albert Sirk, forse furono addirittura essi stessi gli organizzatori della mostra. Lo spazio espositivo si trovava nell'edificio della Posta del rione di San Giovanni (in sloveno “Sveti Ivan”), un quartiere di Trieste. Il catalogo, rinvenuto presso la Sezione di storia ed etnografia della Biblioteca Nazionale e degli studi di Trieste217, ci informa soltanto sulla quantità delle opere esposte, dandoci l'elenco completo, privo però di immagini218. Le opere esposte furono 62, lo spazio equamente distribuito tra i quattro artisti, con una prevalenza di opere di France Gorše che espose sia sculture che disegni; gli altri tre artisti esposero invece dipinti. È molto difficile farsi un'idea di come potesse apparire la sala: non ci sono fotografie a riguardo tranne due pubblicate sul mensile sloveno “Naš glas”219, ma i

217 “Odsek za zgodovino in etnografijo” presso “Narodna in študijska knjižnica” di Trieste.

218 V. fig. n. 16.

219 ("Naš glas" 1925-1928), 1927, pp. 212 e 223.

cataloghi personali che possediamo dei singoli artisti non riportano sufficienti informazioni riguardo a queste opere, o non le citano affatto, così risulta praticamente impossibile fare una ricostruzione attendibile dell'allestimento.

Figura 15. Fotografia della Razstava upodabljajočih umetnosti (Mostra d’arte figurativa), 1927.

In generale si può dire che tutti questi artisti affrontarono temi sociali, come in “Na ulici” (“Sulla strada”) o “Pijanci” (“Ubriachi”) di Bambič, “Prošnja” (“Preghiera”) di Gorše o “Vinski

brat” (“Fratello di vino”) di Sirk. Ci furono anche molti ritratti e se li confrontiamo ad altri

dell'epoca di questi stessi artisti, possiamo notare come siano tutti aderenti al dato reale e minimamente influenzati dalle tendenze dell'astrazione o dalle novità formali provenienti da altri paesi.

Proprio in quegli anni però Bambič aveva sperimentato la semplificazione delle forme, principi di astrazione e introduzione di elementi legati al futurismo, come l'inserto di ritagli di giornale o tratti tipici legati alle figure in movimento, in disegni come “Černigoj v

dell’autobiografia”), e in grafiche come “Futuristična biografija”220 (“Biografia futurista”), il quale titolo ci rivela la fonte d'ispirazione.

Dai periodici dell'epoca otteniamo informazioni più precise, grazie alle recensioni e alle cronache pubblicate appena dopo l'inaugurazione.

Come temevamo, la mostra organizzata a San Giovanni a Trieste dagli artisti sloveni Milko Bambič, France Gorše, Ernest Sešek e il prof. Albert Sirk, si è prematuramente conclusa. Solamente per due giorni è stato data al pubblico la possibilità di vedere le opere dei partecipanti, il terzo giorno i carabinieri hanno chiuso le porte della mostra. Gli espositori hanno comunque raggiunto il loro scopo. Già durante i primi due giorni un folto pubblico ha visitato la mostra, e si è convinto che, nonostante le condizioni difficili, la forza vitale non è scomparsa tra le nazionalità. Il nostro uomo si è ritirato al momento opportuno nella sua casa, dove lavora in silenzio, solo per sè stesso. Rare sono le opportunità, di riunire questi lavori isolati; in queste condizioni, il legame tra le singole parti è sottile, ma hanno la volontà di tenerla in vita. Ad ogni manifestazione culturale degli sloveni in Italia purtroppo stiamo sempre più attenti che i contatti culturali tra noi e loro proprio a causa della situazione non si allentino. [ant. 39]

Da questo articolo traiamo delle informazioni fondamentali per la comprensione della dinamica dell'organizzazione e dello svolgimento dell'esposizione. Innanzitutto sappiamo che la mostra, programmata dal 5 al 12 giugno221, ha avuto luogo solo i primi due giorni, il terzo sono intervenuti i Carabinieri.

La notizia venne pubblicata sul periodico “Slovenec”, stampato a Lubiana, e non per esempio sul triestino “Edinost”, che riporta le cronache della mostra sia il 7 (giorno della chiusura), che il 14 giugno. Questi dati fanno presupporre che, in virtù delle leggi fasciste già vigenti, la mostra, organizzata indipendentemente da artisti sloveni per un pubblico sloveno, non avesse ricevuto le necessarie autorizzazioni, e perciò fosse stata chiusa dalle forze dell’ordine.

220 Riferimenti iconografici in (Bernik, Brejc e Komelj 1998), p. 46.

La logica deduzione che i giornali triestini di lingua slovena, che già subivano delle restrizioni e dovevano superare la censura, non volessero gettar altra benzina sul fuoco, incrementando una discussione già di per sè molto accesa.

I periodici italiani non riportarono alcuna notizia riguardante l'esposizione, perciò non si sa se l'esposizione fosse stata visitata dal pubblico italiano e quali fossero le opinioni a riguardo.

111 Fi gur a 16 . C at al og o d el la Raz st ava u po da bl ja jo či h u metn os ti ( M os tra d 'a rt e f ig ur at iva ), 1 92 7. 1927

4 Gli artisti sloveni in Italia dopo il 1927

L’anno 1927 rappresentò una data importante per gli sloveni del Litorale. Fu l’anno in cui molti periodici e quotidiani pubblicati in sloveno sul territorio italiano vennero proibiti. Da questo momento in poi cambiò per sempre il mondo dell’editoria e della cultura slovena. Inoltre, la narrazione successiva delle vicende degli artisti del Litorale in questa tesi verrà fatta esclusivamente seguendo le fonti in lingua italiana riguardante gli sloveni, ad eccezione di qualche documento rinvenuto in lingua slovena. Anche la speranza di attingere informazioni dalle fonti slovene pubblicate nel Regno dei serbi, croati e sloveni (e dal 1929 formalmente nel Regno di Jugoslavia) è stata pressoché vana, giacché in questi anni si rafforzò il distacco del Litorale dal resto dei paesi di lingua slava: le comunicazioni vennero interrotte con il blocco delle importazioni/esportazioni sulla linea di frontiera, specialmente per quanto riguarda la stampa. Tuttavia dalle fonti slovene si riescono a seguire le carriere degli artisti sloveni del Litorale che emigrarono nel Regno di Jugoslavia. Lo stesso anno, come abbiamo visto, fu quello del divieto della mostra organizzata autonomamente dagli artisti sloveni222. Fu un chiaro messaggio che da quel punto in poi qualsiasi attività slovena non sarebbe stata più tollerata e ben accetta al di fuori del controllo politico e sociale del Fascismo.

Sempre nel 1927 iniziarono a Trieste le esposizioni organizzate del Sindacato Fascista delle Belle Arti, perciò le esposizioni da quell’anno vennero in qualche modo “controllate” dal Sindacato223, e non ci fu un’attività espositiva parallela, se non quella rappresentata dalla gallerie private, che normalmente si dedicavano alle esposizioni personali.

In quest’anno inoltre si infittirono le partenze degli sloveni del Litorale: ci fu chi scelse mete più favorevoli dal punto di vista artistico, come Pilon e Spazzapan, che si spostarono rispettivamente a Parigi e a Torino, e chi optò per altre più accomodanti dal punto di vista

222 [3.4 La mostra indipendente del 1927]

223 Confrontando lo statuto del Circolo Artistico entrato in vigore il 15 dicembre 1926 (Circolo artistico Trieste. Statuto 1926), cioè prima della Prima Esposizione organizzata dal Sindacato, e quello del dicembre 1932 (Circolo artistico Trieste. Statuto 1934), si notano numerosi cambiamenti, tra i quali la composizione del Consiglio direttivo, regolamentato dall’art. 20, che nella seconda versione riporta “Degli otto consiglieri quattro debbono essere designati dal Sindacato interprovinciale fascista delle Belle Arti unitamente al rappresentante provinciale della Confederazione Nazionale del Sindacato Fascista professionisti e artisti”.

della lingua e della nazionalità: cioè quella che di lì a poco sarebbe diventata la Jugoslavia. Da questo punto in poi chi restò sul Litorale dovette sottostare alle politiche e alle decisioni impartite dal governo, sia per quanto riguarda la condotta di vita, che l’attività artistica: ci fu però chi da questa situazione non ebbe solo impedimenti e restrizioni, ma anche uno decisivo sviluppo favorevole.