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Composti formati da un sostantivo e un aggettivo: pastasciutta 97

Capitolo 4. La composizione nominale in italiano

4.2. Proprietà sintattiche

4.6.2. Composti formati da un sostantivo e un aggettivo: pastasciutta 97

La composizione di nomi e aggettivi dà luogo a nomi composti; la testa del composto è sempre il nome15. Le formazioni in cui l’aggettivo segue il nome, come terraferma,

cassaforte, pastasciutta hanno quindi testa a sinistra, secondo il modello tipico italiano,

14 Fleischer Barz (2012: 150) li suddivide nelle stesse categorie.

15 Tranne nel modello compositivo A+N del tipo verde bottiglia, giallo canarino, che forma aggettivi composti con testa aggettivale a sinistra (Renzi et al., 1995: 501).

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mentre le formazioni in cui l’aggettivo precede il nome, ad esempio biancospino,

bassorilievo, chiaroveggente, mezzaluna hanno testa a destra e sono riconducibili alla

fase più antica della lingua. Composti di questo tipo con testa a destra non sono più produttivi nell’italiano (Grossmann Rainer 2004: 43).

[A]N [B]N  [[A]N R [B]N]N

[terra]N [ferma]A  [[terra]N R [ferma]A]N

[basso]A [rilievo]N  [[basso]A R [rilievo]N]N

Non tutti i composti sono univerbati; in base a Grossmann e Rainer (2004: 44), consideriamo composti anche le formazioni N+A che si scrivono staccate, come nave

spaziale, sci alpino, scatola cranica. In questi esempi il membro aggettivale è un

aggettivo di relazione, cioè “un aggettivo che traspone un nome nella forma di determinatore aggettivale” 16 (Serianni 2006: 192). Quando la testa in queste formazioni è a sinistra può essere difficile stabilire un confine tra composti e sintagmi; in tedesco è facile discriminare grazie al criterio ortografico e alla mancanza di flessione dell’aggettivo, si veda ad esempio la differenza tra Buntpapier e buntes Papier, mentre in italiano bisogna affidarsi ad altri criteri. Ciò che permette di distinguere è il comportamento dell’aggettivo: esso deve funzionare come un determinante, deve agire in modo restrittivo, cioè restringere il campo semantico del nome che funge da testa; non deve essere un mero aggettivo qualificativo che accompagna il nome, non deve descriverlo. Lo dimostrano i seguenti test17: com’è la scatola? *è cranica. *una scatola

davvero cranica. Oltre a restringere il dominio semantico della testa, l’aggettivo può

anche espanderlo: si pensi a nave spaziale, che non è una ‘nave’ nel senso comune del termine, perché l’aggettivo precisa che si tratta di un concetto esteso di nave. In base a ciò si annoverano tra i composti con aggettivo anche formazioni come sabbie mobili,

16 A mio avviso questo rende tali formazioni simili ai composti tedeschi: se si prende ad esempio nave

spaziale, il cui corrispondente tedesco è Raumschiff, si vede che la relazione tra i costituenti è identica – in

italiano la funzione di determinante è espressa da un aggettivo che determina il nome-testa, mentre in tedesco è svolta dal costituente nominale Raum- .

17 Questi test secondo Serianni (2009: 194) vengono usati per identificare gli aggettivi di relazione: *calore

più solare, *questo calore è solare. Gli aggettivi di relazione non sono gradabili, né usabili in funzione

predicativa. Diventano gradabili e usabili predicativamente se impiegati in funzione qualificativa: questa

festa è spaziale. Se con questi test si dimostra che l’aggettivo è in funzione restrittiva rispetto al nome (come

in nave spaziale), si tratta anche di test validi per i composti, perché se l’aggettivo non descrive ma restringe il campo semantico del nome-testa allora si tratta di un composto.

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giochi olimpici, cartone animato, filo spinato. Nelle formazioni con testa a destra valgono

gli stessi criteri, ma il discrimine tra composti e costruzioni sintattiche è più netto: solitamente si scrivono attaccati. Nel composto altoforno ad esempio non si sta parlando di un *forno che è alto, dove l’aggettivo qualificherebbe il nome; si tratta di un particolare tipo di forno che si sviluppa in altezza (Grossmann Rainer 2004: 44).

Jacobini (2011: 252) distingue tra composti endocentrici ed esocentrici. Nel primo gruppo si trovano forme endocentriche come cassaforte, altoforno e nave spaziale, dove la testa semantica è il membro sostantivale del composto. Tendono a volgere entrambi i membri al plurale18: le casseforti, gli altiforni, le navi spaziali; la lessicalizzazione può però far sì che solo il secondo membro porti la marca del plurale, come in bassorilievi,

pastasciutte. Il secondo gruppo comprende i composti esocentrici che di norma possono

essere interpretati come composti possessivi, del tipo pettirosso, pellerossa, piedipiatti,

manolesta, viso pallido, cuore infranto, casco blu; la testa semantica non è presente nel

composto, infatti un manolesta non è una ‘mano’. Di questi, soprattutto i composti univerbati non costruiscono il plurale in modo sistematico, infatti si dice i pettirossi volgendo entrambi i costituenti al plurale, mentre i pellerossa e i piedipiatti rimangono invariati. Semanticamente questi composti corrispondono ai bahuvrīhi tedeschi come

Rotkhelchen; ricordiamo però che nei composti tedeschi la testa formale è sempre ben

definita, si trova sempre a destra e determina genere, numero e flessione dell’intero composto.

Nelle combinazioni di aggettivo e sostantivo, dunque, l’aggettivo restringe il dominio semantico del sostantivo testa, esattamente come il determinante nei composti determinativi. Chiaramente le formazioni non univerbate graficamente sono più simili alle formazioni puramente sintattiche. Si può ipotizzare una scala di formazioni più o meno stabili: i composti stretti hanno confini di parola deboli e si scrivono in un'unica parola (cartapesta), i composti larghi mantengono i confini di parola, ma rispondono ai

18 A causa di questo comportamento nella formazione del plurale, Schwarze (1995: 610) ritiene che i composti che presentano flessione interna, del tipo cassaforte-casseforti, mezzanotte-mezzenotti non si possano considerare composti, ma siano piuttosto univerbazioni sintattiche. Donalies (2004:27) sulla scorta di Schwarze sostiene che i composti formati da un nome e un aggettivo manchino del tutto nelle lingue romanze. Questo accade se si applicano all’italiano i criteri validi per il tedesco, e si ritorna al fatto che difficile trovare dei criteri universalmente validi per delimitare i composti da altri fenomeni grammaticali. In base ai criteri adottati nelle grammatiche italiane (Scalise e Bisetto 2008: 120, Serianni 2006: 665, Jacobini 2011: 251s e Renzi et al. 1995: 501) qui tali formazioni si considerano composti a pieno titolo.

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test come se fossero parole uniche (carta crespa) e i normali sintagmi si comportano come costruzioni sintattiche composizionali (carta colorata). Tutti i gradini di questa scala possono corrispondere ad un composto in tedesco: Papiermaschee, Krepppapier,

Buntpapier.

4.6.3. Composti formati da un verbo e un sostantivo: scolapasta

I composti V+N del tipo scolapasta sono molto produttivi in italiano e nelle lingue romanze in generale. Sono formati da un elemento verbale seguito da un sostantivo, che svolge il ruolo di complemento oggetto rispetto al verbo; il sostantivo può comparire sia al singolare, come in copricapo, che al plurale sbattiuova. Sono sempre esocentrici (Serianni 2006: 664).

[A]V [B]N  [[A]V R [B]N]N

[scola]V [pasta]N → [[scola]V R[pasta]N]N

Dal punto di vista formale, verbi di qualsiasi tipo possono comparire come primo costituente: possono appartenere alla prima, alla seconda o alla terza coniugazione, si vedano portavalori, spremiagrumi, apriscatole (Schwarze 1995: 612). L’elemento verbale può essere interpretato in tre modi: potrebbe corrispondere ad una seconda persona dell’imperativo (scola la pasta!), ad una terza persona dell’indicativo presente (egli scola la pasta) o al tema della radice verbale (scola-). L’ipotesi più accreditata secondo Grossmann e Rainer (2004:45) è che si tratti di una forma imperativa, permettendo così di giustificare la vocale i che compare nei verbi della seconda e terza coniugazione, per cui si dice prendisole, coprispalle e non *prendesole, *coprespalle. Di norma si formano sostantivi di genere maschile e indeclinabile: un cantastorie, uno

spaventapasseri, un portamonete. In pochi casi il genere è femminile, ed è riconducibile

ad un elemento che è stato eliso, come in la (macchina) lavastoviglie (Schwarze 1995: 612). Anche al plurale queste forme non vengono declinate: uno, due spartineve; inoltre, se il costituente nominale è al plurale, si tratta di un plurale semantico interno, che non tange il numero dell’intero composto: uno, due portamatite. Anche in questo caso la lessicalizzazione può far percepire parole composte come parole semplici, perciò alcuni composti V+N sono diventati declinabili al plurale: si dice ad esempio un asciugamano,

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due asciugamani, anche se le mani da asciugare sono sempre due, salvo incidenti. Così

esistono anche forme come girasoli, grattacieli, copriletti; talvolta si tratta di forme tipiche del parlato (Grossmann Rainer 2004:45, Jacobini 2011: 252).

Il verbo deve essere un verbo transitivo ed esprimere un’attività, in modo da poter reggere il sostantivo come complemento oggetto (Schwarze 1995: 613). Dal punto di vista sintattico queste forme sono soggette ad alcune restrizioni: il nome deve poter essere interpretato come argomento interno del verbo, quindi non può essere il soggetto del verbo né un complemento di altra natura; per questo non si può formare *portacasa, dove ‘casa’ è un complemento di luogo (Scalise Bisetto 2008: 134). Per certi versi, questo accomuna i composti italiani V+N ai Rektionskomposita delle lingue germaniche come

Romanleser (punto 2.3.). Ci sono però due differenze fondamentali: innanzitutto, in Romanleser il costituente con struttura argomentale è un sostantivo deverbale, derivato

tramite suffissazione (Leser dal verbo lesen), mentre in scolapasta è presente un verbo vero e proprio (scola-); in secondo luogo, i Rektionskomposita sono endocentrici (la testa è il nome deverbale: es ist ein Leser), mentre i composti V+N italiani sono sempre esocentrici (*‘è uno scola’, *‘è un pasta’). In italiano sono presenti pochi composti lessicalizzati in cui il nome è il soggetto del verbo, come batticuore, corrimano e

tornaconto, nonché rare forme riconducibili al latino con l’elemento verbale a destra,

come fratricida, sanguisuga; si tratta di formazioni eccezionali e oggi non più produttive (Scalise Bisetto 2008: 134). La morfologia infatti non viola i principi della sintassi, e siccome la sintassi dell’italiano prevede l’ordine dei costituenti frasali SVO, la composizione forma sostantivi VO, dove il nome-oggetto segue il costituente verbale (Renzi et al. 1995: 507). Esistono altri modelli compositivi, non più produttivi, in cui un primo costituente verbale regge il secondo costituente: sono i composti formati da un verbo e un avverbio, come tiratardi, buttafuori, cacasotto; esistono anche composti tra un verbo e un aggettivo, come cascamorto, o un aggettivo indefinito, come tritatutto; sono formazioni sempre esocentriche, di genere maschile indeclinabile, ma a differenza dei composti V+N come rompiscatole sono rare e non produttive (Grossmann Rainer 2004: 46, Jacobini 2011: 250).

Dal punto di vista semantico il nome deve soddisfare le restrizioni imposte dal verbo: per questo non si possono formare parole come *pettinasassi e *spostasinghiozzi. Nella maggior parte dei casi si formano parole con interpretazione agentiva o strumentale;

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indicano una persona che svolge una determinata attività caratteristica, come in

spazzacamino, portabandiera, acchiappa-fantasmi, oppure uno strumento designato a

compiere una certa operazione, come temperamatite, lanciafiamme, portasci,

aspirapolvere. Ci sono sempre eccezioni (Grossmann Rainer 2004: 45): alzabandiera

designa una cerimonia, ammazza-caffè non implica né un assassinio né un caffè; come sempre, il contesto, l’idiomatizzazione e la lessicalizzazione portano la lingua oltre le regolarità descritte dalla grammatica. Il contesto può anche disambiguare formazioni plurivoche, come lavapiatti, che può indicare sia la persona addetta a lavare i piatti, sia l’apposita macchina (Serianni 2006: 664).

Il modello V+N si è sviluppato dopo la fase latina della lingua, ed è stato molto produttivo sin dall’inizio dell’era volgare; è a causa dell’antichità del modello che oggi alcune formazioni non sono più trasparenti, come ad esempio le parole passaporto e

passamontagna. Il modello forma inoltre composti onimici: forma sia antroponimi

(Bevilacqua, Vinciguerra, Tagliapietra, Sanguedolce) che toponimi (Miralago,

Miramonti, Serravalle) (Schwarze 1995: 613). È inoltre “vitale dalle origini della lingua

fino ai nostri giorni per la coniazione di insulti e ingiurie” (Jacobini 2011: 252), ma anche di sberleffi e appellativi molto espressivi19: si pensi a parole come guastafeste,

ruba-galline, attaccabrighe, scavezzacollo, voltafaccia, ficcanaso, perditempo, mangiapreti, o

al modello di rompiscatole che forma un’ampia serie di parole più o meno scurrili. Esistono anche coni più recenti e fantasiosi (come spostapoveri per definire mezzi pubblici come l’autobus, con ironico atteggiamento snob)20. Il modello è insomma molto vivo nella lingua; inoltre forma anche parole che si possono usare in funzione aggettivale: è il caso della pinza forabiglietti, in cui forabiglietti funziona come attributo del nome

pinza (Ricca 2005: 474). Di queste formazioni particolari e produttive in uso aggettivale

si parlerà nel capitolo 5, tra le eccezioni e i casi particolari della composizione (al punto 5.2.1.).

19 Anche il mio dialetto dispone di un’ampia gamma di formazioni molto espressive: sbrega-mandati (‘persona poco affidabile’), tormenta-anime (‘persona fastidiosa e insistente’), sassina-fameje (‘sfasciafamiglie’), menarosti (‘perditempo’), brusa-giachéte (‘persona che si dedica ad attività pericolose e infruttuose’), nonché una serie di denominazioni per connotare negativamente persone di chiesa, con una vena di anticlericalismo: basabanchi, ciucia-mentine, magna-particole.

20 Forma coniata dalla pagina Facebook “Che schifo i poveri”, che ha riscosso una discreta diffusione per il modo paradossale con cui ironizza sulla crisi economica. https://www.facebook.com/cheschifoipoveri official/?fref=ts

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Il modello esocentrico V+N è quasi del tutto assente nelle lingue germaniche; in inglese non è produttivo, salvo rare formazioni lessicalizzate come pickpocket (Scalise Bisetto 2008: 133). In tedesco il modello V+N, come in Schreibware, si composta in modo totalmente diverso e non è neanche paragonabile: è endocentrico, il determinato è il costituente nominale di destra e il costituente verbale di sinistra indica un’attività tipica che riguarda il nome. Tuttavia in tedesco esistono delle forme simili ai composti italiani V+N come scavezzacollo: sono nomi come Waghals, Storenfried, Taugenichts, chiamati anche Satzwörter (Olsen 1990: 145, capitolo 5.1.6). La segmentazione dei costituenti è anche in questo caso V+N, caso eccezionale per una lingua germanica, che ha ordine dei costituenti frasali SOV; inoltre tali formazioni sono esocentriche ed esprimono un modo di agire caratteristico di una persona, quindi hanno molto in comune con i composti italiani V+N; anche questi verranno esaminati meglio tra le eccezioni. Per intanto si noti come i composti italiani V+N siano per certi versi simili ai Rektionskomposita tipici del tedesco come Romanleser, completamente diversi dai composti V+N come Schreibware, e strutturalmente uguali a formazioni non tipiche del tedesco come Waghals.