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LA CONCEZIONE DEL TEMPO: IL CONTRIBUTO DI J.T FRASER

TEMPO E SPAZIO NELL’ERA DIGITALE

2.1 LA CONCEZIONE DEL TEMPO: IL CONTRIBUTO DI J.T FRASER

l fine di esplorare i cambiamenti e le trasformazioni che hanno investito la concezione del tempo è opportuno a mio avviso citare un singolare studioso: Julius Thomas Fraser. Egli fa delle interessantissime osservazioni su come il tempo pervada e determini qualunque manifestazione della vita, intrecciando rotazione della terra, ritmi biologici, scelte sociali; queste sono tratte da uno dei suoi libri più popolari: “Time. The Familiar Strange”, 1987 (tradotto in italiano da L. Cornalba col titolo “Il tempo: una

presenza sconosciuta”, Feltrinelli 1991).

Fraser dopo studi tecnico-scientifici (e diversi brevetti di giroscopi, sensori, circuiti a microonde), si rivolge allo studio del tempo con metodo profondamente interdisciplinare. Nel 1966 fonda l’International Society for the Study of Time (ISST), un’associazione che riunisce chi si interessi del tempo dal punto di vista della fisica o della psicologia, della sociologia o dell’analisi letteraria, del montaggio filmico o degli strumenti di misurazione, della biologia o della musica.

Nel testo citato sopra, lo studioso afferma che le culture delle società complesse sono segnate dall'oscuramento del senso del futuro e del passato. Oscuramento che può essere considerato il prodotto della crisi della percezione della responsabilità dell'uomo verso la storia. Crisi che è il frutto della rottura dell'equilibrio tra il tempo sociale e quello noetico e del conseguente predominio del primo: l'affermazione del tempo sociale o socio-temporalità caratterizza le società complesse. Il tempo noetico o nootemporalità è la concezione del tempo tipica della condizione dell'uomo e nasce dal fatto che gli esseri umani «sono capaci di comprendere il mondo nei termini di un futuro e di un passato distanti, e non solo nei termini delle impressioni sensoriali del

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presente” e che le loro azioni nel presente sono influenzate dalla consapevolezza della morte, che appare come “un ingrediente essenziale del tempo dell'uomo maturo, i cui orizzonti si estendono senza limiti nel futuro e nel passato»2. Il tempo che dal futuro attraverso il presente scorre verso il passato è il telaio che tesse l'ordito della vita umana nel mondo e orienta tutte le domande e le risposte di senso degli uomini maturi emersi alla coscienza. Infatti almeno in Occidente, la vita trova il senso nella storia, fatta di memoria e di progetto del futuro.

Il tempo è un mistero, esso cela e svela il senso della vita umana. Il limite della morte è stato la prima esperienza che ha fatto prendere coscienza all'uomo dell'esistenza del tempo e scoprendo il tempo, l'uomo si è scoperto inquieto. Il tempo si è mostrato subito come qualcosa di inarrestabile e invincibile, per questo da subito l'uomo ha cercato di dominare o di distrarsene con ogni mezzo. La socio- temporalità è la socializzazione del tempo, espressa nella sincronizzazione delle azioni collettive, senza le quali nessuna società può esistere. Il tempo sociale è fondato sul presente sociale che è il tempo necessario alle persone per agire di concerto, si forma attraverso la comunicazione che unisce i membri di un gruppo sociale e la sua ampiezza dipende dalla velocità dei processi di comunicazione. Quando i messaggi venivano portati dai corrieri a cavallo il presente sociale era molto esteso, mentre ora grazie ad Internet e gli sms che viaggiano ad altissima velocità esso è molto ristretto. La socio-temporalità dovrebbe armonizzarsi con la nootemporalità onde evitare di mettere in pericolo l'originalità di ogni individuo e la sua identità storico culturale. Oggi stiamo assistendo ad una dilatazione del tempo sociale, indispensabile ai bisogni delle economie e delle culture della nostra società. Il presente diventa l'unica dimensione esistenziale significativa per gli individui: la storia è diventata un impaccio perché è molto più semplice garantire «la

2J.T. Fraser., Time, The Familiar Strange(1987) trad. in it. da L. Cornalba, Ed.

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collaborazione tra persone prive di senso storico, che non tra popolazioni con storie diverse e solitamente antagoniste».3

Rispetto al tempo stiamo vivendo una trasformazione radicale: c'è un'esigenza profonda ad omogeneizzare le singole culture, per questo serve un tempo che abbia eliminato i tempi locali e quelli individuali. Avviene così, attraverso una serie di cambiamenti, soprattutto sul piano sociale e produttivo, un'abolizione del giorno e della notte, del feriale e del festivo: i calendari, lo strumento che serviva a regolare il tempo, sono stati annullati.

Ecco così che tutte le persone e i giovani soprattutto, perdono sempre più memoria e progettualità sulla propria vita, mentre c'è molto più spazio per una dimensione sociale che tende ad alienare i singoli individui attraverso i potenti mezzi di comunicazione e una forte omologazione. Ciò significa che tutto è contemporaneo (ciò che avviene in America, o in Asia giunge in casa nostra in tempo reale, senza distanze, come se appartenesse direttamente alla nostra esistenza), il tempo non ha più uno sviluppo lineare, ma sta subendo una spazializzazione: tanti istanti permangono gli uni accanto agli altri, senza legami di causalità o corrispondenza. Non c'è più un tempo nel quale poter ricomprendere la propria vita, perché questa viene percepita come un insieme di opportunità poste le une accanto alle altre. Anche il lavoro ha subito una frammentazione a favore di una maggiore resa, così come le città sono attive 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Ognuno si costruisce un calendario personale con pause, lavoro e tempo libero in base ai propri interessi di guadagno, riposo, sociali. Questa tendenza va contro l' uomo, contro la sua dimensione storica in divenire, egli non è più in grado di individuare il "filo logico" che guida la sua vita. È la scansione temporale che deve ridurre, indicare il senso dei giorni che passano attraverso la sua scansione armonica. «Tutti i calendari scandiscono il tempo perché esso produca senso, il calendario porta alla coscienza la governabilità del tempo e quindi

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della propria vita. E alla contrapposizione festa-feria si accosta l'alternativa giorno-notte. Anche qui i limiti si stanno sempre più assottigliando e confondendo»4.

Per l’individuo il vissuto della vita come un progetto, come costruzione di una storia dotata di senso sull'asse passato, presente e futuro è in piena crisi e il suo sguardo è fermo alla dimensione del presente, inteso come hic et nunc, e la realizzazione personale è sentita prevalentemente nella sua accezione minimale di un benessere soggettivo ed in po' egoistico.

Le nuove tecnologie, oggi reperibili a buon mercato, si stanno diffondono rapidissimamente, rese status symbol dalla società, percepite come indispensabili ad una “sana” integrazione nel mondo. Ecco che il tempo oltre ad essere assottigliato e confuso nelle strette e insufficienti 24 ore, viaggia ad una velocità supersonica. Gli individui e i giovani in special modo, percepiscono la libertà in questo circolare nello spazio infinito del web ma inconsapevolmente sono rinchiusi nella gabbia della “sociotemporalità”; la routine si dispiega tra eccessi di consumo, liberismo sfrenato e comunità globali. La società odierna ci obbliga a vivere affannosamente al ritmo del “turbocapitalismo” appellativo che l'economista statunitense Edward Luttwak ha dato alla nuova epoca postindustriale e riassunto in questa formula: Turbo- capitalismo uguale privatizzazione più deregolamentazione più globalizzazione.5

Tutti noi viviamo in una dimensione temporale a più sfaccettature, a più velocità, a più dicotomie e la scansione del tempo risulta essere assai diversa se ad esempio confrontiamo il tempo frenetico dei nativi

digitali con il tempo dei “lentissimi” immigrati digitali, ovvero gli

adulti con i quali interagiscono maggiormente, quali genitori e

4Citazione di una parte dell'intervento del Prof. Mario Pollo, sociologo attento alla

condizionE giovanile in Italia, durante il convegno svoltosi a Verona nel 1999 “I

giovani, il tempo e la cultura della notte”.

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E.Luttwak., Turbocapitalism, tr. Italiana “La dittatura del capitalismo: dove ci

porteranno il liberismo selvaggio e gli eccessi della globalizzazione, Mondadori,

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insegnanti. Questi ultimi viaggiano mentalmente ad un'altra velocità e, proprio perché ogni società ha gli adolescenti che si merita, non c'è da sorprendersi che la scuola talvolta abbia la sensazione di “inseguire” i ragazzi per conquistarne l'attenzione. E' così che i libri subiscono sempre più l'impari concorrenza dei nuovi strumenti di intrattenimento e di informazione, che tanto posto e tanto tempo sembrano occupare nei pomeriggi che gli studenti dovrebbero trascorrere a studiare.6 Il mondo di oggi è il mondo della velocità, della raggiungibilità istantanea, del tutto e subito, della globalizzazione e del consumismo sfrenato; mondo atemporale, aspaziale, e come ben sappiamo tutto ciò è stato reso possibile dall'uso delle nuove tecnologie informatiche dell'era della comunicazione di massa. E' lo scontro fra una civiltà della lentezza, quella dei genitori e degli insegnanti, e una civiltà della velocità, quella giovanile tecnologizzata, basato sulla sempre più parziale condivisione dei valori tradizionali, di cui gli adulti di oggi sembrano goffi depositari.

«Siamo cronologicamente, e forse anche ideologicamente distanti da quell'entusiasmo militante che, secondo il Konrad Lorenz de “L'Aggressività”, faceva sì che gli adolescenti si fissassero, in una sorta di imprinting umano, su un ideale qualsiasi, e lo portassero avanti, anche a costo della propria vita, integrandosi istintivamente in un gruppo. Questa teoria sembra davvero fuori luogo: non perché si confaccia alla situazione contemporanea, anzi, ma perché presuppone, negli adolescenti, un innamoramento per ideali che essi, oggi, potrebbero possedere solo se li scaricassero da un sito internet».7 Internet è l'impalcatura su cui si erge la gioventù del terzo millennio, i cosiddetti “nativi digitali” e i “mobile born”, perpetuamente affaccendati tra social network, smartphone, tablet, ipad, e-book, shopping on line... Fino a che punto gli strumenti informatici sono impiegati con coscienza?

I giovani di oggi si incontrano sui social network con appellativi

6 P.G. Coslin, Adolescenti da brivido, Armando Editore, Roma, 2012, p. 8.

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inventati, in anonimato o muniti di webcam, discutono sui loro moti interiori, condividono foto, video, ideali e condotte talvolta rischiose, hobbies, paure, passioni, e con un click decidono se “Accettare

un'amicizia o rifiutarla” o se un post è degno di un “mi piace” ; vi si

accordano per incontrarsi in “carne ed ossa”; quindi vi sarebbe un pre- incontro virtuale e successivamente ma non sempre, un incontro reale; in un dispiegarsi temporale velocissimo, chattano, si incontrano. Esemplifico con un esempio banale, il primo che mi è venuto in mente: basta tornare indietro di un paio di decenni per verificare che ciò non accadeva, per programmare le uscite gli amici si riunivano in casa, in piazza o al “fatidico barretto”, in una parola “relazionavano”. E' in corso un mutamento del tessuto sociale, non più coeso come un tempo. Anche la vita comunitaria è meno intensa, perché le zone intorno alla città tendono a trasformarsi in aree dormitorio di espansione urbana. Le piazze dei paesi non sono più i luoghi di incontro di un tempo e anche i giovani stanno meno in strada. Come confermano alcune ricerche i luoghi e i locali del paese diventano tappe di partenza per il “nomadismo” verso la città.

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2.2 LA CONCEZIONE DELLO SPAZIO: LA