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NELL’ERA DIGITALE

I. A.D: DROGATI DA INTERNET

5.1 INTERNET COME SOSTANZA

a patologia da Internet è stata annoverata tra le dipendenze non da sostanza, le cosiddette New Addictions. Il termine inglese addiction significa dedizione, schiavitù; in certi dizionari viene anche tradotto come “essere schiavi di un vizio”, è impiegato tuttavia da ormai da diverso tempo anche nel lessico psichiatrico italiano per connotare la tossicomania e cioè, come definita dall’OMS, uno stato di intossicazione periodico o cronico, prodotto dal consumo ripetuto di una droga naturale o sintetica, e caratterizzato da:

1) Un desiderio invincibile, obbligo, di continuare a usare la sostanza 2) Una tendenza ad aumentare le dosi

3) Una dipendenza d’ordine psichico e generalmente fisico nei confronti degli effetti della sostanzi, effetti nocivi all’individuo e alla società. 2 La dipendenza psicologica si estrinseca nei peculiari vissuti dell’individuo e nei suoi comportamenti di ricerca della sostanza cui si correlano le patologiche modalità d’uso. La dipendenza fisica si manifesta in effetti somatici, cioè fisiopatologici derivanti dall’uso ripetuto di sostanze: il fenomeno della tolleranza e la sindrome di astinenza. Il DSM IV distingue i disturbi secondari indotti da sostanze (intossicazione, astinenza, disturbi specifici) dai disturbi primari da uso di sostanze: dipendenza caratterizzata da tolleranza, astinenza, vissuti e comportamenti di perdita di controllo sull’abitudine e abuso caratterizzato da comportamenti disfunzionali, sul piano lavorativo, relazione e sociale senza che i sintomi soddisfino i criteri per la dipendenza. Si viene così a delineare un continuum di gravità crescente tra uso-abuso-dipendenza che da un piano più

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G. Edwards et al., Nomenclature and Classification of drug and alcohol related

problems: A WHO memorandum, “Bullettino f the World Health Organization 1981;

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specificatamente comportamentale-relazionale arriva a coinvolgere e stravolgere aree sempre più consistenti e profonde del mondo interno fino a quando «l’uso della sostanza diventa il principio organizzatore della vita del soggetto»3. Da diversi decenni sono state sottolineate le analogie esperienziali e comportamentali tra la dipendenza da sostanze psicoattive e la necessità imperiosa di mettere in atto condotte reiterate e alla lunga nocive, quali gioco d’azzardo, bulimia, abnormi sessuali e persino lavoro o acquisti o esercizio fisico eccessivi. Già nel 1945, del resto, Fenichel afferma che «i meccanismi e i sintomi delle bramosie patologiche possono anche verificarsi senza l’impiego di nessuna droga, e quindi senza complicazioni dovute agli effetti chimici delle droghe»4, mentre nel 1954 Von Gebsattel fa riferimento a forme di dipendenza in assenza di sostanze psicotrope5.

Osservazioni e studi più recenti hanno favorito il consolidarsi di una visione meno dissociata dell’unità psiche-soma e hanno permesso di aggirare quello che appariva come un ostacolo insormontabile nel processo di definizione delle “Addiction drug-free”: la dipendenza fisica. E’ stato per esempio osservato che giocatori patologici d’azzardo possono presentare, all’interruzione della condotta, sintomi fisici molto simili a quelli manifestati dai tossicomani in crisi di astinenza, sindrome questa che può manifestarsi con gradi diversi di intensità. In questa direzione vanno anche i risultati degli studi sulla neurobiologia della motivazione tra cui l’evidenza sperimentale che i circuiti neuronali implicati nel processo del craving possono essere attivati “da stimoli precedentemente neutri, una volta che questi acquisiscono una significatività soggettiva in modo svincolato dalla semplice interazione farmaco-recettore specifico che si realizza,

3 F. Gilberti, R. Rossi, Manuale di Psichiatria, Ed. Piccin, Padova 1996. 4

O. Fenichel, Trattato di Psicoanalisi, trad. italiana, Ed. Astrolabio, Roma, 1951.

5G.A. Wiesbeck, K.L Taschner, Comments on the definition of so called “new

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invece, in presenza del farmaco da abuso6. Come si vede, dunque le New Addictions non solo soddisfano i criteri descrittivi per la dipendenza, ma presentano anche substrati biologici analoghi a quelli riscontrati nella tossicomania. Ecco quindi che, alla luce di questi dati e delle osservazioni riportate nei capitoli precedenti, possiamo a buon diritto annoverare la dipendenza da Internet tra le New Addictions. Il computer, infatti, può certamente essere considerato un oggetto parziale e concreto: esso permette, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, relazioni che possono essere “accese” o “spente” con un semplice click senza che si instaurino il coinvolgimento e l’assunzione di responsabilità dell’ “esserci” che sono alla base dei rapporti umani empatici. Bisogna, inoltre, considerare che mentre alcune droghe possono in qualche caso avere “un uso rituale” e quindi, sotto certi aspetti, un effetto aggregante, l’essere collegati alla Rete, e tramite questa al mondo, condanna - abbiamo già discusso a lungo su questo argomento - ad una paradossale solitudine in cui anche gli oggetti di investimento appaiono sospesi in una dimensione virtuale e irraggiungibile che non permette né vere fantasie, né vera intimità. Da qui, ancora, le difficoltà nel processo di formazione dell’identità (personale, di genere, di gruppo) che nel mondo reale passa attraverso l’oscillazione tra mondo interno dell’immaginario e mondo esterno delle relazioni. Ed è estremamente significativo che i più vulnerabili dell’Addiction siano una buona parte dei giovanissimi che attraversano la fase delicatissima della costruzione del sé. Quindi, esiste un’ipotetica e specifica vulnerabilità personologica all’ Internet

Addiction? Esistono tratti di personalità che predispongono più di altri

alla patologia da Internet? Secondo quali modalità avviene l’incontro con la Rete? «Prendendo ancora una volta in prestito il paradigma delle tossicodipendenze, osserviamo che l’abuso di sostanze raramente è indiscriminato, quasi sempre, infatti, specifiche sostanze vengono

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B. Cozzani, P.Girardi, R. Tartarelli, Un punto di vista critico, in T. Cantelmi, M. Talli, C. Del Miglio, A. D’Andrea, La mente in Internet, Psicopatologia delle

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scelte per specifici effetti psicologici e farmacologici quasi che l’affetto più doloroso sia quello che determina la scelta della droga e, anche negli individui politossicomanici l’avvicendarsi delle preferenze rispetto alla sostanza di abuso ricalca l’alternarsi degli stati psicopatologici di base – gli utenti di Internet, come i tossicomani tendono a rapportarsi alla Rete con aspettative diverse, dipendenti da specifici tratti di personalità»7.

I tre studiosi, infatti, ipotizzano che alcuni individui ricercano nella Rete effetti simili a quelli che un eroinomane si aspetta dalla sua sostanza di abuso preferita: il senso di onnipotenza, la possibilità del “viaggio”, la sedazione dell’ansia: questo è il caso delle personalità contraddistinte da tratti fobici e narcisistici. Tali fruitori utilizzano la Rete come meccanismo di evitamento di relazioni interpersonali reali, perpetuando, con la complicità dell’anonimato dei rapporti stabiliti, modalità psicofobiche e alexitimiche di disconoscimento della propria vita emotiva e di scarsa elaborazione delle emozioni. Dall’altra, complice la virtualità, possono permettersi grandiose fughe online, realizzando nei contesti virtuali fantasie onnipotenti e gratificanti, provando così emozioni altrimenti destinate a rimanere sommerse. Quindi, è ipotizzabile che questa tipologia di utente faccia un uso massivo di IRC (acronimo di Internet Relay Chat) portando le relazioni virtuali ad un livello di “intimità” che sarebbe intollerabile nella vita reale. Ad un secondo livello, gli autori pongono le personalità con tratti istrionici o caratterizzate da accentuata sensibilità al giudizio e dalla costante tendenza definirsi attraverso gli altri. Questi soggetti potrebbero ricercare nella Rete effetti simili a quelli dispensati dalla cocaina: euforia, senso di potere, aumento delle performances, a tali utenti la Rete offre la possibilità di assumere identità sostitutive con cui “proporsi” agli altri. Tali aspirazioni spiegherebbero il notevole uso dei giochi di ruolo online. In entrambi i

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casi, possiamo notare che la struttura stessa della Rete offre la possibilità di esercitare un controllo totale sulle relazioni così stabilite e le gratificazioni ottenute agiscono da rinforzo per il successivo comportamento di ricerca “della sostanza”. Terze ed ultime sono annoverate le personalità che, per difetti cognitivi e affettivi subclinici, sostanziati in un primo tempo nella sola esperienza soggettiva, ovvero i sintomi base, possono trovare in Internet una sorta di organizzatore fondamentale per processare le informazioni e regolare glia affetti. In questo caso non è presente una vera motivazione alla ricerca: è solo quando si verifica l’incontro con il mezzo che la particolare vulnerabilità personologica favorisce uno slittamento nell’abuso che assume, una modalità simil-insulinica, cioè come una terapia ormonale sostitutiva indispensabile alla sopravvivenza. Alla lunga però, proprio il bombardamento sensoriale, investito dall’utente di così grande significato, potrebbe favorire una “implosione” dalle conseguenze catastrofiche8.

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5.2 EVOLUZIONE DIAGNOSTICA DELL’