• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 2 PRINCIPALI CARATTERISTICHE E DIFFERENZE TRA

2.2 I sensi e la comunicazione nel cane

2.2.1 Comunicazione visiva

I segnali visivi, ovvero tutti i segnali percepiti dall‟occhio, come la posizione generale e le angolazioni del corpo, della coda, del mantello, della testa, del collo, delle orecchie e la mimica facciale con l‟atteggiamento di occhi, denti, labbra e sopracciglia, costituiscono una delle componenti più importanti della comunicazione canina, infatti osservandone complessivamente la postura siamo in grado di riconoscerne lo stato emotivo. (Fogle, 2000) “Un cane tranquillo sarà

con le orecchie e la coda lasciate cadere verso il basso; quando assume la postura di allerta, la coda e le orecchie vengono dirette verso l’alto. Il cane può inoltre puntare sollevando la zampa anteriore; se diventa più aggressivo, il pelo sulle spalle e sulla groppa si solleva e le labbra vengono tirate indietro, le orecchie sono portate in avanti e la coda può essere mossa leggermente. Con l’aumentare dell’aggressività, le labbra vengono retratte ed i denti mostrati in un ringhio, mentre il cane rimane in posizione eretta. Se l’animale comincia a spaventarsi, ritrae le orecchie all’indietro sino ad appiattirle contro la testa, e ripiega la coda tra le gambe. (...) La postura del cane che morde per paura, (...) è quella di un animale spaventato, con la coda e le orecchie basse ed il corpo rivolto lontano dalla fonte di paura. Il pelo sollevato sulla schiena e le labbra retratte in un ringhio, che può mostrare i molari come pure i canini. (...) innalzare le labbra, (...) può essere il solo avvertimento di un’aggressione o di un morso indotto da timore. (...) Il cane pauroso si accuccia con la coda tra le gambe e le orecchie appiattite verso il basso; se è sottomesso si sdraia su un fianco e solleva la gamba posteriore mostrando la regione inguinale. Può inoltre effettuare movimenti di leccamento, ed infine urinare14. (...) Durante un approccio, i cani sottomessi tendono ad incurvare il corpo, mentre i dominanti stanno dritti, con la coda e le orecchie erette. Questo irrigidimento della postura può essere utilizzato per predire quando un approccio inizialmente amichevole sta per tramutarsi in un’aggressione. (...) I cani salutano i loro proprietari come facevano con la madre, leccando loro la faccia. I cuccioli, infatti, leccano il muso della madre per elemosinare da lei il cibo rigurgitato. (...) I cani domestici (...)

14

Questo comportamento origina da quello infantile che il cucciolo mette in atto nel tentativo di placare la madre quando lo sta punendo.

leccano il proprietario (...) o (...) emettono movimenti di leccamento intenzionali: leccarsi le labbra, sbadigliare od anche addormentarsi in posizione seduta, sono segnali ambivalenti nei cani. I cani indicano la loro intenzione di giocare; è necessario che manifestino tale intenzione in quanto, altrimenti, il loro comportamento può essere considerato, dall’animale che lo percepisce, come un segnale di aggressività o di comportamento sessuale, e risponderà di conseguenza; il segnale di gioco è costituito da un inchino con gli arti anteriori abbassati e i posteriori alzati, accompagnato da una rapida mossa della coda; spesso l’animale alza una zampa e poi la appoggia o la strofina sul muso.”

Fig 2.1 Espressioni facciali e posture corporee del cane. La figura 3.2 mostra un‟espressione neutra. Da 3. a 1. si va verso un incremento della dominanza, e da 3. a 6. si va invece verso un aumento della sottomissione. Da.2 a .0 aumenta l‟aggressività e da .2 a .4 aumenta la paura. Le figure.2 illustrano la condizione di dominanza e di sottomissione senza aggressività o paura. La figura 1.1 mostra il lupo alfa, la figura 3.3. mostra un cerimoniale di saluto, una forma di aggressività ritualizzata e un comportamento di paura che lascia intravedere lievi tracce di dominanza e sottomissione. I numeri mancanti, quali 2.0 e 3.0, corrispondono a espressioni che non sono mai state osservate. (Abrantes, 2000)

Fig. 2.2 Dominanza e sottomissione hanno un loro linguaggio. Da 0 a 9 si riscontra un incremento sia della dominanza che della sottomissione.

Nella figura 0 si vede come dominanza e sottomissione si avvicendano in continuazione fra i cuccioli in funzione delle diverse circostanze. Da 2 a 9 vediamo a sinistra l‟individuo sottomesso e a destra quello dominante. In 1, benché mostrino sottomissione e dominanza, entrambi i lupi sono più o meno allo stesso livello. Nella figura 2 la distanza tra le posizioni gerarchiche è maggiore: il lupo di destra dimostra maggior dominanza, ma orecchie e labbra mostrano intenzioni pacifiche. In 3 e 4, e parzialmente in 5, il lupo di sinistra mostra una sottomissione attiva, mentre nella figura 6 rivela una sottomissione passiva, e il suo avversario è chiaramente dominante. Nella figura 7 è illustrato il comportamento di afferrare per il muso il rivale, che a sua volta accetta in modo inequivocabile la dominanza del primo. Nella figura 8 è rappresentato un serio conflitto, con attacco e difesa (aggressività e sottomissione). Nella figura 9 è invece illustrato l‟attacco e la fuga (paura e sottomissione). (Abrantes, 2000)

I cani in allerta assumono una posizione eretta, con orecchie e coda dritte ed una zampa rivolta all‟esterno che manifesta un‟intenzione di attività. Secondo Fox e Bekoff (1975) i comportamenti amichevoli dei cani sono rappresentati da comportamenti di sottomissione passiva quali: distogliere lo sguardo, abbassare collo e orecchie, leccare, toccare con la zampa. Mentre distogliere lo sguardo è un segnale pacificatorio, portare uno sguardo fisso su un altro individuo è un segnale di sfida o di minaccia. Il cane di rango elevato mantiene più a lungo il contatto visivo ed elicita e riceve attenzione. I cani giovani o di rango inferiore spesso rispondono ad una sollecitazione, distogliendo lo sguardo. Se lo sguardo diretto è rivolto ad un cane con tendenze aggressive può suscitare un attacco, poiché percepito come una provocazione. Quando il contatto visivo prende il valore di sfida è spesso associato a ringhi o brontolii, piloerezione, esposizione dei denti, testa ed orecchie dritte ed arti rigidi. È necessario sottolineare che solo un soggetto molto sicuro di sé od uno molto deferente è in grado di distogliere lo sguardo, poiché così facendo si espone al rischio di non osservare la dinamica dell‟azione in cui è coinvolto. (Overall, 2001) Inoltre bisogna chiarire che un cane fissato negli occhi, anche se distoglie lo sguardo, può mordere senza avvertire e che un soggetto sottomesso può difendersi aggredendo, qualora il suo segnale pacificatorio non venga rispettato o assecondato, esiste infatti in tutte queste dinamiche una componente fondamentale rappresentata dal contesto. Bisogna infatti precisare che l‟aggressività non equivale e non è necessariamente espressione di un ruolo di dominanza, che la sottomissione, la deferenza e la pacificazione non sono necessariamente riferibili come sinonimi e che l‟emissione di un comportamento di sfida o di pacificazione non è un‟indicazione sufficiente a identificare il rango gerarchico del soggetto che lo emette. (Shepherd, 2004)

Indicano l‟intenzione pacificatoria e spesso una condotta deferente i comportamenti di rotolarsi sul dorso e mostrare la regione inguinale, a volte accompagnati da urinazione o dal mantenimento della coda tra le gambe. Alcuni cani “sogghignano” scoprendo i denti, cercando di imitare il sorridere umano, con l‟intento di esprimere deferenza. I cuccioli manifestano condiscendenza:

leccandosi le labbra starnutendo

rotolandosi sul dorso

giacendo su un fianco e sollevando l‟arto posteriore per mostrare i genitali

urinando e defecando in risposta ad uno spintone di un cane anziano restando fermi quando un aggressore li monta o passa sopra di loro Il comportamento agonistico fa parte del normale comportamento sociale (se prodotto nel contesto appropriato) che il cucciolo deve acquisire durante il suo sviluppo ed è costituito dal mero comportamento aggressivo e dai codici comunicativi necessari ad evitarlo; il comportamento agonistico non definisce i rapporti all‟interno del branco e non si esaurisce nella definizione di una relazione di dominanza e subordinazione. Il cucciolo acquisisce i moduli associati al comportamento agonistico soprattutto attraverso l‟esperienza del gioco. Secondo Fagen (1981) molti comportamenti del gioco sono innati ed è quindi importante sottolineare la priorità del gioco nella comunicazione sociale. Secondo Bekoff (1972, 1974, 1997) l‟inchino giocoso è un comportamento innato e non appreso, viene infatti manifestato anche dai cuccioli allevati dall‟uomo. (Overall, 2001) Il gioco è un‟esperienza fondamentale nella formazione sociale del cane, funge infatti da “palestra comportamentale” e la sua importanza è evidente considerando il rilievo che l‟evoluzione ha dato a questo comportamento nello sviluppo comportamentale del cane; va inoltre ricordato che il gioco è un comportamento esibito soprattutto dalle specie che possiedono un elevato sviluppo cognitivo. (Gazzano, 2005).

Il comportamento agonistico aggressivo o relativo allo status comprende attività che fanno parte della lotta giocosa che il cucciolo effettua già dalle prime fasi del suo sviluppo: la monta spesso non associata a movimenti pelvici, il “pugilato” con arti anteriori e dorso dell‟avversario, coda dritta con movimento della punta della coda, orecchie rivolte lateralmente o ben erette, sguardo diretto con pupilla dilatata. Secondo Scott e Fuller (1965) il comportamento agonistico è associato ad un conflitto intraspecifico ed ha in genere valore adattativo. I comportamenti agonistici sono: i comportamenti aggressivi e riferiti allo stato sociale, i comportamenti di difesa e associati alla subordinazione, sia di difesa attiva che passiva. Nel comportamento agonistico la componente aggressiva comprende:

l‟inseguimento furtivo della preda, effettuato con testa bassa, coda bassa, orecchie dritte, dorso inarcato o posteriore sollevato

l‟inseguimento di corsa

il balzo sulla preda associato a spruzzi di urina

la postura a “T” in cui un cane si pone con la propria testa o con il proprio collo su un altro cane

aggirarsi attorno all‟avversario con arti rigidi e collo inarcato o collo e coda alzati con o senza movimenti rigidi della coda

attacco

attacco e morso

attacco portato al muso o al collo dell‟avversario, associato a tremori piloerezione

il mostrare i denti con retrazione verticale delle labbra allontanamento della testa dall‟avversario15

In un approccio agonistico classico: il soggetto sfidante manifesta una postura con il corpo sbilanciato in avanti, piloerezione a cui seguono ringhi con l‟esposizione dei denti. Per intensificare l‟atteggiamento possono associarsi il ripiegare le orecchie e l‟abbassare la testa ed il collo. Se l‟aggressore è deciso ad attaccare può effettuare un attacco furtivo con corpo e testa abbassate, mentre le orecchie da dritte divengono appiattite. Il primo segno dell‟intenzione di produrre una condotta aggressiva è il potenziamento fisico nei riguardi dell‟avversario. Lo sfidante si avvicina ponendosi verticalmente rispetto alla spalla dell‟avversario in segno d‟intensificazione della minaccia. L‟avversario, che intenda sciogliere la provocazione, sposta il peso del corpo all‟indietro e lo abbassa. L‟aggressore che scelga di confermare l‟intimidazione, si sposta in avanti e si alza sugli arti per apparire più alto. Quest‟interazione può essere accompagnata da abbai e ringhi che aumentano di tonalità frequenza e volume. La ritualizzazione dell‟aggressività

15

Questo segnale viene da alcuni inteso come un gesto di riappacificazione, Fox lo interpreta come un gesto di sfida, Overall dà a questo segnale un valore assertivo osservando che solo un soggetto molto sicuro di sé si permette di indietreggiare all‟apice del confronto e lo decodifica come l‟intenzione dell‟aggressore di interrompere l‟atto aggressivo qualora il ricevente assecondi la sua volontà (Overall, 2001)

che viene manifestata attraverso il comportamento agonistico ha lo scopo di rendere lo scontro concreto l‟ultima evenienza attuabile. La stabilità gerarchica è realizzata grazie all‟intenzione di ciascun membro del branco di evitare la lotta, in quanto svantaggiosa per il benessere di ciascun componente. In un approccio amichevole:

vengono effettuati saltelli

la testa viene portata allo stesso livello del corpo o più in alto viene mantenuta una ridotta tensione corporea

le orecchie sono flaccide e rivolte all‟indietro o verso il basso l‟andatura è sciolta, rilassata (Overall, 2001)

Fox (1969a, 1972c) ampliando e sintetizzando la classificazione stilata da Scott e Fuller (1965) ha identificato tre categorie di comunicazione non vocale:

1) I segnali che riducono la distanza, che hanno quindi la funzione di favorire le interazioni sociali, comprendono:

evitare il contatto visivo

il “sogghigno” o la “smorfia” con labbra tirate indietro orizzontalmente il ripiegamento delle orecchie

l‟abbassamento del corpo lo scodinzolamento

il dare colpetti con la lingua o il leccamento il sollevamento di un arto anteriore

il rotolamento

2) I segnali che aumentano la distanza, che hanno quindi la funzione di ridurre i contatti sociali, comprendono:

lo sguardo fisso

il brontolio prodotto con labbra portate orizzontalmente in avanti e verticalmente così da scoprire i canini

orecchie erette e rivolte in avanti orecchie appiattite sulla testa

il portamento alto della testa la piloerezione

orinazione e raspamenti del terreno coda dritta e verticale

coda inarcata sul dorso

movimenti della coda esclusivamente a carico della porzione distale 3) I segnali ambivalenti o misti sono invece quelli in cui si ha una mescolanza di quelli di riduzione e di aumento della distanza, tale che il messaggio diviene ambivalente; si ha ad esempio una discordanza tra le posizioni della testa e del corpo, i segnali ambivalenti sono infatti manifestazione di uno stato conflittuale. (Overall, 2001)

Fig. 2.2 Espressioni di risposte sociali nel cane (Shepherd, 2004)

I segnali visivi vengono modellati dagli attributi morfologici, dai fattori emozionali e dalle posture specifiche. Gli elementi morfologici fungono da supporto per gli altri segnali visivi e sono costituiti da elementi simili all‟aspetto morfologico ancestrale, come le chiazze nere del mantello che evidenziano la piloerezione e le chiazze bianche del sottogola che mettono in luce tale bersaglio durante i combattimenti gerarchici. (Pageat, 1999) Nelle razze in cui, in seguito

alle modificazioni anatomiche indotte dalla selezione genetica o dalle pratiche chirurgiche, sono stati profondamente trasformati alcuni elementi morfologici della comunicazione visiva, quali le orecchie, la coda, il mantello e la capacità della mimica facciale, possono presentarsi alterazioni e difetti dell‟informazione comunicativa. Ad esempio il boxer a causa del taglio della coda impara a muovere l‟intero quarto posteriore per esprimere contentezza ma non può usufruire di tale organo per esprimere timore, il segugio dotato di orecchie pendenti può trasmettere solo debolmente uno stato di timore o di vigilanza (Houpt, 2000). La coda portata più in basso della linea del dorso manifesta un comportamento deferente e d‟estrema sottomissione se ripiegata tra gli arti posteriori. La coda tenuta sopra la linea dorsale, inarcata sul dorso od estremamente dritta, segnala l‟intenzione di minacciare. Lo scodinzolare indica la volontà di interagire e se la coda è mossa sotto la linea dorsale ed in modo sciolto, manifesta amichevolezza; l‟intensificazione del movimento tradisce un crescente stato di agitazione. (Overall, 2001)

I movimenti emozionali, fanno parte di un sistema involontario e sono rappresentati da: erezione dei peli, midriasi o miosi, movimenti dei padiglioni auricolari o della coda, brevi stati di immobilità, tremiti, sobbalzi. Tali segnali contribuiscono alla costituzione del messaggio e possono essere congruenti o

incongruenti rispetto ai movimenti specifici; ne deriva che, ad esempio, in un

contesto di conflitto gerarchico l‟assenza di segnali di paura contribuisce ad intimidire l‟avversario, viceversa la loro presenza lo rassicura (segnali di timore saranno dati da: orecchie non completamente dritte, movimenti a scatti, coda non completamente eretta, midriasi). I movimenti specifici sono dati da posture e mimiche volontarie e risentono di notevoli variazioni etniche e della socializzazione all‟uomo. Le particolari sequenze comportamentali date da mimiche e posture sono definite rituali e il loro processo costitutivo viene detto

ritualizzazione (abbiamo precisato nei paragrafi precedenti il significato di questi

termini). La ritualizzazione è promossa da uno stimolo appetitivo specifico, ovvero viene stimolata da una situazione equivalente. Anche la fase appetitiva è specifica e funge da catalizzatore di attenzione nei confronti del soggetto ricevente il segnale; a questa segue la fase consumatoria che si configura come nella sequenza ritualizzata, benché ripetuta ed accentuata fino all‟ottenimento della

risposta richiesta16. La ritualizzazione di un comportamento comporta una variazione della sequenza e l‟acquisizione di un significato pacificatorio con l‟effetto di ridurre la probabilità dei conflitti e delle interazioni aggressive, al fine di preservare la stabilità dell‟equilibrio sociale. Secondo Lorenz (1971) la ritualizzazione subisce numerose variazioni all‟interno di ciascun gruppo sociale e costituisce un elemento basilare della coesione affettiva del gruppo17. Tutti i comportamenti semplici possono essere ritualizzati, annoveriamo ad esempio:

i riflessi primari dei cuccioli, come la richiesta di cibo rigurgitato nella fase di svezzamento

i comportamenti sessuali

zoppie, grattamento della pelle18 e colpi di tosse comportamenti infantili19

(Pageat, 1999)

Per descrivere i moduli comunicativi dei cani domestici ci riferiamo ai segnali di dominanza e di sottomissione utilizzati tra i lupi.

16

Morris ha definito “intensità tipica”, tale modificazione del ritmo e dell‟intensità relativa all‟esecuzione della fase consumatoria ed ha evidenziato come tale comportamento condizioni l‟evidenza del contenuto comunicativo (Pageat, 1999).

17

La difficoltà comunicativa incontrata dai cani che cambiano gruppo sociale, come ad esempio i cani abbandonati che vengono adottati da una nova famiglia, causa una grave patologia definita “Ansia da deritualizzazione”, prodotta dall‟inefficacia, nel nuovo gruppo sociale, dei rituali appresi dal cane nel suo gruppo d‟origine (Pageat, 1999).

18

La ritualizzazione di tali comportamenti è alla base della patologia definita “Sindrome del cane simulatore” in cui l‟animale ritualizza una condotta inizialmente indotta da uno stato patologico organico ed in seguito rafforzata dall‟attenzione tempestiva dei proprietari (Pageat, 1999).

19

Alcuni comportamenti di sottomissione derivano dalla ritualizzazione di comportamenti infantili, come: la minzione provocata dalla madre; l‟arretramento associato alle orecchie rivolte caudalmente manifestato in seguito all‟intervento punitivo della madre; il grido acuto conseguente alla morsicatura della superficie dorsale del collo. Il codice comunicativo viene infatti appreso dal cucciolo durante il periodo di socializzazione. (Pageat, 1999)

Comportamenti di dominanza

Posizione eretta: rigido, portamento alto, orecchie in su o avanti, coda in fuori o in su, con o senza piloerezione lungo il collo

Ringhio: suono con tono basso

Fissare: sostenere il contatto visivo con gli occhi del rivale Mostrare i denti: labbra alzate verticalmente per mostrare i denti

Presa del muso: l‟elemento dominante morde o prende il muso del subordinato e lo spinge e mantiene al suolo

Stare sopra: testa sopra al corpo del rivale o zampe anteriori sul rivale Lotta corporea: i rivali sono sugli arti posteriori e lottano con quelle anteriori

Inibizione del morso: tenere una parte del corpo del rivale senza chiudere completamente la bocca

Comportamenti di sottomissione

Accovacciarsi: abbassare la testa e il corpo, spesso ponendo la coda tra gli arti, con le orecchie abbassate, con o senza uno sguardo sviante

Leccare: con o senza contatto con il muso del rivale

Ghigno: labbra tirate indietro orizzontalmente per rivelare i denti con la mascella chiusa

Distogliere lo sguardo: sviare lo sguardo dell‟aggressore, girare la testa in modo lento ed esagerato

Pancia in su: lasciarsi cadere per terra e alzare gli arti posteriori per esporre la regione inguinale, con la coda tra le gambe e le orecchie in giù

Sedersi: sedersi indietro, abbassare il mento verso il petto, agitando o meno la zampa, e con lo sguardo e/o la testa sviante

Tab. 2.2 Descrizione dei comportamenti di dominanza e di sottomissione nella comunicazione agonistica (Shepherd, 2004)

I comportamenti di deferenza si manifestano con un avvicinamento sottomesso in un contesto di saluto, con:

parte posteriore del corpo abbassata

testa e collo estesi e ruotati da una parte all‟altra, esponendo la parte laterale o dorsale del collo

Questo segnale può essere emesso da un subordinato per interrompere un‟interazione prima che se ne intensifichi la modalità aggressiva. Se l‟espressione del comportamento deferenziale evoca ed ottiene sul ricevente l‟effetto pacificatorio, la sequenza comportamentale dell‟emittente prosegue con la flessione del dorso, l‟abbassamento su di un‟anca, il rotolamento e

l‟esposizione del collo e della regione inguinale, esponendosi all‟annusamento o al leccamento effettuabile da parte dell‟altro soggetto coinvolto.

Gaultier definisce:

1) Postura di dominanza, quella caratterizzata da: postura alta

orecchie portate in avanti testa portata alta

coda portata lentamente verso l‟alto e qui mantenuta sguardo diretto sul dorso dell‟avversario

orripilazione20

movimento rigido degli arti

Tale postura può essere completata dall‟appoggio di una zampa anteriore o del collo, sulla testa o sul dorso dell‟altro animale oppure dal cavalcamento esibito su quest‟ultimo. Talvolta viene prodotta la presa al collo, effettuata a bocca aperta, sulla faccia dorsale del collo dell‟avversario. Un‟altra postura di

dominanza è rappresentata dall‟esibizione dei genitali, durante la minzione, in

entrambe i sessi ed è spesso completata dal grattamento del terreno con gli arti anteriori e posteriori.

2) Postura di minaccia, quella in cui il cane: resta immobile

tiene una posizione del corpo alta

ricerca ripetutamente lo sguardo dell‟avversario

esibisce labbra sollevate fino all‟esposizione dei denti, talora associando ringhi