• Non ci sono risultati.

L‟aggressività nei disturbi comportamentali del gatto

CAPITOLO 4 MANIFESTAZIONI AGGRESSIVE DEFINIZIONE E

4.6 Aggressività del gatto

4.6.6 L‟aggressività nei disturbi comportamentali del gatto

Le forme patologiche in cui possono verificarsi manifestazioni aggressive sono:

Disturbi dello sviluppo Disturbi della socializzazione Sindrome da privazione sensoriale Sindrome da Ipersensibilità-Iperattività

Ansia da luogo chiuso

Ansia da modificazione del territorio Ansia da coabitazione

Disfunzione cognitiva del gatto anziano Comportamento compulsivo

(Hunthausen-Secksel, 2004; Heath, 2004; Luescher, 2004; Colangeli- Giussani, 2004)

4.6.7 Anamnesi dell’aggressività

È importante ricordare che l‟aggressività può rappresentare un comportamento assolutamente normale del repertorio etologico felino. Le manifestazioni aggressive espresse, ad esempio, in un conflitto sociale, possono essere normali ed appropriate, ovvero possono comunicare tensione ed essere finalizzate ad evitare lo scontro fisico. L‟anamnesi deve indagare il segnalamento, le condizioni di vita del soggetto, presenti e trascorse, la sua storia clinica, eventuali episodi significativi e/o traumatici, la strutturazione del suo territorio abitativo e di come sono disposte le risorse in tale ambiente, le relazioni tra il nostro paziente ed etero- e con-specifici. Riguardo alla manifestazione aggressiva in particolare, è necessario esaminare le più varie categorie di informazioni e dettagli a proposito del comportamento mimico e posturale del soggetto e della vittima, osservando la cronologia delle sequenze, nonché valutare tali accadimenti in relazione all‟ambiente in cui si sono verificati (contesto sociale, posizione dei soggetti coinvolti relativa allo spazio circostante, ampiezze ed altezze dello spazio, rumori di fondo, altri fattori potenzialmente influenti). In particolare è necessario investigare:

in che circostanze viene emessa la manifestazione aggressiva in che luogo si manifesta

chi è il bersaglio dell‟aggressione

le modalità posturali e della mimica facciale dell‟aggressore, prima durante e dopo la manifestazione aggressiva

reazioni della vittima prima durante e dopo l‟aggressione la frequenza degli episodi aggressivi

l‟intensità della manifestazione aggressiva (soffi, zampate, inseguimenti, lotte, morsi, vocalizzazioni)

L‟analisi della mimica, della postura e della vocalizzazione permette di identificare lo stato emotivo dell‟animale al momento dell‟aggressione.

Le espressioni facciali tendono a modificarsi molto più rapidamente della postura e possono dare informazioni più precise sulle cause dell‟aggressione.

L‟osservazione delle circostanze in cui si svolge l‟episodio aggressivo può essere sufficiente ad identificarne la causa. Se il gatto ha emesso una manifestazione aggressiva mentre si trovava in un ambiente ristretto, tale comportamento è probabilmente di natura difensiva; se il soggetto aggressore ha minacciato o colpito un altro gatto di casa, poco dopo aver osservato un conspecifico fuori dalla finestra, si tratta verosimilmente di aggressività rediretta. Un fattore fondamentale, in un contesto di tensione, è rappresentato dalla possibilità, per il gatto, di accedere alle vie di fuga, infatti può percepirsi tanto più minacciato, quanto più le possibilità di fuga sono esigue. In natura lo scontro fisico viene attuato come ultima possibilità di salvezza. Bernstein e Strack (1993) fanno notare come per il gatto lo spazio fisico non sia caratterizzato solo dalla dimensione orizzontale ma anche e soprattutto da quella verticale; la scarsa disponibilità di spazi verticali viene percepita dal gatto come una forte limitazione di movimento, non è la superficie intesa come metri quadri che rende “vasto” il territorio, per un gatto, ma la possibilità di abitare tale spazio in varie postazioni a diversi livelli di altezza, il gatto infatti ha un concetto tridimensionale dello spazio. La carenza di spazi verticali utilizzabili riduce la capacità del gatto di gestire e metabolizzare il proprio stress, ne consegue quindi una maggiore predisposizione alla condotta aggressiva.

Tra le risorse ambientali necessarie vi sono anche rifugi confortevoli e rintanati, infatti il nascondersi è una fondamentale strategia adattativi in risposta ad una circostanza stressante come una minaccia o il cambiamento di ambiente. (Heath, 2004) Un elemento fondamentale che determina la confortevolezza dell‟ambiente, è la facilità di accesso a risorse come :

cibo acqua

luoghi di riposo lettiera

La difficoltà a raggiungere tali risorse può essere determinata dall‟obbligo di incontrare altri conspecifici od eterospecifici per avvicinarcisi, oppure dalla costrizione temporale, dalla limitazione logistica e dalla competizione. (Volpini, 2007)

Un accesso disagevole alle risorse primarie crea nel gatto un grave stato di stress61 che può essere sufficiente a suscitare interazioni aggressive.

È importante inoltre, indagare se vi siano patologie organiche, sottostanti, che possono essere fonte di dolore e/o di stress, patologie del sistema nervoso centrale, disendocrinie, (ipertiroidismo, ipervitaminosi A), disfunzioni cognitive (tipiche del gatto anziano). (Heath, 2004)

4.6.8 Eziopatogenesi dell’aggressività

Nei gatti domestici l‟ansia indotta dalla paura o da altre fonti di disagio quali la disposizione e la gestione del territorio, ha un ruolo fondamentale nell‟espressione dell‟aggressività. Inoltre le reazioni dei proprietari a queste manifestazioni tende ad incrementare lo stato ansioso ed a rendere più probabile la risposta aggressiva dell‟animale. Nell‟aggressività intraspecifica si osservano tra le motivazioni scatenanti lo stato di paura ed il comportamento di difesa del territorio, risulta comunque determinante la reazione messa in atto dal gatto vittima dell‟aggressione. (Reisner, 2004) Secondo Wolsky (1982) l‟aggressività tra conspecifici è esplicita soprattutto quando i soggetti coinvolti si considerano di

status paritario e nessuno dei due mostra atteggiamenti di deferenza. Secondo

Overall quest‟evenienza si ha frequentemente in condizioni di sovraffollamento, come avviene spesso per i gatti domestici e per i gatti che vivono in colonie,

61

Lo stress cronico nel gatto inibisce i comportamenti di cura personale come l‟alimentazione e le eliminazioni, (un gatto per paura può rimandare volontariamente la minzione anche per 3 giorni), causa immunosoppressione e provoca l‟insorgenza di comportamenti aggressivi. (Borromeo, 2007)

oppure tra gatti di casa quando si affrontano per stabilire chi abbia un ruolo dominante, in occasione del raggiungimento della maturità sociale di uno di questi. Forme di aggressività latente sono ricorrenti tra gatti che si conoscono bene, quando non si riconoscano vicendevolmente di pari livello o in caso che qualche soggetto non sia sufficientemente sicuro di sé da sfidare apertamente l‟antagonista. Queste situazioni si verificano facilmente in occasione dell‟introduzione di nuovi soggetti in casa. (Overall, 2001) La soglia della reazione aggressiva può essere ridotta in conseguenza di fattori stressanti di origine interna od esterna. In generale il comportamento ha più frequentemente un‟origine multifattoriale ed è necessario tenere conto di questa realtà quando si affronta un caso che presenti manifestazioni aggressive. La reazione della vittima dell‟aggressione ha una grande importanza poiché può rinforzare il comportamento aggressivo, provocandone la perpetuazione; le grida acute, i movimenti bruschi, gesti punitivi, gesti di lotta, tendono a favorire l‟escalation aggressiva ed a suscitare un attacco ancora più grave (soprattutto nell‟aggressività da paura ed in quella predatoria). Le vittime di aggressività intraspecifica spesso attuano la fuga, suscitando nuovi attacchi; le vittime eterospecifiche reagiscono generalmente con condotte aggressive inviando così un messaggio provocatorio che induce un aggravamento del conflitto. (Heath, 2004)

I gatti sono stati oggetto di accurati studi concernenti l‟aggressività relativa alla difesa affettiva e l‟aggressività predatoria. Dagli studi di Adamec (1990a,b,c) e Adamec et al. (1980a,b,c,) relativi al ruolo dell‟amigdala e del VMH (VMH,

ventromedial hypotalamus) nella risposta difensiva, si evincono strette

associazioni tra la stimolazione neuroanatomica ed il comportamento aggressivo fisiologico e patologico, inoltre si rileva che i gatti che emettono comportamenti di maggiore difesa producono meno frequentemente comportamenti di aggressività predatoria rispetto agli altri. Secondo Adamec (1975b-1990b) gli stimoli minacciosi coinvolgono nell‟amigdala una più ampia popolazione di cellule nei gatti con condotta difensiva, che negli altri gatti ed anche le cellule del VHM rispondono in maggior misura nei gatti con atteggiamenti difensivi. Katz & Thomas (1976) ipotizzano che la serotonina abbia un ruolo nell‟inibire l‟aggressività, da questa supposizione deriva il suggerimento di somministrare diete ipoproteiche come parte del trattamento dell‟aggressività felina, poiché un

basso contenuto proteico dovrebbe consentire il passaggio di una maggiore quantità di triptofano (precursore della serotonina) attraverso la barriera emato- enfecalica. Talvolta l‟aggressività felina si manifesta in conseguenza di una patologia organica. Tra le condizioni cliniche che possono associarsi all‟aggressività del gatto domestico, ricordiamo:

Toxoplasmosi

Encefalopatia epatica

Encefalopatia ischemica felina

Meningioma (più frequente nei gatti anziani) Avvelenamento da piombo Ipertiroidismo Epilessia Rabbia (Overall, 2001) 4.6.9 Epidemiologia dell’aggressività

Secondo Patrik e O‟Rourke (1998) l‟89,4% delle morsicature di gatto avviene in seguito ad una precisa provocazione non specifica da parte della vittima. (Mertens, 2004) Negli Stati Uniti si verificano 22.000 casi di malattia da graffio del gatto (causata da Bartonella hensale) e 2200 ricoveri ospedalieri, annui (Jackson et al., 1993). (Overall, 2001) Secondo Holm e Houpt (1988) il 25% di 100 gatti soggetti a disturbi comportamentali, manifestava sintomi di comportamento aggressivo inappropriato. Una ricerca condotta da Beaver (1989) su 179 gatti con problemi comportamentali, riportava che il 13% di questi mostrava condotta aggressiva. (Heath, 2004)

Secondo Beaver (2003), le manifestazioni aggressive rappresentano il 17% tra i disturbi dei gatti anziani ed oltre il 35% dei comportamenti normali dei gatti.

Secondo Bradshaw (2000) il 13% dei proprietari riferisce episodi di aggressività nei confronti delle persone ed il 48% riporta manifestazioni aggressive condotte verso altri gatti. (Heath, 2004)

Dalle ricerche di Borchelt & Voith (1987), durante il corso della loro vita, l‟80% dei gatti soffia ad altri gatti, l‟85% colpisce altri gatti, il 70% lotta di tanto in tanto con altri gatti, il 25% soffia e emette brontolii nei confronti delle persone ed il 60% graffia o morde occasionalmente le persone; inoltre il 53,6% dei gatti esaminati produceva occasionalmente o frequentemente il soffio, il 63,1% il colpo di zampa ed il 44% le lotte. Le analisi di Borchelt & Voith (1987), rivelano che i gatti emettono manifestazioni aggressive più spesso verso altri gatti che verso le persone, relativamente all‟aggressività difensiva62

o territoriale e sono invece più frequentemente aggressivi verso le persone relativamente all‟aggressività da gioco, suggerendo quali siano i contesti di rischio per gli umani. Ancora secondo Borchelt & Voith (1987), non si riscontra differenza tra la frequenza di brontolii e soffi emessi verso i familiari e verso gli estranei; i familiari sono più spesso soggetti a colpi di zampa, graffi e morsi senza lesioni della cute, rispetto ai morsi che arrecano lesioni cutanee e le più frequenti vittime di lesioni cutanee sono comunque i familiari rispetto agli estranei. (Overall, 2001)

4.6.10 Prognosi ed esito

Il normale comportamento aggressivo può rappresentare comunque un problema serio, qualora si manifesti in contesti o con modalità indesiderate dal proprietario, ma la possibilità di comprenderne la causa restituisce una prognosi più favorevole poiché permette di attuare le misure necessarie a soddisfare le esigenze etologiche del gatto ed a rimuovere la causa scatenante (Heath, 2004). Nel caso di patologie specifiche la prognosi verrà influenzata non solo dalla gravità della malattia stessa ma anche dalla disponibilità alla collaborazione fornita da parte dei proprietari e dalla possibilità pratica di operare modificazioni dell‟ambiente in cui il gatto vive.

62

Leyhausen (1979) chiamò “comportamento di aggressività difensiva”, quello associato a piloerezione, retrazione delle orecchie, dilatazione pupillare, vocalizzazione, sfoderamento degli artigli e soffi.