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Periodo di socializzazione (da 2 a 7 settimane)

CAPITOLO 3 SVILUPPO E SOCIALITÀ

3.2 Sviluppo e socialità del gatto

3.2.1.4 Periodo di socializzazione (da 2 a 7 settimane)

Il periodo di socializzazione inizia già attorno alle due settimane di vita, ha una durata di sole cinque settimane e termina attorno alla 7° settimana di vita quando viene attuato il distacco dalla madre.

Fino a tre settimane di vita il gattino si nutre solo attraverso l‟allattamento, se vive in libertà già all‟età di quattro settimane riceve prede portate dalla madre. (Crowell-Davis, 2004)

Il periodo di socializzazione comporta la socializzazione primaria, l‟acquisizione degli autocontrolli e la definizione dell‟omeostasi sensoriale. La socializzazione effettuata in questo periodo, nei confronti di conspecifici e di eterospecifici permette il riconoscimento amichevole di queste specie e gli individui incontrati nella socializzazione, come anche soggetti a loro

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Il comportamento del gatto è notevolmente influenzato dal ciclo luce-buio ed i livelli di adrenalina e noradrenalina variano considerevolmente in funzione delle stagioni dell‟anno. Il gatto tende a suddividere il sonno in molti brevi periodi durante il giorno e la notte e si è riscontrato che quanto minore è la sua possibilità di dormire, tanto maggiore è, proporzionalmente, la durata del sonno paradosso (Bradshaw, 1996).

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Non è possibile distinguere nettamente la componente appresa e quella innata di molti comportamenti e sebbene alcuni comportamenti specie-specifici, come i comportamenti riflessi, l‟attività predatoria, il comportamento sessuale e le vocalizzazioni abbiano presumibilmente un‟origine ereditaria, sono altresì dotati di una componente appresa che li integra e li modifica (Bradshaw, 1996).

morfologicamente simili, non saranno oggetto di aggressioni predatorie. L‟apice della predisposizione all‟apprendimento si verifica attorno alla seconda settimana di vita e da quel momento decresce fino all‟undicesima settimana; la paura di tutto ciò che risulta sconosciuto, compare intorno alla sesta settimana; se si supera la dodicesima-quattordicesima settimana di vita la socializzazione ai cospecifici diviene praticamente impossibile. Secondo Cook le manipolazioni del gattino devono essere regolarmente effettuate nei suoi primi due anni di vita, allo scopo di ottenere un‟adeguata tolleranza al contatto, poiché si riscontra una certa reversibilità della socializzazione interspecifica. Nella socializzazione intraspecifica si evidenzia la necessità di protrarre il contatto con gli altri gatti almeno fino alle cinque-sei settimane di vita. Secondo Turner una corretta e solida socializzazione intraspecifica è favorita dall‟appartenenza ad una cucciolata di almeno 4 piccoli, dalla permanenza in compagnia dei fratelli protratta fino alle dodici settimane e dalla contemporanea esposizione a numerosi gatti adulti. Il comportamento di gioco sociale scompare nel gattino, attorno alla tredicesima settimana di vita. Intorno alla quarta settimana di vita i gattini giocano effettuando la lotta con emissione di vocalizzi, mordicchiamenti e graffiature. La madre punisce i piccoli con dei colpetti sul naso o delle graffiature sull‟addome, in caso di:

morsi non controllati vocalizzi eccessivi

sfoderamento delle unghie durante il gioco

sfoderamento delle unghie durante una relazione sociale (Colangeli-Giussani, 2004)

I gattini che ricevono carezze dall‟età di due settimane a quella di sei-sette settimane sviluppano più elevati livelli d‟attaccamento e quelli in cui le sedute giornaliere di accarezzamento sono più lunghe si avvicinano più rapidamente alle persone e restano con loro per più tempo. (Fogle, 2002)

Le capacità motorie raggiungono la completa maturazione attorno alla 7° settimana ed in seguito vengono perfezionate. (Colangeli-Giussani, 2004)

3.2.2 Maturità e comportamento sociale

Il legame di attaccamento alla madre subisce la prima “lacerazione” all‟epoca dello svezzamento, poi attorno alla quarta settimana la madre inizia a sottrarsi sempre più spesso alla vista dei gattini e la rottura di tale legame avverrà invece tra la settima e la nona settimana di vita; nel gattino la fonte di appagamento prima costituita dalla madre, diviene ora l‟organizzazione del territorio. Se il gattino resta nello stesso territorio, le marcature materne gli consentono una certa tranquillità; se il piccolo viene inserito in un nuovo gruppo familiare si mostrerà disorientato fino al quarto-quinto mese di età a causa della sua inefficienza nell‟organizzazione territoriale. (Colangeli-Giussani, 2004)

La maturità sociale viene raggiunta attorno ai due e mezzo/quattro anni di età, in media. (Overall, 2001)

Ogni singolo gatto possiede un‟area (core) identificabile con un rifugio abitativo, con una stanza o con un certo angolo di una stanza della casa dove abita, ed un territorio tutto attorno, detto home range, di cui fanno parte luoghi precisi da lui visitati con regolarità e collegati da un‟ordinata rete di sentieri. La zona situata esternamente al rifugio abitativo viene regolarmente frequentata, ad esempio per attività di riposo o di vigilanza. Ulteriormente al di fuori di quest‟area familiare, i percorsi preordinati si dirigono in zone di caccia, di corteggiamento, di lotta e di altre attività. Può esistere più di un percorso per raggiungere questi luoghi, le aree interposte tra questi sentieri vengono frequentate raramente. I percorsi non conducono in punti ben circoscritti, il solo territorio di caccia può estendersi molto più dell‟area domestica. In una zona rurale, l‟estensione del territorio di una gatta va da 0,5 ad 1 km², quella di un maschio è molto più ampia specialmente durante la stagione riproduttiva. (Leyhausen, 2001)

Secondo Pageat si identificano tre tipologie di aree territoriali:

campi di attività, dove svolge attività precise come la caccia, il gioco e l‟eliminazione

campi di isolamento, dove si apparta ed evita il contatto, in genere identificabili con luoghi posti in alto e utilizzati per il riposo

campo di aggressione, rappresentato da uno spazio di dimensione variabile a seconda dello stato emozionale o fisiologico ed incentrato sull‟individuo

L‟area familiare dei gatti maschi può coprire un territorio 2-4 volte più esteso di quello delle femmine e dei giovani, i maschi per controllarlo arrivano a percorrere 4 km per notte. I maschi in libertà hanno aree familiari 3,5 volte maggiori di quelle delle femmine e possono raggiungere i 10 km². Nelle colonie piccole i maschi restano nella home range il 31% del loro tempo, mentre le femmine il 65-85%. (Overall, 2001).

Le reti di percorsi di gatti confinanti si intersecano e l‟utilizzo di questi terreni è comune ma avviene in orari diversi al fine di evitare incontri diretti; il territorio del gatto deve essere inteso in termini di spazio e tempo. Anche gatti appartenenti allo stesso gruppo tendono a mantenersi separati nei luoghi esterni all‟area familiare. Quando gatti si incontrano sui loro sentieri preordinati, si accovacciano e si scrutano distogliendo di tanto in tanto lo sguardo. La situazione si risolve quando uno dei due, mentre l‟altro guarda altrove, procede verso l‟incrocio dei loro due sentieri prima lentamente, poi con passo spedito e superato il punto più prossimo all‟altro gatto, corre piuttosto velocemente; oppure dopo un po‟ di tempo, entrambe, quasi contemporaneamente, tornano indietro sul loro percorso. Lo scontro potrebbe avere luogo qualora i due soggetti si trovassero improvvisamente ed inaspettatamente faccia a faccia, ma è raro che due soggetti adulti si cimentino in una lotta effettiva più di una volta, ai successivi incontri l‟animale precedentemente sconfitto fugge mentre il vittorioso lo insegue. (Leyhausen, 2001)

Animali dominanti manifestano ed impongono il loro status attraverso l‟occupazione di luoghi specifici. Le lotte risultano più probabili quando i gatti si considerano alla pari. Gatti di rango elevato possono rifiutare lo scontro con un avversario, semplicemente allontanandosi da quell‟individuo, che a quel punto si siede, si pulisce e rivolge lo sguardo altrove, consapevole di aver perso la disputa. Solo un gatto di alto rango, molto sicuro di sé, è in grado di allontanarsi, di non sentire il bisogno di restare presente fisicamente. Gli animali dominanti aggrediscono raramente gli altri e possono indurre comportamenti deferenziali con

segnali quasi impercettibili, come ad esempio bloccando l‟accesso ad un‟area; i dominanti controllano l‟accesso alle risorse, le utilizzano per primi o negli orari più vantaggiosi e possono occuparle per più tempo. Atteggiamenti deferenziali sono ad esempio: sedersi, spostarsi di fianco ed allontanare lo sguardo.

“Il gioco e la deferenza condividono alcuni aspetti, in rapporto agli stati motivazionali sottostanti e alle informazioni che si desiderano trasmettere (…)” (Overall, 2001)

Feldman (1993, 1994) ha osservato, a proposito delle posture di deferenza, che i gatti giovani si rotolano più frequentemente davanti ai maschi più anziani e che nei riguardi dei maschi adulti vengono emesse la maggior parte delle posture ventro-dorsali. (Overall, 2001)

Secondo Dehasse (2001) la gerarchia felina può essere di tipo assoluto e relativo ad un certo tempo e spazio, può essere lineare e circolare e può essere parziale o completa; un gatto dominante nel contesto di accesso al cibo, può essere sottomesso nella situazione di contesa della poltrona preferita, il dominante in camera può essere subalterno in salotto. Secondo Dehasse non dobbiamo parlare di gerarchia di dominanza riguardo al gatto, ma studiare il diagramma delle relazioni sociali, osservando chi emette e chi riceve comportamenti di strofinamento, di leccamento e di aggressione e chi detiene la precedenza rispetto al pasto ed ai contatti col proprietario.