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1.2 DUE LINEE PARALLELE O PERPENDICOLARI?

1.2.3 Comunicazione

La categoria della comunicazione intreccia la teoria relazionale così come la teoria delle rappresentazioni, stabilendo la dimensione gnoseologica di maggiore aderenza dei due approcci.

L’analisi della comunicazione viene presentata da Donati attraverso lo studio dei rapporti interculturali che contribuiscono a delineare i contorni di una teoria relazionale della comunicazione. Il fenomeno comunicativo viene compreso come una dimensione della relazione sociale, ogni comunicazione, infatti, istituisce un qualche tipo di relazione tra i soggetti che prendono parte al processo comunicativo e allo stesso modo ogni relazione sociale ha una dimensione comunicativa. Pertanto, è possibile affermare che le relazioni sociali sono sempre anche relazioni comunicative. Pur riconoscendo l’importanza della dimensione comunicativa e simbolica, la sociologia relazionale rigetta le posizioni che riconducono tutto il sociale a comunicazione. Se è vero infatti che la comunicazione è dappertutto nella società, non tutto il sociale può essere ridotto a comunicazione. Tale posizione si confronta criticamente con la tendenza, sempre più crescente negli approcci postmoderni, ad interpretare la società alla stregua di una rete comunicazionale. È il caso del modello struttural-funzionalista, nel quale la comunicazione avviene all’interno di un ambiente culturale del quale è allo stesso tempo prodotto ed espressione, pertanto ogni fenomeno della cultura si identifica con un processo comunicativo. In questa prospettiva la comunicazione non agisce ma è, in un certo senso, agita dalla cultura; laddove la comunicazione modifica la cultura, è la cultura stessa che attraverso la comunicazione si modifica. «La comunicazione è, per così dire, la scena (stage) in cui il cambiamento socio-culturale avviene, ma non è il motore del cambiamento» [Donati, 2006: 56]. L’aspetto problematico di tale prospettiva risiede nell’incapacità di comprendere i fenomeni in cui la comunicazione si libera dai

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presupposti normativi e valoriali, non rispondendo più alla cultura di riferimento. Il paradigma costruzionista neo-funzionalista rovescia completamente la precedente prospettiva per cui è la comunicazione a produrre la cultura in quanto pura operazione di meccanismi comunicativi. L’aspetto anti-umanista che ha assunto tale posizione risiede nell’avere destituito il soggetto della centralità tradizionalmente ricoperta nell’espressione comunicativa, laddove quest’ultima si riduce ad una forma sistematica chiusa in se stessa. «Il sociale, allora, è visto non già come una cultura che si esprime attraverso la comunicazione di/fra soggetti, ma come una comunicazione di/fra reti comunicative, una comunicazione sulla comunicazione» [Donati, 2006: 57]. Per quanto questa prospettiva possa sembrare la risposta più immediata ai limiti della precedente, di fatto con l’affermazione di una comunicazione totalmente autonomizzata da presupposti culturali, viene meno per ciò stesso la sua ragione d’essere. A fronte della critica proposta da Donati al paradigma classico struttural-funzionalista e comunicazionale, è possibile comprendere il principale nodo problematico per la comprensione del fenomeno culturale: la relazione tra comunicazione e cultura. La prospettiva relazionale non si limita a correggere le due prospettive precedenti, ma propone un loro superamento attraverso l’interpretazione e la declinazione in chiave relazionale di alcuni elementi che connotano i due approcci. La cultura viene considerata accessibile alla comunicazione solo in quanto relazione e, viceversa, la comunicazione diviene accessibile alla cultura nel suo essere relazionale.

«La cultura è necessaria alla comunicazione sia come uno strumento per realizzarla, sia come una componente autonoma (avente un significato in se stessa) delle relazioni sociali in cui la comunicazione è sempre incorporata. Questo fatto può essere compreso solo se si è capaci di osservare la cultura come componente sia interna sia esterna rispetto alle relazioni sociali e ciò implica una comprensione del nesso comunicazione/cultura in un framework di tipo relazionale» [Donati 2006, 54]

In questo senso, le relazioni sociali che esprimono una comunicazione tra soggetti in reciproca interazione all’interno di una cultura, formano il tessuto sociale. All’interno della sfera sociale la comunicazione forma una dimensione delle relazioni sociali improntata al relazionamento di valori (forme simboliche che danno significato ai segni), comunicazioni (la modalità del riferimento che connette o disconnette valori), scopi (i fini nella situazione concreta) e mezzi (gli

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strumenti utili a realizzare la comunicazione come relazione). Attraverso la bussola AGIL Donati interpreta le tre posizioni espresse nel merito della comunicazione e del suo rapporto con la cultura, in particolare, con un esempio pratico di aderenza alla forma di partecipazione sociale propria della cittadinanza, nella quale coesistono elementi ascrittivi e acquisitivi. Letta in ottica struttural- funzionalista, la cittadinanza si presenta come una comunicazione della cultura che determina le caratteristiche di chi ne fa parte. Questo modello rispecchia fedelmente la moderna cittadinanza statuale, che vede nello Stato l’intermediario simbolico e culturale della comunicazione tra i cittadini. Con il paradigma comunicazionale la cittadinanza diventa un problema di scambi opportunistici, giungendo a diventare il risultato delle comunicazioni interattive tra i partecipanti (comunità di discorso). Entrambi gli approcci, sono sottoposti al vaglio critico da Donati, il quale rileva che: da un lato, la prima non è in grado di rendere conto delle trasformazioni intervenute nel modello di cittadinanza attraverso la sua progressiva erosione proveniente dal basso per effetto della nascita di una nuova società civile; dall’altro, il paradigma comunicazionale non riesce a vedere l’aspetto necessariamente strutturale della cittadinanza che richiede un determinato modello di relazione in grado di legare i consociati. Quanto propone la teoria relazionale è invece l’emergere di una nuova forma di cittadinanza costruita come relazione sociale a doppia contingenza fra cultura e comunicazione a partire dal riconoscimento giuridico e politico della società civile in luogo di una vera e propria «cittadinanza societaria» [Donati, 2000].

La teoria delle rappresentazioni sociali proposta da Moscovici guarda alla comunicazione come ad un elemento imprescindibili sia dell’analisi empirica, sia della portata epistemologica del costrutto teorico. Per quanto attiene alla rilevazione delle rappresentazioni sociali, l’Autore, rifacendosi al pensiero di Tarde [1910], evidenzia la possibilità di osservare le rappresentazioni attraverso i processi comunicativi che si svolgono quotidianamente tra gli individui sia negli scambi conversazionali occasionali sia in quelli più consolidati. Dai campioni di conversazioni che hanno luogo normalmente in luoghi di aggregazione sociale – da quelli meno strutturati come i bar, ai più formali come i ritrovi politici o della società civile – è possibile acquisire il materiale necessario all’analisi delle rappresentazioni. È infatti nel processo comunicativo, azionato dai soggetti su

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determinati oggetti o idee significativi, che si verifica quel processo di ricostruzione del reale nonché di produzione rappresentazionale. Oltre al livello micro, il cui focus è posto nelle interazioni, è possibile cogliere il processo costitutivo nonché divulgativo delle rappresentazioni attraverso l’osservazione della comunicazione mediatica o istituzionale. Sebbene questi due canali possano apparire lontani dalla diretta agenzialità degli attori sociali, in quanto tracciano un vettore informativo orientato prevalentemente in senso top-down; ciò nonostante, sia la comunicazione mediatica che quella istituzionale rivestono un’importante funzione nella costruzione dei quadri di riferimento per le opinioni e le percezioni degli individui, inoltre, la portata della loro influenza si incrocia con i canali più immediati delle interazioni faccia a faccia, fornendo materiale per la discussione e stabilendo un minimum di accordo tra i partecipanti rispetto all’oggetto di dibattito.

Il tema della comunicazione è parte integrante della costruzione teorica stessa; la comunicazione, infatti, viene intesa quale elemento costitutivo delle rappresentazioni nella loro dimensione sociale. Essa risulta essere, insieme alla ri- costruzione del reale e al dominio dell’ambiente, un indicatore fondamentale della sussistenza di una rappresentazione. Pertanto, la comunicazione può essere compresa come un elemento indissociabile e coessenziale rispetto alla rappresentazione, che prende forma a partire da essa. La comunicazione è il luogo di elaborazione delle rappresentazione, in tutte le sue dimensioni, interindividuale, istituzionale e mediale. È attraverso il flusso comunicativo relativo a eventi, oggetti o situazioni socialmente rilevanti che le rappresentazioni sociali si costruiscono, evolvono e vengono decostruite. In questo senso, le rappresentazioni sono intese come i prodotti dell’azione e della comunicazione sociale che, esemplificando, può intendersi come ciò che avviene durante uno scambio conversazionale:

«le interazioni che naturalmente si verificano nel corso delle conversazioni, rendono individui e gruppi capaci di familiarizzarsi con oggetti o idee incongrue e così di dominarli. Tali infra-comunicazioni e tale pensiero, fondati sulla diceria, costituiscono una sorta di strato intermedio tra la vita privata e la vita pubblica, e facilitano il passaggio dall’una all’altra. In altri termini, la conversazione è come il punto centrale dei nostri universi consensuali, poiché essa modella ed anima le rappresentazioni sociali, e dà loro una vita propria. […] Attraverso la comunicazione gli individui e i

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gruppi conferiscono una realtà fisica a idee ed immagini, a sistemi di classificazione e di denominazione» [Moscovici, 76].

Sono osservabili tre differenti livelli di incidenza della comunicazione sulle rappresentazioni. Il primo, si situa nell’emergere delle rappresentazioni durante il processo di dispersione delle informazioni. Nel momento in cui l’informazione raggiunge, attraverso il processo comunicativo, i soggetti nelle loro reciproche interazioni sull’oggetto, gli attori o i gruppi ripongono l’attenzione su aspetti differenti in virtù dei propri interessi e preferenze o dell’inclinazione sociale del gruppo. In un secondo momento, il processo di formazione delle rappresentazioni segue la doppia dinamica dell’oggettivazione e dell’ancoraggio, rendendo conto dell’interdipendenza tra l’attività cognitiva e le condizioni sociali del suo esercizio, espresse dalle forme di comunicazione generate dalla costruzione rappresentazionale. Infine, la dimensione delle rappresentazioni, tramite la comunicazione, incide sulla costruzione della condotta dei soggetti. In particolare, la comunicazione dei media presenta diversi effetti sui suoi destinatari: la diffusione delle informazioni influisce sulle opinioni individuali, mentre la loro propagazione incide sugli atteggiamenti dei gruppi, infine la propaganda contribuisce a generare stereotipi sociali.

La relazione che intercorre tra rappresentazioni e comunicazione può dirsi reciproca: da un lato, le rappresentazioni sono trasportate dal flusso comunicativo, dall’altro, la comunicazione può avere luogo solo attraverso un codice condiviso dal gruppo, che ingloba le sue rappresentazioni sociali. In questa dinamica, che potrebbe apparire a ciclo chiuso, nella continua produzione e ri-produzione del reale, tuttavia, la centralità del soggetto umano, posto a misura di tutte le cose, interrompe la circolarità del processo comunicativo-rappresentazionale trasformandolo in un movimento dialettico. Ciò significa che la realtà delle rappresentazioni sociali nel ciclo comunicativo viene concepita attraverso le relazioni degli individui e dei gruppi, risolvendo al contempo la rottura tra il sociale e l’individuale, tra l’universo esteriore e l’universo interiore.

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1.3 RAPPRESENTAZIONI RELAZIONALI O RELAZIONE