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In queste pagine vediamo come l’argomentazione giuridica sull’origine dell’ordinamento si sia notevolmente approfondita rispetto ai primi autori, grazie soprattutto alla diffusione delle opere di Maine sul diritto antico. L’idea già presente negli autori precedenti, il fatto che il fondamento del diritto (internazionale) debba essere posto sulla comunità (internazionale), viene ora sostenuta attraverso una più complessa argomentazione. Iniziamo, quindi, a vedere come Oppenheim definisce questa comunità posta a fondamento del diritto:

A community may be said to be the body of number of individuals more or less bound together through such common interests as create a constant and manifold intercourse between the single individuals.271

Per Oppenheim la società è ciò che emerge dalle interazioni, stabili e durature, tra gli individui. Il punto fondamentale è questo, prima di tutto vi sono gli individui, i quali, attraverso i comuni interessi e le reciproche interazioni, formano una comunità. Questa concezione è valida, per Oppenheim, sia a livello delle società nazionali che a livello della società internazionale; una international community che è composta dagli stati (civilizzati). Infatti, subito dopo aver definito la comunità aggiunge che esistono sia comunità composte da individui che comunità composte da comunità individuali, gli stati. Gli stati che formano una

270 Oppenheim, ibid. , pp. 6-8 271 Oppenheim, ibid. , p. 10.

188 confederazione formano, per esempio, una comunità di stati, ma, aggiunge Oppenheim, esiste anche una “universal international community” di cui fanno parte tutti gli stati “of civilised world”272. Infatti, molti sono gli interessi “which knit all the individual civilised states together”273. Nella misura in cui, inoltre, tutti gli stati civilizzati, tranne alcune eccezioni, sono cristiani, hanno in comune la religione, mentre l’arte e la scienza sono per loro natura internazionali, e la crescita dell’industria, dell’agricoltura e del commercio rendono ogni stato sempre più dipendente dall’altro274 . “Anche se ogni singolo stato è sovrano, anche se non esiste un international government, anche se gli stati non sono soggetti ad un’autorità superiore, c’è qualcosa di più forte rispetto a questi fattori di separazione: the common interests”275. [corsivo nostro]

Sono gli interessi comuni degli stati civilizzati che formano quella comunità da cui emerge il diritto internazionale. Queste poche righe sul commercio internazionale sintetizzano la sua visione del diritto internazionale:

“Even in antiquity, when every State tried to be a world in itself, States did not and could not exists without some sort of international trade. It is international trade which has created navigation on the high seas and on the rivers flowing through different States. It is again international trade which has called in existence the nets of railways covering the continents, the international postal and telegraphic arrangements, the Transatlantic telegraphic cables. […]The manifold interests which knit all the civilised States together and create a constant intercourse between one another, have long since brought about the necessity that these States should have one or more official representatives living abroad. […] A number of international Offices, International Boreaux, International Commisions have permanently been appointed for the administration of international business.”276.

272 Oppenheim, ibid. , p. 10 273 Oppenheim, ibid. , p. 10 274 Oppenheim, ibid. , p. 11. 275 Oppenheim, ibid. , p. 12. 276 Oppenheim, ibid. , p. 11

189 Qui è evidente come Oppenheim stia osservando quei cambiamenti che stavano coinvolgendo l’ordinamento giuridico europeo in conseguenza della crescita dell’intensità delle relazioni tra gli stati europei e americani alla fine del XIX secolo, a sua volta causata dalla rivoluzione tecnologica che coinvolgeva i mezzi di comunicazione e di trasporto. Maggiori relazioni, maggiori interscambi, nuove questioni, come quelle del telegrafo e dell’unione postale, imponevano la necessità di introdurre nell’ordinamento giuridico quelle innovazioni necessarie a facilitare e favorire le relazioni tra questi stati.

E’ alla luce di questa esperienza che Oppenheim derivava l’idea della relazione tra stati – comunità internazionale – diritto internazionale, perché questo era ciò che avveniva concretamente nelle conferenze internazionali sempre più frequenti tra il XIX e il XX secolo, dove gli stati, rappresentanti della comunità internazionale, si riunivano per formulare quelle regole necessarie a curare gli interessi comuni. Da questa prospettiva discendeva l’idea che il percorso di civilizzazione, con l’aumento delle interazioni, producesse quella comunità di stati da cui emergeva il diritto internazionale. E, alla luce di questo modo di pensare la storia del diritto internazionale, si comprende anche quella frase iniziale “Even in antiquity, when every State tried to be a world in itself”, in cui si intravede la contrapposizione tra un passato di relativo isolamento tra i singoli stati ed un futuro caratterizzato da una sempre maggiore interdipendenza.

Questa contrapposizione tra un passato cruento ed un presente disciplinato viene ribadita nel secondo capitolo del primo volume di International Law. Qui esordisce scrivendo che è risaputo come la concezione di una Family of Nations non si affermò nell’antichità:

Each nation had its own religion and goods, its own language, law and morality. International interests of sufficient vigour to wind a band around all the civilised states, bring them nearer to each other, and knit them into a community of nations did not spring in antiquity277.

190 Si noti come l’idea è ancora quella costruita sul primato della singola unità politica, ora definita come nazione, dove la comunità si produce attraverso le interazioni e l’emergere di interessi comuni. Per questo, benché esistessero nell’antichità delle regole rudimentali che regolavano le relazioni tra entità politiche autonome, la relativa autonomia in cui viveva ogni nazione impediva l’emergere di una compiuta comunità internazionale.

Ma le norme-regole internazionali, che le diverse nazioni rispettano nelle relazioni reciproche, cominciano ad emergere quando si fanno più stretti e frequenti i contatti tra le diverse comunità politiche, anzi, Oppenheim afferma che queste stesse relazioni non potevano avvenire senza l’emergere di “certain fairly congruent rules and usages to be observed with regard to the external relations. These rules and usages were considered under the protection of the gods; their violation called for religious expiation”278. Le norme internazionali emergono in risposta ad un aumento delle relazioni tra gli stati con lo scopo di favorire e stabilizzare queste relazioni.